martedì
23 Dicembre 2025

Uno spot televisivo per promuovere le vacanze in Romagna – Video

Il costo totale della campagna, suddivisa tra social, radio e tv è di 800mila euro, ai quali si sommeranno i circa 180mila dedicati alla promozione della Notte Rosa

Spot Romagna

Oggi come allora, Romagna, la vacanza degli italiani”, questo il motto scelto da Visit Romagna per lanciare la stagione turistica 2024, con un investimento pubblicitario dal valore di 800.000 euro, al quale si sommerranno i circa 180.000 euro destinati alla campagna per La Notte Rosa.

«Abbiamo puntato a una comunicazione moderna e capillare, per giungere al cuore del turista e raccontare il territorio attraverso una prospettiva inedita».

Il progetto di comunicazione creato da Visit Romagna in collaborazione con Apt Servizi Emilia-Romagna  coinvolge tv e radio, passando anche per i social: la campagna è partita a gennaio con spot dedicati ai mercati esteri, proseguendo in febbraio sul territorio nazionale con il lancio dei grandi eventi e degli appuntamenti tradizionali come La Notte Rosa. Oggi si punta invece a rafforzare la capillarità del messaggio per catturare un pubblico generalista e incline alle decisioni last minute.

Cavallo di battaglia della campagna di comunicazione è lo spot televisivo nato da un’idea di Claudio Cecchetto, ambassador di Visit Romagna, e realizzato dalla casa di produzione Jumpcutmedia di Milano.

«Abbiamo cercato un concept originale in grado di ribaltare il punto di vista della narrazione, affidando non più ai romagnoli, ma ai turisti il compito di raccontare la Romagna, la gioia, il fascino e il divertimento di una vacanza all’insegna del mare, della spiaggia, dello sport, della natura, dell’arte e della cultura».

I protagonisti della storia sono un giovane sportivo, una famiglia con due bambini, e una coppia adulta, tutti provenienti da Regioni diverse (Lombardia, Veneto e Toscana), che si preparano per andare in Romagna alla ricerca degli scenari più diversi: i colli per andare in bicicletta, la spiaggia per il gioco e il relax, i musei per ammirare l’arte. L’idea è quella di un territorio che si svela, nelle sue tante sfaccettature, attraverso le esperienze dei visitatori che scelgono la Romagna come meta per il loro soggiorno.

Lo spot si chiude con una battuta ironica, come se occorresse ricordare che in Romagna “C’è anche il mare”. 

Lo spot andrà in onda a partire da venerdì 17 maggio in concomitanza con la tappa del Giro d’Italia Riccione-Cento e sarà visibile fino al 4 giugno sulle principali emittenti nazionali italiane, accompagnato da una versione di 60 secondi per social e YouTube.

Rai, Mediaset e La7 trasmetteranno lo spot 433 volte, in abbinamento ai principali programmi di informazione e intrattenimento con un prime time medio del 56% e l’obiettivo di intercettare un pubblico potenziale di circa 23 milioni di spettatori nella fascia di età tra i 25-54 anni.

Inoltre, da domenica 12 maggio uno spot dedicato è trasmesso (per tre settimane) sulle reti tv kids con la campagna “Vieni in Romagna”, in collaborazione con Apt Servizi Emilia-Romagna, Italia in Miniatura, Oltremare, Aquafan e Acquario di Cattolica e  Mirabilandia. Già avviata anche la campagna social, digital e radio a sostegno del target kids, Generazione Z e Alpha attraverso influencer e tiktoker, ospiti del calendario eventi #romagnawow e delle arene estive sulle spiagge.

La comunicazione targata Visit Romagna sarà arricchita, infine, da altre azioni come il progetto Lonely Planet dedicato alla promozione della nuova cartolina dei waterfront e dei nuovi lungomari, attraverso materiali digitali elaborati dagli stessi autori della guida.

Un incontro tra cittadini e ricercatori per presentare gli studi del post alluvione

A un anno dalla catastrofe, un evento gratuito per avvicinare la cittadinanza al mondo della ricerca in un periodo di cambiamento e incertezza

alluvione

A Palazzo Rasponi ospiterà, venerdì 17 maggio (8.30-13), un incontro gratuito tra cittadinanza, istituzioni locali e ricercatori per ricordare l’alluvione con uno sguardo scientifico e analitico. L’incontro, dal titolo “Ravenna, un anno dopo l’alluvione”, sarà l’occasione per presentare dati e studi scientifici scaturiti dagli eventi catastrofici di maggio 2023.

«Quello che in passato poteva sembrare uno scenario improbabile e astratto oggi si manifesta con una frequenza preoccupante, influenzando significativamente le nostre vite – comunicano dall’organizzazione; – in questo contesto, è fondamentale avvicinare il mondo della ricerca alla cittadinanza e creare occasioni di approfondimento scientifico per comunicare in modo chiaro ciò che sta accadendo».

L’evento vuole infatti unire le istituzioni locali, che hanno affrontato l’emergenza, al mondo accademico della ricerca, che ha collaborato nella fase successiva all’evento con la stima dei danni e ha attivato misure per comprendere appieno quanto accaduto.

Durante la prima fase della mattinata, i rappresentanti delle istituzioni Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna e Consorzio di Bonifica della Romagna, daranno vita ad un momento di ricordo per guardare quegli eventi drammatici attraverso gli occhi e i racconti di coloro che li hanno vissuti in prima persona.

Successivamente, grazie alla partecipazione di Marco Marani, professore del Centro Studi sugli Impatti dei Cambiamenti Climatici dell’Università di Padova e membro della “Commissione Regionale per l’analisi degli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023”, si cercherà di comprendere la portata storica delle precipitazioni che hanno causato l’alluvione, con approfondimenti dedicati a possibili scenari futuri.

Infine, i ricercatori del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna presenteranno le attività di ricerca iniziate nel periodo immediatamente successivo all’alluvione. Queste attività volontarie mirano a esplorare i cambiamenti ambientali provocati da eventi estremi sui diversi comparti ambientali, come le frane in Appennino o gli effetti sulle acque interne e sul mare, utilizzando tecnologie innovative e puntando l’attenzione su alcuni contaminanti emergenti. Anche i depositi di fango legati alle esondazioni e alle rotture arginali sono stati oggetto di attività di ricerca finalizzate a valutare le differenze rispetto agli eventi storici precedenti.

Concluederà l’evento una tavola rotonda che coinvolgerà tutti i relatori, con l’obiettivo di individuare strategie di armonizzazione tra le azioni e gli interventi già effettuati in emergenza e un approccio multidisciplinare di lungo periodo, in grado di ottimizzare investimenti e benefici in un contesto complesso come quello del territorio emiliano-romagnolo. Gli interventi e la tavola rotonda saranno moderati da Marco Motta, giornalista di Radio3Scienza.

I dieci anni da sindaco di Davide Ranalli tra pubblico, privato, critiche e tatuaggi

«Speravo di fare di più per la manutenzione ordinaria, ma ho cambiato Lugo, che ora è una città per giovani. Zannoni? Mi auguro che vecchi attriti non la ostacolino. Il mio carattere “difficile”? Un alibi per isolarmi e marginalizzarmi»

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La campagna elettorale del 2019

Eletto nel 2014 in uno storico ballottaggio per il centrosinistra, confermato nel 2019 al primo turno, Davide Ranalli, ad appena 39 anni, sta concludendo il suo decennio da sindaco di Lugo. Lo incontriamo nell’ufficio della bellissima Rocca estense per un bilancio tra il politico e personale di questa esperienza alla guida di uno dei comuni storicamente ed economicamente più importanti della provincia.

Sindaco, si è parlato tanto di “terzo mandato”. Se fosse stato possibile si sarebbe ricandidato?

«Diciamo che in tempi ordinari non lo avrei nemmeno preso in considerazione. Ora invece con i fondi Pnrr e i progetti di ricostruzione, ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto poter vedere la conclusione dei tanti progetti in cantiere e poter disporre dell’avanzo di bilancio di più di 3 milioni di euro che sarà sicuramente importante all’avvio del mandato».

Sta dicendo che chiunque le succederà troverà una situazione più semplice rispetto a quella che affrontò lei dieci anni fa?

«In questi anni abbiamo lavorato molto per alleggerire il peso dei debiti sul bilancio comunale e chi mi succederà troverà quindi una maggiore disponibilità di risorse ma potrà anche inaugurare opere e interventi già avviati come l’Auditorium, il nuovo asilo, i lavori di rifacimento delle strade…».

Cosa si aspettava di poter fare dieci anni fa e come è andata veramente?

«Quando mi sono candidato avevo l’aspettativa di cambiare Lugo e la città è cambiata, avevo in animo di riqualificare l’acetificio Venturi, ampliare la rete ciclopedonale, reailizzare un Auditorium, rinnovare piazza Savonarola, soprattutto far diventare Lugo una città a misura di ragazzi, dove potessero tornare a divertirsi. E tutto questo l’ho ottenuto. Magari sul piano della manutenzione ordinaria speravo di riuscire a fare di più, ma non sui grandi progetti».

Nessun rimpianto, quindi?

«No, direi di no. Diciamo che oggi con il senno di poi, forse rimpiango non le scelte fatte, ma alcuni atteggiamenti che ho assunto nel tempo…».

Lei è noto per essere, diciamo, molto autonomo nelle scelte e non sempre accomodante. Ci dice per esempio perché a un certo punto si dimise da presidente dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna?

«Ecco, per esempio oggi non mi dimetterei, ma rimango ostinatamente convinto che sul merito della questione (di tipo organizzativo, ndr.) avessi ragione. Non firmerei comunque un documento che non condivido, ma lascerei agli altri l’onere di farmi dimettere. Però ci tengo anche a precisare, rispetto a quell’episodio, che forse la mia decisione fece tanto clamore perché non siamo abituati a politici che si dimettono pur di non venire meno alle proprie convinzioni».

Tra le critiche più aspre che le sono state mosse c’è anche quella per il mancato allarme un anno fa, per l’alluvione. C’è anche un ormai noto screenshot di un suo commento su Facebook in cui rassicurava un cittadino preoccupato a poche ore dal disastro….

«In realtà lo screenshot ha iniziato a circolare una ventina di giorni dopo ad arte. In quello scambio si stava parlando nella notte della rotta di Ca’ di Lugo che ha preceduto l’allagamento del centro e nulla ha avuto a che fare con questo. Mentre l’allarme per la rotta di Castel Bolognese e Tebano è stato dato eccome nei quartieri che secondo quanto sapevamo potevano essere i più a rischio, ossia Lugo Ovest e Lugo Sud. Tanto che il palazzetto era già pieno di gente quando è arrivata l’acqua. La ricostruzione del mancato allarme è falsa. Sicuramente si poteva fare meglio, ma abbiamo fatto tutto ciò che potevamo con le conoscenze e le competenze a disposizione di fronte a un evento straordinario».

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La visita di Mattarella a Lugo nel 2023

Facile immaginare che l’alluvione sia stato il momento più brutto dei suoi dieci anni da sindaco. E il più bello?

«Dal punto di vista istituzionale sicuramente la visita del presidente Mattarella a Lugo. Da quello personale l’abbraccio con mia madre, cosa per noi assai rara essendo due anaffettivi, dopo che vinsi il ballottaggio nel 2014».

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L’abbraccio con la madre per la vittoria del 2014

Era un ragazzo allora e non ha ancora quarant’anni oggi. Allora aveva un figlio di cinque anni che nel frattempo è diventato adolescente. Sul piano personale, come è andata?

«Sicuramente ha comportato dei sacrifici, innanzitutto per i miei famigliari. Penso a mio figlio, a cui non ho potuto dedicare tutto il tempo che avrei voluto, ma anche i miei genitori che hanno dovuto sopportare critiche e insulti e che ho cercato di tutelare e rassicurare. Poi naturalmente ricoprire un incarico così importante impone diverse limitazioni che in giovane età pesano, non credo siano sacrifici da dover sottolineare, ma esistono».

Se suo figlio un giorno si candidasse a sindaco?

«(Ride, ndr) Quando penso a questa ipotesi ricordo sempre Aprile di Nanni Moretti quando alla moglie che si augura che il figlio non voglia fare l’attore, il protagonista risponde: “Silvia, ma che discorsi fai.. speriamo che non diventi un attore.. noi gli impediremo di fare l’attore!”».

Lei è cambiato anche fisicamente in questi anni, migliorando il suo aspetto. E a un certo punto è anche diventato un sex symbol…

«(Ride, ndr) Vero, fu l’unico momento di leggerezza durante il periodo dell’alluvione. A un certo punto dopo un collegamento televisivo cominciarono a piovere commenti di apprezzamento. Che dire? Mi ha fatto piacere, ovviamente, a chi non lo farebbe? Anche se magari in alcuni casi avrei preferito un linguaggio un po’ meno dettagliato…».

In quell’immagine sfoggiava diversi tatutaggi. A quando risale il primo?

«Era il 2016, l’immagine di Antonio Gramsci sulla spalla sinistra. Sulla parte destra invece ho tatuato altre immagini, non di stampo politico, tra cui, per esempio, gli occhiali di Pasolini…».

Abbiamo inevitabilmente già nominato due volte i social e la rete, che in questi dieci anni sono diventai lo strumento per eccellenza di comunicazione con cittadini ed elettori. Ora non potete nemmeno più prendervela con i giornalisti che non hanno capito. Ha mai querelato nessuno?

«Sì, una volta sola, nei giorni dell’alluvione, ma la questione ora è in via di risoluzione davanti a un giudice di Pace. E sono anche stato querelato da un consigliere di opposizione di Ravenna, ma la questione è stata poi risolta fuori dal tribunale. In generale mi sento distante anni luce dal meccanismo social che trasforma gli utenti in tifosi, dove il dibattito e lo scambio sono annullati. Soprattutto credo che la politica dovrebbe mantenere liturgie proprie e una distanza da certe inutili diatribe, mentre questi strumenti costringono a meccanismi opposti, manichei dove non esistono sfumature. Basta guardare le città in campagna elettorale, ormai non ci sono più manifesti o comizi, perché tutto passa lì dentro…».

A proposito di campagna elettorale, Elena Zannoni è la candidata giusta per il Pd e il centrosinistra?

«La conosco dalla Federazione giovanile ma poi abbiamo preso strade diverse e non ho quindi strumenti per misurare le sue capacità amministrative. Credo però che abbia le caratteristiche giuste e che stia conducendo una campagna molto inclusiva e moderata, al limite della discrezione. Naturalmente ha tutto il mio sostegno e mi auguro che vecchi attriti e “revanchismi” all’interno della classe dirigente anche del centrosinistra non ostacolino il suo lavoro».

Attriti che, secondo molti, sono da attribuire però proprio al suo carattere, Sindaco, come dicevamo prima…

«Io sono come Jessica Rabbit: mi disegnano così! Scherzi a parte, la mia è una profonda passione politica e ho sempre cercato un’empatia fortissima con le persone. A molti però ha fatto comodo invece costruire una narrazione sul mio carattere conflittuale per farne un alibi utile a isolarmi e marginalizzarmi. Anche dentro lo stesso Pd non mancano quelli che io chiamo i “conigli mannari”».

 il Lugo Vintage nel 2024
Il Lugo Vintage nel 2024

Ma quindi, cosa andrà a fare dopo giugno?

«Andrò a occuparmi d’altro, sarò il direttore di un’azienda privata (per cui dice di aver comprato al Lugo Vintage una borsa da tranviere, ndr). Ma continuerò anche a dare il mio contribuito nella Direzione Nazionale (dove è stato eletto in quota Cuperlo, ndr), all’associazione Promessa Democratica e alle campagne elettorali future».

Incendio nella notte a Ravenna, evacuata una palazzina – FOTO

Intere famiglie in ospedale per accertamenti

Attimi di panico nella notte tra martedì e mercoledì in via Gulli, a Ravenna, dove è stata evacuata un’intera palazzina a causa di un incendio.

Secondo le prime testimonianze, l’incendio sarebbe partito dalla zona garage e cantine, con il fumo che entro poco tempo ha invaso anche i piani superiori. Sul posto i vigili del fuoco, che hanno lavorato per diverse ore, e il personale del 118, oltre a carabinieri e polizia.

Sono 16 le famiglie evacuate. In ospedale per accertamenti sono finite 20-25 persone, nessuna in gravi condizioni.

Le foto sono di Massimo Argnani.

Lavori da 2 milioni di euro per riqualificare viale Matteotti: «Pronto per il Tour»

A Milano Marittima, grazie all’investimento di un privato nell’ambito dell’accordo per la demolizione dell’ex Colonia Balducci, dove nasceranno 45 appartamenti

Viale Matteotti

Si stanno ultimando i lavori di riqualificazione di viale Matteotti, a Milano Marittima. I lavori fanno parte di un accordo pubblico privato che prevede la demolizione dell’ex Colonia Balducci e la costruzione di un edificio di 45 appartamenti con una riduzione del 30 percento del volume esistente.

A fronte di questo intervento, in una variante al Prg del 2013, il privato si è fatto carico dei lavori di riqualificazione del viale per un importo di oltre 2 milioni di euro.

In particolare, l’intervento comprende i lavori di fognatura in viale Baldini in corrispondenza dell’impianto Bassona; i lavori della fognatura bianca in viale Matteotti compresa la realizzazione e il ripristino di tutti gli allacci della fogna nera; l’intervento di sistemazione del viale Matteotti dall’innesto della XIX Traversa fino alla via Baldini, con rifacimento della pavimentazione della strada; realizzazione di un percorso ciclabile a monte e sull’altro lato di un percorso pedonale; pubblica illuminazione; riasfaltatura; un parcheggio pubblico sulla via Matteotti di 55 posti auto.

In merito alle alberature, il Comune assicura che «quelle esistenti sono state salvaguardate e integrate con altri pini, inseriti all’interno delle aree verdi parallele alla strada che separano i percorsi ciclopedonali dalla carreggiata stradale» e nelle aree immediatamente adiacenti il canale Fortino, nel retro della Pineta in una superficie di circa 300 mq sono stati piantati altri alberi.

Nelle prossime settimane verranno completati gli ultimi lavori pronti per accogliere al meglio il passaggio del Tour de France il 30 giugno.

Spiagge, confermate le Bandiere Blu nei lidi ravennati e cervesi

In Emilia-Romagna restano nove le spiagge con il riconoscimento. A livello nazionale 14 nuovi ingressi e 4 “declassamenti”

Mare Punta Marina

L’Emilia-Romagna conferma le sue nove spiagge Bandiere Blu, il riconoscimento internazionale della Fee (Foundation for Environmental Education) sulla base di 32 criteri fra i quali non solo la qualità delle acque e della balneazione ma anche la corretta gestione dei rifiuti, la presenza di aree pedonali e piste ciclabili, servizi e addetti al salvamento in spiaggia, accessibilità per tutti.

Da Ferrara a Rimini ecco le nove spiagge col riconoscimento: Comacchio (Lido degli Estensi, Lido di Volano/Nazioni/Pomposa/Scacchi/Garibaldi, Lido Spina), Ravenna (Casal Borsetti, Marina Romea/Porto Corsini, Marina di Ravenna/Punta Marina Terme/Lido Adriano, Lido di Savio, Lido di Dante/Lido di Classe), Cervia (Milano Marittima, Cervia-Pinarella-Tagliata), Cesenatico, Gatteo Mare, San Mauro Pascoli (San Mauro Mare), Bellaria Igea Marina, Riccione, Misano Adriatico (Parco Mare Nord, Misano Centro, Porto Verde, Brasile).

A livello nazionale, salgono a 236 le località costiere che potranno fregiarsi del riconoscimento Bandiera Blu 2024, dieci in più dell’anno scorso. In totale ci sono 14 nuovi ingressi: Ortona (Abruzzo), Parghelia (Calabria), Cellole (Campania), Borgio Verezzi (Liguria), Recco (Liguria), Porto Sant’Elpidio (Marche), Lecce (Puglia), Manduria (Puglia), Patù (Puglia), Letojanni (Sicilia), Scicli (Sicilia), Taormina (Sicilia), Tenno (Trentino Alto Adige), Vallelaghi (Trentino Alto Adige). Quattro i comuni non riconfermati: Ameglia (Liguria), Taggia (Liguria), Margherita di Savoia (Puglia) e Marciana Marina (Toscana).

 

 

A un anno dall’alluvione, una mostra che racconta i percorsi dell’acqua

Negli spazi dell’ex chiesa di Santa Maria della Misericordia un’esposizione a cura dell’Ordine degli Architetti, con un pannello grafico che evidenzia i punti di rottura dei fiumi, una raccolta di foto e sette video testimonianze

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Inaugurerà giovedì 16 maggio, all’interno dell’ex chiesa di Santa Maria della Misericordia a Castel Bolognese, la mostra “Alluvione – L’Architettura rivela la sua visione”, curata dall’Ordine degli Architetti Ppc di Ravenna. L’esposizione aprirà al pubblico alle 18.30, dopo essere stata ospitata in anteprima lo scorso dicembre al Municipio di Bagnacavallo e nella sede del Rione Verde nel Comune di Faenza e sarà visitabile fino al 25 maggio. Si tratta infatti di un progetto nato nell’ambito di un programma di eventi culturali e di approfondimento sull’alluvione a cui il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Ravenna ha dato avvio a partire dallo scorso dicembre, con l’intento di condividere risorse e chiavi di lettura che possano creare completa consapevolezza di cosa sia realmente accaduto nei territori colpiti dalla catastrofe.

I percorsi dell’acqua durante l’alluvione saranno raccontanti graficamente, attraverso un grande pannello collocato davanti all’abside della chiesa, con indicazione dei punti di rottura degli argini e punti di tracimazione, dati che l’Ordine ha raccolto con la collaborazione dei Comuni del territorio e dei Consorzi di Bonifica e poi restituito in forma visiva grazie all’intervento del Consigliere Francesco Spendio. Emerge una lettura chiara e precisa di come l’acqua, proveniente da 23 diversi fiumi che hanno esondato o rotto gli argini contemporaneamente, abbia raggiunto il mare fondendosi, separandosi e invadendo con prepotenza vaste aree agricole e urbane.

Ufficiale Per StampaLo stesso Consigliere Spendio è autore anche delle interviste che vengono proposte a lato del pannello centrale: 7 video-testimonianze di persone residenti in diverse località della provincia che offrono una prospettiva intima, capace di riportare il senso di paura e smarrimento a fronte a un evento improvviso e tragico, specchio di un’umanità ferita e costretta a ricominciare da zero. Particolarmente significative le storie di un’architetta, che spiega i fatti avvenuti alle Saline di Cervia, e di una coppia di anziani nel racconto accorato della loro terribile esperienza.

A completare la mostra, una serie di immagini fotografiche dell’alluvione del 1939, avvenuta nelle stesse zone e altrettanto grave, ma che generò danni meno ingenti. Pochi furono al tempo, infatti, gli edifici colpiti e la ragione risiede nel fatto che i terreni allora non erano edificati con la stessa densità di oggi.

«Lo scorso anno ricorreva il centenario della costituzione degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti”. – racconta Rita Rava, presidente dell’Ordine degli Architetti di Ravenna – Stavamo organizzando la festa per l’ultimo sabato di maggio al Woodpecker di Milano Marittima – luogo simbolico realizzato dall’architetto Filippo Monti negli anni ’60 del secolo scorso e che, dopo decenni di abbandono, è tornato a rivivere – quando è avvenuto lo sconvolgimento dell’alluvione. In un primo tempo abbiamo pensato di accantonare l’idea di celebrare questo importante anniversario, ma poi il coinvolgimento della nostra categoria al post alluvione, emotivo oltre che tecnico e propositivo, ci ha portato a volerne parlare, facendo della ricorrenza un momento di incontro e di riflessione aperta non solo a iscritti e iscritte, ma anche a tutta la cittadinanza. Un evento teatrale e l’anteprima di questa mostra a Bagnacavallo hanno dato dunque il la a un progetto più ampio, volto a una maggiore conoscenza degli avvenimenti e dei luoghi colpiti dall’alluvione e utile a incentivare una riflessione collettiva su azioni virtuose da adottare nel prossimo futuro».

In altri spazi della ex chiesa sarà inoltre ospitata la mostra fotografica “Acqua di Maggio Ventitré” a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Castel Bolognese, mentre in occasione dell’inaugurazione del 16 maggio sarà presentato anche il nuovo brano dell’artista castellano Valentino Bettini “Pesci rossi lungo i fossi – salviamo il salvabile”.

L’ingresso è gratuito e gli orari di apertura sono: venerdì 17 maggio dalle 16:00 alle 19:00; sabato 18, domenica 19, lunedì 20 maggio, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 19:00; venerdì 24 maggio dalle 16:00 alle 19:00; sabato 25 e domenica 26 maggio, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 19:00.

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Tutta la poesia di Filippo Gorini sul palco dell’Alighieri per il Ravenna Festival

Un dialogo con il grande pianista di origini ravennati sulle sinfonie di Schubert e Kurtàg, in attesa del concerto del 16 maggio

Filippo Gorini 2022 Photo Simon Pauly 6 Copia

Poesia non è solo un genere letterario, ma anche il carattere che metaforicamente si può estendere a oggetti che vengono elevati al di sopra del quotidiano. Declinarla in ambito musicale, però, non è sempre scontato, ma è noto che Filippo Gorini si sia ormai affermato tra i massimi esperti di questa arte. Il pianista di origine ravennate proporrà un’interessante serata all’insegna della tradizione abbinata alla scoperta del nuovo. Sarà, infatti, la Sonata in si bemolle maggiore D 960 di Franz Schubert protagonista, insieme a una selezione di brani da Játékok di György Kurtág, della serata del 16 maggio nella quale il teatro Alighieri aprirà le porte al Ravenna Festival 2024.

Composizioni molto lontane quelle del programma. Come si abbinano la sonata di Schubert e i brani di Kurtág?

«Un abbinamento nato per Milano Musica, festival di musica contemporanea che mi vedrà impegnato nel teatro alla Scala. Volevamo presentare un programma suddiviso in due metà, una più tradizionale e una contemporanea. Immediatamente ho pensato di riaffrontare, più in profondità, la sonata di Schubert cui lavoro ormai da sette anni».

Ininterrottamente?

«L’ho suonata molte volte in concerto in varie stagioni e ci ho lavorato molto con gli insegnati a partire da Brendel. È un pezzo di una bellezza talmente struggente che ogni occasione che ho per riprenderlo, suonarlo, studiarlo, approfondirlo è un’opportunità per entrare più in profondità nell’animo meraviglioso, poetico, di questo compositore».

Si può dire che Schubert sia meno valorizzato rispetto al coevo Beethoven?

«Beh, sicuramente ha impiegato molto più tempo per entrare nel repertorio dei pianisti, a essere riconosciuto come compositore, però, per fortuna, a partire dalla seconda metà del Novecento la sua musica è entrata fermamente nel repertorio degli artisti più seri e dei festival più importanti».

Come mai, secondo lei, ci è voluto così tanto tempo perché questa musica si affermasse?

«La musica di Schubert vive di poesia e la poesia si sciupa facilmente. Io ho l’impressione che sia molto più facile conquistare un pubblico, riuscire a far capire la grandezza di una sonata di Beethoven piuttosto che della musica di Schubert, Questa rischia di sembrare “più debole” ma, se eseguita meravigliosamente, ritengo che nessuno possa pensare altro che non possa esistere nulla di più bello, di più sincero, di più commovente».

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Soprattutto quando si parla di una sonata come la D 960?

«Indubbiamente. Il primo movimento disegna questo lungo cammino sul crinale tra il nostro mondo e quello successivo, tra vita e la morte, tra la realtà e il sogno. A me piace usare l’espressione il crinale dei crinali. Schubert scrive musica come un viaggiatore, un Wanderer, un viandante che sembra vagare in questi panorami che con un cambio di armonia si trasportano in regioni lontanissime da quelle da cui si era partiti. Una capacità di creare poesia che ha solo Schubert».

Si può, invece, definire la musica di Kurtág un rompicapo?

«Rompicapo non saprei. Con tutta la musica scritta dopo il 1950 bisogna cercare di capire l’animo, l’intenzione e il linguaggio nuovo, personale di un compositore cui non siamo abituati. Ciò, in realtà, dobbiamo farlo anche quando suoniamo per la prima volta una sonata di Beethoven, un brano di Bach. Un mondo che ci è poco familiare pian piano lo si conosce, lo si frequenta. Più è recente il compositore e più è facile che ci sia molto nuovo, molto alieno, anche il loro mondo espressivo».

Come sono stati scelti i brani che eseguirà?

«Kurtág è un compositore che ormai ha quasi cento anni e nel creare questa selezione degli Játékok, che sono dieci volumi e presto sarà pubblicato l’undicesimo, ho cercato di creare una retrospettiva su questo compositore. Sono partito da alcuni brani scritti quando era giovane fino ad arrivare a un brano scritto nel 2022. Sessant’anni di vita musicale di un compositore che consegna alla sua musica momenti di estrema intimità, della sua vita privata. Molti di questi pezzi sono omaggi ad amici o compositori defunti o ancora ricordi della defunta moglie».

Cos’è che la colpisce maggiormente di queste composizioni?

«In ognuna di queste miniature estremamente poetiche, però, non c’è la ricerca di una complessità strutturale, un’architettura, ma c’è un lavoro di cesellatura di ogni accordo, di ogni armonia. Si ha l’impressione di entrare in un diario privato di un compositore che si racconta e forse non è musica nata per essere eseguita in un grande teatro, ma per l’esigenza di questo musicista di scrivere, di parlare. Forse deriva anche dal fatto che ha insegnato musica da camera tutta la vita e ancora dispensa lezioni e consigli a tanti musicisti. Ho avuto la fortuna di fargli sentire l’Arte della fuga e mi ha dato molti spunti per approfondire quest’opera e la prossima volta che ci incontreremo gli proporrò di lavorare sui suoi brani».

Un repertorio da lei molto sentito per un concerto in terre che lei conosce.

«La Romagna è un mondo che, per me, sa veramente di casa. La piadina, i cappelletti, i passatelli. Ho bellissimi ricordi della mia infanzia nelle campagne ravennati. Sono, purtroppo, sempre meno le occasioni di tornare e, quindi, quando mi è possibile unire al lavoro l’atmosfera familiare, questo sentirmi a casa che viaggiando così tanto è diventato raro, è sempre emozionante e qualcosa per cui sono davvero grato».

Intervista tratta dall’ultima edizione di Ravenna Festival Magazine

L’alluvione in prima serata Rai. Il documentario in anteprima a Palazzo Rasponi

Il 16 maggio alle 17 a Ravenna la proiezione di “Fuori dal Fango”

Fuori Dal Fango

In occasione del primo anniversario delle alluvioni della Romagna del maggio 2023 Rai Documentari dedica al tema una prima serata speciale con “Fuori dal Fango”, in onda il 16 maggio su Rai Tre alle 21.20. Un documentario di circa 85 minuti tratto da un’idea di Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore del Cnr e conduttore di Sapiens (Rai Tre). Soggetto di Mario Tozzi e Riccardo Mazzon per la regia di Matteo Parisini e Riccardo Mazzon. Una coproduzione Ruvido Produzioni e Penned Pictures, in collaborazione con Rai Documentari e la partecipazione di Conad, con il supporto di Emilia-Romagna Film Commission e il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Faenza.

Il 16 maggio alle 17 a Ravenna, a Palazzo Rasponi dalle Teste, verrà presentato in anteprima il documentario alla presenza di Mario Tozzi e dei registi; la stessa sera alle 20,30, all’Oratorio San Filippo Neri di Bologna sarà possibile assistere alla proiezione integrale.

Il documentario si avvale di testimoni speciali: Luciano Ligabue, impegnato da sempre in prima linea sul fronte dei cambiamenti climatici, darà la sua visione da “emiliano” cresciuto tra i fossi e gli argini della pianura; lo scrittore Carlo Lucarelli, testimone diretto dell’evento, racconterà la sua cronaca personale e di come il romagnolo abbia saputo affrontare con ironia e determinazione anche questa apocalisse; la giornalista Milena Gabanelli affronterà, dati alla mano, il tema della trasformazione del territorio della Romagna nell’ultimo secolo: urbanizzazione e frazionamento delle competenze territoriali, infrastrutture e ricchezza. Lo scrittore romagnolo Cristiano Cavina sarà la memoria storica del cittadino comune e padre di famiglia.

Il documentario si avvale anche della consulenza e delle analisi di due importanti tecnici: Carlo Cacciamani, climatologo di ItaliaMeteo, che ha seguito sin da subito le dinamiche dell’alluvione, minuto per minuto, e ha elaborato i dati, con grafici e animazioni per spiegare come sono andate le cose dal punto di vista strettamente meteorologico: quanto ha davvero piovuto, in quanto tempo e perché. Lucia Capodagli, direttrice generale del Consorzio di Bonifica della Romagna, ha spiegato il rapporto tra le grandi opere di bonifica di inizio ‘900, ancora perfettamente attive, e la realtà di oggi.

Camion contro auto all’uscita dell’autostrada – FOTO

Violento schianto a Cotignola: una coppia di 70enni all’0spedale

Violentissimo scontro nella mattinata di oggi, 14 maggio, all’uscita dell’A14 bis di Cotignola. Un’auto con a bordo una coppia di 70enni dopo essere uscita dall’autostrada, per cause in corso di accertamento, è stata colpita da un camion carico di bombole d’ossigeno e acetilene.

L’auto nell’impatto è stata catapultata contro anche un altro camion, per poi finire la propria corsa all’altezza dell’uscita dell’autostrada.

Fortunatamente, per i due anziani (trasportati al Bufalini di Cesena) soltanto ferite giudicate di media gravità.

Gravi, invece, le ripercussioni sul traffico.

Un anno dopo, inaugura a Faenza un murale per ricordare l’alluvione

FOTO IGOR LAVORO A 'CUORE'

Il 16 maggio alle 17 a Faenza, in via Sant’Ippolito, nell’ambito dell’anteprima del festival di street art “Impronte di solidarietà”, organizzato dall’associazione Distretto A, sarà presentato il murale dal titolo Cuore realizzato dall’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri, nel ricordo dell’alluvione del 2023.

Saranno presenti l’autore del murale, i rappresentanti dei comitati degli alluvionati, delle Istituzioni locali e regionali e gli organizzatori della manifestazione.

Ecco i tre nuovi Alfieri della Repubblica della provincia di Ravenna

Si tratta di tre giovanissimi premiati per le loro gesta durante il periodo dell’alluvione

Sono stati consegnati ieri mattina (13 maggio) al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli attestati d’onore di “Alfiere della Repubblica”. Come scrivevamo a questo link, tra i nuovi “alfieri” anche tre giovanissimi della provincia di Ravenna, per le loro gesta durante il periodo dell’alluvione.

«Un grande onore per tutta la nostra comunità – ha commentato il presidente della Provincia Michele de Pascale -. Grazie Presidente per aver riconosciuto il fondamentale contributo di tutti questi ragazzi e ragazze in un momento di grande necessità per la nostra comunità. I giovani romagnoli (e non solo) hanno dimostrato grande generosità, passione e senso di responsabilità, mettendosi a disposizione di chi aveva bisogno di aiuto, con la tecnologia, testa, cuore, braccia e badile».

Ecco in sintesi i premiati del Ravennate e le motivazioni:

  • Guido Betti, 31/10/2005, residente a Ravenna. Per l’energia e la visione innovativa con cui ha contribuito alla realizzazione di una piattaforma informatica, che ha consentito di organizzare più di 6 mila volontari nelle operazioni di soccorso alla popolazione colpita dall’alluvione in Emilia Romagna.
  • Letizia Galletti, 25/7/2004, residente a Lugo. Per aver portato sollievo con la sua musica a tante persone costrette ad abbandonare la propria abitazione a seguito della recente alluvione in Emilia Romagna.
  • Matteo Violani, 27/4/2006, residente a Faenza. Per il servizio di volontariato prestato in occasione dell’alluvione che ha colpito la sua città. Il suo impegno costituisce un esempio di cittadinanza attiva e simboleggia la resilienza di una intera comunità.

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