sabato
25 Ottobre 2025

Il consiglio comunale chiede dossi in via Molo Sanfilippo per ridurre la velocità

Approvata una proposta di deliberazione di Ancisi (Lpr) per intervenire agli incroci con via Lamone e via Cottino e mitigare l’impatto del traffico generato dalle crociere

Il consiglio comunale di Ravenna nella seduta del 17 dicembre ha approvato all’unanimità una proposta di deliberazione di Lista per Ravenna per migliorare la viabilità del traffico stradale generato dalle crociere a Porto Corsini. Per ridurre la velocità dei veicoli in via Molo Sanfilippo, il consiglio comunale chiede alla giunta di realizzare due aree stradali rialzate agli incroci con via Cottino e via Lamone e un attraversamento pedonale rialzato in aggiunta all’unico già esistente.

Si tratta di interventi di mitigazione di realizzazione rapida nell’attesa che si realizzino interventi strutturali che riducano significativamente gli enormi flussi di traffico veicolare gravitanti esclusivamente, nei due sensi di marcia, sulla via Molo Sanfilippo, dove convergono anche gli imbarchi e sbarchi del traghetto sul canale Candiano da e verso Marina di Ravenna e una moltitudine di autocaravan diretti o in uscita dalla vicina area camper.

Il consigliere comunale che ha presentato l’atto di indirizzo votato, Alvaro Ancisi di Lpr, ricorda che «si tratta di portare urgentemente a compimento la stessa richiesta avanzata, sul piano tecnico, nei piani particolareggiati e negli studi di fattibilità tecnica ed economica sulla Mobilità e Viabilità dei lidi nord, affidati il 6 luglio 2022 dal Comune di Ravenna alla società Netmobility di Verona, le cui misurazioni, riguardo ai problemi di via Molo Sanfilippo, hanno dimostrato che “il limite di velocità di 30 km/h non è rispettato dalla maggior parte degli automobilisti in transito”».

San Biagio nord: la nuova palazzina con 23 alloggi popolari (per ora) non si farà

L’aumento dei costi dell’edilizia ha portato a una revisione del progetto del Comune di Ravenna: i fondi della Regione (5,3 milioni) basteranno solo per ristrutturare due edifici in via Narsete (lavori al via non prima di metà 2026), ma il nuovo immobile in via Cicognani è rinviato

Progetto San Biagio NordUn progetto del Comune di Ravenna, annunciato nel 2022, prevedeva di riqualificare un’area nella zona nord del quartiere San Biagio e realizzare 30 nuove case popolari. L’intervento è già in ritardo sulla tabella di marcia (si stimava di fare la gara nell’estate 2024) e ora si apprende che è stato rivisto: saranno solo sette i nuovi alloggi, gli altri verranno realizzati in futuro se si troveranno risorse aggiuntive.

Il programma di interventi coinvolge un’area di circa 18mila mq (equivalenti a quasi due campi da calcio) e prevedeva: restyling esterno e riqualificazione delle parti comuni di due palazzine in via Dorese (dove si passerà da 82 a 89 alloggi popolari); demolizione di un edificio in disuso in via Cicognani e ricostruzione di un nuovo immobile con 23 alloggi popolari; desigillazione delle aree esterne dei parcheggi e del verde pubblici. Il valore complessivo dell’intervento ammonta a circa 7,5 milioni di euro: 5,3 da un finanziamento regionale e il resto coperto da risorse da fondi di rotazione per alienazioni di edilizia popolare. Si farà tutto tranne la costruzione della nuova palazzina in via Cicognani.

San Biagio Nord 4«Rispetto al momento della progettazione iniziale sono lievitati i costi del mercato per varie ragioni, tra cui il Superbonus 110 e i rincari dell’energia – spiega Lina Taddei, presidente di Acer Ravenna che ha la gestione delle palazzine oggi esistenti e ha curato la progettazione della riqualificazione –. È stata necessaria una rimodulazione in considerazione delle risorse disponibili. In via Dorese ci sono già appartamenti, c’è urgenza di ristrutturare e abbiamo già fatto i trasferimenti dei nuclei assegnatari per predisporre gli edifici per i lavori. In via Cicognani sarà fatta solo la demolizione».

La presidente di Acer illustra le tempistiche: «La riformulazione del progetto ha richiesto un dialogo con i ministeri che ha avuto esito positivo, ma è durato diversi mesi. La progettazione definitiva è molto avanzata quindi non saranno lunghi i tempi per passare al progetto esecutivo. Però ci sono alcuni espropri complicati di spazi verdi che richiederanno tempi lunghi. Poi servirà la firma dell’accordo Regione-Comune. Credo che i lavori non inizieranno prima di metà 2026».

Il progetto vincitore del concorso (in mostra insieme agli altri partecipanti a Palazzo Rasponi) è stato realizzato da un raggruppamento di imprese che unisce lo studio associato Operastudio Magni Paci Architetti di Milano, Coprat di Mantova, Cesare Bagolini di Verona. La proposta progettuale ruota attorno al ridisegno del giardino Violetta Branzanti. I percorsi pedonali saranno riqualificati, e prolungati, tramite nuove pavimentazioni permeabili. Un nuovo percorso pedonale collegherà il cuore del parco direttamente con il vicino istituto comprensivo San Biagio. I portici delle palazzine verranno pensati per nuove funzioni socio-ricreative (spazi dedicati allo sport con attrezzistica fissa, tavoli da ping pong, sedute, spazi per il ballo, un deposito delle biciclette, un’area gioco dedicata ai bambini). I portici saranno decorati attraverso il coinvolgimento degli studenti dell’Accademia di belle arti. Al suo interno il giardino si popola di molte funzioni e attrezzature con l’obiettivo di attrarre tipologie diverse di utenti per arricchire il carattere sociale dell’intervento. A tal fine sono state previste attrezzature per lo sport individuale e collettivo (un campo da basket, un percorso vita, travi, parallele, pista skateboard e pattini), giochi per i più piccoli (altalena, scivolo, dondolo) e per i ragazzi (ping pong). Inoltre, panchine e aree ombreggiate.

L’emporio della Caritas nel 2024 ha aiutato 540 famiglie bisognose per fare la spesa

Il minimarket di via Narsete è aperto da due anni. I prodotti arrivano grazie ai negozianti che donano gli eccessi o le materie di seconda scelta. E poi c’è il mercatino dell’usato per raccogliere fondi da rimettere nella rete di assistenza

IMG 4223 emporio solidale

Sono 540 le famiglie che nel 2024 hanno beneficiato dell’emporio aperto dalla Caritas di Ravenna in via Narsete a dicembre 2022. È allestito come un minimarket dove può fare la spesa gratuitamente chi è seguito dall’associazione diocesana.  Sugli scaffali si trovano beni alimentari di prima necessità. Si può andare con cadenza quindicinale e chi fa la spesa è dotato di una tessera su cui vengono precaricati dei punti che vengono scalati in base ai prodotti ritirati.

«Si accede su appuntamento – spiega Daniela Biondi, vicedirettrice della Caritas – così possiamo gestire meglio le richieste e la disponibilità. I prodotti freschi come la verdura e la frutta non hanno punti da scalare proprio perché cerchiamo che non vadano sprecati».

Una buona parte dei prodotti distribuiti, soprattutto quelli freschi, viene dalla generosità dei negozianti di Ravenna. Tanti sono quelli che si sono rivolti a Caritas per offrire qualcosa. Ogni mattina alle 7.30 i volontari dell’associazione fanno il giro delle attività aderenti per ritirare quelli che vengono chiamati “brutti ma buoni”: frutta e verdura di seconda scelta, il pane del giorno precedente o magari prodotti confezionati in condizioni efficienti ma danneggiati da urti. Tutto viene portato all’emporio e preparato per chi verrà a ritirarli.

In via Narsete c’è anche uno spazio chiamato mercatino Cambiamenti dedicato all’oggettistica, agli arredi per la casa e all’abbigliamento. «È un mercatino dell’usato come tanti altri. Ritiriamo qualunque cosa ci venga donata dai cittadini, verifichiamo che sia in buono stato, soprattutto il vestiario perché la dignità deve rimanere sempre, e poi lo rimettiamo in circolo: gratuitamente per chi è nella nostra rete di aiuto o a pagamento per i cittadini interessati all’acquisto di qualche oggetto. Le entrate poi vengono utilizzate per altre attività a favore dei più bisognosi».

La necessità di risorse è un tema importante per Caritas: «Tutti i fondi vengono da risorse della diocesi o attraverso l’8×1000 della Chiesa, non abbiamo convenzioni con enti pubblici». La risorsa più preziosa, sempre più rara, è quella umana: «I nostri cento volontari sono una colonna portante. Si tratta quasi sempre di pensionati che hanno tempo libero negli orari giornalieri. La difficoltà è trovare nuove leve giovani: quando si presenta un sessantenne per noi è un ragazzino».

Un’altra condanna per bancarotta per Musca e la moglie: soldi sottratti all’azienda

Quattro anni in primo grado per il 74enne noto immobiliarista e tre anni per la donna 56enne, assolto il figlio dell’uomo. Due mesi fa i tre erano già stati condannati per altri tre fallimenti con un passivo di 33 milioni di euro

Il processo in tribunale a Ravenna per la bancarotta della società di consulenze e gestione contabile Sicro Capital Service (Scs), fallita a marzo 2018, si è concluso con la condanna una coppia di coniugi: quattro anni per il 74enne Giuseppe Musca, noto imprenditore immobiliare che fu vicesindaco di Ravenna negli anni ’80, e tre anni per la 56enne Susi Ghiselli. L’accusa che li accomunava era di bancarotta fraudolenta e distrattiva, con una sottrazione complessiva di fondi pari a quasi 74mila euro.

Sono invece stati assolti il figlio dell’uomo, il 45enne imprenditore turistico Nicola Musca (per non avere commesso il fatto) e il 76enne Antonio Costa (perché il fatto non costituisce reato). Un quinto imputato, un 74enne tirato in ballo per la sola bancarotta semplice, aveva a suo tempo scelto un’altra strada processuale beneficiando di una messa alla prova.

La sentenza è arrivata il 19 dicembre, la notizia è riportata dai quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna.

Musca senior è stato amministratore unico della società dal dicembre 2011 al marzo 2012 e comunque amministratore di fatto; Ghiselli era stata consigliera dal maggio 2014 al maggio 2016 oltre che amministratrice di fatto. Musca junior era stato consigliere dal gennaio 2015 e amministratore delegato dal febbraio dello stesso anno. Per la procura avevano concorso nella bancarotta tutti occultando le scritture contabili.

Secondo l’accusa, dal 2014 al 2015 ci sarebbe stati bonifici per 37.529 euro dai conti della società per spese personali che, stando alla ricostruzione della procura, non c’entravano con l’oggetto sociale. A beneficiare dei versamenti un’agenzia viaggi, organizzatrice di soggiorni a Barcellona, Miami e New York. A questi si aggiungevano altri 36.307 euro per un contratto di locazione ad uso foresteria e per la ristrutturazione di un appartamento in via Cerchio, in centro storico a Ravenna. Soldi, secondo quanto contestato, sottratti alla società poi fallita.

Secondo le difese (per Musca senior l’avvocato Filippo Furno; per la moglie gli avvocati Giovanni Scudellari e Antonio Primiani; per Musca junior l’avvocato Giorgio Guerra) i viaggi erano stati di lavoro e documentati. In quanto alle spese di ristrutturazione, erano state a beneficio di un immobile che sarebbe stato messo a disposizione dell’amministratore di Scs il quale avrebbe risparmiato (o, al più, pareggiato) i costi di pernottamento che avrebbe dovuto affrontare per stare a Ravenna. Circa la contabilità, nessun occultamento; e comunque si trovava già agli atti acquisita dalla guardia di finanza e in possesso della curatela fallimentare.

Due mesi fa la stessa coppia di coniugi era già stata condannata anche nel processo per i fallimenti di altre tre società (Asa Holding, Romauto e Arca) con un passivo complessivo di circa 33 milioni di euro: sei anni a mezzo di pena all’uomo e cinque anni e otto mesi alla donna. In quel caso venne condannato anche il figlio (tre anni). L’inchiesta era partita dodici anni fa.

Il consiglio comunale vuole una spiaggia libera attrezzata per chi ha disabilità

Approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna la giunta ad attrezzare un tratto di arenile con passerelle, piattaforme, gazebo e sedie sul modello della Spiaggia dei Valori di Punta Marina

Il consiglio comunale di Cervia ha approvato il 19 dicembre un ordine del giorno presentato da Samanta Farabegoli della lista Missiroli Sindaco che impegna la giunta ad attrezzare un tratto di spiaggia libera con servizi e dotazioni per garantire la balneazione a persone con disabilità dall’estate 2025. La proposta è quella di un progetto di semplice realizzazione e a costo contenuto con passerelle e piattaforme, gazebo, bagno accessibile, sedie da spiaggia con operatore. Attualmente la spiaggia libera di Cervia non consente l’accesso a bagnanti in carrozzina.

Il modello di riferimento potrebbe essere “La Spiaggia dei Valori” realizzata a Punta Marina dall’associazione Insieme a Te con cui avviare rapporti di collaborazione per ridurre la mancanza di strutture ricettive accessibili.

La proposta invita anche il Comune a tenere conto dei criteri di accessibilità per la riqualificazione delle colonie marine e degli stabilimenti balneari in disuso – inserita nel programma di mandato del sindaco – avviando una progettualità più strutturata, a lungo termine.

L’associazione Insieme a Te, ricordata nell’ordine del giorno, dal 2018 allestisce una struttura temporanea estiva sul litorale di Punta Marina Terme per permettere la fruizione della spiaggia e la balneazione a tutti, anche a persone con gravi disabilità e ai loro accompagnatori, nel 2023 l’associazione si è aggiudicata, tramite bando pubblico del Comune di Ravenna, la concessione demaniale ventennale della medesima area, per la realizzazione di uno spazio polivalente.

Dal 2012 esiste la Bandiera Lilla, conferita ai Comuni “che si distinguono per il loro impegno concreto nell’offrire un’esperienza di viaggio inclusiva e senza barriere”, che si impegnano “per un’accoglienza inclusiva e sostenibile, premiando le realtà che riducono le barriere architettoniche, offrono servizi dedicati, promuovono il turismo responsabile, valorizzando l’accessibilità come uno dei punti di forza del territorio”. Ad oggi nessuna città costiera della Regione Emilia-Romagna ha ottenuto il riconoscimento. La richiesta al sindaco è di valutare di aderire al progetto Bandiera Lilla per ottenerne il riconoscimento ed entrare in un circuito di eccellenza turistica.

Gli auguri del vescovo per Natale: «Non dimentichiamo mai la speranza»

Lorenzo Ghizzoni rivolge un messaggio positivo alla comunità. Il 24 dicembre Messa in Cattedrale alle 22, il 25 dicembre alle 10 la Messa in carcere

24.12 2023 Ravenna; Duomo Messa Solenne Dell’arcivescovo Ghizzoni Notte Di Natale

L’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, ha scelto anche per il 2024 – come da tradizione inaugurata il primo anno del suo episcopato a Ravenna nel 2012 – di celebrare la prima Messa del giorno di Natale con i carcerati di via Port’Aurea. Il 24 dicembre alle 12, invece, l’arcivescovo sarà a tavola con le persone più sole e fragili, al pranzo di Natale organizzato dalla Caritas diocesana a Santa Teresa.

Confermati poi gli orari delle Messe della Notte della vigilia e di Natale. Ghizzoni presiederà la Messa della Notte il 24 dicembre alle 22 in Cattedrale. Il 25, oltre alla Messa celebrata nella casa circondariale alle 10, presiederà alle 18 nella Concattedrale di Cervia. Nel giorno di Natale, in Duomo le Messe seguono l’orario festivo e saranno celebrate alle 9, alle 11 e alle 18.30.

È in programma il 29 dicembre l’apertura ufficiale del Giubileo 2025 in diocesi. Una celebrazione particolare che partirà da San Giovanni Evangelista alle 16.30 e prevede la processione con una riproduzione della croce di Agnello in mosaico (realizzata dal laboratorio di Annafietta) fino al Battistero Neoniano e poi la Messa, che sarà presieduta dall’arcivescovo in Cattedrale.

La funzione si aprirà con il suono della campana di Bonifacio VIII. Datata 1300, l’anno del primo Giubileo della storia, venne donata dal pontefice all’ospizio di Primaro, un luogo di ospitalità per i pellegrini ed è arrivata fino a noi conservata al Museo arcivescovile. La processione e la Messa per l’apertura dell’Anno santo si svolgeranno anche al mattino a Cervia, con partenza alle 9.45 dalla parrocchia della Malva e arrivo nella Concattedrale.

Il 31 dicembre, infine, dopo la tradizionale Marcia della Pace che partirà alle 15 dalla chiesa di San Biagio, monsignor Ghizzoni presiederà alle 18.30 in Cattedrale la Messa di Ringraziamento con canto del Te Deum.

A pochi giorni dal Natale, Ghizzoni ha rivolto i suoi augurai alla città con una lettera aperta che riportiamo di seguito:

“Noi speravamo…” dicono i due discepoli di Emmaus a Gesù apparso dopo la sua risurrezione e da loro non riconosciuto, se non allo spezzare del Pane.

Quante volte anche noi in qualche momento abbiamo detto o pensato “speravo… avevamo sperato che…”, ma da quella malattia non c’è stata guarigione, quel tentativo non è riuscito, quel posto di lavoro non è arrivato, quel matrimonio alla fine è fallito, quella guerra non si è interrotta e le morti continuano. Quante piccole o grandi speranze sono andate deluse! Eppure, anche nella nostra “epoca delle passioni tristi” moltissimi continuano a sperare che qualcosa avverrà, che qualche personaggio ci aiuterà o che una azione comune ci porterà a migliorare la nostra vita e a conquistare qualche spazio di bene, di giustizia, di onestà, di generosità. Gli esempi non mancano. Per esempio, da noi, nella lotta contro la sciagura dell’alluvione c’è stata tanta solidarietà, tanti hanno faticato gratuitamente per aiutare chi era oppresso e colpito.  Però è vero che le speranze umane sono troppo spesso sottoposte anche al tradimento di chi commette ingiustizie o prevaricazioni e fa trionfare il suo egoismo. Tante volte il clima delle nostre comunità o degli ambienti di vita genera in noi un umore pesante e si perde fiducia negli altri o anche in noi stessi, ci si sente impotenti. Si perde speranza.

La Speranza cristiana, che noi torniamo ad annunciare ancora una volta in questo Giubileo 2025, ha però un altro contenuto e un’altra forza. Noi speriamo, crediamo e annunciamo che Gesù, il Cristo, il Signore risorto ci darà tutto quello che desideriamo in profondità: una vita senza fine, una vita piena, una vita colma di gioia, di pace, di luce, di amore vero, autentico, indistruttibile. Noi annunciamo una Speranza eterna, ma che inizia qui nella nostra storia, se ci apriamo nella fede a Colui che si è fatto uomo per noi, che ha assunto tutte le condizioni e i limiti della nostra natura, per riscattarci dalle nostre paure, dalle nostre piccolezze, dalla nostra tristezza. Lui nato a Nazaret, un villaggio sperduto del nord di Israele, è colui che ci ha portato tutto ciò che è necessario alla nostra natura umana debole e ferita, per risanarci e tornare a crescere in umanità, come Dio ci aveva pensati fina dall’inizio del mondo. Grazie a Lui possiamo raggiungere un obiettivo impossibile umanamente, quello di unirci per amore e con amore alla sua natura divina.

Lui si è fatto come noi, per farci come lui, figli nel Figlio. Il mistero del Natale ci apre a questa che è la grande verità che sta sotto e dentro tutte le nostre aspirazioni, le nostre lotte, i nostri propositi, sotto a ogni ricerca umana della felicità. Lui è l’unica risposta, quella che apre il nostro cuore e la nostra vita interiore al Dio Padre di tutti, ma apre anche le nostre relazioni coi vicini e coi lontani, a un modo nuovo di trattarci. Con Lui è apparso in tutto il suo splendore il grande dono della fraternità, dono e compito di ogni cristiano, ma desiderio spesso inconscio di ogni uomo e donna sulla terra. Il Signore Gesù, nostro fratello universale ci modella in questo cammino, se lo seguiamo e ci lasciamo amare come vuole lui, sulla via della croce, della pazienza, della umiltà, del dono sincero di sé a ogni fratello o sorella, ma via anche della gioia, della gloria, della vita piena ed eterna.

Buon Natale nella fede e nella speranza

Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo

In provincia 24 persone possono tenere l’arma in tasca per difesa personale

Il prefetto è incaricato di valutare se esiste il «dimostrato bisogno» richiesto dalla legge: si considerano minacce subite e pericoli, non ci sono mestieri cui spetta di diritto. Nel 2024 emessi 42 divieti di detenzione armi per vari motivi

Armi002La prefettura è competente per il rilascio di porto d’armi per difesa personale o per l’attività di guardia giurata. Il primo caso è quello di persone che possono circolare armate in ragione di quello che la legge definisce “dimostrato bisogno”. Sempre stando alla legge, che risale a un secolo fa, il prefetto ha facoltà di concedere licenza “di portare rivoltelle o pistole di qualunque misura o bastoni animati la cui lama non abbia una lunghezza inferiore a centimetri 65”. Nel 2024 in provincia queste autorizzazioni sono 24, erano 48 nel 2023 e 69 nel 2022. E ovviamente si tratta di pistole.

La legge consente di portare come arma di difesa personale anche il cosiddetto “bastone animato”, un bastone da passeggio che nasconde al suo interno una lama di spada, solitamente uno stocco, che una volta sguainata, può essere usata per la difesa personale contro eventuali aggressori.

«Non è una questione di categorie professionali più o meno a rischio – spiega il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa –. Non basta essere gioielliere per avere diritto al porto d’armi per difesa. Va dimostrata la necessità del singolo soggetto ogni anno e i nostri uffici conducono un’istruttoria accurata sui precedenti della persona». Se ci sono state minacce gravi in passato, se ci sono stati frequenti casi di aggressioni o rapine.

Un esempio viene dal presidente dell’associazione di tiro a segno di Ravenna, Ivo Angelini: «Ho le chiavi del poligono di via Trieste e c’è stato un periodo in cui suonava spesso l’allarme di notte e intervenivo per il controllo. Abbiamo un’armeria interna e per protezione mi venne riconosciuto il porto d’armi. Poco dopo però ho rinunciato, la pistola è pesante da portare e preferisco che siano le forze dell’ordine a ispezionare in caso di allarmi».

Le licenze per guardia giurata, da rinnovare ogni due anni, sono invece 274 in vigore, rilasciate dalla prefettura.

Alla prefettura spetta anche l’emissione dei divieti di detenzione: 59 nel 2022, 51 nel 2023 e 42 nel 2024 con 41 procedimenti in corso di istruttoria. Le cause le spiega ancora De Rosa: «Accertamenti di mala custodia, litigi in famiglia, querele. Le forze dell’ordine procedono con il ritiro cautelativo e poi la prefettura fa il divieto».

«Cuccioli abbandonati davanti al canile, ma la videosorveglianza non funziona»

Un consigliere comunale di opposizione segnala il ripetersi di episodi di abbandoni senza che si possa individuare i responsabili perché le telecamere non focalizzano le targhe dei veicoli

Foto 2Negli ultimi mesi si sono verificati diversi episodi di abbandono di cuccioli nelle immediate vicinanze dell’ingresso del canile comunale di Ravenna, ma le due telecamere di videosorveglianza non riescono a focalizzare la targa dei veicolo usati da chi abbandona gli animali. La segnalazione viene da Alvaro Ancisi, consigliere comunale di opposizione con Lista per Ravenna.

L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa: «Si è verificato l’abbandono di tre cuccioli – riassume il decano dell’opposizione –, episodio di cui sono stati testimoni alcuni volontari del canile che si erano recati lì per svolgere la loro attività. Non si è però in grado di sapere se sarà individuata la persona responsabile».

Ancisi sottolinea la frequenza e la sfrontatezza degli episodi: «Come se gli autori fossero ben sicuri di non essere identificati dalle telecamere. Questa situazione non può durare, non solo perché l’abbandono di animali domestici è un reato, punito con l’arresto fino ad un anno e con l’ammenda da mille a diecimila euro, ma soprattutto perché in tal modo si compromette seriamente la possibilità di ospitare altri animali nel canile comunale».

Il consigliere comunale ha presentato un’interrogazione e chiede che l’amministrazione comunale renda funzionale, in tempi brevi, il sistema di telecontrollo al fine di potere riconoscere il numero di targa dei veicoli e identificare i responsabili così come avviene per l’abbandono scorretto dei rifiuti».

Dal 7 gennaio 2025 cambiano gli orari di quattro treni sulla linea Faenza-Ravenna

Due collegamenti saranno anticipati e due saranno posticipati. E dal 9 dicembre sulla tratta Ravenna-Bologna ci sono due collegamenti diretti in più

Ravenna 7La Regione Emilia-Romagna modifica gli orari dei treni sulla tratta Faenza-Ravenna per andare incontro alle esigenze manifestate dai pendolari.

Dall’entrata in vigore del nuovo orario invernale, il 16 dicembre 2024, l’assessorato regionale a Mobilità e Trasporti ha avviato un confronto tecnico con Trenitalia Tper e Rfi. Dal 7 gennaio 2025 ci saranno modeste variazioni di orario per alcune corse a seguito dell’introduzione della nuova coppia di treni regionali veloci messi a disposizione per migliorare i collegamenti tra Bologna e la Romagna ed entrati in circolazione dal 9 dicembre.

Queste le modifiche che dal 7 gennaio 2025 agli orari dei treni sulla linea Faenza-Ravenna:

  • il treno 17584 sarà anticipato e arriverà a Ravenna 5 minuti prima, alle 7.16, e a Faenza 6 minuti prima, alle 7.49;
  • anticipato anche il treno 17589 che arriverà a Faenza 8 minuti prima, alle 8.01, e sempre 8 minuti prima a Ravenna, 8.33;
  • posticipato il treni 17586, con arrivo a Ravenna alle 7.43, 8 minuti dopo, e a Faenza alle 8.21, 14 minuti dopo;
  • posticipato il 17583 che arriverà a Castel Bolognese due minuti dopo, alle 7.52, e a Faenza sempre due minuti dopo, alle 8.36.

Il potenziamento della linea Ravenna-Bologna

Una nuova corsa in partenza da Ravenna alle 7.06 con arrivo a Bologna alle 8.05. Ora sono tre i collegamenti diretti in partenza da Ravenna, effettuati con un treno elettrico, in particolare un convoglio monopiano, di Trenitalia Tper.

Col nuovo orario invernale ha preso il via anche un nuovo collegamento veloce fra Bologna e Ravenna, con partenza alle 5.50 e arrivo alle 6.50. Con l’istituzione di questa corsa è stato anticipato l’avvio del servizio rapido e sono stati portati a tre i collegamenti veloci mattutini in partenza tra le 5.50 e le 8.05.

La Regione aumenta le risorse per garantire le borse di studio a tutti gli idonei

Lo stanziamento passa da 150 a 160 milioni di euro: la platea dei beneficiari per l’anno accademico 2024-25 sale a 29mila studenti (aumento del 5 percento) e anche le somme crescono del 5 percento

UNIVERSITALa Regione Emilia-Romagna porta da 150 a 160 milioni di euro la disponibilità per garantire le borse di studio a tutti i 29mila universitari idonei per l’anno accademico 2024-25. Aumentano il numero di beneficiari (+5 percento) e l’importo unitario delle borse di studio (+5 percento). I beneficiari riceveranno le borse di studio da Ergo, l’azienda regionale per il diritto agli studi superiori. Già erogata la prima rata a oltre 4mila matricole.

Degli oltre 160 milioni – compresa la spesa per i servizi -, 34,6 milioni di euro sono risorse regionali, di cui 12 milioni del Fondo sociale europeo plus e 3,5 milioni di euro del Fondo regionale per l’occupazione delle persone con disabilità; 27,5 milioni di tassa regionale per il diritto allo studio; 66,2 milioni del Fondo integrativo statale; 31,5 milioni di risorse Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e un milione dalle Università emiliano-romagnole.

L’importo unitario della borsa di studio raggiunge 7.015,97 euro per i fuori sede, 4.100,05 euro per i pendolari e 2.827,64 euro per gli studenti in sede. Ulteriori incrementi del valore della borsa sono destinati a coloro che si trovano in maggiori difficoltà economiche (sono 12.589, pari a circa il 43% degli studenti assegnatari) e alle studentesse iscritte alle lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Per queste ultime la maggiorazione dell’importo della borsa è del 20%, e ne beneficeranno in Emilia-Romagna 3.345 studentesse.

Il Rapporto 2023 dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) evidenzia che l’Emilia-Romagna è la prima regione nel rapporto fra ingressi e uscite di immatricolazioni nelle diverse Università, che è al 4,3, seguita dal Lazio (3,1), Lombardia (2,2) e Toscana (1,75). Ciò significa che per ogni studente residente in Emilia-Romagna che va a studiare fuori regione, vi sono 4,3 studenti di altre regioni che vengono a studiare.

Ladri nei capanni del mercatino: rubati 200 euro e accessori di abbigliamento

Ignoti in azione nella notte tra il 19 e il 20 dicembre, scassinate le finestre delle strutture in legno

WhatsApp Image 2024 12 09 At 13.51.43 1Furto notturno ai capanni del Natale di Ravenna, le casette in legno del mercatino delle feste in piazza del Popolo. Il mattino del 20 dicembre alcuni commercianti si sono accorti della spiacevole visita ricevuta la notte precedente. I ladri hanno scassinato le finestre di due strutture sotto le finestre della prefettura e hanno portato via circa 200 euro in monete da un rivenditore di prodotti tipici siciliani e sciarpe, guanti e berrette da un altro commerciante. Il tentativo di entrare in un terzo capanno non è andato a buon fine. La notizia è riportata dai quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna. Era già successo l’anno scorso. Dal punto vendita di un ristoratore vennero sottratti quasi mille euro.

In armeria: 9 clienti su 10 sono uomini, le donne scelgono lo spray al peperoncino

La titolare dello storico negozio Dradi che nacque un secolo fa come emporio: «Il mercato è diviso a metà tra nuovo e usato, aumenta la tecnologia». Per pistole e fucili ad aria compressa non servono autorizzazioni se hanno potenza limitata

Fucile

Nel mercato delle armi non c’è crisi se lo si guarda dall’osservatorio della storica armeria Dradi di Alfonsine. «In generale sono in calo i cacciatori che sono la maggior parte dei nostri clienti – dice Angela Vistoli, titolare insieme al marito – ma non vediamo diminuire chi si rivolge al nostro negozio. Però per avere una clientela così affezionata abbiamo lavorato tanto».

L’attività in via Reale vende armi nuove e usate, munizioni, abbigliamento e accessori da caccia e da tiro sportivo e si occupa della manutenzione. «Oggi il mercato è diviso più o meno a metà tra nuovo e usato. L’usato è una scelta economica, ma a volte una scelta dettata dalla passione. I cosiddetti fucili ex ordinanza, cioè appartenuti a eserciti, esistono per forza solo usati».

Negli ultimi anni anche il settore armi è stato cambiato dalla tecnologia. «Pistole e fucili sono sempre quelli, ma c’è un avanzamento tecnologico molto evoluto soprattutto nei visori notturni e nei sistemi di puntamento. Le case produttrici offrono una gamma sempre più vasta». Il cambiamento più significativo nella dotazione standard del cacciatore invece riguarda la composizione delle cartucce: «Ormai si sta consolidando la tendenza all’uso dell’acciaio invece del piombo, soprattutto nelle zone protette, per una direttiva europea che considera il piombo più tossico nell’ambiente».

Difficile tracciare un profilo del cliente tipo per Vistoli. La varietà è ampia come età, come professioni svolte, come residenza: «Ci sono diversi giovani e abbiamo acquirenti che si spostano da fuori regione». Questo accade anche perché la vendita online non è consentita nelle modalità “stile Amazon”: «Abbiamo un sito che fa da vetrina, ma non si possono concludere compravendite online. Chi è interessato ci deve chiamare e vanno eseguite tutte le procedure richieste».

Però c’è un dato ben marcato per fotografare i clienti: «80-90 percento sono uomini. C’è qualche donna appassionata di caccia, infatti abbiamo anche l’abbigliamento femminile. Sono poche e per questo cercano di fare gruppo per uscire insieme».

I prodotti che hanno un pubblico in maggioranza femminile sono i sistemi di difesa personale come le cosiddette bombolette o pistole al peperoncino: «L’unico requisito per l’acquisto è la maggiore età. Ne vendiamo molti, soprattutto a donne che lo tengono nella borsetta per sentirsi più sicure».

Sono armi di libera vendita anche quelle ad aria compressa se depotenziate (sotto i 7,5 joule di potenza). Si usano piombini o sferette di acciaio e, salvo casi particolari, non sono definite armi letali. «Ovviamente se si viene colpiti da distanza ridotta sono comunque pericolose, per questo vanno usate con la stessa cautela di altre armi. L’unico uso consentito è per divertimento in spazi aperti a debita distanza da altre persone o abitazioni: un giardino ampio o un campo sono gli spazi più idonei per queste armi».

Più di un secolo fa emporio e taverna

L’armeria Dradi di Alfonsine esiste dal secondo dopoguerra. La prima attività commerciale aprì alla fine dell’Ottocento con i bisnonni dell’attuale proprietario: all’epoca era un emporio che offriva di tutto, dai maccheroni alla polvere da sparo, come era consuetudine per i tempi. Accanto al negozio c’era una taverna.

Con il passare del tempo l’emporio è diventato un negozio per articolo di caccia e pesca, e l’osteria è diventata un bar secondo la concezione attuale. Nel 1998 una ristrutturazione complessiva ha portato alla chiusura del bar e all’ampliamento del negozio che contemporaneamente ha scelto di non trattare più il settore pesca per concentrarsi sull’attività venatoria. «Molti però lo considerano ancora un luogo di ritrovo per fermarsi a fare due chiacchiere e questo ci fa piacere», dice la titolare.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi