Se il denaro è fatto di ore: la Banca del Tempo compie 20 anni

Un convegno alla Classense per l’occasione. Gli iscritti sono 64,
di cui solo 7 uomini, a disposizione per piccoli servizi o assistenza

Nell’epoca delle speculazioni finanziarie globali, della questione dei pagamenti in contante e del fantomatico bitcoin (la moneta virtuale che circola sul web) c’è chi gestisce una banca dove non si scambia denaro ma semplicemente tempo dedicato a piccoli servizi artigianali o di assistenza alle persone. Si tratta della Banca del Tempo di Ravenna, un’associazione che compie vent’anni e per l’occasione, con un convegno pubblico in programma sabato 14 novembre (alle 15) alla Sala Muratori della Classense, apre una riflessione sul senso e il futuro di questa singolare esperienza di “economia collaborativa”.

Il meccanismo di funzionamento di questo istituto del credito “temporale” è semplice – ci illustra la presidente Giuseppina Belloni: «Chi si associa alla banca si rende disponibile a scambiare con altri soci saperi, competenze e attività che può mettere a disposizione. L’unità di misura con cui vengono calcolati questi servizi è solo il tempo occupato dalle prestazioni mentre il denaro circola solo per le spese vive». Per esempio: se chiedo un trasporto dovrò pagare la benzina mentre il valore di scambio è il tempo impiegato per il trasposto.

Il servizio viene per così dire “pagato” con un assegno, con un conteggio in ore. «Gli assegni vengono conferiti a uno “sportello” – spiega Belloni – che è poi la segreteria dell’associazione (in via Maggiore 122, ndr) che registra la contabilità, cioè il dare e avere in ore, e archivia su questa base gli estratti conto dei soci. Per accedere e fornire i servizi che si scambiano si devono seguire però due regole fondamentali: i servizi devono essere di breve durata e occasionali. Tutto dipende dalla disponibilità delle persone poiché non sono fissati orari ne obblighi, per cui gli scambi sono molto liberi».

La potenzialità degli scambi si fondano su di un elenco di offerte di servizi, diviso per categorie di attività e competenze, con nome e numero telefonico dei prestatori per contatti. «I contatti sono gestiti in autonomia dai soci – precisa sempre il presidente – perché la banca non fa intermediazione ma si limita a registrare solo i conteggi delle ore impiegate».

Il progetto fu promosso dall’amministrazione comunale nel 1995. A quell’epoca nacque un nucleo originale di una ventina di persone, oggi i soci sono 64. Nel corso degli anni c’è stato un certo avvicendamento fra gli aderenti che ha accresciuto il numero delle donne e ridotto a 7 gli uomini attivi. Il che limita l’offerta di prestazioni come le manutenzioni e riparazioni domestiche, peraltro molto richieste. Quasi tutti i soci sono pensionati.

La Banca del Tempo svolge anche servizi per il Comune, duecento ore in cambio della sede e dei pochi costi di gestione: si tratta di vigilanza, di laboratori e corsi rivolti ai cittadini e altre associazioni di volontariato, di animazione nelle case protette.

«Il nostro problema adesso è rinnovarci e trovare nuovi orientamenti per sviluppare la nostra esperienza» riflette Giuseppina Belloni a proposito del convegno alla Classense che prevede due importanti interventi sul tema: quello di Flavia Franzoni Prodi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna che parlerà di “La Banca del Tempo fra economia solidale e relazioni comunitarie” e quello dell’esperta di comunicazione e web marketing Lidia Marongiu dedicato alla “Sharing econonomy, numeri, esperienze e impatto dell’economia collaborativa sulla nostra vite”.

In epoca di crisi e transizione delle relazioni sociali, la Banca del Tempo potrebbe ambire a un rilancio non solo etico e partecipativo ma anche economico, evidenziando la convenienza di questo genere di scambi. Magari attraverso un utilizzo più ampio e strutturato degli strumenti sul web, a partire dai social network.

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