Il progetto da 45 milioni dell’Autorità portuale per i fanghi piace
alla capitaneria. Ma non al vicesindaco: «Non sono d’accordo»
Sversare i fanghi dei dragaggi dei fondali del canale Candiano a ridosso delle due dighe foranee sul lato interno creando due grandi aree di quasi trenta ettari di superficie totale emerse di 2,5 metri sopra il livello dell’acqua e circondate da una scogliera. Così si riassume l’idea delle casse di colmata a mare, progetto da 45 milioni di euro nei piani dell’Autorità portuale per trovare una collocazione a due dei tre milioni di metri cubi di materiale che sarà necessario rimuovere lungo in porto per approfondire i fondali. Dopo averlo già illustrato al comitato portuale, il presidente di Ap Galliano Di Marco oggi l’ha presentato anche alla commissione consigliare in municipio a Ravenna. Netto il giudizio del vicesindaco Giannantonio Mingozzi, titolare della delega Porto in giunta: «Non sono d’accordo, non vedo perché riempire uno spazio del porto riducendo la larghezza dell’avamporto». Perplessità espresse anche da Guido Guerrieri, assessore all’Ambiente. E così quello che Di Marco considera un intervento fondamentale per dragare sembra avviarsi verso un difficile percorso per l’eventuale approvazione.
L’opera è stata elaborata dallo studio Seacon di Roma – è stato l’ingegnere Massimo Vitellozzi ad affiancare Di Marco nell’esposizione ai consiglieri – e avrebbe già incassato il benestare della capitaneria di porto, circostanza che lascia scettico Mingozzi. Secondo le simulazioni partorite dalla Seacon, il restringimento dell’avamporto non avrebbe problemi per la navigabilità commerciale e anzi andrebbe a ridurre il movimento ondoso all’imboccatura.
Il dirigente di Ap ha voluto sgombrare i dubbi su un progetto che in molti altri porti italiani viene già utilizzato. I casi citati però riguardano scali quasi esclusivamente a vocazione industriale. Di Marco ha messo in chiaro alcuni punti: la scoglierà di contenimento e il fondale sarano impermeabilizzati in modo da evitare ogni fuoriuscita, il trasporto del materiale da depositare avverrà solo via mare risparmiando circa 150mila viaggi di camion se dovesse essere collocato a terra, una volta riempite le casse verrà realizzato quello che chiama testualmente «sarcofago» per mettere una sorta di coperchio. E a quel punto si potrà intervenire liberamente: «Diventa un’area a servizio del porto, la immagino per il turismo e non per i container». Nella sala del consiglio comunale il presidente ha proiettato un rendering di una suggestione che vede la più grande delle aree trasformata in una penisola con alberi e spazi verdi.
Il vicesindaco non ha fatto mistero della sua contrarietà all’ipotesi. Chiedendo a Di Marco maggior rispetto verso le istituzioni e sottolineando come non sia facile il confronto con la cittadinanza su questi temi. È già partita la raccolta firme nelle località di Porto Corsini e Marina di Ravenna per opporsi alla realizzazione delle casse. Ma il numero due di Palazzo Merlato non ci sta a far passare il Comune come chi voglia intralciare le opere: «La complessità di questa opera non si poteva risolvere in un voto del comitato portuale entro dieci giorni. Serve un percorso di concertazione». Parole che alimentano ancora lo scontro ormai senza soluzione di continuità tra Piazza del Popolo e Via Antico Squero.