venerdì
19 Settembre 2025

Stuprata a 16 anni a una festa: indagato un amico neomaggiorenne

Il racconto del padre e della madre della ragazza, avvertiti il giorno dopo dai genitori dell’ex fidanzato

Violenza Sessuale

Una ragazzina di 16 anni ha raccontato di essere stata stuprata a una festa privata, lo scorso maggio. Per l’episodio, un ragazzo da poco maggiorenne si trova ora indagato per violenza sessuale pluriaggravata.

I dettagli sono raccontati in un articolo del Carlino Ravenna in edicola oggi, 16 giugno, in cui a parlare sono i genitori della ragazza. Ad avvertirli di quanto accaduto sono stati la sera successiva i genitori dell’ex fidanzato dalla figlia, con cui lei si era confidata al ritorno dalla festa. Il mattino seguente, la visita al Pronto soccorso, che avrebbe confermato la violenza.

Secondo quanto raccontato dai genitori al Carlino, il ragazzo («un amico del nuovo gruppo di amici» con cui stava girando la ragazza) avrebbe poi inviato un messaggio di scuse alla 16enne, che si rivelerà però una palese ammissione di colpa: «Non avevo capito che non volevi, sennò mi sarei fermato». La giovane, racconta la madre, ora ha anche paura di poterlo incontrare in giro.

La villa romana riaffiorata in un cantiere – FOTO – «Un delitto ricoprire tutto»

Ma dalla Soprintendenza spiegano: «Le aree archeologiche a vista necessitano di ingenti risorse»

I resti di una villa romana del I secolo e quelli di una chiesa del V-VI secolo sono stati ritrovati in un cantiere nei pressi della torre radar Enav, vicino allo svincolo per Classe della statale Adriatica. Gli esiti del cantiere archeologico, avviato lo scorso luglio, sono stati mostrati ai cittadini dalla Soprintendenza in occasione delle Giornate europee dell’archeologia 2024. Si tratta di «un’importantissima scoperta archeologica (alcuni l’hanno definita la più importante degli ultimi 30 anni, ndr), che aggiunge un ulteriore tassello alla storia del territorio di Classe – spiega la soprintendente Federica Gonzato –, nata da esigenze di carattere pubblico e dall’applicazione della procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico, prevista dalla normativa». La scoperta è stata resa possibile infatti grazie all’arrivo di Snam Rete Gas e in particolare ai lavori del metanodotto Ravenna mare-Ravenna terra, successivamente ampliato per il passaggio del collegamento fra la nave rigassicatrice (che entrerà in esercizio al largo di Ravenna nel 2025) e la rete nazionale di trasporto del gas.

Lavori che hanno consentito di far partire gli scavi “preventivi” condotti dagli archeologi della Gea srl di Parma – sotto la direzione di Sara Morsiani, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna – che hanno messo in luce numerose strutture, in buono stato di conservazione, riferibili a una villa extraurbana dotata di impianto termale e databile agli inizi dell’età romano-imperiale. Sui livelli di distruzione di questo imponente edificio venne poi edificata nel V-VI secolo una chiesa, della quale sono ancora ben visibili la pianta con le fondazioni murarie e qualche lacerto pavimentale. Lo scavo si espande su un’area di un migliaio di metri quadrati e i primi resti hanno cominciato ad affiorare a circa un metro e settanta centimetri sotto il suolo. I lavori degli archeologi proseguiranno «il tempo necessario per poter documentare al meglio le evidenze e prelevare tutti i reperti messi in luce – commenta la stessa Morsiani -. Non sappiamo ancora dire con esattezza quando verrà dichiarato concluso». Dagli scavi sono emersi anche molti reperti di anfore, vasellame, ampolle, condutture in piombo, destinati in parte, dopo lo studio, ai musei, mentre le tracce della villa e della chiesa (debitamente sottoposti a particolari riprese fotograche) finiranno verosimilmente e inevitabilmente per essere ricoperti, come è prassi in questi casi di scoperte isolate. «Le aree archeologiche lasciate a vista necessitano di ingenti risorse per la manutenzione e la gestione, che purtroppo spesso mancano – spiega ancora Morsiani -; in tali casi la tutela dei resti, fine principale della Soprintendenza, viene garantita maggiormente lasciando le evidenze sotterrate. È questo il motivo per cui documentiamo in maniera precisa e scientifica ogni cosa e anche il motivo per cui abbiamo ritenuto doveroso presentare alla cittadinanza i rinvenimenti nella giornata di sabato 8 giugno».

Una spiegazione che però non basta a placare la rabbia di molti, in città, che vorrebbero vedere valorizzare in loco la scoperta. A intervenire è per esempio l’associazione Italia Nostra, che paragona l’intenzione di ricoprire tutto a un delitto. «Un ritrovamento di valore eccezionale che probabilmente non verrà più riproposto ai visitatori e che potrebbe restare alla luce ancora per poco, nonostante, da ciò che abbiamo appreso, le tubazioni Snam siano già state posate sotto il sito archeologico utilizzando tecniche di perforazione sotterranea, ed il metanodotto già completamente collegato a monte e a valle del sito. Dunque, cosa si aspetta per decidere di restituire alla cittadinanza questo rinvenimento in modo permanente, proteggendolo, lasciandolo visitabile in situ e collegandolo con la Basilica di Classe in modo da ampliarne il valore già eccezionale con un’altra rarità? Ci aspettiamo interventi positivi e di sollecito del sindaco, della Regione, della Soprintendenza e dell’Università».

«Il sito di Classe, per essere onesti, così come tutta Ravenna – eccezion fatta per la Domus dei Tappeti di Pietra e la Villa Romana di Russi -, è piuttosto povero di siti archeologici, nonostante si trattasse del più importante porto militare dell’età imperiale e nonostante l’eccezionale ricchezza della storia ravennate in epoca romana, teodoriciana e bizantina. La mania del distruggere o nascondere i luoghi nella loro consistenza materiale e magari riproporne altrove ricostruzioni più o meno addobbate di oggetti rinvenuti potrebbe colpire ancora, privando la cittadinanza tutta di un irripetibile apparato documentale e didattico apprezzabile direttamente sul campo. Altrove, non ci penserebbero nemmeno a ricoprire!».

Legacoop e l’eolico in mare: «Un protocollo per tutelare la pesca»

Dopo l’ultimo via libera al progetto, interviene l’associazione: «Non siamo contrari, ma dobbiamo garantire la convivenza con le attività storiche»

Agnes Parco Eolico
Un rendering del progetto Agnes

Legacoop Romagna interviene nel dibattito relativo ai progetti sullo sviluppo delle energie rinnovabili e, in particolare, dell’eolico off-shore. Recentemente sono arrivati pareri e provvedimenti importanti riguardanti i due progetti di parchi eolici che riguardano la costa romagnola, tra cui quello Agnes di Ravenna (ne avevamo scritto qui).

«Legacoop Romagna, fin dall’inizio della discussione su questo argomento, si è dichiarata non contraria allo sviluppo di questo tipo di progetti – si legge in una nota -, consapevole di quanto sia importante per il nostro Paese progredire nel percorso dell’autonomia energetica e dell’indipendenza dalle fonti fossili.  Continueremo, allo stesso modo, a lavorare affinché settori importanti per l’economia romagnola, come la pesca e l’acquacoltura e il turismo, possano continuare ad esistere e a crescere. Per questo, oltre a presentare osservazioni formali al Ministero e alle autorità competenti, stiamo lavorando, con il pieno coinvolgimento delle cooperative associate, per la formulazione di un protocollo relativo al progetto Agnes che consenta la convivenza tra queste tipologie di nuovi impianti e le attività della pesca e dell’acquacoltura. Questo, nell’ottica di consentire a questi settori di continuare a svolgere, anche in un’ottica di crescita e sviluppo, la propria attività in quel mare e su quella costa, diventati elementi caratterizzanti e strutturali della nostra economia e della qualità della vita che caratterizzano l’identità della Romagna».

Una camminata di 200 km tra le zone alluvionate: «Scelte umane folli e suicide»

Organizza Repubblica Nomade. L’arrivo è a Campi Bisenzio

Repubblica Nomade

È stato presentato in municipio il Cammino dell’acqua organizzato da Repubblica Nomade, che coi suoi cammini, intende richiamare l’attenzione su alcune questioni chiave del nostro tempo. Il primo (2011) Milano-Scampia puntava a “ricucire” l’Italia; nel 2012 il Cammino Stella d’Italia portò quattro colonne di camminatori nell’Aquila terremotata, l’ultimo (2023), dal Vesuvio all’Etna, “gridava” che siamo sull’orlo di un vulcano.

Quest’anno il Cammino dell’acqua 2024 partirà domenica 16 giugno da Ravenna per arrivare, dopo circa 200 chilometri, a Campi Bisenzio il 29 giugno, attraversando le zone colpite dalle recenti alluvioni. Come scrive Antonio Moresco, scrittore e saggista e fondatore di Repubblica Nomade: “Queste alluvioni non sono state soltanto una manifestazione della potenza naturale che ci sovrasta, ma sono anche gli esiti di scelte umane folli e suicide che hanno portato alla rottura progressiva dei precedenti equilibri, di cui cominciamo a sperimentare sempre più gli esiti catastrofici”.

Durante il cammino i partecipanti faranno molti incontri e toccheranno luoghi significativi. Fra questi l’azienda agricola Terrestra di Sant’Agata sul Santerno, la scuola di don Milani a Barbiana e i suoi allievi a San Donato di Calenzano, la fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio, punto d’arrivo fisico e metaforico. Il Collettivo di fabbrica ha avviato un progetto di vera transizione ecologica (dai semiassi a pannelli solari e cargo bike, attraverso una “fabbrica pubblica socialmente integrata” in gestazione) ed è stato protagonista del sostegno materiale agli alluvionati, con squadre di spalatori, sia in Romagna, sia nella Piana fiorentina.

Oggi (15 giugno), alle 17.30 alla Casa Volante, associazione Ortisti di strada, in via Fiume 23 a Ravenna il professor Paolo Pileri del Politecnico di Milano, partecipante del cammino, autore di “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia), presenterà il libro e parlerà del nesso fra consumo di suolo e conseguenze degli eventi estremi.

Il 18 giugno in piazza per chiedere chiarezza sul futuro dell’ex Farmografica

Nel giorno dell’incontro in Regione del tavolo istituzionale

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Un presidio dello scorso inverno a Ravenna contro la chiusura dell’ex Farmografica

È convocato per la mattinata di martedì 18 giugno, a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna, l’atteso incontro del tavolo istituzionale per la gestione della crisi della ex Farmografica di Cervia.

In concomitanza con l’appuntamento, convocato dall’Assessore allo sviluppo economico e lavoro, Vincenzo Colla, d’intesa con il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, è stato indetto un presidio dai sindacati territoriali di categoria di Cgil, Cisl e Uil che, a partire dalle ore 10, anticiperà e accompagnerà la discussione che dovrà fare chiarezza sulle sorti della storica azienda di confezioni farmaceutiche.

«Le lavoratrici e i lavoratori – dichiarano Saverio Monno della Slc Cgil, Stefano Gregnanin della Fistel Cisl e Ryan Paganelli della Uilcom Uil – hanno accolto con un misto di rabbia e stanchezza la notizia della nuova battuta d’arresto nelle trattative per l’acquisizione aziendale da parte del gruppo Focaccia. A un anno dall’alluvione che si è portata via il lavoro, dopo mesi di battaglie e di trattative, dopo proclami, promesse e dichiarazioni d’intenti, e con la cassa integrazione che ancora latita, qualcuno dovrà proprio spiegare cos’è che impedisce di archiviare questa brutta storia. É il tempo della responsabilità: ciascuno faccia la sua parte».

In piazza, al fianco di sindacati, Rsu e di una delegazione di lavoratrici e lavoratori in trasferta, saranno presenti anche il Presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale, il neoeletto sindaco di Cervia, Mattia Missiroli, e l’ex assessora comunale Michela Brunelli, rieletta in Consiglio comunale. «Non vogliamo nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una chiusura – dichiarano – quella per la riapertura della Farmografica è una battaglia di Cervia, dei cervesi e della Romagna intera nessuno escluso. Siamo stati e saremo al fianco di queste lavoratrici e questi lavoratori, al fianco di queste 87 famiglie, con l’idea di esprimere una solidarietà sia personale che istituzionale, fatta di gesti e di pratiche concrete prima ancora che di parole. Le nostre istituzioni come hanno fatto finora, continueranno a fare la propria parte, partecipando ad ogni tavolo di confronto e ad ogni iniziativa, impegnandosi per arrivare il prima possibile alla soluzione di questa crisi».

Alluvione, al Pala Cattani di Faenza una giornata per dire “grazie” – FOTO

Oltre 2mila invitati al grande evento organizzato dalla Regione

Una giornata per dire “grazie”. Grazie a tutti coloro che, a diverso titolo, con o senza uniforme, accorsero in quei terribili giorni del maggio di un anno fa, per soccorrere e aiutare i cittadini delle zone colpite dall’alluvione. Una giornata per ribadire gli impegni per i legittimi aiuti ancora necessari. Ma soprattutto per ricordare le 17 vittime, uniche perdite irreparabili.

“Una giornata per dire grazie. Alluvione, un anno dopo”: questo il titolo del grande evento organizzato dalla Regione Emilia-Romagna insieme all’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, in corso al PalaCattani di Faenza con oltre 2.000 invitati: Protezione civile, istituzioni, forze dello Stato, mondo del volontariato. Per tutti i presenti una borsa di tela con il libro “Quel che conta”, realizzato dall’Agenzia di comunicazione e informazione della Giunta regionale e gli scatti del fotografo cesenate Marco Onofri, oltre una spilla ricordo della Protezione civile.

All’ingresso dei partecipanti, sono seguiti i saluti introduttivi di Castrese De Rosa, prefetto di Ravenna, e Massimo Isola, sindaco di Faenza; poi Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna, in rappresentanza di Upi Emilia-Romagna; Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, in rappresentanza di Anci Emilia-Romagna; infine, Matteo Lepore, sindaco metropolitano di Bologna.

Spazio, poi, agli interventi: sul palco si sono avvicendati Sisto Russo (Dipartimento nazionale di Protezione civile); Rita Nicolini, direttore dell’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile; Gian Marco Desogus, Ercc Liaison Officers della Commissione europea; Sergio Zaniboni, presidente del Comitato regionale di Coordinamento del volontariato di Protezione civile, e Dario Pasini, presidente del Comitato nazionale di Protezione civile. Ha coordinato Marco Bilancioni (Il Resto del Carlino – Forlì).

A conclusione dell’evento, gli interventi di Luigi D’Angelo (Dipartimento nazionale di Protezione civile), Irene Priolo, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega alla Protezione civile, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna. Ha coordinato Agnese Pini, direttrice di QN – il Resto del Carlino La Nazione Il Giorno.

Al museo di Ravenna 40 bambini ucraini rimasti orfani per colpa della guerra

Il Rotary li sta ospitando per due settimane

Rotary Bambini Ucraini

Sono stati accolti nei giorni scorsi a Ravenna 40 bambini ucraini rimasti orfani, figli di soldati, che il distretto 2072 del Rotary sta ospitando per due settimane all’Euro Camp di Cesenatico.

Un’iniziativa resa possibile grazie a una raccolta fondi organizzata dal distretto del Rotary nei mesi scorsi.

«Le testimonianze dei ragazzi, delle due madri e del parroco che li accompagnano sono state toccanti – scrivono dal Rotary -, considerato ciò che hanno visto e sofferto, anche se non mancano di forza, coraggio e di speranza che la guerra finisca presto».

Durante l’incontro al Mar, i ragazzi hanno avuto modo di conoscere e apprezzare i mosaici che per cui è famosa Ravenna e di vedere come si arriva al mosaico moderno e alla sua costruzione, attraverso i diversi passaggi.

Apre anche a Lugo il “Pronto Soccorso” per i casi meno gravi

Dal 17 giugno il Cau sarà operativo al padiglione C dell’ospedale. Il 19 l’inaugurazione

Cau Lugo

A Lugo entra in funzione da lunedì 17 giugno, il Centro di Assistenza Urgenza (Cau) all’interno del presidio ospedaliero Umberto I, nel Padiglione C (ingresso da viale Masi 3).

L’inaugurazione ufficiale avverrà mercoledì 19 giugno alle ore 10,30.

È attivo sette giorni su sette, per 12 ore, dalle 8 alle 20; le visite mediche domiciliari nelle ore notturne e nei giorni prefestivi e festivi continueranno ad essere garantite dalla Continuità Assistenziale.

Gli operatori lavorano su due turni giornalieri; ogni turno è coperto da 1 medico e 1 infermiere.

I locali sono stati ristrutturati e in parte modificati, in modo da creare uno spazio di accettazione, una sala di attesa, ambulatori medici e l’area infermieristica di osservazione e terapia.

Si tratta del quarto Cau della provincia dopo quelli di Cervia, Ravenna e Faenza. Si tratta come noto delle strutture territoriali destinate alla gestione delle urgenze sanitarie a bassa complessità clinico assistenziale che garantiscono, oltre a quelle erogate dalla Continuità Assistenziale, prestazioni non complesse attualmente erogate nei Punti di Primo Intervento e/o nei Pronto Soccorso.

La visita e alcuni accertamenti diagnostici sono gratuiti per tutti i cittadini residenti o assistiti della Regione Emilia-Romagna, mentre per tutti gli altri la visita avrà un costo di 20 euro da corrispondere al medico, a fronte di relativa ricevuta. Le ulteriori prestazioni specialistiche, prescritte dal medico del Cau per il completamento diagnostico, sono a carico del paziente con relativo ticket, se dovuto, in base alle esenzioni possedute.

A questo link tutte le info utili e le risposte alle domande frequenti sui Cau

Via alla “rivoluzione” a Marina di Ravenna: i vigili fanno tornare indietro le auto

Nei weekend entra in vigore il senso unico solo in direzione Punta Marina, tranne per cicli e motocicli

È partita oggi la rivoluzione della viabilità nei weekend estivi, a Marina di Ravenna, dove le auto non possono più percorrere il lungomare a partire dalla rotonda della Colonia.

Una pattuglia della polizia locale è impegnata a fare da blocco (nonostante ovviamente la presenza anche della segnaletica) e a dare informazioni a chi non era a conoscenza della novità. Arrivati alla rotonda che di fatto divide Punta Marina da Marina di Ravenna, in auto l’unica possibilità per arrivare su viale delle Nazioni (nel tratto tra la stessa rotonda e via Ciro Menotti, quella del Park Hotel) è tornare indietro e prendere la parallela via Trieste (quella dello storico pub Ghinea, per intenderci), per poi svoltare a destra in via Ciro Menotti e percorrerla fino al lungomare, dove è possibile tornare nuovamente verso Punta Marina.

Diversa invece la questione per cicli e motocicli, che possono continuare a percorrere viale delle Nazioni anche in direzione Marina di Ravenna, nella corsia riservata anche ai bus, ai taxi e ai mezzi di soccorso.

Il provvedimento resterà in vigore (in via sperimentale, dicono dal Comune) solo nei festivi e nei giorni prefestivi, fino al 31 agosto.

In prima assoluta a Ravenna uno spettacolo dedicato al popolo Inuit

All’Alighieri “Lo schiamano di ghiaccio” con la drammaturgia di Guido Barbieri, le immagini di Piergiorgio Casotti e il musicista Massimo Pupillo

Greenland
Foto Piergiorgio Casotti

Tusaqtuut, “ascoltare”, è il nome che gli Inuit danno al periodo fra metà ottobre e metà novembre, perché quando il mare è ghiacciato è possibile viaggiare in slitta e scambiare notizie con gli altri insediamenti. Nell’anno in cui la sua XXXV edizione riflette sull’impatto dell’uomo sul pianeta, Ravenna Festival si mette all’ascolto: domenica 16 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, debutta Lo sciamano di ghiaccio, nuovo lavoro di teatro multimediale dedicato agli Inuit, oggi non più di 120 mila individui la cui esistenza e le cui tradizioni sono minacciate dai cambiamenti climatici e dalle aggressive politiche estrattive di Stati Uniti e Canada.

Con la drammaturgia di Guido Barbieri, la regia e il dispositivo visivo di Fabio Cherstich, le immagini e i video di Piergiorgio Casotti, le composizioni originali di Massimo Pupillo e la drammaturgia musicale di Oscar Pizzo, Lo sciamano di ghiaccio è un racconto di luce e tenebra, che ci trasporta in una Groenlandia dove stili di vita arcaici convivono con la modernità urbana.

In scena, accanto a Pizzo e Pupillo – rispettivamente alla tastiera e al basso elettrico e live electronics – c’è Manuel Zurria ai flauti; il progetto conta inoltre sulla collaborazione con la cantante inuit Karina Moeller.

In prima assoluta a Ravenna, lo spettacolo è una coproduzione del Festival con il Festival Aperto di Reggio Emilia e Transart Festival di Bolzano e sarà in diretta streaming su ravennafestival.live.

Il primo ravennate alle Olimpiadi: la storia di Malatesta tra bici e politica

Morì nel 1920 accoltellato mentre faceva da paciere tra repubblicani e socialisti

Giuditta Matteucci

Il primo atleta di Ravenna a partecipare alle Olimpiadi moderne fu un ciclista. Guglielmo Malatesta, nato il 6 dicembre 1891, è l’emblema del ciclismo pionieristico. La sua storia farà parte di “Un secolo di ciclismo a Ravenna”, un progetto ideato e realizzato dal comitato Amici del Ciclismo Ravenna per riscoprire e celebrare la storia delle due ruote ravennati in occasione del passaggio del Tour de France in città il prossimo 30 giugno e dell’avvio dei lavori per la realizzazione del Ravenna Bike Park all’ex ippodromo, il progetto costitutivo del comitato che permetterà di dotare la città di una vera e propria palestra di ciclismo.

Il progetto prevede una mostra all’aperto in via Zirardini dal 28 giugno al 28 luglio (inaugurazione venerdì 28 giugno alle 21.30) con l’esposizione di illustrazioni realizzate da Giuditta Matteucci (qui sopra il suo ritratto di Malatesta). Di seguito un’anticipazione della storia di Malatesta che sarà parte integrante della mostra.

Nel 1906 un gruppo di appassionati restaurò il velodromo in terra battuta dietro alla basilica di Santa Maria in Porto in via di Roma, che era in stato d’abbandono. Dopo poche settimane l’impianto attraeva già ciclisti da ogni parte e vedeva la presenza di un pubblico straripante.
In poco tempo le manifestazioni assunsero rilievo nazionale e un ragazzo ravennate, alto e magro, con la maglia del Pedale di Ravenna, si distinse fra i tanti. Aveva solo sedici anni, ma se la cavava bene dappertutto: nella velocità, nell’inseguimento, sui 5 chilometri e, persino, sui 100 km. Poi, il campioncino della città diventò campione quando vinse, nel 1908, le Eliminatorie per le Olimpiadi di Londra. E a Londra, Guglielmo Malatesta partecipò a soli 16 anni di età. Non vinse medaglie ma fu uno dei quattro italiani a partecipare a quelle olimpiadi per l’Italia del ciclismo.
Nel 1909 partecipò al primo Giro d’Italia della storia e poi, nel 1919, divenne professionista. Non aveva ancora 29 anni quando la sua vita e la sua carriera si conclusero drammaticamente.
L’8 novembre 1920, un corteo organizzato dal Partito Repubblicano per celebrare la vittoria alle elezioni locali e la riconferma del sindaco Fortunato Buzzi, preceduto da una sfilata di ciclisti fra i quali il campione Malatesta, venne a contatto con un gruppo di socialisti. Ne seguì un violento tafferuglio, durante il quale Malatesta, accorso per fare da paciere restò ferito a morte da una coltellata.
Del nome di Malatesta si appropriò il movimento fascista ravennate che lo celebrò come uno dei “martiri” della “violenza bolscevica” e intitolando col suo nome una delle quattro “squadre d’azione” di Ravenna e una società ciclistica. Nel dopoguerra il Partito Repubblicano, con l’intento di salvaguardare l’unità antifascista del Cln, non rivendicò l’appartenenza politica dell’incolpevole Malatesta, che fascista non era mai stato e ch’era morto da militante repubblicano. La Società Ciclistica Malatesta finì col fascismo. Nel 1945, in ricordo del “loro” Malatesta, alcuni repubblicani fondarono il Pedale Ravennate mantenendo i colori sociali della S.C. Malatesta.

Nuovi eletti nei consigli comunali: più parità di genere, M5s e Lega scompaiono

Analisi del voto. Nei comuni sopra i 15mila abitanti il Pd conserva 30 consiglieri su 56, Fdi passa da zero a 7 e invece la Lega crolla da 15 a 1 (nessun eletto nella Cervia del Papeete e delle vacanze di Salvini). Tra i 196 eletti nei 14 comuni in base alle preferenze ci sono più donne di quelle che c’erano tra i consiglieri uscenti

Le elezioni amministrative del weekend 8-9 giugno riguardavano 14 comuni in provincia di Ravenna dove, oltre ai sindaci, sono stati eletti anche i 196 componenti dei consigli comunali. La composizione è stata decretata sulla base delle preferenze espresse sulle schede. In base a quanto emerso dalla ripartizione dei seggi tra le forze politiche, si possono sottolineare due aspetti: c’è un po’ più parità di genere e Lega e Movimento 5 Stelle di fatto scompaiono dai tre comuni sopra i 15mila abitanti dove è possibile presentarsi con il proprio simboli di partito.

Questione di genere

GenereL’esito delle elezioni comunali 2024 in provincia di Ravenna migliora lo scenario di cinque anni fa per quanto riguarda la parità di genere. I rappresentanti degli elettori si avvicinano un po’ di più al cosiddetto paese reale.

La sintesi è mostrata dal grafico in questa pagina. I 123mila aventi diritto al voto nei 14 comuni erano in maggioranza donne (non è disponibile il dato della distribuzione donne-uomini tra chi ha effettivamente esercitato il diritto) ma i 196 consiglieri comunali erano uomini per il 61 percento. Ora invece la percentuale si abbassa di due punti. Da notare che i candidati in totale erano ben 869 e la ripartizione uomini-donne era ancora più equilibrata (55-45 per gli uomini). Va ricordato che sulla scheda era possibile esprimere due preferenze ma di genere diverso.

Nulla cambia, invece, nella ripartizione per quanto riguarda i sindaci. Si partiva da 11-3 in favore degli uomini e si resta così. Anche se sono cambiati i nomi: Paola Pula (Conselice) e Eleonora Proni (Bagnacavallo) sono state sostituite da uomini, ma Elena Zannoni (Lugo) e Maria Diletta Beltrani (Solarolo) prendono il posto di uomini. Valentina Palli (Russi) conserva la sua poltrona. Ora è tempo di comporre le giunte: i 59 assessori uscenti erano in maggioranza donne.

La Lega crolla da 15 consiglieri a 1 nei comuni più grandi

ConsigliIl crollo della Lega alle elezioni comunali è mostrato anche dal numero dei rappresentanti nei municipi. Prendendo in esame i tre comuni sopra ai 15mila abitanti (gli unici in cui potevano comparire i simboli dei singoli partiti), il Carroccio si trova a passare da un totale di 15 consiglieri a uno solo (Lugo). Per il partito di Salvini è particolarmente pesante il dato di Cervia, la località del Papeete, della festa leghista di agosto e delle vacanze del ministro: cinque anni fa cinque consiglieri (contando anche il candidato sindaco Dino Cellini) e oggi invece nessun eletto. Scomparsi del tutto dai radar anche i grillini: nel 2019 l’M5s aveva due rappresentanti (uno a Cervia e uno Lugo, in entrambi i casi correva da solo con il proprio candidato sindaco) mentre oggi, entrato nelle coalizioni di centrosinistra, non è riuscito a eleggere nemmeno un rappresentante.

Nella ripartizione dei 56 seggi ora pianta una bandierina Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni conta 7 consiglieri (almeno due in ognuno dei tre municipi in esame) e ora è il primo partito di opposizione. Anche se non si può trascurare il dato dei civici di centrodestra: 9 consiglieri di cui 4 a Cervia con la lista di Massimo Mazzolani che raccoglie il 19,7 percento e 4 seggi.

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