sabato
02 Agosto 2025

L’obiettivo di Missiroli: «Unire le due anime della città, il mare e il sale»

Il candidato del centrosinistra: «Da sempre con il Pd, voglio essere trasparente, non come il mio avversario finto civico
Le priorità? Manutenzioni di strade e marciapiedi, rilancio del turismo e il tema della casa per i giovani»

Mattia Missiroli

È molto ampia la coalizione di centrosinistra riunita sotto al nome di Mattia Missiroli per conservare il governo della città di Cervia dopo il primo mandato di Massimo Medri.
Il 43enne architetto, socio di uno studio di architettura (che qualcuno ricorderà per la partecipazione al reality “Campioni” su Mediaset vent’anni fa), è appoggiato da sei liste. C’è quella del Pd, poi Alleanza Verdi Sinistra, il Partito repubblicano, il Movimento 5 stelle e le due realtà più civiche: quella che porta il nome del candidato e quella chiamata semplicemente lista civica per Cervia. La novità principale rispetto al 2019 è sicuramente l’ampliamento verso i grillini che invece andarono da soli con Pierre Bonaretti (11,1 percento).

La psicoterapeuta Elena Alessandrini è capolista di Avs. Samanta Farabegoli per la lista civica Missiroli. Gabriele Armuzzi, attuale vicesindaco, è il primo nome dell’Edera. Achille Abbondanza capolista dem: il 52enne è affetto da fibrosi polmonare idiopatica (Ipf) ed è il vicepresidente della Federazione Italia Ipf e Malattie Rare Polmonari, da anni è impegnato nel sociale attraverso iniziative pubbliche e sportive per sensibilizzare la cittadinanza sui temi della salute (con i dem è candidata anche l’assessora uscente Michela Brunelli). Il segretario comunale dei Cinque stelle, Davide Grossi, è al primo posto della lista dei grillini. E Gianni Grandu, presidente del consiglio comunale, si presenta per la Lista civica per Cervia.
Ha suscitato qualche polemica la candidatura Pd di Daniela Poggiali, 64enne pensionata (ex dirigente dei Comuni di Cervia e Ravenna) e amministratore unico di Asp Santa Sofia: a Cervia è candidata con i dem, a Forlì invece con una lista composta da Azione e Italia Viva.

Questa intervista fa parte delle nove rivolte ai candidati sindaci dei tre comuni sopra i 15mila abitanti che si preparano per le amministrative dell’8 e 9 giugno (Lugo, Cervia, Bagnacavallo). Le domande sono uguali per tutti e i vari candidati hanno preferito rispondere per iscritto. Nel Cervese, Missiroli sfida la coalizione di centrodestra, che schiera il candidato Massimo Mazzolani.

Data e luogo di nascita «Forlì, 28 aprile 1981, ma residente a Cervia».
Titolo di studio: «Laurea specialistica in Architettura ed Ingegneria Edile 4/S Vecchio Ordinamento».
Lavoro: «Architetto e imprenditore».
Reddito dichiarato nel 2023: «Circa 51mila euro».
Auto: «La sto vendendo. Ho due Vespe».
Hobby: «Giocare a calcio, suonare la chitarra».
Orientamento religioso: «Cattolico».

Da quanto si occupa di politica, quali tessere ha avuto e ha attualmente? Quali incarichi ha ricoperto in passato e per quali partiti?
«La politica è una passione che ho fin da giovane, sono partito dal circolo di Castiglione, poi una esperienza in consiglio provinciale e nel consiglio di zona. Sono da sempre del Partito Democratico, prima Ds, su questo voglio essere trasparente, a differenza del mio avversario che da esponente storico della destra da oltre trent’anni, oggi si presenta come civico. Credo serva coerenza e trasparenza verso i nostri concittadini, poi sappiamo che a livello locale le ideologie sono certamente meno determinanti rispetto al piano nazionale e se sarò eletto, sarò il sindaco di tutti, a prescindere dallo schieramento».

Se viene eletto, tra cinque anni cosa ci sarà a Cervia che non c’è ora?
«Sicuramente un nuovo porto e un rinnovato lungomare a Cervia. Certamente un nuovo elemento attrattivo culturale a Milano Marittima: questi e tanti altri obiettivi saranno raggiunti grazie ad una squadra forte che unisce giovani e personalità esperte. Confidiamo nella fiducia dei cervesi».

Alluvione: ci sono state responsabilità degli amministratori locali? Da sindaco come favorirà la ricostruzione e come cercherà di evitare che possa succedere di nuovo?
«È stato un evento di portata storica, “sono piovute 11 dighe di Ridracoli” in pochi giorni, facendo esondare 3 fiumi contemporaneamente, 80mila frane nelle nostre colline, non mi sento certo di dare responsabilità agli amministratori locali, a prescindere dal colore politico. Serve un grande piano per adattarci ai cambiamenti climatici mettendo in sicurezza maggiore il territorio, partendo dalle nostre colline: se sarò sindaco con i miei colleghi limitrofi, Regione e struttura commissariale, faremo squadra per elaborare ed attuare i piani speciali per le necessarie opere strutturali comuni».

Post-alluvione a parte, qual è la prima emergenza di cui crede ci si debba occupare?
«Migliorare la cura e manutenzione delle strade e marciapiedi, ritornare con le presenze turistiche a livelli pre 2019, affrontare il tema casa per i giovani».

Qual è l’eccellenza che ancora non è stata abbastanza valorizzata?
«È stato fatto un grande lavoro con la società parco delle saline ed ora con la concessione definitiva direi sicuramente il comparto Saline. Vedo qui un immenso potenziale per lo sviluppo del turismo ambientale ed esperienziale, tramite il collegamento lungo la via d’acqua al centro storico, unendo le due anime della città, il mare ed il sale. È davvero un luogo magico ed unico».

Il peggior errore di chi l’ha preceduta e il maggior merito che gli riconosce?
«Gli ultimi 5 sono stati anni davvero difficili, certamente i più complessi dal dopoguerra, viste le concomitanze nei cinque anni di eventi catastrofici di immensa portata per tutti, soprattutto per il nostro piccolo comune. Il merito che riconosco a Massimo (Medri, ndr) è certamente quello di aver tenuto coesa la nostra comunità in anni davvero complessi, che ora però ci obbligano a guardare al futuro con una rinnovata energia e visione a lungo termine».

La data più importante da festeggiare del calendario civile italiano?
«Senza dubbio il 25 aprile. È una festa di tutti, dei nostri nonni che hanno sacrificato la vita ed i loro anni migliori per un futuro libero dalle dittature e dalle guerre. Il messaggio che questa festa porta con sé, è di rinnovata attualità. Solo guardando a quel passato e salvaguardando i principi costituzionali possiamo traguardare ad una Europa unita lontana dalle guerre. Lo dobbiamo ai nostri figli».

Toponomastica: quale via o piazza manca nella sua città? A chi vorrebbe dedicarne una?
«Nel 2024 si raggiungono i 10 anni dalla scomparsa di un grande sindaco della nostra città: Ivo Rosetti e a lui vorrei intitolare un luogo simbolico. Se la nostra città è così verde e bella, molto è merito suo. Un sindaco che da muratore ha realizzato uno dei piani urbanistici più all’avanguardia del Paese, tutelando l’ambiente senza rinunciare al grande sviluppo turistico. Ha realizzato uno dei primi depuratori e partecipato attivamente al consorzio per la costruzione della diga di Ridracoli, per combattere la crisi idrica che gravava sulla Romagna. Davvero un grande cervese».

Cosa voterà alle Europee? E chi ha votato alle ultime Politiche?
«Certamente il Pd e Bonaccini. Ha fatto davvero tanto per la nostra città e per la nostra regione. Portare questa qualità amministrativa e la innata forza innovativa della nostra terra, non potrà che essere di aiuto per la crescita collettiva. L’Emilia Romagna può essere un esempio virtuoso di sviluppo, tradizione e resilienza ai problemi: non dovremmo mai scordarlo».

A Faenza più strade e piazze verranno dedicate alle donne

È stato approvato a maggioranza l’ordine del giorno presentato in consiglio comunale per una maggiore parità di genere nella toponomastica faentina

FAENZA PIAZZA DEL POPOLO ©

È stato approvato nelle scorse settimane l’ordine del giorno presentato in consiglio comunale a Faenza dal Partito Democratico volto riequilibrare l’importante divario di genere nella nomenclatura topografica della città.

La mappatura svolta dall’Associazione “Toponomastica Femminile” ha fatto emergere che in città gran parte delle vie sono dedicate a uomini: si parla di 365 vie e piazze intitolate a figure maschili a fronte di sole 19 intitolate a figure femminili. Di queste 19 poi, solamente 11 sono dedicate a figure estranee al mondo religioso. Il testo presentato in comune impegna il Sindaco e la Giunta a formalizzare la volontà di dedicare le nuove vie, piazze, aree verdi, strutture sportive o educative a personalità femminili ad oggi non adeguatamente rappresentate nella toponomastica cittadina.

Nonostante il testo sia stato approvato a maggioranza, ha fatto discutere la scelta da parte di Fratelli d’Italia e Lega di bocciare l’ordine, mentre Progetto Civico Faentino si è astenuto: «Davvero non se ne capiscono le ragioni: anche e soprattutto dai linguaggi simbolici ed espressivi passano i grandi cambiamenti culturali della società. Poter riconoscere figure femminili meritevoli locali e nazionali nelle strade della propria città c ontribuisce giorno dopo giorno ad instillare consapevolezza nelle generazioni più giovani e non solo che anche per le donne è possibile arrivare a posizioni di leadership e contribuire al benessere e al progresso della società. Il riequilibrio della parità di genere nella toponomastica cittadina è solo uno di tanti strumenti che possono rendere l’uguaglianza davvero effettiva e non sono solo sbandierata a parole – commentano dal Partito Democratico – dispiace questo esito perché al di là del tentativo di arrampicarsi sugli specchi, certifica nei fatti il persistere anche tra le forze politiche faentine di pregiudizi non più giustificabili e accettabili».

Di seguito l’ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare

Per una maggiore parità di genere nella toponomastica faentina

  • la denominazione delle vie e delle piazze, l’intitolazione delle strutture educative, sociali, sportive e di altro luogo pubblico, comprese le iscrizioni e lapidi commemorative, sono di competenza dell’Amministrazione Comunale e sono da considerarsi elementi costitutivi della memoria storica collettiva delle città e come tali meritano di essere tutelati;
  • l’articolo 9 del Regolamento della toponomastica e numerazione civica attualmente in vigore prevede che “nell’attribuzione di nuove denominazioni relative a persone fisiche deve essere perseguita una proporzionalità di genere tra uomini e donne”, senza tuttavia considerare l’importante squilibrio storico nelle precedenti attribuzioni;
  • di recente, a seguito di una ricerca avviata a livello nazionale, è emerso che i personaggi cui sono dedicati strade, piazze, giardini, edifici e luoghi urbani sono in maggioranza figure maschili, non riconoscendo il contributo altrettanto fondamentale dato da tante donne nella storia;
  • l’Associazione “Toponomastica Femminile” ha effettuato una mappatura dei nomi assegnati a strade, piazze, giardini ed è emerso che nella nostra città gran parte delle vie sono dedicate a uomini, in particolare, su solo 19 strade sono intitolate a figure femminili a fronte di 365 vie/piazze intitolate a figure maschili;
  • l’intitolazione di una strada non è solo una celebrazione ma è anche il riconoscimento di un valore e che le stesse denominazioni possono contribuire a creare una cultura della parità di genere.

    Considerato che:

  • la prima attuazione delle pari opportunità passa soprattutto attraverso la maturazione culturale di questo valore;
  • è importante tributare questo valore a tutte le persone che hanno contribuito a scrivere la storia del nostro paese;
  • la toponomastica è solo un piccolo tassello della questione relativa al rispetto di genere nelle istituzioni e nei luoghi di rappresentanza del nostro paese, ma comunque significativo per il suo valore fortemente emblematico.

    Impegna il Sindaco e la Giunta a:

  • formalizzare, tramite apposita modifica del Regolamento comunale della toponomastica, la volontà di dedicare le nuove vie, piazze, aree verdi, strutture sportive o educative a personalità femminili ad oggi non adeguatamente rappresentate nella toponomastica cittadina;
  • implementare una ricognizione delle aree pubbliche attualmente non intitolate e procedere alle intitolazioni contribuendo al riequilibrio di una toponomastica al momento troppo sbilanciata in senso maschile.

Il parco dell’Arena Borghesi si prepara per la rassegna estiva di teatro per ragazzi

Dal 26 giugno a fine luglio, appuntamenti a cadenza settimanale con le “Favole” del teatro, dalle più conosciute a racconti nuovi e originali, tra divertimento e riflessione

Il Baule Volante Il Sogno Di Tartaruga

Torna a Faenza l’attesa rassegna “Teatro Masini Estate”, con un calendario di appuntamenti settimanali dal 26 giugno al 31 luglio. Sul palco dell’Arena Borghesi, alcune delle più titolate formazioni professionali di Teatro per Ragazzi porteranno in scena le “Favole”: storie tradizionali e originali, che affronteranno con leggerezza e trasversalità di linguaggio anche temi importanti, dall’ecologia al coraggio di esplorare, dal superamento delle paure all’importanza del lavoro di squadra. L’appuntamento è ogni mercoledì alle ore 21.15.

Apre il cartellone la compagnia Fratelli di Taglia con L’orsetto Gioele (26 giugno), una favola originale e “tecnologica” che, invita gli spettatori a riflettere su questioni fondamentali come il riscaldamento globale e l’inquinamento, attraverso una narrazione ironica, giocosa e e con un approccio basato sulla multimedialità, e con interazioni tra personaggi reali, pupazzi e video-call in diretta con altri animali che aiutano Gioele, un orsetto affabile che abita una casina abbandonata nel bosco.

Seguirà poi L’elefantino (3 luglio), della compagnia La Baracca, tratto da un racconto di J.R. Kipling. La storia è quella della piccola Biba, che mentre lava i calzini per l’intera famiglia racconta una storia che come per magia farà prendere vita agli indumenti, trasformandoli in animali di tutti i colori e di tutte le dimensioni, ognuno caratterizzato da un diverso suono: suoni che ricordano l’Africa, voci che lasciano immaginare la terra, gli alberi o l’acqua verde del fiume.

La Baracca L'elefantino

Sarà poi la volta di tre produzioni di Accademia Perduta/Romagna Teatri: Il sogno di Tartaruga (10 luglio), una fiaba africana portata in scena da Il Baule Volante. Anche in questo caso, i protagonisti sono gli animali della savana, rappresentati da pupazzi animati a vista su  musiche dal vivo. Ritmi e strumenti africani, con la loro carica di energia, sono capace di coinvolgere gli spettatori di tutte le età. Seguirà Streghe (17 luglio), lo spettacolo di Progetto G.g ispirato all’opera letteraria di Dahal, della e La gallinella rossa (24 luglio) di Tcp-Tanti Cosi Progetti, un’opera sulla condivisione, la collaborazione, l’amicizia, la tenacia, l’anticonformismo, l’etica del lavoro, l’iniziativa personale interpretata da pupazzi di tutti gli animali della fattoria. L’ultimo appuntamento in programma, Il brutto brutto anatroccolo (31 luglio) della compagnia Proscenio Teatro, reinventa la celebre fiaba di Hans Christian Andersen in un racconto dove è possibile divertirsi, identificarsi e partecipare.

I biglietti saranno venduti durante le sere degli spettacoli alla Biglietteria dell’Arena Borghesi (Viale Stradone 4) a partire dalle ore 20,15. È possibile prenotate i biglietti online sul sito Vivaticket. Il costo per spettacolo è di 5€, gratuito per bambini sotto i 3 anni. In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno all’interno del teatro.

Fruttagel chiude il bilancio annuo con un incremento di 8milioni e 700mila euro

La cooperativa di Alfonsine conta anche un aumento del fatturato derivante dal biologico del 3,6percento
Guardando al futuro si punta al mantenimento e allo sviluppo delle politiche di sostenibilità e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi

Fruttagel 31 05 2024 2

La presentazione del bilancio annuale di esercizio e sostenibilità di Fruttagel ha attestato a oltre 155 milioni di euro, quasi 8milioni e 700mila euro in più rispetto all’anno precedente. L’azienda cooperativa di trasformazione agroindustriale è stata fondata ad Alfonsine nel 1994 ed è attiva nella produzione di bevande a base di frutta, legumi e cereali, derivati del pomodoro e ortaggi surgelati.

Rispetto alle stime del 2022 si registrano un aumento dei ricavi di quasi il 6percento e un incremento del fatturato del biologico del 3,6percento. L’ottimo risultato è da attribuire anche a una crescita del valore a fronte di una leggera contrazione del volume (legata soprattutto agli eventi climatici). L’aumento sui prezzi di listino dei prodotti ottenuto l’anno 2022, giustificato da incrementi dei costi interni su imballi, materie prime, concentrati è stato infatti mantenuto nell’anno corrente, con un netto positivo di gestione  di oltre 2milioni e 700 mila euro.
La posizione finanziaria netta (Pfn) presenta un miglioramento di 8,8 milioni di euro rispetto al 2022 con un saldo negativo alla fine del 2023 di 53,6 milioni di euro. Il patrimonio netto risulta pari a quasi 60 milioni con un incremento di oltre 2 milioni di euro rispetto al valore dell’anno precedente. 

Il fatturato del “biologico” rappresenta il 25% del totale mantenendosi stabile nel retail e in crescita nel canale fuori casa rispetto al 2022. I fatturati di vendita per linea di prodotto sono stati: ortaggi surgelati 46,2%, succhi di frutta, bevande a base frutta, bevande vegetali e tè 36%, derivati del pomodoro 16,3%, altri ricavi 1,5%. 

«Due sono stati i fattori che hanno reso particolarmente sfidante il 2023: il fenomeno inflattivo che ha comportato la modifica del carrello alimentare dei consumatori e, soprattutto, gli eventi atmosferici calamitosi. Alla siccità è seguita l’alluvione del mese di maggio che ha colpito la Romagna – afferma Paolo Cristofori, direttore generale di Fruttagel – Oltre che profondamente colpiti a livello emotivo, dal punto di vista della produzione abbiamo perso circa 2.700 tonnellate tra ortaggi surgelati e materia prima da superfici già seminate, con conseguenti minori produzioni complessive e sovra costi derivanti dagli acquisti sul mercato necessari per rifornire i nostri clienti. Le materie prime conferite dai soci hanno subito una riduzione di circa il 20% rispetto a quelle trasformate nel corso del 2022».

Continua anche l’impegno dell’azienda verso il perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Nel 2023 il 32,4percento dell’energia utilizzata in azienda è stata autoprodotta tramite impianto di cogenerazione nello stabilimento di Alfonsine; 9,4% di acqua recuperata su approvvigionamento tramite impianto di depurazione e, negli ultimi 4 anni, le emissioni di Co2 sono state ridotte di 2.500 ton a seguito degli investimenti realizzati. 

«Per il 2024 e 2025 continueremo a perseguire gli obiettivi di risparmio energetico ed idrico e di riduzione degli sprechi, con attenzione massima ai progetti di economia circolare. Alcuni investimenti come l’impianto di potabilizzazione e recupero acque sono stati già programmati per l’anno prossimo. Altri, in ambito di efficientamento energetico, sono in fase di valutazione. -Afferma Stanislao Fabbrino, presidente della cooperativa. – Innovazione ed efficienza produttiva sono e saranno sempre più centrali nella strategia industriale di Fruttagel. Valutiamo con attenzione anche l’applicazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi».

Parco Eolico a Ravenna, arriva il via libera anche dal Ministero della Cultura

Il progetto Agnes è sempre più vicino alla realizzazione. Bernabini: «Il nostro porto diventerà un esempio di riferimento europeo».

Agnes
Rendering parco eolico

Il Ministero della Cultura ha espresso il parere favorevole all’attuazione del progetto Agnes Romagna, il parco eolico di 65 ettari che vedrà installate al largo  di Marina di Ravenna 75 pale per un investimento di quasi 2 miliardi di euro.

Dopo il sì della commissione tecnica del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) pronunciato lo scorso aprile, la conferma arrivata ieri (venerdì 31 maggio) da Venezia avvicina di un altro passo il progetto al diventare realtà «Ora che tutti i pareri necessari al completamente delle Via sono stai espressi e risultano favorevoli non ci resta che attendere con ottimismo il provvedimento finale» commenta l’ingegnere Roberto Bernabini, ideatore e promotore del progetto (ce ne ha parlato in questa intervista), e continua: «Da 7 anni coltiviamo il sogno di poter costruire al largo delle coste romagnole il più grande hub energetico del mediterraneo. La visione è quella di una Romagna che possa autoprodurre l’energia pulita di cui ha bisogno in sinergia con pesca e turismo. Il porto di Ravenna diventerà un esempio di riferimento europeo per l’integrazione di differenti tecnologie offshore.Voglio ringraziare tutti i ragazzi di Agnes per avere creduto nel progetto di questa piccola startup e per aver lavorato duramente per curare ogni dettaglio».

Torna il Trebbo in Musica: Cervia si prepara alla rassegna del Ravenna Festival

Il programma degli appuntamenti d’autore fra note e parole, dal 6 giugno al 4 luglio

Paolo Fresu Omar Sosa Food © Roberto Cifarelli
Paolo Fresu Omar Sosa food © Roberto Cifarelli

Il Ravenna Festival torna nella Città del Sale con il Trebbo in Musica 2.4: un calendario di incontri dal 6 giugno al 4 luglio legati dal fil rouge della condivisione. Condivisione di musica, idee e notti d’estate: sette appuntamenti, realizzati in collaborazione con il Comune di Cervia e con il contributo della Cooperativa Bagnini, dando nuova vita nel presente a un’antica tradizione.

Dopo l’apertura alla Rotonda Primo Maggio, con Pupi Avati e il quartetto jazz di Teo Ciavarell, la rassegna continua all’Arena dello Stadio dei Pini, sempre alle 21.30, con l’omaggio a Puccini di Laura Morante, Margherita Vicario in versione “sinfonica” con l’Orchestra La Corelli, il viaggio nella musica e cultura etiopi con Maqeda, il 70° anniversario di Romagna mia con Riccarda Casadei e Vince Vallicelli e i Ruvidi, il tributo al compositore per il cinema Piero Piccioni con l’Orchestra 104 guidata dal figlio Jason e il banchetto musicale di Food con Paolo Fresu e Omar Sosa.

L’appuntamento di apertura del 6 giugno è il solo alla Rotonda Primo Maggio e a ingresso libero: in prima, un incontro con Pupi Avati dedicato al suo cinema – nutrito di luoghi familiari, umori novecenteschi, in perfetto equilibrio tra rassicurazioni e imprevisti – ma anche alla musica dei suoi film. Il jazz, d’altronde, è stata la prima musa del maestro bolognese, accompagnato in scena dal quartetto con Teo Ciavarella al pianoforte, Checco Coniglio al trombone, Alfredo Ferrario al clarinetto e Francesco Angiuli al contrabbasso. Giovedì 13 giugno la rassegna continua all’Arena dello Stadio dei Pini, in questo caso con il caleidoscopio femminile che affiora dalle opere di Giacomo Puccini: in occasione del centenario della morte del compositore, Laura Morante dà voce a Prime donne, un catalogo di storie straordinarie nello spettacolo ideato da Elena Marazzita. Da Tosca a Turandot, da Manon a Butterfly, a esaltare il carattere di ognuna c’è la musica di Puccini, con il soprano Francesca De Blasi, Davide Alogna al violino e Antonello d’Onofrio al pianoforte.

Martedì 18 giugno un’altra prima: attrice, musicista, nonché esordiente regista con Gloria!, in concorso a Berlino, Margherita Vicario canta piegando la seduzione della melodia al racconto di storie di toccante quotidianità. Che siano avventure di follie e di guerra, rivendicazioni dei diritti femminili o interrogativi sulla sorte del pianeta, l’invito alla riflessione ha il tono lieve della canzone, qui per la prima volta arricchito dalle sonorità di’orchestra classica  La Corelli diretta per l’occasione da Giovanni Pallotti. L’appuntamento con Maqeda di giovedì 20 giugno sarà l’occasione per immergersi nella cultura e nella musica dell’Etiopia e riscoprirne le figure femminili della storia e della leggenda con la guida di Gabriella Ghermandi, esperta italo-etiope di letteratura della migrazione e un gruppo di straordinari musicisti etiopi, sollecitato da un jazzista “libero” come Fabrizio Puglisi. Giovedì 27 giugno si celebrano i 70 anni di Romagna mia. Capace di superare indenne i decenni senza mai invecchiare e riaffiorando ogni volta che ce ne è stato bisogno (anche in mezzo al fango dell’alluvione del 2023). Romagna mia è l’inno romagnolo per eccellenza: ce lo racconta Riccarda Casadei, figlia di Secondo che quasi per caso pubblicò la celeberrima canzone. A seguire, la scena è di Vince e i Ruvidi, il complesso che, capitanato dal batterista Vince Vallicelli, ha debuttato proprio con un disco omaggio a Secondo Casadei.

Domenica 30 giugno nel ventennale della scomparsa dell’autore di oltre trecento colonne sonore del cinema italiano, l’Omaggio a Piero Piccioni è affidato all’Orchestra 014, guidata dal figlio Jason. Piccioni è stato il più jazzistico dei compositori che lavorarono per il grande schermo. Nel 1949 suonava a New York con Charlie Parker e Max Roach e avrebbe portato quella vitale vibrazione nell’irriverente mondo della commedia all’italiana (influenzando la lounge music). Giovedì 4 luglio l’itinerario del Trebbo si conclude con Food, appetitoso progetto che vede di nuovo insieme il trombettista Paolo Fresu, forse il jazzista italiano oggi più famoso al mondo, e il cubano Omar Sosa, pianista tra i più poetici e imprevedibili. Tra un tintinnio di bicchieri e lo scoppiettio della brace, la declamazione di ricette e il vibrare di posate, inseguiranno la memoria di cibi e sapori, senza dimenticare che la nostra tavola è in relazione all’ambiente e alla società e che la cucina è un po’ come la musica: frutto di contaminazioni, meticciato e condivisione.

Grazie alla collaborazione con la Cooperativa bagnini e Cervia In, i turisti che soggiorneranno negli hotel di Cervia e Milano Marittima potranno usufruire di 100 biglietti per gli spettacoli del Trebbo e per quelli al Pala De André a Ravenna scontati del 50% sull’acquisto minimo di due biglietti.

«Quando, cinque anni fa, abbiamo ideato una rassegna ad hoc per la ‘cittadina del sale’ ci sembrava imprescindibile che riflettesse tanto la natura di Ravenna Festival quando la particolare identità di Cervia-Milano Marittima – ricorda Franco Masotti, co-Direttore Artistico della manifestazione – L’incontro fra diversi linguaggi e l’attenzione per temi urgenti della nostra epoca è nel Dna del Festival, ma la vocazione letteraria di una città che ha ospitato letterati come Grazia Deledda, Giuseppe Ungaretti, Mario Luzi, Giovannino Guareschi…richiedeva speciale attenzione. Per questo, sulla scia delle pioneristiche letture pubbliche di Walter Della Monica e Toni Comello a fine anni Cinquanta, abbiamo ‘reinventato’ il trébb, italianizzato trebbo, che in Romagna è incontro, confronto, occasione sociale e intellettuale, condivisione di idee e incrocio di culture e sensibilità. Un perfetto nome di battesimo per una rassegna dallo sguardo puntato sul futuro ma dai piedi ben piantati nel passato e nel presente di questo territorio. Non a caso proprio a Cervia-Milano Marittima abbiamo voluto includere l’omaggio ai settant’anni di Romagna mia, arricchito anche dalla testimonianza di Riccarda Casadei».

Il Palio torna in città a pieno regime: Faenza si prepara al mese del Niballo

Dopo le limitazioni imposte da pandemia e alluvione, la rievocazione storica torna con un ricco calendario di appuntamenti per giugno. Tra le novità, un’app dedicata, la trasmissione delle giostre su SkyTv e il lancio del “FantaPalio”

Niballo

Dopo gli anni di limitazioni imposte dalla pandemia e i tragici avvenimenti emergenziali dello scorso anno, il Niballo di Faenza torna finalmente alla normalità, i festeggiamenti del Palio prenderanno il via domenica 2 giugno, con un ricco calendario di appuntamenti fino a domenica 23.

Aprirà il palio, nel pomeriggio di domani, il Torneo dei Giovanissimi Alfieri e Bandieranti in Piazza del Popolo, seguito alla sera alle 21.00 dal Giuramento dei Cavalieri della Bigorda d’Oro e dalla Gara Singolo e Coppie U21.

L’8 giugno torna dopo due anni di assenza il Torneo della Bigorda d’Oro, giunto quest’anno alla sua venticinquesima edizione e che nel 2022 aveva visto vincitore il Rione Giallo.
Vista la concomitanza con le elezioni europee nei giorni 8 e 9 giugno, il Corteo storico della Bigorda d’Oro sfilerà solo all’interno dello Stadio Neri a partire dalle ore 21.00.

Il terzo fine settimana sarà invece quello dedicato alle gare delle bandiere: il 15 giugno alle ore 20.30 con il Torneo degli Alfieri Bandieranti e Musici nelle specialità del Singolo, Piccola Squadra, Grande Squadra e Musici e il 16 giugno alle ore 21.00 la Gara a Coppie (La Botte) aperta dal Giuramento dei Cavalieri del Niballo Palio di Faenza.

Il vincitore della 67esima  giostra del Niballo del 23 giugno conquisterà il drappo realizzato dall’artista Giancarlo Montuschi. Alla dama andrà invece il Liocorno realizzato all’interno dello Studio Ad – Terra in Arte di Angeliki Drossaki dall’artista Alexandra Massari.

Dal 27 maggio, i biglietti della Bigorda d’Oro sono disponibili in prevendita online e nei punti vendita autorizzati, mentre quelli del Niballo Palio di Faenza saranno disponibili in prevendita dal 10 giugno. In occasione delle serate dedicate ai Tornei degli Alfieri Bandieranti e Musici del 2 giugno (per la Bigorda d’Oro), 15 e 16 giugno (per il Niballo Palio di Faenza) dalle 19.30 alle 22.00 verrà attivata la classica prevendita al Teatro Masini  e, nei giorni delle Giostre al botteghino dello Stadio B. Neri. 

Quest’anno le Manifestazioni del Niballo vedranno inoltre per la prima volta la presenza delle nuove Magistrature della Giostra con Cristian Malavolti come Podestà della Giostra e Nicola Solaroli come Maestro di Campo. Tra le novità, anche un’importante spinta in ambito digitale, che vedrà le schede cartacee delle giostre equestri sostituite dall’app segnapunti dedicata al palio, che garantisce un aggiornamento in tempo reale delle vittorie delle tornate, consultare il programma delle Manifestazioni 2024 e gli Albi d’oro, guardare le dirette streaming e accedere al sito ufficiale del Palio. Un’altra novità in ambito tecnologico riguarda la prima edizione del FantaPalio, un’iniziativa promossa dal Comitato Giovani Rionali ispirato al celebre FantaSanremo: ogni giocatore potrà creare la propria squadra scegliendo uno dei cinque Cavalieri del Niballo e un Corteo storico oltre a 2 Singoli, 2 Coppie, 1 Piccola Squadra, 1 Grande Squadra, 1 Gruppo Musici e un Tamburino della Gara a Coppie (La Botte) avendo a disposizione 600 saraceni (moneta del FantaPalio) con cui “acquisterà” i protagonisti delle varie specialità che andranno a far parte della propria squadra. Dopo le gare verranno pubblicate sul sito dedicato le classifiche, sia sulla base del piazzamento alle gare che sulla base del verificarsi di bonus e malus speciali

L’edizione 2024 della rievocazione sarà inoltre trasmessa su Sky, all’interno del programma “Una gita Fuori Porta”: già negli scorai Nei giorni scorsi, infatti, una troupe televisiva ha effettuato una serie di riprese video della nostra città immergendosi nella bellezza dell’antica Faventia: nella puntata del 21 maggio (ore 21) su Sky 222, si è parlato anche del Niballo e delle bellezze artistiche e naturali della città. Nel corso delle settimane del Palio, la troupe del programma sarà presente durante gli eventi in programma per raccontare ancora più in dettaglio la magia della rievocazione storica, dedicandole uno special che andrà in onda nel mese di luglio. Oltre alla promozione turistica sul piccolo schermo, prosegue anche l’impegno dell’Ufficio Palio nella promozione e valorizzazione delle Manifestazioni del Niballo nella comunità cittadina, con laboratori didattici rivolti alle scuole del faentino che si sono conclusi nelle scorse settimane, coinvolgendo 44 classi e oltre 1000 alunni.

Incidente di via Sant’Alberto: perde la vita anche l’ex manager Romeo Giacomoni

Il 77enne si è spento due settimane dopo il ricovero di urgenza al Bufalini Si tratta della seconda vittima dello scontro che aveva causato la morte sul posto della passeggera della seconda vettura coinvolta

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Il tragico frontale di mercoledì 15 maggio a Sant’Alberto ha portato con sé una seconda vittima: nello scontro aveva perso la vita la 71 enne ravennate Gabriella Rinaldi. che viaggiava insieme al marito. A due settimane dall’accaduto, si è spento anche Romeo Giacomoni, il 77enne di Ravenna in viaggio con la moglie sulla seconda auto coinvolta (la notizia è stata riportata dal Corriere Romagna in edicola oggi). Dal 15 maggio Giacomoni era ricoverato all’ospedale Bufalini di Cesena con il codice di massima gravità, sul corpo è stata disposta ora l’autopsia medico legale.

Dal 1988 al 2012 Giacomoni è stato presidente Clt Ravenna Logistica e Trasporti, cooperativo cui in seguito è stato socio e che è gestita ora dal figlio Enrico. Oltre al figlio, l’ex manager lascia anche la moglie, la 76enne Giovanna Buscaroli che il giorno dell’incidente si trovava alla guida del Dr 4 che, per cause ancora da accertare, ha invaso la corsia opposta causando il frontale.
In un primo momento, anche Buscaroli è stata trasportata d’urgenza al Bufalini e ricoverata in coma. Nelle scorse ore però i medici hanno provveduto al suo trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Ravenna.

«Correre fa schifo e non ha alcun senso»

Come fare 250km nel deserto in autosufficienza alimentare, giurare di non farlo più, salvo poi rifarlo alla prima occasione

Abbiamo chiesto ad Alberto Marchesani, 46enne ravennate esperto di comunicazione e ormai anche di ultramaratone, di raccontarci com’è andata la sua ultima avventura nel deserto africano. Ha accettato.

Correre è faticoso. Farlo con uno zaino pesante sulle spalle, fra le dune di un caldissimo e sabbioso deserto per 250 km rende l’impresa folle e senza senso. E infatti decido di iscrivermi alla Racing the Planet Namibia. Queste corse nel deserto in autosufficienza le conosco, ho partecipato alla corsa regina di questo genere nel 2022: la Marathon des Sables che si svolge nel Sahara marocchino al confine con l’Algeria. Questa volta tocca il deserto della Namibia.

Le regole sono sempre le stesse: ogni iscritto deve avere nel proprio zaino tutto quello che serve per correre e sopravvivere una settimana intera a eccezione dell’acqua e della tenda, le uniche cose che fornisce l’organizzazione, oltre a segnalare il percorso e a fornire supporto in caso di emergenza.

Le istruzioni sono chiare: il tale giorno l’atleta (ci chiamano così) si faccia trovare nel tale hotel di Swakopmund, città costiera namibiana. Appena arrivati c’è il controllo degli zaini da parte dello staff. Si assicurano che chi ha deciso di partire abbia con sé tutto il necessario: sacco a pelo, cibo sufficiente, abbigliamento, prodotti per la cura dei piedi, kit di emergenza, eccetera. Il giorno seguente dei bus portano i partecipanti al primo campo tendato. Il giorno successivo, da quel campo, parte la Racing the Planet Namibia, la corsa in 6 tappe (le prime 4 da 40km, la quinta da 80 e l’ultima da 10km) in autosufficienza.

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Alberto Marchesani in Namibia (foto Thiago Diz)

La prima tappa parte facile, terreno compatto e pianeggiante, ambiente familiare che ricorda le saline di Cervia: aironi, salicornia, arietta fresca. Inizio a pensare che quando la direttrice di gara ci aveva detto il giorno prima «tenetevi caro questo fresco che c’è qui» forse stava solo facendo un po’ di allarmismo gratuito.
Lo zaino è pesante perché c’è tutto ancora dentro, però si corre e si corre veloce. Almeno per i primi 20km, finché poi finiscono le saline, finisce l’arietta fresca, finisce tutto e arriva il caldo disumano e atroce. Il caldo spaventoso. Il caldo che chi non l’ha provato, non sa cosa sia. Ecco, quello che per noi lì era “caldo”, in confrontato con quello che avremmo trovato dopo non era niente.
Sull’ultimo aereo per arrivare in Namibia ho conosciuto un concorrente che proveniva da Boston. Era uno tosto, uno che aveva fatto il “4 desert grand slam”, aveva corso nel Gobi, nell’Atacama, in Namibia e in Antartide in un anno. Ora tornava in Namibia. Arrivati all’uscita dell’aereo, mi dice: «E questo cos’è? Questo caldo che roba è!?». Si è fatto portare in hotel e da lì non è più uscito. Non è mai partito per la corsa. Dopo la prima tappa inizio a pensare che non avesse tutti i torti.

La seconda tappa viene modificata per non farci passare nei canyon dove la rifrazione del calore delle rocce avrebbe reso l’aria troppo calda. Questa premura non la rende tanto facile comunque. Le prime ore riesco a correre, ai ristori cerco di abbassare la temperatura corporea bagnandomi testa e polsi, ma quando il sole è caldo, non corro più. Porto semplicemente lo zaino da un ristoro all’altro, ogni 10 km, affondando la scarpa nella sabbia. Bevo, mi raffreddo e riparto. Così si arriva alla fine di una tappa.
Arrivato al bivacco, mi rendo conto che la mia pianificazione è totalmente saltata. Credevo di correre molto e quindi di mangiare molto sia lungo le tappe che ai bivacchi. Invece si mangia poco e si consumano molti sali. Ho due alternative: o provo a correre nonostante tutto sfidando il caldo e l’ambiente oppure l’affronto in maniera diversa: rallentando la corsa, anche se significa stare più ore al sole, e cercare di vedere come va. Ho scelto la seconda opzione e si è rivelata, per me, quella giusta. Alcuni atleti forti non hanno rimodulato la corsa e hanno continuato a spingere al massimo, li abbiamo lasciati disidratati per strada.

La mattina della terza tappa anche lo staff è preoccupato. La direttrice della corsa dice che, oltre ai check-point ogni 10 km circa, hanno aggiunto dei punti acqua che è una cosa eccezionale per corse di questo genere. Poi il medico della corsa ci parla dei rischi della disidratazione, dei colpi di calore, dell’assicurarsi di partire sempre da ogni check-point con almeno 4 litri di acqua per affrontare il percorso fino al prossimo rifornimento. Vedere loro allarmati, rende noi allarmati.
La tappa inizia alle 8 del mattino, già alle 10 l’aria brucia. Dopo il primo checkpoint e il primo punto acqua, arranco. La pelle scotta e mi rendo conto che i miei sali portati da casa, non sono sufficienti per affrontare quella cosa lì. Arrivati a un check-point all’apice di una collina, all’ombra si stava quasi bene, ci si rinfresca e si riprende fiato. Il benessere dura poco però: mentre siamo lì il medico dice: «Là sotto – indicando la valle sottostante – fa molto caldo. Assicuratevi di partire da qui solo se state bene, avete acqua e ve la sentite» e conclude con un laconico «manage your self». Io scendo piano piano e a un certo punto ho la stessa sensazione di quando apro il forno di casa caldo e tengo la faccia troppo vicino e mi arriva la folata di caldo in faccia.
Riesco ad arrivare all’arrivo, stremato. Bevo, mi rinfresco e mi curo i piedi. Preparo il pranzo e la cena come ogni giorno con le mie buste di liofilizzati. Mi corico e tengo i piedi alti, sperando che questo aiuti a sgonfiarli. Chiedo allo staff dei sali extra, mi vengono dati e mi viene assegnata una penalità, è la regola.

La quarta tappa prevede 40 km, quando partiamo il caldo non è ancora salito ma nessuno si fa prendere dall’entusiasmo. Sappiamo tutti cosa accadrà da lì a qualche ora. Infatti accade. Dentro una valle stretta arriva il caldo mostruoso. Ai ristori mi fermo e bevo molto ma non sembra funzionare troppo. Non sono lucido e appena vedo un albero, forse l’unico albero, lo raggiungo uscendo di poco dal percorso, mi ci ficco sotto per riprendere fiato all’ombra. Resto qualche secondo, quando penso di essere pronto a ripartire, faccio un passo. Sento una scossa elettrica che mi sale dal piede destro, si propaga lungo la gamba, arriva al braccio e mi fa tremare la mano. Capisco di aver pestato una spina appuntita che mi ha bucato la scarpa. Il primo pensiero è stato: ecco l’onorevole motivazione per ritirarmi. Ho un piede ferito. Come faccio a correre così? Arranco e torno verso il tracciato cercando di non appoggiare il piede dove sento che c’è ancora la spina che mi ha bucato la scarpa. Mi raggiunge un auto dello staff. Chiedo aiuto e pregusto il momento in cui mi caricheranno nel cassone del van e mi porteranno al bivacco. Mi guardano la scarpa, con una pinza e tanta forza mi sfilano la spina. Dico loro che è meglio non togliermi la scarpa perché rischio di perdere molto sangue. Loro insistono e mi aiutano nella lunga operazione. Scopro che non c’è nessuna ferita. La spina ha forato il fondo della scarpa, mi ha punto ma non ferito. Mi rimetto la scarpa e torno correre, deluso ma anche un po’ sollevato.

La quinta tappa è quella di 80 km. Si hanno due giorni per farla, si può scegliere se tirare dritti fino all’arrivo oppure fermarsi la sera a un check-point, dormire e partire l’indomani. Parto correndo forte, inspiegabilmente. Al secondo check-point al caldo si aggiunge un forte vento contrario. Fino a quel punto ho sempre corso da solo perché io faccio così. Corro da solo, parlo poco, do poca confidenza agli altri. È tutta fatica, in contesti del genere si deve risparmiare tutto quello che si può. È il momento però di rivedere anche questa cosa. Non si affronta una tappa così lunga, in condizioni così estreme da soli. Mi si avvicina Ibrahim, un turco-tedesco che mi spiega con un gesto che possiamo procedere assieme. Ibrahim ha due grandi doti: è un camminatore instancabile e non parla nessuna lingua che anche io conosco. Penso che faremo una gran tappa assieme. E così sarà: camminiamo quando il sole è alto, lui avanti e io dietro. Ai ristori, a gesti, concordiamo quanto stare fermi. Ci scambiamo il cibo, idea ottima sopratutto per cambiare i sapori in bocca. Ci raggiunge il tramonto che siamo al 50esimo chilometro. L’aria rinfresca, ci mettiamo le frontali in testa, la lucetta dietro lo zaino e succede l’impensabile: io corro davanti e Ibrahim mi segue dietro. Passiamo i check-point fermandoci solo il tempo strettamente necessario per i rifornimenti d’acqua, niente pause, niente riposi. Corriamo nella sabbia, dopo 50 km, dopo 60km. Corriamo così bene che l’ultimo check-point lo saltiamo e tiriamo dritti, correndo a tutto fiato verso l’arrivo che raggiungiamo alle 11 di sera. 15 ore dopo la partenza. Arrivati lì è chiaro a tutti che la corsa è finita. Il giorno dopo c’è solo da aspettare chi ha diviso la tappa in due parti. Si fa festa agli ultimi che arrivano, stremati ma felici.

L’ultimo giorno è quello della tappa breve, 10 km sul letto di un fiume fino alla città del primo hotel, con l’arrivo in spiaggia. La si corre a zaino praticamente vuoto con tutto il fiato e l’ultima energia che si ha.

La gioia arriva con la medaglia al collo ma presto mi raggiungono le domande sul senso di fare queste corse, sull’enorme fatica che ci auto infliggiamo quando già il mondo in cui viviamo tutti i giorni è così matto. Nel mio caso l’indomani mi raggiungeranno gli incubi che ogni volta, dopo queste corse, mi vengono a fare visita. Sogno che mentre sto correndo le dune diventano onde e non riesco a stare in piedi oppure che vengo rapito da non so chi, oppure sogno che corro, sono sfinito e non riesco a fermarmi.
Chi fa queste esperienze sa che ha vissuto una esperienza “straordinaria”, cioè all’infuori dell’ordinario e sa che c’è di che essere grati. I giuramenti fatti, tutti quei “mai più” detti nei giorni della corsa sono già annebbiati nella memoria e tanti dei concorrenti che erano con me, la sera stessa dell’arrivo stanno già pensando alla prossima scemenza da fare.
Io resisto un po’ ma appena arrivato a casa, con lo zaino ancora da disfare, mi sono iscritto alla 100km del Passatore, una grande tradizione per il podismo romagnolo.

Se mi si chiede cosa spinge delle persone normali a fare cose genere, a forsennarsi così, non so dare una risposta. Forse ha a che fare con questioni ancestrali ma credo che anche questa risposta sia solo una scusa per non dare la risposta.

Pri, il nuovo segretario amministrativo provinciale è Paolo Bocchini

Il commercialista ravennate è iscritto alla sezione “Goffredo Mameli” di via Ravegnana

PHOTO 2024 05 31 15 02 53L’esecutivo provinciale del Pri di Ravenna, nella seduta del 22 maggio scorso, su proposta della segretaria provinciale Laura Beltrami, ha eletto all’unanimità il commercialista Paolo Bocchini come segretario amministrativo provinciale.

Repubblicano iscritto alla storica Sezione “Goffredo Mameli” di via Ravegnana, Bocchini svolgerà il proprio mandato di amministratore dell’Edera lavorando di concerto con le segreterie regionale, provinciale e comunale anche per supportare i prossimi appuntamenti elettorali.

Niente party per l’inaugurazione del negozio ma pane ai poveri per tutta l’estate

L’ottica Nau! esiste da vent’anni e ora arriva in via Cavour: «Ogni anno almeno il 10 percento degli utili viene investito in progetti a tutela di ambiente e persone»

Image006L’azienda Nau! della provincia di Varese, produttori di lenti e montature per occhiali, ha aperto un punto vendita a Ravenna in via Cavour e invece del classico rinfresco per l’inaugurazione ha scelto di fare una donazione alla mensa dei poveri della città in modo che abbia pane per tutta l’estate.

La ditta lombarda, nata nel 2005, assicura di avere una «genuina attitudine alla sostenibilità economica, sociale e ambientale»: ogni anno almeno il 10 percento degli utili viene investito in progetti a tutela di ambiente e persone. La motivazione sta in una battuta legata all’attività: «Che senso ha vederci bene se ciò che ci circonda non sta fiorendo?».

L’avvocato senza tessera di partito: «Il Comune ha gestito male l’alluvione»

Francesco Barone è alla prima esperienza politica e si candida come sindaco di Lugo: «Priorità sicurezza idraulica e rete fognaria. Tra cinque anni, se verrò eletto, spero di poter vedere una città sicura, pulita e con un commercio fiorente»

Francesco Barone

Lo sfidante più accreditato di Elena Zannoni nella corsa a sindaco di Lugo è Francesco Barone, avvocato 36enne che finora non ha mai frequentato la politica attiva. Fdi, Fi e Lega hanno ognuna la propria lista nella coalizione di centrodestra. Ma c’è anche la lista civica Cambiamo Lugo e quella di Area liberale, il soggetto fondato da Gabriele Padovani, leghista faentino che nel 2015 perse il ballottaggio a Faenza contro Giovanni Malpezzi e in seguito è uscito dal Carroccio (Area liberale corre con propri candidati a Bagnacavallo e Alfonsine).

II sostegno ufficiale dei tre partiti di centrodestra a Barone è stato annunciato a marzo, diverse settimane dopo l’annuncio di Zannoni. Donatella Brini è la capolista per Forza Italia. Daniela Capucci è il primo nome di Cambiamo Lugo. Francesco Martelli è il capolista leghista. Per il partito di Giorgia Meloni c’è Gian Marco Grandi. E Giulio Drei è capolista di Area liberale. La missione del centrodestra è portare Zannoni almeno al ballottaggio per migliorare la prestazione dell’ultima tornata elettorale.

In vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno che chiameranno al voto 122mila cittadini in provincia di Ravenna per rinnovare sindaci e consiglieri in 14 comuni su 18, abbiamo intervistato i nove candidati sindaci dei tre comuni sopra i 15mila abitanti (Lugo, Cervia, Bagnacavallo). Le domande sono uguali per tutti e i vari candidati hanno preferito rispondere per iscritto. Cominciamo con la pubblicazione dei lughesi. Di seguito potete trovare l’intervista a Barone (a questi link invece quelle già pubblicate: Enrico Randi, Secondo Valgimigli e Elena Zannoni).

Nome e cognome: «Francesco Barone».
Luogo e data di nascita: «Lugo, il 21 ottobre del 1987».
Titolo di studio: «Laurea in Giurisprudenza».
Lavoro: «Avvocato».
Reddito dichiarato nel 2023: «Preferisco non rispondere».
Auto: «Preferisco non rispondere».
Orientamento religioso: «Cattolico».

Da quanto si occupa di politica, quali tessere ha avuto e ha attualmente? Quali incarichi ha ricoperto in passato e per quali partiti?
«Questa è la mia prima esperienza politica, anche perché credo che la politica, essendo un mezzo per portare beneficio alla comunità, debba avere al suo interno un continuo ricambio così da evitare che i rapporti che vi gravitano attorno non si radichino così tanto da trasformarsi in un peso che rende impossibile il progredire della città. Ho sempre preferito ragionare con la mia testa e valutare, di volta in volta, il politico di turno per le idee, la credibilità e la coscienza rispetto a quella che è la società, per questo motivo non ho mai avuto, e non ho tutt’ora, alcuna tessera di partito e credo che questo sia un punto di forza».

Se verrà eletto, tra cinque anni cosa ci sarà nella sua città che non c’è ora?
«Tra cinque anni, se verrò eletto, spero di vedere una città sicura, pulita, con un commercio fiorente grazie anche alla visibilità che intendiamo dare al Comune di Lugo e con dei giovani sani ai quali daremo il risalto che meritano».

Alluvione: ci sono state responsabilità degli amministratori locali? Da sindaco come favorirà la ricostruzione e come cercherà di evitare che possa succedere di nuovo?
«Sicuramente ci sono delle responsabilità da ripartire tra i vari enti che avrebbero dovuto occuparsi della messa in sicurezza del nostro territorio. Imputo all’amministrazione locale le mancanze, più volte sottolineate, nella gestione del fenomeno. Si sarebbe dovuto fare di più, soprattutto alla luce del tempo trascorso dalla prima alluvione che ha colpito Bagnacavallo alla seconda, avvenuta quindici giorni dopo, in cui l’acqua ha impiegato almeno 36 ore per arrivare da monte a valle. Per fortuna, in quel frangente, abbiamo avuto la dimostrazione di avere comunità straordinarie al nostro interno, che si sono attivate immediatamente. È a loro che va riconosciuta la maggior parte del merito».

Post-alluvione a parte, qual è la prima emergenza di cui crede ci si debba occupare?
«La messa in sicurezza del territorio e della rete fognaria perché, dopo l’evento del maggio 2023, ad ogni forte pioggia ci sono cittadini che non si sentono al sicuro e, se guardiamo a quanto successo poche settimane fa, non hanno tutti i torti. La mia prima preoccupazione è far sì che i cittadini si sentano al sicuro concludendo quelle opere che ad oggi non sono ancora terminate, ad esempio la vasca di laminazione a Lugo Ovest, e programmare una puntuale e costante verifica e manutenzione al fine di migliorare la risposta del territorio in caso di eventi come quelli del maggio scorso. A oggi non sappiamo quanto si dovrà spendere per mettere in sicurezza il territorio e quindi si vedrà dopo quali altre priorità poter soddisfare».

Qual è l’eccellenza che ancora non è stata abbastanza valorizzata?
«Diciamo che di eccellenze a Lugo ne abbiamo molte, sicuramente il nostro patrimonio storico-culturale ed artistico meriterebbe un maggior lustro, ma ne abbiamo anche in campo imprenditoriale e sportivo: c’è ancora molto lavoro da fare».

Il peggior errore del sindaco uscente Ranalli e il maggior merito che gli riconosce?
«Potrei direi il festival Purtimiro o Piazza XIII giugno, ma credo che il peggior errore sia stato quello di non aver ascoltato i cittadini: tante problematiche che oggi attanagliano la città di Lugo sono state sollevate più volte nel corso degli anni all’amministrazione uscente che anziché adoperarsi, ha sempre sviato, parlando sempre e solo di percezioni soggettive. Un merito del sindaco invece è stato sicuramente quello di aver sistemato il Pavaglione».

La data più importante da festeggiare del calendario civile italiano?
«Direi il 25 aprile perché la libertà non ha partito e non ha colore».

Toponomastica: quale via o piazza manca nella sua città? A chi vorrebbe dedicarne una?
«Mi piacerebbe dedicare una via a Secondo Casadei che ha portato la Romagna nel mondo e la canzone “Romagna mia” è diventata la colonna sonora di uno dei periodi più brutti della recente storia di Lugo alluvionata, e della Romagna tutta che si è rimboccata le maniche».

Cosa voterà alle Europee? E chi ha votato alle ultime Politiche?
«Il voto è segreto, posso dire che alle Europee sicuramente non voterò Pd».

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