La duna invernale in spiaggia è utile o dannosa?

Viene innalzata ogni anno per proteggere stabilimenti e centri abitati dalle mareggiate. Ma le conseguenze di questa movimentazione artificiale di sabbia sono sottovalutate e poco studiate

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Un’illustrazione fornita dal professor Enzo Pranzini: la duna invernale viene costruita spostando la sabbia dal mare verso l’interno. Così facendo, si abbassa il livello dell’arenile nel tratto più esposto alle onde e si alza quello che viene raggiunto durante le mareggiate più forti

In questi giorni, sulle spiagge ravennati, le ruspe sono al lavoro per innalzare la lunga duna invernale di sabbia (a Cervia è già stata completata in anticipo). Si tratta di un argine artificiale che viene realizzato ogni anno in molti litorali italiani, al fine di proteggere gli stabilimenti balneari dalle mareggiate. L’usanza è nata molti decenni fa, quando sono sorte le prime strutture balneari in muratura, che avevano un valore da difendere dalla violenza dell’acqua.

Durante i mesi freddi, le onde di burrasca possono facilmente arrivare ad allagare e danneggiare i bar e le cabine, e così i titolari degli stabilimenti balneari si fanno carico dei costi di questa operazione. La Cooperativa spiagge di Ravenna dichiara un investimento di 700 mila euro all’anno, la Cooperativa bagnini di Cervia 300 mila euro.

In questi tempi di crisi climatica e allagamenti sempre più frequenti ed estesi, la duna contribuisce a proteggere anche gli alberghi, gli edifici residenziali e i centri abitati in prima linea sulla costa. Ma le dune invernali sono davvero efficaci? E soprattutto, realizzare questi argini di sabbia comporta solo dei vantaggi, oppure ha anche dei lati negativi per l’ambiente?

Secondo il geologo Enzo Pranzini, professore di dinamica e difesa dei litorali all’Università di Firenze e tra i massimi esperti al mondo in gestione delle coste, «la costruzione degli argini invernali si è affermata senza che mai si fosse studiato se fossero realmente efficaci, o se invece non potessero recare danno alla spiaggia, magari nei settori adiacenti (ovvero le spiagge libere), dove la natura viene lasciata libera di operare come le stagioni hanno deciso». Per realizzare la duna artificiale, le pale meccaniche ridisegnano il profilo della spiaggia raschiando la sabbia dal lato del mare, spesso sin dai primi metri della battigia. Dunque la creazione di questo argine comporta l’abbassamento della spiaggia nella parte esterna, ma questo – evidenzia Pranzini – «fa sì che le onde penetrino più in profondità e raggiungano con maggiore frequenza ed energia la parte più alta della spiaggia, dove trovano un argine costruito accumulando materiali che non hanno avuto modo di compattarsi e franano all’arrivo della prima onda. Alla fine, quindi, non si sa se il vantaggio di un debole argine compensi gli effetti negativi di un’onda che può risalire con più intensità».

Oltretutto, con l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi degli eventi climatici estremi a causa del riscaldamento globale, gli argini invernali di sabbia vengono abbattuti sempre più facilmente dalle onde. Perciò le ruspe devono intervenire sempre più spesso per ripararli, comportando un aumento dei costi di anno in anno. Più efficace sarebbe favorire il ripristino delle dune naturali costiere, che sono delle barriere di difesa più solide e compatte, come avevamo già spiegato a questo link.

duna invernale spiaggia

Foto di Alex Giuzio

C’è anche un altro aspetto controverso, che riguarda l’indebolimento dei tratti di spiaggia non protetti dalla duna artificiale. Questa opera, infatti, non è un cordone unico lungo tutto il litorale, bensì si interrompe in alcuni tratti di spiaggia libera, lasciati privi della barriera invernale di protezione. Sono proprio questi tratti a rischiare di essere più erosi dalle onde, nel caso di una mareggiata. Spiega a questo proposito Pranzini: «La sabbia che va a formare l’argine invernale viene sottratta, seppure per un breve periodo, al bilancio sedimentario dell’arenile. Dunque, durante le mareggiate invernali che tendono a sottrarre spiaggia, dove viene realizzato l’argine si “mette in banca” della sabbia che verrà rimessa in gioco prima dell’estate, quando i flussi dovuti al moto ondoso sono minori. Tale quantità di sabbia rimarrà a vantaggio del tratto dove è stato fatto il cumulo, ma a danno del tratto dove non è stato fatto».

Dal punto di vista normativo, le dune invernali in riviera romagnola sono autorizzate sia dall’ordinanza balneare regionale, sia da quelle locali. In Emilia-Romagna l’altezza massima deve essere di 2,5 metri sul medio mare e la pendenza non inferiore a 1 su 4. Tuttavia, non esistono tecnici incaricati di valutare se queste opere siano più dannose o benefiche per la spiaggia. Anzi, sulle “Linee guida per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici”, sottoscritte nel 2018 dal Ministero della transizione ecologica e dalle Regioni, ci sono poche indicazioni in merito a questo argomento e si mettono in evidenza anche gli aspetti che ne sconsiglierebbero la realizzazione. Tuttavia il tema è ancora poco studiato dal punto di vista scientifico. Vista l’importanza di preservare le fragili aree costiere attraverso opere sensate ed eco-compatibili, sarebbe utile che l’argomento fosse oggetto di una maggiore attenzione.

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