mercoledì
17 Settembre 2025

Tutta la poesia di Filippo Gorini sul palco dell’Alighieri per il Ravenna Festival

Un dialogo con il grande pianista di origini ravennati sulle sinfonie di Schubert e Kurtàg, in attesa del concerto del 16 maggio

Filippo Gorini 2022 Photo Simon Pauly 6 Copia

Poesia non è solo un genere letterario, ma anche il carattere che metaforicamente si può estendere a oggetti che vengono elevati al di sopra del quotidiano. Declinarla in ambito musicale, però, non è sempre scontato, ma è noto che Filippo Gorini si sia ormai affermato tra i massimi esperti di questa arte. Il pianista di origine ravennate proporrà un’interessante serata all’insegna della tradizione abbinata alla scoperta del nuovo. Sarà, infatti, la Sonata in si bemolle maggiore D 960 di Franz Schubert protagonista, insieme a una selezione di brani da Játékok di György Kurtág, della serata del 16 maggio nella quale il teatro Alighieri aprirà le porte al Ravenna Festival 2024.

Composizioni molto lontane quelle del programma. Come si abbinano la sonata di Schubert e i brani di Kurtág?

«Un abbinamento nato per Milano Musica, festival di musica contemporanea che mi vedrà impegnato nel teatro alla Scala. Volevamo presentare un programma suddiviso in due metà, una più tradizionale e una contemporanea. Immediatamente ho pensato di riaffrontare, più in profondità, la sonata di Schubert cui lavoro ormai da sette anni».

Ininterrottamente?

«L’ho suonata molte volte in concerto in varie stagioni e ci ho lavorato molto con gli insegnati a partire da Brendel. È un pezzo di una bellezza talmente struggente che ogni occasione che ho per riprenderlo, suonarlo, studiarlo, approfondirlo è un’opportunità per entrare più in profondità nell’animo meraviglioso, poetico, di questo compositore».

Si può dire che Schubert sia meno valorizzato rispetto al coevo Beethoven?

«Beh, sicuramente ha impiegato molto più tempo per entrare nel repertorio dei pianisti, a essere riconosciuto come compositore, però, per fortuna, a partire dalla seconda metà del Novecento la sua musica è entrata fermamente nel repertorio degli artisti più seri e dei festival più importanti».

Come mai, secondo lei, ci è voluto così tanto tempo perché questa musica si affermasse?

«La musica di Schubert vive di poesia e la poesia si sciupa facilmente. Io ho l’impressione che sia molto più facile conquistare un pubblico, riuscire a far capire la grandezza di una sonata di Beethoven piuttosto che della musica di Schubert, Questa rischia di sembrare “più debole” ma, se eseguita meravigliosamente, ritengo che nessuno possa pensare altro che non possa esistere nulla di più bello, di più sincero, di più commovente».

Filippo Gorini 2022 Photo Simon Pauly 4

Soprattutto quando si parla di una sonata come la D 960?

«Indubbiamente. Il primo movimento disegna questo lungo cammino sul crinale tra il nostro mondo e quello successivo, tra vita e la morte, tra la realtà e il sogno. A me piace usare l’espressione il crinale dei crinali. Schubert scrive musica come un viaggiatore, un Wanderer, un viandante che sembra vagare in questi panorami che con un cambio di armonia si trasportano in regioni lontanissime da quelle da cui si era partiti. Una capacità di creare poesia che ha solo Schubert».

Si può, invece, definire la musica di Kurtág un rompicapo?

«Rompicapo non saprei. Con tutta la musica scritta dopo il 1950 bisogna cercare di capire l’animo, l’intenzione e il linguaggio nuovo, personale di un compositore cui non siamo abituati. Ciò, in realtà, dobbiamo farlo anche quando suoniamo per la prima volta una sonata di Beethoven, un brano di Bach. Un mondo che ci è poco familiare pian piano lo si conosce, lo si frequenta. Più è recente il compositore e più è facile che ci sia molto nuovo, molto alieno, anche il loro mondo espressivo».

Come sono stati scelti i brani che eseguirà?

«Kurtág è un compositore che ormai ha quasi cento anni e nel creare questa selezione degli Játékok, che sono dieci volumi e presto sarà pubblicato l’undicesimo, ho cercato di creare una retrospettiva su questo compositore. Sono partito da alcuni brani scritti quando era giovane fino ad arrivare a un brano scritto nel 2022. Sessant’anni di vita musicale di un compositore che consegna alla sua musica momenti di estrema intimità, della sua vita privata. Molti di questi pezzi sono omaggi ad amici o compositori defunti o ancora ricordi della defunta moglie».

Cos’è che la colpisce maggiormente di queste composizioni?

«In ognuna di queste miniature estremamente poetiche, però, non c’è la ricerca di una complessità strutturale, un’architettura, ma c’è un lavoro di cesellatura di ogni accordo, di ogni armonia. Si ha l’impressione di entrare in un diario privato di un compositore che si racconta e forse non è musica nata per essere eseguita in un grande teatro, ma per l’esigenza di questo musicista di scrivere, di parlare. Forse deriva anche dal fatto che ha insegnato musica da camera tutta la vita e ancora dispensa lezioni e consigli a tanti musicisti. Ho avuto la fortuna di fargli sentire l’Arte della fuga e mi ha dato molti spunti per approfondire quest’opera e la prossima volta che ci incontreremo gli proporrò di lavorare sui suoi brani».

Un repertorio da lei molto sentito per un concerto in terre che lei conosce.

«La Romagna è un mondo che, per me, sa veramente di casa. La piadina, i cappelletti, i passatelli. Ho bellissimi ricordi della mia infanzia nelle campagne ravennati. Sono, purtroppo, sempre meno le occasioni di tornare e, quindi, quando mi è possibile unire al lavoro l’atmosfera familiare, questo sentirmi a casa che viaggiando così tanto è diventato raro, è sempre emozionante e qualcosa per cui sono davvero grato».

Intervista tratta dall’ultima edizione di Ravenna Festival Magazine

L’alluvione in prima serata Rai. Il documentario in anteprima a Palazzo Rasponi

Il 16 maggio alle 17 a Ravenna la proiezione di “Fuori dal Fango”

Fuori Dal Fango

In occasione del primo anniversario delle alluvioni della Romagna del maggio 2023 Rai Documentari dedica al tema una prima serata speciale con “Fuori dal Fango”, in onda il 16 maggio su Rai Tre alle 21.20. Un documentario di circa 85 minuti tratto da un’idea di Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore del Cnr e conduttore di Sapiens (Rai Tre). Soggetto di Mario Tozzi e Riccardo Mazzon per la regia di Matteo Parisini e Riccardo Mazzon. Una coproduzione Ruvido Produzioni e Penned Pictures, in collaborazione con Rai Documentari e la partecipazione di Conad, con il supporto di Emilia-Romagna Film Commission e il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Faenza.

Il 16 maggio alle 17 a Ravenna, a Palazzo Rasponi dalle Teste, verrà presentato in anteprima il documentario alla presenza di Mario Tozzi e dei registi; la stessa sera alle 20,30, all’Oratorio San Filippo Neri di Bologna sarà possibile assistere alla proiezione integrale.

Il documentario si avvale di testimoni speciali: Luciano Ligabue, impegnato da sempre in prima linea sul fronte dei cambiamenti climatici, darà la sua visione da “emiliano” cresciuto tra i fossi e gli argini della pianura; lo scrittore Carlo Lucarelli, testimone diretto dell’evento, racconterà la sua cronaca personale e di come il romagnolo abbia saputo affrontare con ironia e determinazione anche questa apocalisse; la giornalista Milena Gabanelli affronterà, dati alla mano, il tema della trasformazione del territorio della Romagna nell’ultimo secolo: urbanizzazione e frazionamento delle competenze territoriali, infrastrutture e ricchezza. Lo scrittore romagnolo Cristiano Cavina sarà la memoria storica del cittadino comune e padre di famiglia.

Il documentario si avvale anche della consulenza e delle analisi di due importanti tecnici: Carlo Cacciamani, climatologo di ItaliaMeteo, che ha seguito sin da subito le dinamiche dell’alluvione, minuto per minuto, e ha elaborato i dati, con grafici e animazioni per spiegare come sono andate le cose dal punto di vista strettamente meteorologico: quanto ha davvero piovuto, in quanto tempo e perché. Lucia Capodagli, direttrice generale del Consorzio di Bonifica della Romagna, ha spiegato il rapporto tra le grandi opere di bonifica di inizio ‘900, ancora perfettamente attive, e la realtà di oggi.

Camion contro auto all’uscita dell’autostrada – FOTO

Violento schianto a Cotignola: una coppia di 70enni all’0spedale

Violentissimo scontro nella mattinata di oggi, 14 maggio, all’uscita dell’A14 bis di Cotignola. Un’auto con a bordo una coppia di 70enni dopo essere uscita dall’autostrada, per cause in corso di accertamento, è stata colpita da un camion carico di bombole d’ossigeno e acetilene.

L’auto nell’impatto è stata catapultata contro anche un altro camion, per poi finire la propria corsa all’altezza dell’uscita dell’autostrada.

Fortunatamente, per i due anziani (trasportati al Bufalini di Cesena) soltanto ferite giudicate di media gravità.

Gravi, invece, le ripercussioni sul traffico.

Un anno dopo, inaugura a Faenza un murale per ricordare l’alluvione

FOTO IGOR LAVORO A 'CUORE'

Il 16 maggio alle 17 a Faenza, in via Sant’Ippolito, nell’ambito dell’anteprima del festival di street art “Impronte di solidarietà”, organizzato dall’associazione Distretto A, sarà presentato il murale dal titolo Cuore realizzato dall’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri, nel ricordo dell’alluvione del 2023.

Saranno presenti l’autore del murale, i rappresentanti dei comitati degli alluvionati, delle Istituzioni locali e regionali e gli organizzatori della manifestazione.

Ecco i tre nuovi Alfieri della Repubblica della provincia di Ravenna

Si tratta di tre giovanissimi premiati per le loro gesta durante il periodo dell’alluvione

Sono stati consegnati ieri mattina (13 maggio) al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli attestati d’onore di “Alfiere della Repubblica”. Come scrivevamo a questo link, tra i nuovi “alfieri” anche tre giovanissimi della provincia di Ravenna, per le loro gesta durante il periodo dell’alluvione.

«Un grande onore per tutta la nostra comunità – ha commentato il presidente della Provincia Michele de Pascale -. Grazie Presidente per aver riconosciuto il fondamentale contributo di tutti questi ragazzi e ragazze in un momento di grande necessità per la nostra comunità. I giovani romagnoli (e non solo) hanno dimostrato grande generosità, passione e senso di responsabilità, mettendosi a disposizione di chi aveva bisogno di aiuto, con la tecnologia, testa, cuore, braccia e badile».

Ecco in sintesi i premiati del Ravennate e le motivazioni:

  • Guido Betti, 31/10/2005, residente a Ravenna. Per l’energia e la visione innovativa con cui ha contribuito alla realizzazione di una piattaforma informatica, che ha consentito di organizzare più di 6 mila volontari nelle operazioni di soccorso alla popolazione colpita dall’alluvione in Emilia Romagna.
  • Letizia Galletti, 25/7/2004, residente a Lugo. Per aver portato sollievo con la sua musica a tante persone costrette ad abbandonare la propria abitazione a seguito della recente alluvione in Emilia Romagna.
  • Matteo Violani, 27/4/2006, residente a Faenza. Per il servizio di volontariato prestato in occasione dell’alluvione che ha colpito la sua città. Il suo impegno costituisce un esempio di cittadinanza attiva e simboleggia la resilienza di una intera comunità.

Il titolare del ristorante porta il suo staff in vacanza a Valencia

L’iniziativa di Nicola Gentile. «È un investimento: crediamo che il benessere dei dipendenti sia fondamentale»

Le Tradizioni Di Nick Valencia (1)

Nicola Gentile, titolare del ristorante Le Tradizioni di Nick, ad Alfonsine, ha portato tutto il suo staff a Valencia. Un’iniziativa (completamente gratuita per il personale) pensata per premiare il duro lavoro e
la dedizione.

«Crediamo fermamente che il benessere dei nostri dipendenti sia fondamentale per il mantenimento di un ambiente di lavoro positivo e produttivo – afferma Nicola Gentile. Questo viaggio non è
solo una vacanza; è un investimento nel nostro team e nella nostra famiglia allargata».

All’inizio del viaggio, ogni dipendente ha ricevuto una maglietta personalizzata con la scritta “Nick ci ha portati a Valencia”.

Prima la lite fuori dalla discoteca, poi la rissa in stazione: denunciati 7 giovani

Tre sono minorenni. I fatti risalgono a fine marzo a Godo

Carabinieri Notte

Hanno chiamato i carabinieri alle 5 di una domenica mattina, raccontando di essere stati aggrediti da un gruppo di coetanei all’uscita della discoteca Onyx. Ai militari, i ragazzi hanno raccontato di aver avuto un diverbio con altri giovani fuori dal locale, sfociato poi in una vera e propria rissa nei pressi della stazione ferroviaria di Godo.

I fatti risalgono al 31 marzo scorso.

Per alcuni dei presenti, considerate le lesioni da taglio riportate, si era reso necessario il ricorso alle cure dei sanitari del pronto soccorso di Lugo.

Grazie all’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della stazione e ad alcune testimonianze, i carabinieri hanno ricostruito l’intera vicenda e sono ora risaliti a sette giovani, di cui tre minorenni, tutti denunciati per rissa, lesioni e minacce aggravate. Sono tuttora in corso ulteriori accertamenti finalizzati a identificare i giovani non ancora riconosciuti.

Gp Imola, le auto Vcarb di Faenza con pezzi in fibra di carbonio riciclata da Hera

Una collaborazione tra la scuderia ex Alpha Tauri del gruppo Red Bull e la multiutility: i flap dell’ala anteriore con materiali realizzati all’interno del Tecnopolo di Faenza

Fibra Carbonio Riciclata Hera VCARB LR04Al prossimo Gran Premio di Formula Uno dell’Emilia-Romagna, all’autodromo di Imola dal 17 al 19 maggio, i flap dell’ala anteriore delle vetture della scuderia Visa Cash App Rb di Faenza (Vcarb del gruppo Red Bull, ex Alpha Tauri) sono stati ottenuti utilizzando stampi realizzati con fibra di carbonio riciclata grazie a una collaborazione tra il team e Hera.

Il gruppo Hera partecipa al progetto con il team faentino attraverso la controllata Herambiente che da tempo ha iniziato a sperimentare il processo di recupero delle fibre di carbonio, in collaborazione con il partner tecnologico Curti, in un impianto pilota installato nella sede del Master in Materiali compositi dell’Università di Bologna all’interno del Tecnopolo di Faenza. La svolta arriverà con l’avvio dell’impianto su scala industriale di Imola, tra i primi di questo genere in Europa: sarà operativo dai prossimi mesi e proprio grazie alla tecnologia innovativa e alla rilevanza strategica dei materiali coinvolti, ha ottenuto un contributo da oltre 2,2 milioni di euro, nell’ambito del Pnrr.

L’innovazione e i processi di riciclo saranno al centro dell’attività del nuovo impianto di Imola, dove Herambiente applicherà la pirogassificazione agli scarti di lavorazione di materiali compositi rinforzati con fibra di carbonio e, attraverso una tecnologia a caldo, separerà le fibre di carbonio dalle altre resine, rigenerando una fibra con prestazioni equiparabili al nuovo e compiendo un percorso potenzialmente ripetibile all’infinito.

I campioni forniti da Vcarb, derivati da ritagli di stampi di laminazione ormai in disuso, sono stati processati per ottenere fibra riciclata in grado di essere riutilizzata per la produzione di nuovi stampi. Terminato questo processo, si ottengono materiali certificati e adatti ad essere impiegati per nuovi tool.

La multiutility parla di una partnership pionieristica nel segno della transizione ecologica: «L’obiettivo è realizzare una monoposto di Formula Uno sempre più sostenibile utilizzando, all’interno del processo produttivo, fibra di carbonio riciclata e rigenerata nell’innovativo impianto in avvio nei prossimi mesi a Imola. Recuperare un materiale così prezioso come la fibra di carbonio genera ricadute positive in termini di sostenibilità e circolarità, dando una seconda vita a questo materiale composito fondamentale nel motorsport. Grazie a questa collaborazione, una volta concluso il processo di industrializzazione, si potranno risparmiare fino a 150 tonnellate di Co2 equivalenti in un anno, un risparmio pari a quattromila alberi piantati».

«Il progetto di riciclo della fibra di carbonio sviluppato da Herambiente si allinea perfettamente con gli obiettivi di Vcarb e del gruppo Red Bull per l’abbattimento delle emissioni di Co2 nel campionato del mondo di Formula Uno – commenta Enrico Fastelli, dirigente di Visa Cash App Rb –. L’incentivazione dell’economia circolare, l’attenzione a progetti a carattere territoriale e lo sviluppo di nuove tecnologie che rendano il motorsport sempre più sostenibile e rispettoso dell’ambiente fanno parte di una serie attività che Vcarb affronta con una visione olistica volta a cogliere tutte le opportunità possibili per vincere la sfida comune ai cambiamenti climatici».

L’accordo con Visa Cash App RB consentirà di recuperare importanti quantità di fibra di carbonio destinate normalmente alla discarica sviluppando al contempo un know-how prezioso per questo tipo di materiale composito, con un beneficio strategico sia dal punto di vista ambientale che economico e con possibili impieghi futuri nel settore motorsport e automotive.

Il fatturato 2023 di Deco è 226,5 milioni di euro, record mai raggiunto prima

Crescita del 16 percento nel 2023 rispetto all’anno precedente. Il presidente: «La cooperativa ha investito nel welfare aziendale più di 200mila euro nel 2023»

Antonio Campri, presidente Deco IndustrieIl fatturato consolidato del 2023 della cooperativa Deco Industrie di Bagnacavallo è cresciuto del 16 percento rispetto al 2022 arrivando a 226,5 milioni di euro, risultato mai raggiunto prima. L’Ebitda cresce fino a sfiorare il 13 percento di incidenza rispetto al fatturato, la posizione finanziaria netta vede una forte diminuzione da 22 milioni (nel 2022) a 13 milioni (nel 2023). I dati sono stati presentati durante l’assemblea di bilancio che si è svolta sabato 11 maggio ai Magazzini del Sale di Cervia. Deco occupa circa 600 persone (di cui 231 soci e quasi equamente divisi fra uomini e donne) fra gli stabilimenti di Ravenna, Bagnacavallo, Forlì, Imola e Bondeno, e con quasi il 70 percento assunti a tempo indeterminato, e vende 300 milioni di prodotti l’anno, tra il comparto alimentare e quello della detergenza, e serve un milione di consumatori al giorno.

Nel solco della sostenibilità ambientale, Deco Industrie ha proseguito la ricerca di soluzioni per ridurre gli impatti ambientali identificati nelle unità produttive, nei processi e impianti, e nei prodotti. Per questo Deco ha incrementato la filiera delle forniture di materie prime sostenibili, ha riprogettato i contenuti e gli imballaggi dei prodotti “green”, ha ceduto i propri scarti ad aziende specializzate nella rigenerazione o produzione energia e si è impegnata nell’efficientamento energetico e nella riduzione della Co2 dei processi diretti e indiretti.

«La cooperativa – dichiara Antonio Campri, presidente di Deco Industrie – ha investito nel welfare aziendale più di 200mila euro nel 2023 e ha completando il percorso di certificazione di genere, garantendo pari opportunità di partecipare ai percorsi di carriera e alla governance della cooperativa. Il benessere dei lavoratori è sostenuto anche grazie a specifici strumenti come il congedo parentale, i benefit medici e finanziari, e altre iniziative di benessere promosse dalla cooperativa come  il coinvolgimento dei dipendenti in maniera continuativa in momenti di ascolto e con indagini su temi e iniziative specifiche. Rispetto al territorio, la cooperativa ha investito 100mila euro in interventi diretto a favore delle attività sportive e culturali delle zone dove opera e si serve, quanto più possibile, di fornitori localizzati nelle zone limitrofe alla produzione. Il risultato di esercizio è stato destinato in gran parte a riserva indivisibile e per la restante parte al fondo mutualistico per lo sviluppo della cooperazione».

Il 17 maggio il Giro d’Italia attraversa Faenza e Bassa Romagna, cambia la viabilità

L’edizione 2024 del Giro d’Italia rende omaggio ai territori alluvionati della Romagna con la tredicesima tappa da Riccione a Cento. In provincia di Ravenna i corridori passeranno da Faenza, Cotignola, Bagnacavallo, Lugo, Sant’Agata sul Santerno, Massa Lombarda e Conselice

438172538 863364309152561 3695655925406283299 NLa tredicesima tappa del Giro d’Italia 2024, 179 km da Riccione a Cento venerdì 17 maggio, porterà i corridori nei territori della Romagna colpiti dall’alluvione di un anno fa. In provincia di Ravenna il tracciato toccherà il Faentino e la Bassa Romagna: proveniente da Forlì, la carovana del Giro attraverserà Faenza per poi toccare Cotignola, Bagnacavallo, Lugo, Sant’Agata sul Santerno, Massa Lombarda e Conselice. Il transito dei ciclisti comporterà alcune modifiche alla regolare viabilità.

Come cambia viabilità a Faenza e Bassa Romagna per il Giro d’Italia

Questo il percorso nel comune di Faenza: via Emilia Levante – via Forlivese – via F.lli Rosselli – rotonda XXV Aprile – viale Ceramiche – viale IV Novembre – piazzale Sercognani – Cavalcaferrovia – Rotonda Niballo Palio di Faenza – via Granarolo – rotonda Città della Ceramica (casello A14) – via Granarolo (S.P. 8) – via Stecchetti (S.P. 8). Il transito dei corridori è previsto tra le 14.45 e le 15.15. Circa un’ora prima transiterà la carovana pubblicitaria.

Principali modifiche alla viabilità: divieto di sosta con rimozione forzata per tutti i veicoli su tutto il percorso dalle 8 alle 16; divieto di transito su tutto il percorso dalle 12.40 circa fino al transito della gara; secondo le prime indicazioni è probabile che non venga consentito circolare sulla via Emilia – SS9 in direzione Forlì dalle 12.15; sarà consentito (salvo ulteriori restrizioni) l’attraversamento di via F.lli Rosselli fino alle 14 circa in corrispondenza dell’intersezione semaforica con via Malta – Cesarolo.

Inoltre, per consentire le fermate e il servizio dei mezzi del trasporto pubblico, sarà previsto nel tratto di viale Baccarini compreso tra l’intersezione con via Laghi/via Oriani e piazzale Cesare Battisti (stazione ferroviaria) il divieto di sosta con rimozione forzata dalle 19 di giovedì 16 maggio alle 17 di venerdì 17 maggio.

Nella Bassa Romagna totale chiusura al traffico della strada provinciale 8 via Naviglio a Cotignola, della Sp 253 San Vitale nei comuni di Bagnacavallo, Lugo, Sant’Agata e Massa Lombarda e della Sp 610 Selice nel comune di Conselice, dalle 12 circa fino al termine del suo passaggio, stimato per le 16.

Per ridurre al minimo i disagi alla circolazione stradale, verranno creati dei varchi per consentire l’attraversamento dei veicoli e dei mezzi di trasporto all’interno dei centri abitati:

  • a Cotignola varco di attraversamento della Sp 8 Naviglio in via Madrara (direzione via Salara e viceversa);
  • a Bagnacavallo varco di attraversamento della Sp 253 San Vitale in via Amendola (direzione via Campanelle e viceversa);
  • a Lugo sono previsti tre varchi di attraversamento della Sp 253 San Vitale: in viale Europa (dall’intersezione con via Mentana all’intersezione con via di Giù con direzione viale Europa, e dall’intersezione con via di Giù all’intersezione con via Umbria in entrambe le direzioni); in via Mentana (direzione piazza Garibaldi e viceversa); in via Canaletto (direzione via Bonoli e viceversa);
  • a Sant’Agata due varchi di attraversamento della Sp 253 San Vitale: alla rotatoria di via San Martino (direzione via Pedergnana Superiore e viceversa); in via Belfiore (direzione via Fornace e viceversa);
  • a Massa Lombarda varco di attraversamento della Sp 253 San Vitale in via Amendola (direzione via Cimitero e viceversa);
  • a Conselice varco di attraversamento della Sp 610 Selice alla rotatoria di via Bisce, percorribile in entrambe le direzioni.

I divieti saranno opportunamente posizionati con apposita segnaletica e, dove necessario, sarà presente la polizia locale o altre forze di polizia e personale volontario per fornire indicazioni di supporto.

Inoltre, è prevista alle 13.45 circa in via Foro Boario a Lugo e alle 14.30 circa in piazza Foresti a Conselice la sosta della carovana pubblicitaria del Giro.

La Ravenna che vuole uscire dal fossile: «Un modello da cambiare profondamente»

 

fuori dal fossile ambientalisti ravenna

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Pippo Tadolini dopo la mobilitazione di sabato 11 maggio

Se guardiamo il mondo e la storia dal punto di vista dell’energia, possiamo dire che dalla Rivoluzione Industriale in poi l’umanità si sia trovata, nel rapporto con la natura, in uno stato di perenne transizione.

In più occasioni grandi pensatori hanno provato a rimettere al centro non la materia inanimata, ma la vita, anche nel pieno delle rivoluzioni scientifiche più recenti. Anche quando la fisica si è staccata dalla biologia e si è impegnata nell’espansione della potenza distruttiva della fissione atomica, perdendo di vista il nesso tra l’energia utile alla distruzione e quella molto più cruciale indispensabile alla sopravvivenza.

Almeno dalla Prima Guerra Mondiale in poi, i conflitti armati, la crescita dell’ingiustizia sociale, l’arretramento della democrazia, la sottovalutazione della spesa pubblica per arginare i guasti ambientali di quell’insieme di eventi epocali che sono stati chiamati “progresso”, e oggi l’evidenza della crisi climatica, ci hanno fatto ereditare il pericoloso lascito di una logica esclusivamente geopolitica, in cui la competizione di potenza sovrasta ogni altro modo di vedere l’esistenza.

A tutt’oggi, purtroppo, la proliferazione termonucleare e – del tutto recentemente – l’accelerata diffusione della Intelligenza Artificiale (Ia) ci inscrivono in un’era in cui la sopravvivenza biologica del vivente e la possibilità di scelta da parte degli esseri umani vengono radicalmente posti a rischio dalla disponibilità di enormi densità energetiche, create artificialmente, come se non vi fossero mai state Hiroshima e Nagasaki e gli incidenti delle centrali nucleari. E come se la conseguenza della distruzione del mondo naturale (un sistema che si autoriproduce, lentamente, e si conserva, generazione dopo generazione da milioni di anni) fosse qualcosa di trascurabile.

Un divulgatore scientifico molto acuto, Benjamin Labatut, ha avuto modo di affermare che bisogna “prestare attenzione a come dalla fine del secolo scorso si sia oltrepassato un confine: come se un genio si fosse annidato nelle scienze e le generazioni future non fossero più riuscite a rimetterlo dentro”. Allarmismo? Forse. Pur tuttavia è innegabile che la turbolenza politica, economica e militare sia tornata a dilaniare l’Europa, il Medio Oriente e tante altre parti del mondo, la logica dei blocchi contrapposti è riemersa prepotentemente, tornando ad affidare a tecnologie ad altissima intensità energetica le sorti dell’intera umanità. Molti Paesi iniziano a guardare alle fonti rinnovabili, ma intanto guerre, ingiustizia, diseguaglianza e catastrofi indotte dal comportamento umano continuano e si intensificano. La procrastinazione sine die del tempo dei fossili (e del nucleare) paiono essere la scelta preferenziale della maggioranza dei Governi, oscurando la prospettiva di pace e di una realtà quotidiana più vivibile per tutte e tutti, condita da quella democrazia sociale che aveva trovato nell’Onu e nelle costituzioni antifasciste i suoi fondamentali.

Secondo il Global Carbon Budget 2023, elaborato dall’Università di Exeter nel Regno Unito, quest’anno le emissioni di CO2 sono aumentate dell’1,1% rispetto al 2022 e dell’1,4% sul 2019, anno di prepandemia. Nemmeno di fronte a questa realtà di fatto, e a quasi dieci anni dalla Cop 21 di Parigi (2015), non arriviamo ancora a tagliare significativamente l’inquinamento legato al consumo di combustibili fossili.

Dopo il lungo periodo che verrà ricordato come “gli anni del Covid”, una grave estesa siccità e l’affermarsi fragoroso delle guerre hanno purtroppo rallentato sia una più larga diffusione delle energie rinnovabili che il percorso di fuoriuscita dal carbone e dal gas. Ed anzi, si è invocata la “crisi energetica” per premere sull’acceleratore di molte nuove realizzazioni nel campo delle energie fossili. Se a ciò aggiungiamo altri importanti fenomeni, come per esempio l’andamento della deforestazione in diverse aree del Pianeta, abbiamo il conto di come nel 2023 sia stata immessa in atmosfera una quantità totale di CO2 pari a 42 miliardi di tonnellate, una cifra che ha comportato il raggiungimento di 419,3 parti per milione (ppm) di CO2 in atmosfera, cioè il raddoppio rispetto ai livelli dai quali si è iniziato a valutarla.

Possiamo dire che, con il bilancio dell’anno appena terminato, la Terra è sicuramente destinata a superare la soglia di 1,5 °C all’inizio del 2030, anziché a fine secolo. In ritardo di decenni nella presa di coscienza e nelle scelte da fare, siamo in anticipo di decenni sui risultati più nefasti del modello di sviluppo che abbiamo fin qui costruito e subito.

Più le temperature aumentano, più bruschi saranno gli impatti dei cambiamenti climatici e più alto sarà il rischio di conseguenze irreversibili sugli ecosistemi, e quindi anche sulle vite ed i mezzi di sussistenza delle persone.

Purtroppo dobbiamo constatare quanto, a tutti i livelli, negazionismo, sottovalutazione e l’egoismo dettato dalla legge del profitto siano duri a morire, ed anzi da più parti le – pur blande – misure auspicate a livello europeo vengono etichettate come “follia ecologista”, da contrastare vivacemente.

Bisognerebbe esaminare diversi aspetti convergenti, per esempio la questione controversa e sottovalutata dell’impatto dell’agricoltura sul clima, e molte altre questioni, sulle quali il pur timido green deal europeo sembrava indicare una direzione di marcia, ma del tutto recentemente è stato completamente stravolto in favore del ritorno alla vecchia e distruttiva concezione del rapporto fra essere umano e ambiente.

Restano però invariati, ed anzi aumentato di intensità ogni giorno, le denunce e gli appelli della scienza, che ci ribadisce come le emissioni collegate all’utilizzo delle fonti fossili di energia siano il principale elemento responsabile della catastrofe in atto e di quella – peggiore – che verrà.

E allora, nell’ignavia – quando non nell’aperta complicità – delle Istituzioni e della Politica con le scelte che fanno solo l’interesse del profitto dei colossi del fossile, non resta che contare sull’ iniziativa della società civile e delle opinioni pubbliche.

Ogni giorno, contemporaneamente e in diversi luoghi del nostro Paese e del Mondo intero, le strade e le piazze (ma anche le aule dei tribunali) si animano di appuntamenti costruiti dal basso, che rivendicano una svolta non più rimandabile. Un panorama di mobilitazioni nemmeno pensabile anche solo pochi anni fa

La Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile, che di questo panorama è uno dei principali animatori, ha organizzato nei mesi passati, e sta organizzando per l’immediato futuro una messe di appuntamenti che vedono in Ravenna uno dei luoghi centrali.

Fra questi, sabato 11 maggio, per tutta la giornata, si sono svolti eventi di sensibilizzazione, approfondimento e denuncia sul tema del gas, che sta sempre di più pervadendo le nostre vite.

Come tutte e tutti sanno, è in arrivo il rigassificatore galleggiante che comporterà pericoli, un netto peggioramento della già compromessa qualità dell’aria ravennate e non solo e che un sicuro danno all’ambiente marino. Ma ancora non tutte e tutti sanno che è in arrivo anche il gasdotto della Linea Adriatica, una specie di super-autostrada del gas, che provenendo dal sud attraverserà Marche, Toscana, Umbria e Romagna, con abbattimento di milioni di alberi, espropri di zone agricole, rischio collegato alle caratteristiche sismiche dei territori. E sono in programma nuove trivellazioni, e ancora altre realizzazioni sempre al servizio della dittatura del fossile.

Il problema è che il greenwashing quotidianamente esercitato da imprese, e governi nazionali e locali nasconde abilmente la sostanziale assenza di una scelta alternativa, che invece è indispensabile, se non ci si vuole trovare rapidamente in un vicolo senza più possibilità di uscita.

Ecco perché vorremmo che sempre più persone e sempre più realtà della società civile si unissero a noi a rivendicare la moratoria su tutti i progetti legati al fossile, e l’avvio deciso di una politica delle rinnovabili, basata soprattutto sulla produzione diffusa e decentrata e sul controllo democratico.

Il settore dell’energia deve essere rapidamente sottratto all’ambito del profitto, e progressivamente portato nell’ambito dei beni comuni. In particolare, una riforma del mercato elettrico è necessaria se si vuole costruire un modello sociale in cui ci si liberi progressivamente del dominio dell’estrattivismo.

Pippo Tadolini – Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”

Ravenna Festival, fino al 19 maggio a S. Giovanni Evangelista l’oratorio di Porpora

Il trionfo della Divina Giustizia tutte le sere alle 19, con l’Ensemble Dolce Concento e Nicola Valentini

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK ALCESTE
Nicola Valentini

È seguendo il percorso dedicato alle sacre rappresentazioni tracciato da Ravenna Festival negli ultimi anni che in questa XXXV edizione si approda, martedì 14 e tutti i giorni fino a domenica 19 maggio, alle ore 19 nello straordinario spazio della Basilica di San Giovanni Evangelista, a Il trionfo della Divina Giustizia. Ovvero all’oratorio che un ancor giovane Nicola Antonio Porpora compose per la sua Napoli nel 1716, qui riproposto nella lettura “storicamente informata” che ne dà Nicola Valentini alla direzione del “cameristico” Ensemble Dolce Concento – un quartetto d’archi, clavicembalo e tromba si muovono in parti reali – e delle voci di Candida Guida come Maria sempre Vergine, Erica Alberini come Giustizia Divina, Angelo Testori nel ruolo di Giovanni Apostolo e Chiara Nicastro in quello di Maddalena.

SangiovannievangelistaIl titolo originario completo recita: Il trionfo della Divina Giustizia ne’ tormenti e morte di Gesù Cristo. Perché per la Congregazione di Nostra Signora de’ Sette Dolori, che commissionò a Porpora la partitura, si trattava di un lavoro da eseguirsi la settimana precedente quella di Pasqua, con la finalità di rievocare gli avvenimenti riguardanti la passione e la morte di Gesù, offrendo ai fedeli, com’era consuetudine, l’occasione di immergersi in considerazioni dottrinarie ed esegetiche, talora affidate a personaggi allegorici – in questo caso a Giustizia. Che culminavano nel compianto sul Cristo morto tra le braccia della madre, immagine adatta a “muovere gli affetti”, a suscitare quella commozione che conteneva in sé il monito ad astenersi da ogni peccato.

Maestro assoluto nell’arte operistica secondo i canoni della leggendaria scuola napoletana che contribuì a divulgare in tutta Europa, da Londra a Vienna, e insegnante di canto tra i più ambiti – tra i suoi allievi figura anche il celebre Farinelli –, Nicola Porpora in questa partitura mette in luce sia la notevole padronanza della tecnica contrappuntistica e armonica (ricca anche di motivi dissonanti e di intenso cromatismo), sia la sensibilità per una scrittura melodicamente infallibile, immediatamente espressiva eppure ricca di raffinati ornamenti.

L’edizione critica cui gli interpreti si rifanno in questa rara riproposizione è quella curata da Gaetano Pitarresi edita da Ut Orpheus nella collana dedicata alla Scuola napoletana. Ad essa si rivolge Nicola Valentini, già allievo di Ottavio Dantone, fondatore dieci anni fa dell’Ensemble Dolce Concento con cui affronta, con strumenti antichi, il repertorio barocco, spingendosi anche a quello classico e romantico e che già in più occasioni ha dato prova di sé anche nei teatri ravennati – per esempio dirigendo L’isola disabitata di Haydn.

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