mercoledì
10 Settembre 2025

Il ministro cancella il Pitesai, M5s: «Strada spianata per le estrazioni in mare»

Il piano delle aree idonee aveva limitato molto l’attività di ricerca e coltivazione idrocarburi, ora il nuove decreto legge accorcia la distanza dalla costa entro cui è vietata

Il ministro dell’Ambiente ha scelto di abrogare il piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, noto anche con l’acronomimo Pitesai, una sorta di piano regolatore delle estrazioni di metano e petrolio voluto dai Cinquestelle ai tempi del governo Conte I e entrato in vigore nell’autunno 2021 con il governo Draghi. La legge prevedeva la realizzazione di una mappatura delle aree idonee o meno all’estrazione di idrocarburi sul territorio e sui fondali del mare nazionali. Il Piano ha accumulato una serie di vincoli diversi che incrociati tra loro hanno reso la maggioranza del territorio italiano di fatto “non idonea”.

Una recente sentenza del Tar del Lazio aveva annullato la procedura del Pitesai ma non la legge stessa, offrendo al ministero l’opportunità di correggere il tiro. Anziché opporsi alla decisione del Tar con un ricorso al Consiglio di Stato, il ministero ha scelto di abrogare completamente il Pitesai.

«Con questo atto si spalancano le porte alle estrazioni di gas fino a 9 miglia dalla costa – dice il senatore Marco Croatti (M5s) – in un contesto in cui, ironicamente, i dati mostrano una riduzione della domanda e del fabbisogno di nuovi giacimenti. A nulla sono servite le “marchette” propagandistiche che tentano di mascherare il tutto come un intervento necessario per la sicurezza energetica del Paese: la verità è che l’abrogazione del Pitesai rappresenta una resa incondizionata agli interessi delle grandi compagnie del gas e petrolio, che ora non trovano più alcun ostacolo».

Secondo Croatti le conseguenze di questa scelta non si faranno attendere: «Non solo si apre la strada a nuove trivellazioni in aree marine precedentemente protette, ma si fa anche un passo indietro rispetto agli impegni climatici presi dall’Italia in sede europea e internazionale. La transizione ecologica, che il ministro stesso ha più volte ribadito essere una priorità, appare ora sempre più lontana, se non del tutto abbandonata. Il decreto legge appena approvato non dà alcuna garanzia che queste nuove estrazioni possano effettivamente portare benefici significativi, e sembra soltanto un pretesto per accontentare le lobby energetiche, mentre la riduzione della domanda di gas continua inesorabilmente».

Il decreto Ambiente firmato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin (licenziato dal Governo e atteso al vaglio del Parlamento) riduce dalle attuali 12 miglia a 9 la distanza dalla costa entro cui non è possibile la ricerca e la coltivazione di gas in mare, a patto che si tratti di pratiche già sotto esame del ministero per lo Sviluppo economico e in cui siano state stimate riserve notevoli, superiori a 500 milioni di metri cubi. Si tratta, in sostanza, di una norma che intende incentivare le estrazioni in alto Adriatico, quasi al confine delle acque territoriali affacciate sui Balcani, l’unico luogo dove sono note tali quantità.

«Meglio tardi che mai – aveva esultato Giannantonio Minguzzi, esponente del Pri e da sempre fervente sostenitore dell’attività estrattiva –. L’intenzione di aumentare la produzione di gas nazionale è sacrosanta, come Repubblicani l’abbiamo sempre auspicata anche a fronte del rischio che i Paesi dell’altra sponda prosciughino le risorse italiane, pur non avendone diritto; il costo dell’energia minaccia di salire ancora, particolarmente in vista della stagione invernale, e questo per famiglie e imprese sarebbe un nuovo salasso».

La guida di Slow Food alle Osterie d’Italia: una sola Chiocciola in provincia

Premiata ancora una volta La Baita di Faenza

Baita Faenza Enoteca
La Baita di Faenza

È stata presentata a Milano la trentacinquesima edizione di Osterie d’Italia, in libreria dal 16 ottobre, guida gastronomica targata Slow Food che racconta, come ormai da tradizione, la ristorazione italiana più autentica attraverso le visite e le recensioni di più di 250 collaboratori sparsi in tutta Italia, una rete fitta e capillare di appassionati che visitano in anonimato tantissimi locali.

1.917 sono i locali segnalati nell’edizione 2025: accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, c’è una novità. Quest’anno infatti si è voluta inaugurare una sezione chiamata Locali Quotidiani, che raggruppa tutte quelle tipologie ristorative alternative come pastifici, pub, enoteche e gastronomie le cui caratteristiche, in primis l’attenzione e l’aderenza al territorio, la selezione di materie prime e un particolare stile di accoglienza attento alla convivialità, rientrano a tutti gli effetti nell’idea di osteria così come raccontata da Osterie d’Italia. Questa nuova sezione, che si trova in fondo alla guida, ha largamente contribuito al numero di nuovi indirizzi inseriti nella guida poiché da soli i Locali Quotidiani sono 134, che andando a sommarsi a tutte le altre novità fa lievitare a 460 i nuovi ingressi, a testimonianza di un settore che continua a crescere e rinnovarsi.

Dei 1.917 locali segnalati nella guida, sono 324 i locali premiati con il massimo riconoscimento della Chiocciola, assegnato alle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food.

Guardando alle regioni, quelle con più osterie segnalate sono il Piemonte (178), e subito dietro Campania (172) e Toscana (164), con un trend abbastanza simile nel numero delle Chiocciole che vede la Campania con 39 locali chiocciolati, il Piemonte con 29 e la Toscana con 27.

L’unica Chiocciola in provincia di Ravenna è ancora una volta La Baita, a Faenza (qui una nostra intervista al titolare). In Romagna le altre due Chiocciole sono state assegnate (come l’anno scorso) alla Campanara di Galeata e all’Osteria dei Frati di Roncofreddo.

La sfida di Unitec dopo l’alluvione: «Serve una protezione per l’acqua»

Inondata la sede appena rinnovata. «Gli enti pubblici devono fare la propria parte: basta copiare da chi già lo fa»

1A PRIMA

Tra le aziende alluvionate il mese scorso c’è l’Unitec di Lugo. «In alcuni punti l’acqua è arrivata a un metro di altezza – spiega il presidente e amministratore delegato Angelo Benedetti –. Non abbiamo ancora una stima definitiva dei danni, perché dobbiamo capire quanti strumenti del nostro centro di lavorazioni meccaniche si potranno recuperare, ma sarà superiore a dieci milioni di euro».

Nata nel 1993 dalla fusione delle aziende Dalle Vacche e Tnt, oggi Unitec è una realtà in cui operano 885 persone (di cui circa 500 a Lugo) e un fatturato 2024 atteso in crescita rispetto ai duecento milioni di euro del 2023: si occupa di progettazione e realizzazione di macchinari innovativi per la lavorazione, calibratura, classificazione della qualità interna ed esterna e confezionamento di frutta e ortaggi.

La sede in via Provinciale Cotignola era stata di recente ampliata e ristrutturata creando anche un asilo aziendale e aule didattiche per ospitare il corso di laurea in Meccatronica dell’Università di Bologna. L’acqua che ha raggiunto la zona artigianale di Lugo est proveniva da una distanza in linea d’aria di circa 5 km, dalla rottura dell’argine sinistro del fiume Senio il 19 settembre a Cotignola, nei pressi di via Ponte Pietra, poco a valle della Chiusaccia.

Tre giorni di impegno a testa bassa dei dipendenti Unitec, affiancati da aziende specializzate, hanno permesso di ripulire la zona assemblaggio dove l’acqua si era fermata a mezzo metro: «Così abbiamo rispettato tutte le consegne programmate in agenda». Ma non è tutto risolto. «Per rimettere in moto l’area di produzione delle lavorazioni maccaniche non basteranno sei mesi. Riusciremo a cavarcela perché nel nostro territorio ci sono tante aziende artigiane che fanno questo tipo di lavoro e che da anni ci aiutano in questa attività». Tanti i danni anche nelle aree servizi: la mensa e la cucina, l’asilo appena inaugurato, gli uffici di ricerca e sviluppo, la foresteria. «Avevamo messo tanto amore e attenzione nel fare le cose anche curando l’estetica dell’ambiente e delle costruzioni e l’alluvione ha sfregiato tutto».

Oltre ai danni quantificabili economicamente, ci sono ferite a cui è difficile dare una cifra ma che pesano: «L’animo è in allerta. E adesso a ogni previsione meteo avversa sale la preoccupazione. È successo anche pochi giorni fa: tutti i dipendenti hanno spostato in alto il materiale, ma così non c’è più la serenità per lavorare. E poi manca la sicurezza per progettare il futuro». Andarsene da Lugo non è un’ipotesi che Benedetti prende in considerazione: «Un’azienda è fatta prima di tutto da persone e poi da tutta un’altra serie di cose fra cui ovviamente edifici e macchinari. Le persone non si possono spostare a centinaia di km. Però lo sconforto è tanto e in queste condizioni ci sono imprenditori che mollano, quella è la scontta più grande». Per restare, però, bisogna alzare le difese. «Siamo un’azienda che progetta soluzioni per altri e proveremo a fare lo stesso anche di fronte a un problema che a questo punto ci riguarda direttamente. L’acqua nelle nostre strutture aziendali non deve entrare, serve una protezione. Non potrà essere un argine di terra perché siamo in zona abitata. Abbiamo ragionato attorno a tre idee e una la realizzeremo». Unitec è pronta a fare la propria parte, ma Benedetti si aspetta che in parallelo ci sia altro: «Servono opere sul territorio perché bisogna prendere coscienza che gli argini che abbiamo oggi non possono più portare tutta l’acqua che piove in certi momenti. Servono casse di espansione e se sono in aree coltivate andranno pagati gli indennizzi ai coltivatori. E poi bonifica e corretta manutenzione dei fiumi. Non parliamo di opere che costano miliardi e non mancano gli esempi di altri territori, anche all’estero, da cui attingere: basta osservare dove le cose funzionano e copiarle». Il presidente si aspetta che gli enti agiscano, ma è pronto a dare il proprio contributo: «Vogliamo essere uno stimolo per chi ha incarichi pubblici e siamo disponibili a collaborare fattivamente. Per mia indole cerco sempre di non litigare con le persone, perché preferisco il dialogo costruttivo. Però se per il bene del territorio può servire farsi sentire con le istituzioni, non avrò problemi a mettere la firma su un documento che esorti gli enti pubblici a fare la loro parte».

Torna il festival Gialloluna Neronotte, per appassionati di giallo e noir

Cinque appuntamenti. Tra gli ospiti Riccardo Crosa, Davide Reviati, Eraldo Baldini, Marcello Simoni

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Riccardo Crosa

Giunge all’edizione numero XXII Gialloluna Neronotte, il Festival del giallo e del noir italiani organizzato a Ravenna dall’associazione Pa.Gi.Ne., curato da Nevio Galeati e sviluppato in collaborazione con diverse altre realtà culturali cittadine (dal Nightmare Film Festival al Centro Relazioni Culturali alla libreria Liberamente Libri).

Cinque gli appuntamenti in programma nell’arco di due diverse settimane, con protagonisti di primo piano della letteratura di genere italiana.

I primi tre sono in programma al Teatro Rasi, tutti alle 18 alla Sala Mandaye N’Daye.

Si parte giovedì il 17 ottobre con un omaggio a uno dei più popolari personaggi del fumetto di tutti i tempi. “Paperino compie 90 anni. Lo stato del fumetto”: incontro con Riccardo Crosa, Davide Reviati, Gianni Sedioli. In apertura sarà proiettato il cortometraggio “La gallinella saggia” di Wilfred Jackson, della serie “Sinfonie allegre” con la prima apparizione di Paperino. Venne proiettato la prima volta il 9 giugno 1934

Venerdì 18 ottobre, “Storia, memoria e misteri”, presentazione del libro “Le lunghe ombre fredde” (Rizzoli, 2024) di e con Eraldo Baldini.

Sabato 19 ottobre, “Declinazioni del dolore” con gli scrittori Stefano Mazzesi e Giuliano Pasini che presenteranno i loro romanzi “Come asfalto sui prati” (Clown Bianco Edizioni) e “L’estate dei morti” (Piemme).

Per i due appuntamenti successivi si passa invece alla prima settimana di novembre.

Giovedì 7 novembre “Sangue a Bologna”, presentazione del romanzo “Il morso del Varano” di William Bavone, alla Liberamente Libri di via Alberti, alle 17.30

Infine, venerdì 8 novembre alle 18, alla sala D’Attorre di Casa Melandri, “Thriller storici”, incontro con Marcello Simoni: che presenterà i romanzi “L’enigma del cabalista” e “Il teatro dei delitti” (Newton Compton Editori). A seguire premiazione del concorso per racconti inediti, con Franco Forte, editor del Giallo Mondadori.

Ancora un incidente in via S. Alberto: muore titolare della Taverna di S. Romualdo

Antonio Mazzetti, 58 anni, è finito con la propria moto contro un trattore

Ancora un incidente mortale nel Ravennate. Ancora in via Sant’Alberto, a distanza di poco più di 24 ore da quello di sabato 12 ottobre. Ancora un motociclista, come quello di Bagnacavallo di sabato sera.

Tutto è avvenuto poco dopo le 17, all’altezza dell’incrocio con via Carlina, tra Ca’ Bosco e San Romualdo. A perdere la vita un nome noto del panorama della ristorazione locale, Antonio Mazzetti, chef e titolare della vicina Taverna di San Romualdo. Fatale uno scontro con un trattore che stava procedendo verso Sant’Alberto e stava svoltando a sinistra in via Carlina. Mazzetti proveniva dalla direzione opposta, in sella a una motocicletta. Sull’asfalto ancora i segni della frenata, che non è stata sufficiente a evitare l’impatto, violentissimo.

Sul posto i sanitari del 118, che hanno tentato inutilmente di rianimare l’uomo, di 58 anni. La polizia locale di Ravenna ha chiuso temporaneamente la strada e sta cercando di ricostruire nei dettagli l’accaduto.

Antonio Mazzetti
La vittima Antonio Mazzetti

Morto schiacciato da un escavatore, stava lavorando in nero. Indagati i titolari

La procura ha notificato due avvisi di chiusura inchiesta per omicidio colposo in cooperazione per il decesso del 41enne Luca Ferretti

Luca Ferretti
Luca Ferretti

Quello che poteva sembrare in prima battuta un incidente in un piazzale di una ditta di una persona di passaggio, durante le indagini si è trasformato in un infortunio mortale sul lavoro di un operaio che da mesi lavorava là dentro in nero.

Per il decesso del 41enne Luca Ferretti avvenuto il 28 aprile 2023 a Faenza, la Procura ha di recente notificato due avvisi di chiusura inchiesta per omicidio colposo in cooperazione.

Sotto accusa ci sono il titolare della ditta e datore di lavoro del defunto, un 61enne che noleggia macchine da lavoro, e il titolare 57enne della società di costruzioni che aveva noleggiato il mini-escavatore fatalmente collassato addosso al 41enne.

Secondo quanto ricostruito grazie alla indagini della polizia del locale Commissariato e della medicina del Lavoro dell’Ausl Romagna, coordinate dal Pm Stefano Stargiotti, il 41enne, che per l’accusa dal gennaio 2023 lavorava là dentro senza regolare contratto, in quel pomeriggio di un anno fa – come riportato dal Resto del Carlino – si apprestava a scaricare il mini-escavatore restituito dalla società di costruzioni al termine del periodo di noleggio.

E così aveva sistemato due rampe in metallo e si era posizionato alla guida del mezzo da scaricare. La struttura si era però rivelata improvvisamente instabile: il 41enne si era allora lanciato fuori dall’abitacolo del mini-escavatore ma il mezzo gli era caduto addosso provocandogli un trauma cranico mortale.

Secondo l’accusa, entrambi gli indagati avevano violato le normative di prevenzione degli infortuni: il datore di lavoro di fatto, per non avere stilato l’apposito documento sui rischi e per non avere formato il lavoratore su quelle manovre specifiche. E il titolare dell’impresa di costruzioni, per avere fornito un autocarro del tutto inidoneo a trasportare e scaricare un mini-escavatore. (fonte Ansa.it)

Due indagati per violenza sessuale di gruppo ai danni di una turista americana

I fatti risalirebbero al 25 agosto, dopo una festa in spiaggia a Punta Marina

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Foto di repertorio

Due ravennati poco più che ventenni sono stati indagati per violenza sessuale di gruppo nell’ambito dell’inchiesta sulla studentessa americana di 19 anni che sarebbe stata violentata la notte del 25 agosto scorso, una domenica, a Ravenna.

La decisione della Procura è arrivata alla luce delle consulenze tecniche avviate – come riportato dal Resto del Carlino – per capire se sulla ragazza fosse stata usata la cosiddetta “droga dello stupro”. I due sospettati sono difesi dagli avvocati Giovanni Scudellari e Maria Teresa Rizzo.

La vicenda era maturata nel corso di una festa in uno stabilimento balneare a Punta Marina Terme; il contestato abuso era stato collocato in città a Ravenna. La ragazza si era prima confidata con la padrona di casa e poi aveva chiamato i suoi genitori in America. Su loro consiglio, il lunedì notte era andata in ospedale a farsi visitare. E poi era ripartita subito per gli Stati Uniti. La giovane è tutelata dall’avvocato Angelo Stirone. Le indagini dei carabinieri dell’Investigativo sono coordinate dal Pm Lucrezia Ciriello. (fonte Ansa.it)

Il Ravenna torna a vincere nel derby di Imola. Domenica big-match con il Piacenza

Dopo due sconfitte consecutive i giallorossi risalgono la classifica del girone D di serie D

tifosi ravenna fc imolese
I tifosi del Ravenna a Imola

Dopo due sconfitte consecutive, il Ravenna vince 1-0 in trasferta (gol di Onofri) un già fondamentale derby contro l’Imolese (sospinto da quasi 400 tifosi) e risale la classifica nel girone D del campionato nazionale di calcio di serie D.

Dopo sei giornate ora i giallorossi sono a 9 punti, a 9 di distanza dalla capolista, il sorprendente Tau Altopascio che è ancora a punteggio pieno. Domenica prossima al Benelli un altro snodo di importanza assoluta contro il Piacenza (terzo in classifica a quota 11) per una sfida tra le due squadre che questa estate erano date come grandi favorite per la promozione (in serie C va solo la prima in classifica, come noto).

 

Il ballerino di 15 anni scelto dalla Scala di Milano: «Un sogno che si realizza»

Il ravennate Federico Depasquale è uno dei due ammessi quest’anno all’accademia del prestigioso teatro: «La danza è una passione con cui si nasce. Alle medie venivo ritenuto debole dai miei coetanei…»

Una vita dedicata alla danza, che l’ha portato a soli 15 anni a lasciare Ravenna, la sua famiglia, i suoi amici e i compagni del liceo scientifico-sportivo per trasferirsi a Milano e inseguire il sogno di diventare ballerino classico.

Federico Depasquale, classe 2009, è uno dei due candidati ammessi quest’anno al quinto corso dell’Accademia Teatro La Scala di Milano. Il suo percorso inizia a tre anni e mezzo, con le lezioni di ginnastica artistica all’Edera di Ravenna. A sei si avvicina al mondo della danza classica, ottenendo un notevole riscontro dagli insegnanti. Da lì 7 anni di formazione alla Cecchetti Academy («una scuola che mi ha formato molto, nella danza contemporanea come nella vita, ma che ho sentito il bisogno di lasciare per una formazione ancora più specifica») e l’inizio degli studi al Laboratorio Danza e Teatro di Heidi Pasini di Longiano: «Una scelta impegnativa, che mi ha portato a dividermi per un anno tra gli studi all’Oriani e le lezioni nel Cesenate», ma che ha ripagato con l’ammissione ad alcune delle più prestigiose accademie a livello europeo, come l’European School Of Ballet di Amsterdam e la John Crank Schule di Stoccarda. Quella di scegliere l’accademia milanese però è stata «una decisione semplice e istintiva: la Scala è un sogno fin dall’infanzia, il simbolo del balletto in Italia».

Oggi Federico si divide tra la vita in convitto, gli intensi allenamenti in accademia e le lezioni al liceo coreutico. La sua vita non assomiglia a quella dei suoi coetanei, ma ci racconta che non avrebbe potuto essere diversamente: «Uno con la voglia di ballare ci nasce, è un modo di esprimersi, diventa inevitabile e necessario seguire questa passione».

Come si svolge una tua giornata tipo a Milano?
«Sveglia alle 6.45, doccia e via in accademia, a piedi o in bus. Alle 9.30 iniziano le lezioni di danza, dai due ai quattro corsi al giorno divisi tra classico, contemporaneo e preparazione atletica. Io però cerco di arrivare sempre qualche ora prima, per iniziare il riscaldamento e fare qualche esercizio mirato: credo che il successo nella danza non si raggiunga solo con le ore trascorse in palestra con il maestro, ma con tutto quello che c’è dietro. Al termine dell’allenamento pranzo in accademia, o in convitto, faccio un’altra doccia e mi preparo per le lezioni del liceo: quattro ore al giorno a partire dalle 16.15. La cena è sempre in convitto, seguita dai compiti e da una notte di riposo in vista della nuova giornata».

Una routine impegnativa. Come vivi la differenza tra la tua quotidianità e quella dei tuoi coetanei?
«È la vita del ballerino. Sapevo a cosa sarei andato incontro, l’avevo già capito durante l’anno trascorso su e giù tra Ravenna e Longiano. Il confronto con le abitudini dei miei coetanei è inevitabile, soprattutto attraverso i social. Vedo i miei amici proseguire con le loro vite a Ravenna, frequentare i posti di sempre, dove ci si conosce tutti, e passare tanto tempo in famiglia. A Milano non è così semplice fare nuove amicizie, un po’ per la routine serrata, un po’ per le dimensioni della città… Anche il liceo scientifico mi manca, ero abituato a studiare molto duramente, mentre il liceo coreutico presenta un programma più leggero per dare modo agli studenti di concentrarsi sulla danza».

E il distacco dalla famiglia invece si fa sentire?
«Mi mancano, indubbiamente. Mi manca l’odore di casa e cucinare insieme alla mia mamma, ma mi reputo fortunato ad aver lasciato i miei genitori così tardi. Ci sono ballerini che entrano in accademia molto prima, portando l’intera famiglia a trasferirsi, se c’è la possibilità, o affrontando un distacco davvero prematuro. Il convitto è sicuramente la parte più dura: il primo giorno il rettore ci ha detto che da una parte c’è San Vittore, dall’altra un hotel, e il convitto è nel mezzo… e per certi aspetti sembra proprio così!».

La scelta di una disciplina poco consueta nel mondo maschile ha mai portato a episodi di bullismo o emarginazione da parte dei tuoi coetanei?
«Si, soprattutto alle medie. Alle elementari eravamo piccoli, e si dava poco peso a queste cose. Alle medie invece venivo sempre escluso dai gruppi maschili per via della danza. Anche durante le lezioni di educazione fisica ero sempre l’ultimo ad essere messo in squadra dai compagni, perché ritenuto “debole”, eppure risultavo più bravo e allenato di altri ragazzi scelti per primi. Credo che Ravenna sia una città molto prevenuta sull’argomento e, purtroppo, anche su molti altri».

C’è qualche icona della danza che ti ha ispirato durante il tuo percorso?
«Sicurmente Michail Baryšnikov. Un ballerino che fisicamente non è perfetto, ma che compensa con la sua grande espressività. Il suo modo di danzare trasmette emozioni intense e me l’ha fatto adorare fin dal primo momento».

Guardando al futuro, quali sono i tuoi progetti?
«Quello della danza è un mondo in cui è impossibile fare progetti a lungo termine. L’Accademia della Scala dura 8 anni, io ho passato le selezioni per entrare al quinto anno di corso, e ne ho davanti altri quattro. Non è detto però che riesca ad accedervi! Alla fine di ogni anno ci sono selezioni molto dure che ti permettono di passare al corso successivo. In caso di fallimento però non si ripete l’anno, ma si torna a casa. La danza non è per tutti, è una dinamica che va oltre al semplice impegno: il paragone che mi riesce più facile è quello con la scuola, dove con tanto studio e dedizione i risultati arrivano con certezza. La danza richiede passione e sacrificio, ma se il tuo fisico non risponde o non riesce a superare certi limiti non puoi progredire, e questo non dipende da te. Lavoriamo ogni giorno per superare le nostre debolezze fisiche, con screening, sedute di fisioterapia mirate e esercizi appositi».

Un sogno nel cassetto però ci sarà…
«Uscire dalla Scala per ballare in tre teatri: l’Opèra di Parigi, la Royal Opera House di Londra e il Teatro Bol’šoj di Mosca. Ovviamente disapprovo la guerra russa, ma credo sia impossibile per un ballerino classico non sognare quel palco. Le compagnie che si esibiscono in questi teatri sono composte da una ventina di ballerini al massimo, i migliori del mondo. È un sogno ambizioso, ma continuerò ad impegnarmi per provare a renderlo reale».

Gatti da tutta Europa per due giorni alla mostra felina del Pala De André

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Un esemplare Maine Coon

Il 19 e il 20 ottobre (dalle 10 alle 18.30) al Pala De André di Ravenna si terrà la mostra internazionale felina con tantissimi gatti da tutta Europa di razze pregiate.

Si terranno i Campionati Internazionali ed Europei di bellezza. Tutti i gatti saranno esposti al pubblico e i migliori saranno fatti sfilare in passerella (dalle 17 di entrambi i giorni). Premiazioni con coppe, coccarde e croccantini.

Nelle due giornate saranno presenti: Persiani, esotici, Sacri di Birmania, Rag Doll, Turkish Van, Bengal, British, Burmilla, Burmese, Certosino, Kurilean, Egyptian Mau, American Curl, Maine Coon (nella foto), Neva Masquerade, Siberiani, Abissini , Cornish Rex, Devon Rex, Blu di Russia, Sphinx, Thai, Siamesi, Orientali, Gatti di casa.

All’interno anche diversi stand per fare shopping, con accessori tecnici, o per una corretta alimentazione, giochi e accessori per i gatti e per la casa. Sarà operativo il bar con tavola calda per il pranzo.

In tanti in centro a Ravenna per la Notte d’oro – FOTO

Il clou in piazza con Giacobazzi, ma tutti in fila anche al museo

Successo a Ravenna per la Notte d’oro, con migliaia di persone che si sono riversate in centro storico già dal pomeriggio di ieri, sabato 12 ottobre. Il clou è stato lo spettacolo comico di Giacobazzi in piazza (accompagnato da iMasa) ma sono stati presi d’assalto anche i locali e le iniziative culturali tra monumenti, musei (lunghe file si sono registrate al Mar nella giornata di apertura della mostra sul mosaico) e palazzi storici.

«Una serata magica», l’ha definita il sindaco Michele de Pascale, pubblicando sui social una foto in compagnia proprio di Giacobazzi.

Le fotografie della serata sono di Massimo Argnani.

Il 41enne morto nel tamponamento su via Sant’Alberto lascia due figlie piccole

La vittima dell’incidente a Sant’Antonio era l’operaio di 41 anni Marco Capozza

Marco Capozza

Si chiamava Marco Capozza il 41enne morto nella giornata di ieri (sabato 12 ottobre) in un tamponamento avvenuto lungo via Sant’Alberto, tra l’omonima località e Ravenna, all’altezza di Sant’Antonio. Si tratta di uno dei tre incidenti mortali (qui il terzo) registrati nel corso di un pomeriggio nero per le strade del Ravennate.

Capozza – originario del Salento – era un operaio della Marcegaglia e abitava con la famiglia a Sant’Alberto. Lascia la moglie e due figlie di 9 e 4 anni.

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