Eni pronta a smantellare dieci piattaforme in due anni Seguici su Telegram e resta aggiornato Intanto è iniziata la prima fase di stoccaggio di anidride carbonica nei fondali Nel prossimo biennio Eni prevede la dismissione e lo smantellamento di una decina di piattaforme di estrazione gas in mare nel nord Adriatico, di cui le acque antistanti alla costa ravennate rappresentano una parte consistente. Il dato è stato reso noto dall’ingegnere Stefano Carbonara, responsabile del distretto centro-settentrionale di Eni, il 9 dicembre in occasione del suo intervento alla tavola rotonda sul tema della transizione energetica organizzata a Ravenna da Omc e Corriere Romagna. L’iniziativa è stata una sorta di prologo della prossima edizione della fiera dell’energia che si terrà in aprile al Pala De André. Le piattaforme che saranno dismesse si trovano su giacimenti ormai esauriti e l’azienda ha deciso che saranno smantellate senza riutilizzi. Non faranno quindi parte del progetto di stoccaggio di anidride carbonica nel sottosuolo marino. Anche su questo intervento sono arrivati aggiornamenti nella stessa sede da parte di Carbonara. È ormai partita la prima fase pilota. «Cominciamo con lo stoccaggio di 25mila tonnellate di CO2 all’anno a una profondità di tremila metri. Per ora andiamo a catturare l’anidride carbonica prodotta dalla nostra centrale di Casal Borsetti che poi viene iniettata nel sottosuolo utilizzando la stessa infrastruttura che oggi estrae gas». La seconda fase prevede di arrivare a un volume di 4 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030 e successivamente fino a 16 milioni di tonnellate annue. Il dirigente del Cane a Sei Zampe ha fornito altri due dati che aiutano a inquadrare la dimensione del progetto: «La produzione italiana di CO2 è di circa 410 milioni di tonnellate all’anno, di cui 60 dai settori industriali che vengono chiamati “hard to abate”, cioè difficili da abbattere: siderurgia, acciaierie, cementifici, chimica, fertilizzanti che valgono il 3 percento del Pil nazionale con il 6 percento della forza lavoro. Stimiamo che la capacità totale dei giacimenti esauriti in Adriatico sia di circa 500 milioni di tonnellate». Tra gli ospiti della tavola rotonda era presente anche l’ingegnere Fabrizio Botta, responsabile delle operazioni di Saipem: «Siamo convinti che Ravenna sia nella condizione unica a livello nazionale di avere tutte le caratteristiche per diventare un hub della decarbonizzazione: c’è il know-how delle aziende, ci sono le competenze universitarie e ci sono le reti di infrastrutture. Il ruolo di Ravenna nel percorso di transizione energetica può avere un orizzonte non solo italiano ma anche europeo». Infine Massimo Derchi di Snam ha dato gli ultimi aggiornamenti sul rigassificatore nelle acque a 8 km dalla costa di fronte a Punta Marina: «La nave è in navigazione da Dubai al Mediterraneo. Entro fine anno sarà a Palermo, a febbraio sarà a Ravenna per gli ultimi allestimenti e da aprile entrerà in esercizio. Per completare la diga in mare a protezione della piattaforma servirà fino alla fine del 2026». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Gli ex soci festeggiano i 50 anni della Cofari A Faenza due cantieri per due ponti. Nasce una rotatoria tra le vie Lapi e Renaccio Dopo 70 anni chiude l'edicola di fronte alla basilica di San Francesco Seguici su Telegram e resta aggiornato