lunedì
10 Novembre 2025

La duna invernale in spiaggia è utile o dannosa?

Viene innalzata ogni anno per proteggere stabilimenti e centri abitati dalle mareggiate. Ma le conseguenze di questa movimentazione artificiale di sabbia sono sottovalutate e poco studiate

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Un’illustrazione fornita dal professor Enzo Pranzini: la duna invernale viene costruita spostando la sabbia dal mare verso l’interno. Così facendo, si abbassa il livello dell’arenile nel tratto più esposto alle onde e si alza quello che viene raggiunto durante le mareggiate più forti

In questi giorni, sulle spiagge ravennati, le ruspe sono al lavoro per innalzare la lunga duna invernale di sabbia (a Cervia è già stata completata in anticipo). Si tratta di un argine artificiale che viene realizzato ogni anno in molti litorali italiani, al fine di proteggere gli stabilimenti balneari dalle mareggiate. L’usanza è nata molti decenni fa, quando sono sorte le prime strutture balneari in muratura, che avevano un valore da difendere dalla violenza dell’acqua.

Durante i mesi freddi, le onde di burrasca possono facilmente arrivare ad allagare e danneggiare i bar e le cabine, e così i titolari degli stabilimenti balneari si fanno carico dei costi di questa operazione. La Cooperativa spiagge di Ravenna dichiara un investimento di 700 mila euro all’anno, la Cooperativa bagnini di Cervia 300 mila euro.

In questi tempi di crisi climatica e allagamenti sempre più frequenti ed estesi, la duna contribuisce a proteggere anche gli alberghi, gli edifici residenziali e i centri abitati in prima linea sulla costa. Ma le dune invernali sono davvero efficaci? E soprattutto, realizzare questi argini di sabbia comporta solo dei vantaggi, oppure ha anche dei lati negativi per l’ambiente?

Secondo il geologo Enzo Pranzini, professore di dinamica e difesa dei litorali all’Università di Firenze e tra i massimi esperti al mondo in gestione delle coste, «la costruzione degli argini invernali si è affermata senza che mai si fosse studiato se fossero realmente efficaci, o se invece non potessero recare danno alla spiaggia, magari nei settori adiacenti (ovvero le spiagge libere), dove la natura viene lasciata libera di operare come le stagioni hanno deciso». Per realizzare la duna artificiale, le pale meccaniche ridisegnano il profilo della spiaggia raschiando la sabbia dal lato del mare, spesso sin dai primi metri della battigia. Dunque la creazione di questo argine comporta l’abbassamento della spiaggia nella parte esterna, ma questo – evidenzia Pranzini – «fa sì che le onde penetrino più in profondità e raggiungano con maggiore frequenza ed energia la parte più alta della spiaggia, dove trovano un argine costruito accumulando materiali che non hanno avuto modo di compattarsi e franano all’arrivo della prima onda. Alla fine, quindi, non si sa se il vantaggio di un debole argine compensi gli effetti negativi di un’onda che può risalire con più intensità».

Oltretutto, con l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi degli eventi climatici estremi a causa del riscaldamento globale, gli argini invernali di sabbia vengono abbattuti sempre più facilmente dalle onde. Perciò le ruspe devono intervenire sempre più spesso per ripararli, comportando un aumento dei costi di anno in anno. Più efficace sarebbe favorire il ripristino delle dune naturali costiere, che sono delle barriere di difesa più solide e compatte, come avevamo già spiegato a questo link.

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Foto di Alex Giuzio

C’è anche un altro aspetto controverso, che riguarda l’indebolimento dei tratti di spiaggia non protetti dalla duna artificiale. Questa opera, infatti, non è un cordone unico lungo tutto il litorale, bensì si interrompe in alcuni tratti di spiaggia libera, lasciati privi della barriera invernale di protezione. Sono proprio questi tratti a rischiare di essere più erosi dalle onde, nel caso di una mareggiata. Spiega a questo proposito Pranzini: «La sabbia che va a formare l’argine invernale viene sottratta, seppure per un breve periodo, al bilancio sedimentario dell’arenile. Dunque, durante le mareggiate invernali che tendono a sottrarre spiaggia, dove viene realizzato l’argine si “mette in banca” della sabbia che verrà rimessa in gioco prima dell’estate, quando i flussi dovuti al moto ondoso sono minori. Tale quantità di sabbia rimarrà a vantaggio del tratto dove è stato fatto il cumulo, ma a danno del tratto dove non è stato fatto».

Dal punto di vista normativo, le dune invernali in riviera romagnola sono autorizzate sia dall’ordinanza balneare regionale, sia da quelle locali. In Emilia-Romagna l’altezza massima deve essere di 2,5 metri sul medio mare e la pendenza non inferiore a 1 su 4. Tuttavia, non esistono tecnici incaricati di valutare se queste opere siano più dannose o benefiche per la spiaggia. Anzi, sulle “Linee guida per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici”, sottoscritte nel 2018 dal Ministero della transizione ecologica e dalle Regioni, ci sono poche indicazioni in merito a questo argomento e si mettono in evidenza anche gli aspetti che ne sconsiglierebbero la realizzazione. Tuttavia il tema è ancora poco studiato dal punto di vista scientifico. Vista l’importanza di preservare le fragili aree costiere attraverso opere sensate ed eco-compatibili, sarebbe utile che l’argomento fosse oggetto di una maggiore attenzione.

«Abortito il grande autoparco portuale». Ora l’area delle Bassette è in vendita

Attesi spazi e servizi per la sosta dei camion. Il consigliere Ancisi (LpRa): «Era stato promesso entro il 2023»

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Un rendering del progetto originario

Una deliberazione dell’Autorità portuale di Ravenna, adottata all’inizio di ottobre, esprime l’intenzione dell’ente di cedere l’area di centomila metri quadrati in zona Bassette, a lato di via Canale Magni, dove è prevista la realizzazione del cosiddetto autoparco, un’area di sosta con servizi annessi per gli autotrasportatori che gravitano sull’area del porto.

Si trattava inizialmente di un progetto da 18 milioni di euro a carico di privati, per cui Ap avrebbe dovuto contribuire con 3,9 milioni di euro. La concessione dell’area sarebbe stata di 40 anni, i mezzi ospitati ogni anno circa 22mila, i ricavi totali stimati quasi 400 milioni di euro. L’autoparco sarebbe stato fornito di 199 stalli per la sosta dei tir, un hotel, servizi di ristorazione, un piccolo market e una foresteria.

Alla gara per l’affidamento della “progettazione, costruzione e gestione” dell’opera partecipò solo una cordata di imprenditori di Bolzano e di Brescia che se la aggiudicò nel luglio 2023. Nella delibera di Ap, di cui il consigliere comunale Alvaro Ancisi ha reso noti alcuni passaggi, si legge che appena quattro mesi dopo l’aggiudicazione il raggruppamento di imprese vincitore della gara ha comunicato l’impossibilità da concludere la stipula del contratto per sopraggiunte difficoltà economiche. Nel novembre 2023 Ap ha revocato l’aggiudicazione dell’appalto, affermando di voler rivedere, «anche alla luce delle mutate condizioni economiche generali, la strategia per la realizzazione dell’Area di sosta e servizio dell’autotrasporto nell’ambito di un investimento privato sostenibile». Da qui la decisione attuale di avviare una procedura pubblica di vendita dell’area allo scopo di rendere più appetibile l’intervento del privato dandogli modo di acquisirne la proprietà.

La destinazione dell’area resta vincolata al Progetto Urbanistico Attuativo approvato dal Comune di Ravenna “per la realizzazione dell’area di sosta e servizi all’autotrasporto”, anche se i concorrenti (dato e non concesso che siano più di uno), a fronte di un’asta che parte da 2,1 milioni di euro e caricandosi oltre 400mila euro di oneri di urbanizzazione, potranno dotarsi di un nuovo proprio progetto. Quello originale può dunque definirsi fallito. «Anche se tutto potrebbe essere stato già concordato – dice Ancisi –, non sarà comunque facile che l’autoparco 2.0 vada in porto, tanto meno in tempi brevi. Era stato promesso entro il 2023. È invece certo che i camionisti in arrivo tumultuoso al porto di Ravenna dovranno ancora attendere, se tutto andrà bene, non pochi altri anni per poter sostare e pernottare in zona dignitosamente, anziché in luoghi e modi di fortuna, privi di qualsiasi servizio a misura umana».

Ricercato dopo una rapina, trovato in auto con mezzo chilo di droga e 4mila euro

Il 25enne sorpreso lungo la Faentina era stato condannato a 5 anni nel 2022

Carabinieri Arresto Notturno

Quattro anni fa aveva rapinato un uomo in zona Darsena, a Ravenna, arrivando a puntargli contro una pistola per farsi consegnare il portafoglio con 400 euro in contanti. Arrestato alcuni giorni dopo, ma poi tornato in libertà, era stato condannato definitivamente a 5 anni e 3 mesi a fine 2022 – come riporta il Carlino Ravenna in edicola oggi (27 ottobre). Da allora però si era reso irreperibile. Fino alla notte di venerdì scorso, quando è stato fermato per un controllo dai carabinieri sulla Faentina, alle porte della città di Ravenna.

Il giovane – un 25enne di origni gambiane entrato in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari nel 2018 – si trovava a bordo di un’auto con altre tre persone. Addosso gli è stato trovato un panetto di hashish e altro mezzo chilo della stessa sostanza stupefacente era nascosto in auto, insieme a 4mila euro in contanti, ritenuti provento dell’attività di spaccio.

Tutto è stato sequestrato, mentre il 25enne è stato arrestato e portato in carcere per scontare la precedente pena, in attesa poi di un nuovo processo.

Il Ravenna torna al Benelli (due volte in pochi giorni) con il nuovo allenatore

Marchionni debutta contro San Marino. Mercoledì il recupero contro Piacenza

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Il Ravenna Fc torna nel suo stadio, al Benelli, per cercare di dare una svolta alla propria stagione, domenica 27 ottobre (ore 14.30), contro il Victor San Marino.

Una partita che assume un valore particolare rappresentando l’esordio in panchina di Marco Marchionni, ex calciatore di serie A (con le maglia, tra le altre, di Juve, Parma e Fiorentina), nuovo allenatore del Ravenna dopo l’esonero di Mauro Antonioli, a cui non sono bastati 10 punti raccolti nelle prime 7 giornate di un campionato – il girone D della serie D – che in estate vedeva i giallorossi grandi favoriti. Oggi invece il primo posto è già lontanissimo, con il Tau Altopascio a punteggio pieno con 21 punti.

Contro il San Marino (tredicesimo con 3 punti in meno del Ravenna) quindi l’obiettivo è tornare alla vittoria e farlo in modo convincente, per cercare di scrollarsi di dosso quella paura che sembra attanagliare molti giocatori, che al momento non hanno saputo reggere la pressione di dover giocare per vincere il campionato.

Nel giro di pochi giorni saranno due le partite al Benelli del Ravenna davanti ai propri tifosi, dopo quella di domenica con il Victor San Marino, mercoledì 30 ottobre (alle 18) si recupera il big-match con il Piacenza rinviato per maltempo domenica scorsa.

Effetto Sinner: i tesserati del tennis in provincia sono quadruplicati in pochi anni

Ma nuovi campi solo da padel. Il delegato Fitp: «I circoli non investono anche perché è difficile farlo su impianti pubblici con concessioni che scadono. Sarebbe bello un torneo nel nuovo palazzetto»

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Chiamatelo effetto Sinner. I tesserati del tennis in provincia di Ravenna sono quadruplicati negli ultimi cinque anni. Dai duemila del 2019 pre Covid ai quasi ottomila di quest’anno. Una crescita superiore alle medie regionali e nazionali: nello stesso periodo gli atleti sono raddoppiati in Emilia-Romagna e triplicati in Italia.

A misurare il fenomeno i dati forniti dal comitato regionale dell’Emilia-Romagna della Federazione italiana tennis padel (Fitp): nel 2019 c’erano 269 società affiliate in regione e oggi sono 321. A livello provinciale il dato è stabile (31) ma c’è stato un aumento di quelle del padel superiore alla contrazione di quelle del tennis. Aumento clamoroso per i tesserati tennis: oggi in provincia sono 7.852, erano 1.990 nel 2019. I dirigenti in provincia sono 41 e i maestri sono 110.

«Non c’è dubbio che i risultati internazionali dei nostri giocatori migliori in questi anni stiano aiutando la visibilità dello sport e attirino giovani – afferma Marco Contessi, delegato provinciale della Federazione italiana tennis padel (Fitp) –. C’è qualcuno in più che sceglie il tennis invece di calcio o pallavolo». A favorire la crescita del movimento c’è anche un approccio più attento della Fitp: «La promozione dell’attività viene fatta con più organizzazione, entrando nelle scuole e cercando di coinvolgere più persone. In questo si è rivelato molto prezioso il lavoro di Michelangelo Dell’Edera come responsabile nazionale della formazione tecnica, fisica e mentale».

L’entusiasmo aumenta, i tesserati anche, ma le società affiliate alla Fitp sono calate da 26 a 24 e attualmente in provincia ci sono 88 campi da tennis. «Parliamoci chiaro: le strutture per la pratica del tennis non sono proprio all’avanguardia. In città a Ravenna esistono ancora i circoli che esistevano quando ero bambino e non sono stati fatti grandi investimenti. I campi vengono mantenuti in buone condizioni, ma abbiamo circoli spesso a gestione quasi familiare che al massimo hanno 3-4 campi e vanno in difficoltà per organizzare tornei perché poi non c’è disponibilità di ore per mantenere l’attività ordinaria dei soci. L’unico circolo che si distingue un po’ è lo Zavaglia dove Omar Urbinati sta portando avanti un lavoro importante con l’attività agonistica».

L’unica isola felice sembra il “tennis in gabbia”, meglio noto come padel: «Gli unici campi nuovi sono per questo sport. È divertente e può giocarlo anche chi ha qualche anno in più, ma spero non sia una bolla».

Scarsi investimenti che hanno anche una ragione pratica: «I presidenti dei circoli lamentano l’incertezza per programmare perché si tratta di impianti pubblici in concessione e non sempre ci sono garanzie sulle proroghe o sui rinnovi. Così diventa difficile farsi carico di spese».

Per quanto riguarda la città di Ravenna è un periodo con grandi ambizioni nell’impiantistica: una nuova piscina e un nuovo palazzetto con un investimento complessivo da 50 milioni di euro. Ma di strutture tennistiche non se ne parla: «Un centro provinciale ben organizzato sarebbe una cosa bellissima. Ma va trovata l’area giusta e forse ci sono tanti “campanili”: ognuno preferisce il suo piccolo orticello piuttosto che rinunciare al suo nome in favore di un progetto comune. Speriamo che il nuovo palazzetto possa offrire l’occasione per qualche evento significativo di tennis. Se pensiamo che da due anni si gioca la Coppa Davis a Bologna all’Unipol Arena allora vuol dire che si può fare tennis ovunque, basta volerlo»

Tira dritto all’uscita del ponte di Grattacoppa: anziano al Bufalini

Un 72enne alla guida di una Fiat Punto finisce contro il guardrail

All’uscita del tanto discusso (per i ritardi del cantiere) ponte di Grattacoppa sul Lamone, ha tirato dritto, andandosi a schiantare contro il guardrail.

Alla guida dell’auto – una Fiat Punto – si trovava un 72enne, che ha riportato una ferita profonda alla testa. Soccorso dagli uomini del 118, è stato trasportato al Bufalini con un codice di media gravità.

Sul posto per i rilievi una pattuglia della polizia locale di Ravenna.

Le foto sono di Massimo Argnani

Al Mic di Faenza 122 coppie hanno festeggiato le nozze d’oro, di diamante e di ferro

Con il saluto dell’amministrazione, musica, brindisi e foto ricordo

Pomeriggio al Museo internazionale delle ceramiche per le coppie faentine che quest’anno hanno festeggiato o festeggeranno le nozze d’oro, di diamante e di ferro (o in alcuni casi dette “di titanio”). Si tratta di un’iniziativa nata a Faenza diversi anni fa per sottolineare il valore della famiglia e i legami di affetto.

Le coppie invitate quest’anno erano 314: 225 per i 50 anni di matrimonio, 85 i 60 anni e 4 i 70 anni. Di queste sono arrivate al Mic, molti dei quali accompagnati dai familiari, 122 coppie: 93 per il 50°; 27 per il 60° e una coppia che festeggia i 70 anni di matrimonio.

La manifestazione ha preso il via alle ore 15 con l’accoglienza degli invitati, con il saluto da parte dei rappresentanti dell’amministrazione e la foto ricordo. All’iniziativa ha preso parte, tra gli altri, l’ex sindaco Giovanni Malpezzi, promotore dell’introduzione della cerimonia a Faenza. Alle 16, animazione e musica a cura della Metallurgica Viganò e Gilda Cossa; la cerimonia si è conclusa con il brindisi finale.

Chi fra gli invitati fosse stato impossibilitato a partecipare potrà comunque ritirare nei giorni successivi la pergamena, direttamente presso il Servizio Affari Istituzionali – Segreteria del Sindaco del Comune di Faenza, negli orari di ufficio.

I concerti per “Capire la musica”, dai giovani talenti al grande Ivo Pogorelich

Presentata la stagione ravennate con protagonista la Young Musicians European Orchestra

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Ivo Pogorelich

Dal 7 dicembre al 16 aprile torna la stagione musicale ravennate “Capire la Musica”, organizzata da Emilia Romagna Concerti. «Il successo di pubblico degli ultimi mesi – dice la presidente Silvana Lugaresi – l’aumento dei contributi a nostra disposizione da parte del Ministero per la Cultura e la collaborazione con l’Amministrazione comunale di Ravenna e importanti istituzioni musicali italiane ci hanno permesso di consolidare la nostra stagione più importante. Desidero sottolineare come oltre ai contributi ordinari del Mic abbiamo ottenuto ulteriori sovvenzioni dal progetto ministeriale “Boarding Pass” 2022-2024 e dal progetto Siae “Per chi crea” e dal Cidim (Comitato Italiano Nazionale Musica) e con questa maggiore disponibilità siamo in grado oggi di programmare una rassegna che possa soddisfare il pubblico ravennate».

L’inaugurazione quest’anno sarà il 7 dicembre nella Basilica di San Francesco per il tradizionale Concerto di Natale con la Young Musicians European Orchestra guidata dal giovane direttore vietnamita Nhat Minh Tran con la partecipazione del violinista ventenne Ion Mihai e del suo prezioso violino Stradivari. Il programma prevede musiche di Paganini, Vitali, Britten ed Elgar. Come sempre il concerto sarà concluso dai Cori delle Scuole di Ravenna e Tredozio impegnati in tre canzoni di Natale.

Seguirà il 14 dicembre al Teatro Alighieri uno dei pianisti più famosi del mondo, Ivo Pogorelich. Il programma prevede musiche di Mozart e Chopin.

Il 10 febbraio ritornano il pianista Francesco Nicolosi e lo scrittore Stefano Valanzuolo che presenteranno una serata basata sulle figure di Chopin e di Sigismund Thalberg, uno degli innovatori della tecnica pianistica che fecero del virtuosismo parossistico la ragione e l’essenza del suonare. Nicolosi, allievo del famoso Vincenzo Vitale, è uno degli interpreti più accreditati per le musiche pianiste di Thalberg per il quale ha effettuato numerose registrazioni.

Il 21 febbraio nel Ridotto del Teatro Alighieri si realizzerà uno dei progetti di punta della stagione 2024/25: gli Strumentisti del Teatro alla Scala di Milano e della Young Musicians European Orchestra uniti nell’esecuzione della Serenata n. 1 di Brahms nella versione originale per gruppo da camera. Alla guida del complesso il primo violino Indro Borreani, 23 anni, che da alcuni anni frequenta spesso la nostra città.

Debutta per il concerto dedicato alla Festa della Donna del 7 marzo la violoncellista Giada Moretti accompagnata dal pianista Lorenzo Rossi in un programma che comprende Beethoven e Schubert.

La rassegna si conclude il 16 aprile nella Basilica di San Francesco con il Concerto di Pasqua affidato alla Young Musicians European Orchestra e alla direzione di Indro Borreani che si esibirà anche come solista. Il programma sarà dedicato allo Stabat Mater di Vivaldi insieme ad altri brani solistici del “Prete Rosso”.

Fuori abbonamento vanno segnalate due attività speciali per le scuole entrambe programmate nella Sala Corelli del Teatro Alighieri: il concerto per Santa Cecilia del 21 novembre alle 11 con le Stagioni di Vivaldi e il concerto per le vittime dell’Olocausto, i genocidi e delle vittime di guerra il 27 gennaio.

I prezzi degli abbonamenti variano da 90 a 24 euro. Biglietti e abbonamenti disponibili alla biglietteria del Teatro Alighieri, telefono 0544-249244 (aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e giovedì pomeriggio dalle 16 alle 18) e online sul sito www.teatroalighieri.org (solo biglietti). Sono previsti sconti per i gruppi, le scuole, i giovani ed i Cral ed i soci Coop.

Per informazioni erconcerti@yahoo.it

Apre una discoteca albanese, commenti razzisti sui social

I titolari: «Sarà per appassionati di musica, ma puntiamo all’integrazione»

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Le ragazze che promuovono il locale su Instagram

Apre al kartodromo di Conselice un locale albanese. Il 31 ottobre l’inaugurazione della discoteca (dalle 22.30 alle 4), con ospite speciale Yll Limani, cantante da oltre 300 milioni di visualizzazioni su YouTube e più di 500mila ascoltatori mensili su Spotify.

Gli organizzatori invitano a vestirsi eleganti: non si potrà entrare indossando tute sportive, né con cappelli o borselli, si legge sulla pagina Instagram.

L’annuncio sui social non è passato inosservato e non sono mancati i commenti razzisti, così come le accuse di discriminazione. A cui i titolari della Eagle Events hanno risposto: «Il locale è aperto a tutti quanti ma il tema è musica albanese, l’integrazione è la cosa a cui puntiamo al massimo».

Sorpreso in un locale con la pistola: arrestato

Era in regime di affidamento in prova con l’obbligo di restare a casa dopo le 20

Polizia Scientifica Pistola

È stato sorpreso in un locale di Ravenna, nella serata di venerdì 25 ottobre, con una pistola Beretta con 5 colpi calibro 9×17. I poliziotti, allertati da alcuni cittadini, sono riusciti a bloccarlo e ad arrestarlo. Si tratta di un giovane extracomunitario – secondo gli agenti intervenuti – «in evidente stato di ebbrezza alcolica».

Già noto alle forze dell’ordine per numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio, la persona e per violazioni alla normativa sugli stupefacenti, il giovane è stato inoltre segnalato al competente Tribunale di Sorveglianza in quanto, a seguito delle condanne già patite, risultava in regime di affidamento in prova con la prescrizione della permanenza in casa dalle ore 20 alle 6, tutti i giorni.

Quando ci siamo rassegnati ad aspettare sette ore,su una sedia, al pronto soccorso?

Riceviamo e pubblichiamo da un nostro collaboratore una testimonianza, l’ennesima, dopo una spiacevole esperienza al pronto soccorso di Ravenna. Convinti che bisogna continuare a parlarne.

Pronto Soccorso

La domanda cruciale è: come e quando ci siamo rassegnati a questo stato delle cose? Dev’essere stato il famoso processo della “rana bollita”, un po’ alla volta, forse mentre eravamo in fila per i primi vaccini o al pala de André in auto, per i tamponi del Covid. Le liste di attesa erano già lunghe, poi sono diventate sterminate, i medici di famiglia sono diventati impossibili da reperire o quasi e l’arte di adattarsi ha preso il sopravvento. Molti vanno ormai nel privato. Ma il pronto soccorso privato (ancora) non c’è.

E così succede che sette ore di attesa in un normale venerdì di ottobre per essere visti al pronto soccorso di Ravenna dopo una caduta in bicicletta (ma vogliamo parlare di piste ciclabili? No, va beh, meglio di no) e in totale undici ore per la dimissione con una costola rotta diventano la norma. Anzi, cosa vuoi lamentarti che in fondo è gratuito? In fondo, tac e raggi X sono stati fatti e la diagnosi (inaspettata) è arrivata. Del resto lo sappiamo, al pronto soccorso di Ravenna, che serve un bacino di utenza che va ben oltre il comune, c’è un solo medico in servizio. Non di notte, non nei festivi, sempre. E per quanto il medico in questione possa lavorare indefessamente, uno è e uno resta.

Ma sette ore seduti su una sedia, con dolori a spalla, braccio, ginocchio, ecchimosi in volto sono lunghissime. Lo sappiamo, lo abbiamo letto allo sfinimento: non si trovano medici. I pronto soccorso sono diventati luoghi da cui il personale fugge. «Meglio la miniera che qui» si sente dire da un’ex operatrice passata a salutare gli ex colleghi. E non si stenta a crederle. Anche da pazienti, si potrebbe pensare. Qualsiasi posto piuttosto che il pronto soccorso, ma quando dal Cau ti dicono che quell’ematoma in volto fa sì che loro non possano curarti, non ti resta altra scelta. Quindi vai e ti prepari ad aspettare “qualche ora”, ti dicono dal Triage. Qualche ora in cui sei da solo, su una sedia da cui a tratti hai paura di alzarti o allontanarti per timore di ritrovarla occupata. Perché ci sono diversi momenti in cui il posto per tutti non c’è.

In generale hai paura di allontanarti perché speri sempre che quella porta si apra e qualcuno chiami il tuo nome e se tu in quel momento sei alle macchinette a prendere qualcosa da mangiare o bere non puoi sentire né vedere. E quindi? Cosa succede? Quante altre ore dovrai restare lì se salti la chiamata? Quante altre urgenze potrebbero arrivare per quell’unico solitario medico?

Intanto ci sono i lavori in corso, con sottosfondo di trapani e quant’altro. La gente in attesa parla, si lamenta, litiga, soprattutto telefona, rigorosamente e maledettamente in vivavoce. Ma il punto estremo di esasperazione arriva quando vai in bagno. Apri una porta su un antibagno con altre due porte e su una campeggia un foglio scritto a mano: “Guasto”. Resta l’altro per uomini, donne, sani e malati, chiunque passi di lì, insomma. L’altro bagno, un po’ oltre ma comunque vicino, emana un odore da far rimpiangere un autogrill. Torni alla tua sedia e fame, stanchezza, lo choc della brutta caduta, il dolore, il mal di testa lancinante cominciano a farsi sentire. Ti viene proprio da piangere, in silenzio, vergognandoti anche un po’. Non lo fai apposta, stai proprio crollando. Ma il poco personale che vedrai passare avrà sempre lo sguardo alto, in modo da non incrociare quello di nessuno dei presenti, forse per non perdere inutile tempo a fornire risposte che non ha.

Dopo sei ore, provi a chiedere almeno una barella su cui stenderti, ma no, barelle non ce ne sono più, meglio tenersi stretta la sedia di metallo. Intanto qualcuno, esasperato, cerca di entrare nell’ambulatorio tra una visita e l’altra chiedendo udienza e (incredibilmente) qualche volta la ottiene. Ti suggeriscono di fare lo stesso, e ci provi ma guarda caso è proprio arrivato il tuo turno, dopo sette ore. La barella ora, dopo la visita, te la trovano e (finalmente) ti chiedono se vuoi qualcosa contro il dolore, un banalissimo farmaco da banco, mica morfina. Così le restanti quattro ore e mezza che ti aspettano dalle dimissioni passano in un lampo, o quasi. Nel mezzo si sono dati il cambio tre medici, tutti gentili, tutti umani, anzi, tutti sicuramente un po’ supereroi. A loro non si può chiedere di più, se non di resistere.

Ma se la situazione è questa, davvero è chiedere troppo che ci siano da subito almeno abbastanza barelle? Che alla gente sola venga chiesto se ha bisogno di mangiare, o che i distributori automatici siano almeno a vista, che i bagni siano in numero e condizioni congrue? Davvero anche questo è chiedere troppo? Ci diranno che ci sono i lavori in corso, immagino. Che dopo andrà tutto meglio. Dopo, sempre dopo. Eppure oggi è il dopo di qualche tempo fa, e non va certo meglio…

Una raccolta di materiali ferrosi (e altri oggetti da mercatino) per beneficenza

Mercatino Del Ferro A Cotignola (2)

Da lunedì 28 ottobre a sabato 2 novembre l’associazione Amici per gli altri (ex ragazzi della parrocchia) di Cotignola organizza nel piazzale di via Dell’Artigiano, nella zona industriale, una raccolta di materiali ferrosi e altri oggetti da mercatino, con finalità benefiche.

Il mercatino è aperto con orario continuato dalle 8 fino al tramonto.

L’iniziativa si svolge da vent’anni, grazie alla volontà di un gruppo di amici: negli anni sono stati sostenuti asili, scuole e associazioni di Cotignola, Barbiano, Bagnara, Solarolo, Lugo e Faenza e la chiesa di San Francesco di Cotignola.

Non saranno ritirati vestiti, mobili, divani, televisori (anche se in buono stato o funzionanti). È possibile portare il materiale direttamente in loco, oppure concordare il ritiro al proprio domicilio, previo accordo telefonico, ai numeri 333 3877539 (Daniele), 339 7589167 (Sauro), 333 3588242 (Matteo, ore pasti).

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