venerdì
15 Agosto 2025

Il ritorno di Daniel Pommereulle, tra Surrealismo e “Deserto Rosso”

Alla galleria Pallavicini una serie di inchiostri su carta dell’artista francese fa luce anche su un’inaspettata versione internazionale di Ravenna

Daniel Pommereulle Dipinti

A 61 anni dalla sua prima esposizione a Ravenna – che fu la prima personale anche nel contesto della sua carriera – la Galleria Pallavicini22 espone una serie di opere prodotte alla fine degli anni ‘50 da Daniel Pommereulle (1937-2003), artista francese che ha arricchito la sua esperienza nelle arti visive con la scrittura, la regia e la recitazione.
Scegliendo per l’inaugurazione la data simbolica del compleanno dell’artista, la mostra illustra il particolare contesto artistico dei primi anni ‘60 in Europa – condivisi fra post-Surrealismo, Informale e i primi battiti della cultura Beat – facendo luce anche su un’inaspettata versione frontaliera e internazionale di Ravenna.

Curata da Laura Rosa e Roberto Pagnani con un interessante contributo critico in catalogo di Armance Léger, l’esposizione ricostruisce l’interessante côté ravennate alla nascita della sua storia industriale quando è frequentata da alcuni intellettuali di spicco fra cui lo storico dell’arte e critico militante Alberto Martini. Attivo a Ravenna e a Milano, esperto divulgatore della storia dell’arte grazie a fortunate iniziative editoriali, Martini è ben inserito nel panorama artistico europeo contemporaneo: lavora a stretto contatto con molti artisti emergenti fra cui Alberto Giacometti, Mattia Moreni, Giuseppe Ajmone, Gianni Dova. Fra i suoi amici di elezione e collaboratori c’è Roberto Pagnani – nonno e omonimo del curatore dell’attuale mostra – un collezionista raffinato che esplora e sostiene alcune linee di ricerca del tutto innovative – in particolare l’informale francese e italiano, l’Action painting statunitense – incrementando in questo modo la propria collezione. Ed è proprio dal lascito di questa che provengono le carte a china che Pommereulle eseguì a Venezia poco prima di esporle a Ravenna alla Galleria Antichità Fietta, decretandone il successo. Molti degli inchiostri vennero infatti acquistati da importanti collezionisti italiani mentre otto entrarono a far parte della collezione Ghigi-Pagnani.

Fu sicuramente Martini nella presentazione fatta alla mostra del ‘62 a comprendere la connessione profonda fra i segni a china nera che campeggiano nella serie – insistiti, ripetitivi, astratti ma contemporaneamente allusivi ad immagini oniriche – e i campi dell’interiorità e della rivelazione. I segni – frutto di una tecnica sostanzialmente automatica, grandemente praticata dai Surrealisti – che appaiono allo stesso tempo auto ed eterodirezionati, diventano per il critico vere esche per l’inconscio. Non a caso per Martini un primo riferimento viene fatto nei confronti dei lavori di Odilon Redon, un simbolista francese recuperato e rilanciato proprio dalla compagnia di André Breton. La sua capacità immaginativa senza fili, in grado di assimilare oggetti e particolari apparentemente del tutto estranei, ricorda in parte il processo creativo di Pommereulle.

Il secondo confronto è indirizzato allo scrittore Henri Michaux e ai suoi dessins mescaliniens et post-mescaliniens in cui vengono trascritte le visioni allucinatorie dettate dall’uso di droghe. Anche Pommereulle fa uso di stupefacenti, in particolare hashish, che producono una ipersensibilizzazione dei terminali percettivi favorendo la situazione ideale per perlustrare l’immaginario inconscio. Ma oltre a queste pratiche che accomunano i due francesi a tutta la Beat Generation, di qua e di là dell’oceano, occorre concentrarsi su una serie di contatti amichevoli e artistici sedimentati che creano una vera e propria costellazione generazionale.

Roberto Pagnani Daniel Poummarel
Roberto Pagnani con Daniel Poummarel a Ravenna, alla Galleria Antichità Fietta

Come altri, Pommereulle ha vissuto da bambino la seconda guerra mondiale. Il trauma infantile viene aggravato dalla partenza per il fronte algerino: l’artista ha 20 anni, troppo pochi per affrontare una guerra di occupazione persa in partenza e difficile da giustificare. Appena di ritorno a Parigi, la formazione artistica di Pommereulle si svolge in una rete di contatti di alto profilo: conosce Max Ernst, Roberto Matta, Errò, che gli aprono la poetica surrealista. Non è difficile infatti rivedere nelle linee automatiche a spirale e nelle forme astratte della serie degli inchiostri veneziani le carnose suggestioni figurative di Masson, il modello puramente interiore di cui scrive Breton o le creazioni oniriche di Tinguely. D’altra parte il Surrealismo dopo la seconda guerra mondiale avrà una diffusione globale e una segmentazione di senso per un’intera generazione che sceglie l’antagonismo alle guerre o la sensibilizzazione su temi inediti come il postcolonialismo o il rapporto fra uomo e natura.

Iniziano in questi anni le frequentazioni con l’Italia: Pommereulle assieme a Jean-Jacques Lebel e Alain Jouffroy scandalizza Milano con la presentazione della collettiva Anti-Procès III alla Galleria Brera. La procura fa sequestrare diversi quadri per vilipendio alla religione cattolica anche se il tema principale dei lavori è l’opposizione alla guerra in Algeria, alla tortura e al razzismo. In questa mostra oltre ai francesi e all’islandese Errò partecipano anche Enrico Baj, Gianni Dova, Antonio Recalcati, Roberto Crippa che insieme realizzano un grande quadro collettivo a tema antifascista. Da Milano a Venezia il passo è breve: l’occasione di una personale di Errò alla Galleria del Cavallino porta Pommereulle, Dova e Crippa nel giro di Peggy Guggenheim, Erik Dietman, Daniel Spoerri, Matta e molti altri. Il raddoppiamento visivo della laguna, i colori e l’acqua incrementano le suggestioni provocate dalle droghe che contribuiscono in modo essenziale alla realizzazione di questa serie di inchiostri su carta, caratterizzati da un gesto veloce, fluido, che restituisce la pulsazione del pensiero.
Ed è proprio l’aritmia di quel battito che affascina Michelangelo Antonioni quando gira nel ‘64 Deserto rosso per una Ravenna che è un fantasmatico crocevia fra dimensione esistenziale e superamento di un’identità collettiva. Si sapeva che un dipinto di Gianni Dova era inserito in uno degli interni di scena: l’attuale mostra ha permesso a Filippo Trerè di riconoscere anche un lavoro di Pommereulle, entrambi selezionati dal regista dalla collezione Ghigi-Pagnani.

“Daniel Pommereulle. Le retour à Ravenne”. Ravenna, Pallavicini22 Art Gallery, viale G. Pallavicini 22. Fino al 30 aprile – orari di apertura : mar-dom 10-12 e 16-19.

«L’assistenza alle persone della cooperazione sociale rischia il collasso»

Confcooperative segnala il caso delle Rsa: un ospite costa 120 euro al giorno, la convenzione con la Regione ne paga 109. «È necessario rivedere le tariffe»

Mirca Renzetti Confcooperative
Mirca Renzetti, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Romagna

Per ciascun ospite delle case di residenza per anziani convenzionate con la Regione vengono riconosciuti 109 euro al giorno dalla sanità pubblica al gestore privato ma il costo si aggira sui 120 euro. È l’esempio usato da Confcooperative Romagna per supportare il proprio grido di allarme: «La cooperazione sociale romagnola è in difficoltà nell’erogazione dei servizi e con essa il sistema di welfare del territorio».

La previsione dell’associazione di categoria è che molte cooperative chiuderanno i loro bilanci in perdita, non saranno più in grado di erogare i servizi e in alcuni casi rischieranno la chiusura. Accade perché «negli ultimi anni i costi per la gestione delle strutture accreditate sono aumentati, ma il contributo erogato dalla Regione è rimasto lo stesso».
Le cooperative sociali gestiscono su mandato della Regione Emilia-Romagna oltre il 70 percento dei servizi di assistenza alle persone non autosufficienti come case residenza e centri diurni per anziani e persone con disabilità, servizi in ambito psichiatrico, comunità per minori…

Mirca Renzetti, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Romagna, ha portato questo tema all’attenzione della Regione: «Abbiamo chiesto un urgente adeguamento delle tariffe. Nei mesi passati c’è stato un modesto stanziamento della Regione per aiutare le strutture ad affrontare l’aumento considerevole dei costi fissi e variabili. Uno stanziamento che ha fornito un po’ di ossigeno ed è stato accettato di buon grado nell’attesa di una vera revisione delle tariffe, ma che è risultato insufficiente».
Tra le realtà che hanno ben presenti i disagi vissuti dalla cooperazione sociale negli ultimi tre anni c’è sicuramente il Consorzio Solco Ravenna che raggruppa 18 cooperative sociali con servizi in tutta la Romagna e nel ferrarese: in totale 25 strutture accreditate per un totale di circa 1.500 persone servite e circa 800 lavoratori e lavoratrici.

«Nel 2022 abbiamo avuto un aumento dei costi energetici vicino al 100 percento – commenta il direttore Giacomo Vici –. Nel 2021 spendevamo 700mila euro circa e nel 2022 siamo arrivati a 1,3 milioni. C’è carenza di infermieri in Italia e nel 2022 molti di quelli occupati nelle cooperative sociali sono passati al sistema pubblico che stava collassando per via della pandemia. Se non avessimo investito nel far arrivare dall’estero 30 infermieri non saremmo riusciti a garantire la qualità e continuità dei nostri servizi».
Le soluzioni per arginare le perdite sono di rivedere i contratti con i fornitori e di ottimizzare l’organizzazione delle strutture per risparmiare dove possibile.

La Conferenza territoriale chiamata in causa

L’Ufficio di presidenza della Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss) della Romagna – presieduto dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – hanno incontrato le rappresentanti di Confcooperative Romagna, Mirca Renzetti, di Legacoop Romagna, Simona Benedetti e di Agci Emilia-Romagna, Patrizia Masetti. Tra i temi posti all’Ufficio di Presidenza i rincari energetici, l’adeguamento delle tariffe, la sostenibilità economico-finanziaria dei gestori cooperativi, messi a durissima prova dall’emergenza Covid e dai problemi generali di sostenibilità del sistema sanitario nazionale, e la richiesta di una programmazione condivisa affinché il livello di welfare venga mantenuto.

Aumentano i redditi dei ravennati, ma meno della media nazionale

I più “ricchi” in provincia a Sant’Agata sul Santerno e Lugo. I più “poveri” a Cervia e Casola Valsenio

Soldi EuroNel 2021 il reddito medio delle persone che lavorano nel comune di Ravenna è aumentato del 3,9 percento rispetto al 2020, contro la media italiana del +4,5. Lo si evince dai dati delle dichiarazioni dei redditi, appena pubblicati, come ogni anno, dal ministero dell’Economia.

I dati sono relativi alle dichiarazioni del 2022, quindi riferite ai redditi del 2021: sono interessanti – come spiega Il Post in un articolo pubblicato in queste ore – perché mostrano la situazione economica nell’anno in cui sono state rimosse diverse restrizioni introdotte per limitare la diffusione del coronavirus.

Il reddito medio annuo del comune di Ravenna nel 2021 è risultato pari a 21.981 euro (la media italiana è di 22.540, con Ravenna attorno alla posizione 1.200 su quasi 8mila comuni), in crescita rispetto ai 21.146 del 2020 targato Covid ma anche rispetto ai 21.225 del 2019 pre pandemia.

Guardando al resto della provincia, i cittadini con i redditi più alti sono nel Lughese, a Sant’Agata sul Santerno in particolare, che con 23.246 euro è l’unico comune della provincia a superare la media nazionale, con una crescita rispetto al 2019 addirittura del 9 percento. A seguire c’è Lugo, con un reddito medio di 22.226 euro, e poi il capoluogo Ravenna davanti alla seconda città per numero di abitanti della provincia, Faenza, con 21.838 euro.

Per quanto riguarda invece i comuni più “poveri”, si conferma quello più turistico, Cervia, con un reddito medio annuo nel 2021 di 18.770 euro. Peggio, in provincia, fa solo Casola Valsenio, con 17.943 euro.

Stagionali sfruttati? «Gran parte degli imprenditori operano nella legalità»

Confesercenti sui recenti casi di irregolarità nei contratti: «Purtroppo però non sono casi isolati: è concorrenza sleale»

Lavoro Cameriere Germania

«Dobbiamo ammettere, purtroppo, che non si tratta di casi isolati». Lo si legge in una nota inviata alla stampa dalla presidenza della Confesercenti di Ravenna-Cesena, che commenta i casi di lavoro irregolare emersi in questi giorni nelle strutture stagionali della riviera ravennate, con due hotel chiusi nel giro di pochi giorni e un servizio sul tema andato in onda in tv.

«Condanniamo tali episodi, che non rendono giustizia di una categoria sana e corretta – si legge nella nota di Confesercenti -. Gran parte degli imprenditori turistici operano nella legalità, nel rispetto delle regole e vivono un profondo disagio quando alcuni casi finiscono con il danneggiare l’immagine di un’intera categoria. Peraltro, chi si rende protagonista di episodi palesemente scorretti, diventa il primo concorrente, sleale, di chi opera nel solco della legalità. Lo diciamo mentre faticosamente ci avviamo ad una nuova stagione turistica, con premesse interessanti».

«La difficoltà nella ricerca e selezione del personale, in questo clima, viene spesso accostata allo sfruttamento dei lavoratori – aggiunge la presidente Monica Ciarapica -. Prendiamo le distanze da chi agisce illegalmente. Con professionalità e orgoglio vogliamo proseguire nel nostro lavoro, così importante per l’economia del territorio. La nostra disponibilità a ragionare di turismo e delle sue prospettive e lo spirito di collaborazione per cercare percorsi condivisi con le istituzioni e con le organizzazioni sindacali vuole testimoniare la serietà con cui vogliamo lavorare».

«La concorrenza sleale – conclude la presidente Confesercenti Ravenna-Cesena – deprime e scoraggia l’imprenditore corretto ed insinua abitudini e credenze sbagliate nel cittadino, che a volte non conosce la fatica, gli adempimenti e la burocrazia, e di conseguenza i costi, che stanno dietro allo svolgimento onesto dell’attività di impresa».

Fondali a -11,5 metri, nuova ordinanza: «Restituiamo al porto la piena operatività»

Nuovamente consentito l’accesso a navi con pescaggio effettivo di -10,5. Ora obiettivo -12,5 e successivamente -14,5

Gru Al Porto

L’Autorità Portuale annuncia di aver ultimato i lavori necessari per ripristinare i fondali nella quasi totalità del bacino portuale di Ravenna a -11,50 metri di profondità.

La Capitaneria di Porto ha potuto quindi emettere oggi (21 aprile) la relativa ordinanza che consente la navigazione a navi con pescaggio effettivo di -10,50 metri.

«Si tratta di un risultato importante – ha dichiarato Daniele Rossi, presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna – ottenuto con un lavoro difficile che ha impegnato a lungo i tecnici dell’Autorità Portuale, ma ci ha consentito finalmente di restituire al porto la piena operatività in attesa dei prossimi ben più significativi traguardi a -12,50, in una prima fase e subito dopo a -14,50 metri di profondità (a questo link i dettagli del progetto hub portuale, ndr), che risolverà definitivamente qualsiasi problema di operatività del porto».

«Con l’emanazione dell’ordinanza – commenta invece il direttore marittimo dell’Emilia-Romagna e comandante del compartimento Marittimo di Ravenna, Francesco Cimmino -, che modifica il regolamento ormeggi e stabilisce nuovi pescaggi all’interno del canale portuale di Ravenna e nelle aree di ormeggio delle navi presso i terminal a -10.50 metri, si compie il primo e significativo passo in avanti per aumentare progressivamente la capacità competitiva dello scalo marittimo, prefigurando le condizioni per raggiungere gli obiettivi di piena operatività, grazie alla piena sinergia fra Autorità Marittima e Autorità di Sistema Portuale, impegnate a pieno ritmo in questo ambizioso programma».

Gli enti annunciano inoltre che è in fase di valutazione amministrativa «l’avvio dei lavori per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei materiali risultanti dall’escavo per la loro destinazione in cava, che consentirà in futuro una manutenzione regolare e costante della profondità del porto».

La nave con i 69 migranti arriverà il 26 aprile. I 18 minorenni resteranno a Ravenna

La macchina dell’accoglienza è già partita. I naufraghi salvati dopo 19 ore in mare

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Uno dei recenti sbarchi avvenuti al terminal crociere di Porto corsini

Arriverà al terminal crociere di Porto Corsini il 26 aprile (e non lunedì 24 come inizialmente ipotizzato) la nave dell’Ong Sos Humanity con a bordo 69 migranti, di cui 18 minori non accompagnati, di nazionalità eritrea, gambiana, gahanese, guineiana, maliana, nigeriana, senegalese, sudanese e togolose. Si tratta del terzo sbarco in pochi mesi previsto a Ravenna.

I naufraghi sono partiti dalle coste libiche a bordo di un piccolo gommone il 18 aprile e sono stati soccorsi dalla nave dopo aver trascorso 19 ore in mare.

La macchina dell’accoglienza riunitasi ieri (20 aprile) in prefettura è all’opera per tutti gli adempimenti necessari e già nella mattinata del 24 si procederà con i primi allestimenti da parte della Croce Rossa Italiana al Teminal Crociere.

La cabina di regia in Prefettura sta coordinando tutte le fasi preliminari per lo sbarco e le attività necessarie per l’accoglienza e la distribuzione sul territorio regionale secondo il piano di distribuzione predisposto dalla Prefettura di Bologna, mentre i 18 minori non accompagnati resteranno quasi tutti a Ravenna: 15 al Nuovo Villaggio del Fanciullo, 2 alla cooperativa Il Solco e 1 nella rete Sai Nazionale.

In poco più di 12 ore imbarcate oltre mille Bmw arrivate via treno dalla Germania

Tcr e Sapir protagoniste del nuovo traffico di autovetture prodotte in Germania e destinate ai mercati orientali.

Tcr ha ormeggiato lungo le sue banchine nel porto di Ravenna la M/n Liberty Passion, nave car carrier che ha imbarcato oltre mille vetture in poco più di 12 ore. Importante l’impegno della Cooperativa Portuale e del personale Tcr che per la prima volta si sono confrontati con un imbarco così impegnativo.

Le vetture del brand Bmw erano arrivate al Terminal Container via treno; otto convogli partiti dagli stabilimenti tedeschi che hanno raggiunto lo scalo ravennate in tempi stretti grazie anche al coinvolgimento di Ars Altmann, uno dei principali fornitori di servizi di logistica per veicoli finiti in Europa.

«Questo nuovo business – commenta Riccardo Sabadini, presidente del Gruppo Sapir – nasce dall’impegno e dalla determinazione dalla società Asia, nata dalla stretta e consolidata partnership tra il Gruppo Sapir ed il Gruppo Ars Altmann, alla cui base c’è la visione che la Newco, mediante la rete logistica dei suoi soci, realizzi e gestisca a Ravenna il grande polo automotive, al servizio dei produttori auto nazionali ed internazionali. È una nuova sfida per il porto di Ravenna, che ha l’occasione di presentarsi come performante alternativa ai porti del Nord Europa per le rotte verso oriente (Mediterraneo, Penisola Arabica, India e Far East)».

«La prova generale è riuscita – sono invece le parole di Maximilian Altmann, amministratore delegato del Gruppo Altmann – e conferma la strategia del nostro gruppo di offrire ai clienti automotive una soluzione logistica a gestione unica ed integrata terra-ferro-mare,  quindi a partire dall’handling delle vetture in fabbrica passando per il trasporto con treni e camion di proprietà, fino alla gestione terminalistica, ora finalmente anche portuale».

Aumentano i parcheggi a pagamento sui lidi ravennati: ecco dove (e quanto) si paga

Dal 29 aprile a Marina e Punta, dal 2 giugno sugli altri lidi (tranne Porto Corsini e Casal Borsetti)

Sarà in vigore nei prossimi giorni la regolamentazione della sosta a pagamento sui lidi ravennati: da sabato 29 aprile a domenica 10 settembre a Marina di Ravenna e Punta Marina; da venerdì 2 giugno a domenica 10 settembre anche su altri lidi dove fino all’anno scorso la sosta non era a pagamento (solo a Lido di Dante era già in vigore). Uniche eccezioni, Porto Corsini e Casal Borsetti.

In particolare la sosta a pagamento sarà nelle seguenti vie e località, per tutti i posti auto regolati con parcometro: a Marina Romea in viale Italia; a Marina di Ravenna lungo viale della Pace e viale delle Nazioni; a Punta Marina Terme lungo viale Lungomare Cristoforo Colombo; a Lido Adriano in viale Petrarca e nel parcheggio adiacente a piazza A. Vivaldi; a Lido di Dante nelle aree destinate al parcheggio nella zona compresa tra i viali G. Del Duca e Piccarda e gli stabilimenti balneari; a Lido di Classe in viale Fratelli Vivaldi e piazza Matteo Ricci; a Lido di Savio in viale Romagna.

Le tariffe saranno: 1 euro all’ora, con possibilità di forfait valido 9 ore al costo di 6 euro oppure di forfait giornaliero di 10 euro, acquistabili nella fascia oraria dalle 9 al termine della sosta a pagamento come da calendario.

Questi i giorni e gli orari in cui sarà attiva la sosta a pagamento.

Marina di Ravenna e Punta Marina: tutti i sabati (dalle 9 alle 2) e le domeniche (dalle 9 alle 22), da aprile a settembre. A questi si aggiungeranno l’1 maggio (dalle 9 alle 22) e da giugno a settembre anche i venerdì (dalle 9 alle 2). Ad agosto la sosta sarà a pagamento tutti i giorni dalle 9 alle 2 da venerdì 4 a sabato 19; dalle 9 alle 22 domenica 20 agosto.

 Altri lidi: tutti i venerdì e i sabati da giugno a settembre (dalle 9 alle 2) e tutte le domeniche (dalle 9 alle 22). Ad agosto la sosta sarà a pagamento, dalle 9 alle 2 da venerdì 11 a martedì 15.

Le negano lo smart working e lei per protesta va a lavorare a cavallo

Da Mensa Matellica a Cesena: Tabita Gurioli «contro gli abusi di potere»

Tabita Gurioli mentre va al lavoro in cavallo
Tabita Gurioli mentre va al lavoro in cavallo

Con la macchina fuori uso per un incidente, ha chiesto di poter lavorare in smart working, come peraltro previsto dall’azienda (la banca Crédit Agricole). Ma la sua capoufficio non glielo avrebbe permesso, invitandola piuttosto a utilizzare una giornata di ferie. E così, per protesta, è andata a lavorare in sella a un cavallo.

Sta facendo il giro del web la storia di Tabita Gurioli, titolare della scuderia “L’oasi delle emozioni” di Mensa Matellica, frazione del comune di Ravenna, da cui è partita appunto per raggiungere la sua banca, in piazza Sciascia, a Cesena, fiancheggiando il fiume Savio. Dove ha timbrato regolarmente il cartellino.

«Questo gesto vuole essere un messaggio contro ogni abuso di potere», ha detto Gurioli.

Nel video qui sotto l’arrivo di Tabita Gurioli al lavoro, a cavallo.

Aperto (in ritardo) il nuovo parcheggio da 243 posti dei nuovi uffici comunali

L’assessora: «Abbiamo chiesto alla ditta di sistemare l’area». Servirà anche per gli utenti di mercato e questura

Parcheggio Via Fontana Ravenna
Il parcheggio realizzato negli anni scorsi e ora aperto al pubblico

È aperto da oggi (21 aprile) a Ravenna il parcheggio di via Luigi Fontana, progettato nell’ambito della realizzazione dei nuovi uffici pubblici di via Berlinguer.

Al nuovo parcheggio si accede da via Fontana e consta di 243 posti auto oltre a 3 posti per disabili.

L’area era finita nei mesi scorsi in un’interrogazione del decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, che si chiedeva come mai fosse ancora chiuso. «Era già stato costruito perfettamente, illuminazione compresa, due anni fa. Era solo da inaugurare», si leggeva nel comunicato inviato alla stampa lo scorso febbraio da Ancisi.

«L’apertura – spiega oggi l’assessora ai Lavori pubblici Federica Del Conte – è avvenuta in ritardo rispetto alla tempistica stabilita in quanto abbiamo richiesto alla ditta di intervenire per rendere l’area perfettamente fruibile e sicura rispetto a come l’aveva consegnata».

«Si tratta – continua Del Conte – di una importante offerta aggiuntiva di posti auto che sono al servizio dei cittadini che si recano negli uffici comunali, al mercato e anche alla Questura».

Ressa in discoteca al concerto del rapper Shiva: ragazzo ferito, scatta la denuncia

Il padre di un minorenne di Cesena, travolto e calpestato alle Indie, dai carabinieri

Shiva IndieIl padre di un ragazzo minorenne di Cesena ha sporto denuncia contro ignoti dopo che il figlio era caduto ed era stato calpestato nella ressa creatasi alla discoteca Indie di Tagliata di Cervia in occasione del concerto del rapper Shiva.

Ne dà notizia il Resto del Carlino.

I fatti risalgono alla notte tra sabato 8 e domenica 9 aprile, vigilia di Pasqua, e sono avvenuti (come testimonierebbero anche alcuni video pubblicati sui social, allegati alla denuncia) nell’unico corridoio di uscita della discoteca, con alcuni ragazzi spintonati e poi travolti da quelli che erano dietro. Qualcuno è caduto ed è stato calpestato. Come il figlio del cesenate che ha sporto denuncia, che sarebbe rimasto a terra dolorante (al petto e a una gamba) per una decina di minuti.

Il ragazzo è stato poi accompagnato al Bufalini di Cesena dove è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni (ulteriori cure – scrive sempre il Carlino – sono state praticate successivamente in una struttura sanitaria privata).

Nella denuncia (ai carabinieri di Cesena) il padre sottolinea il gran numero di persone presenti nel locale – chiedendo se sia stata rispettata la capienza – e il tardivo intervento degli addetti alla sicurezza.

 

Stagionali: contratti “part-time” da 12 ore al giorno, senza riposo e paga in nero

Il servizio di “Fuori dal coro”, con telecamera nascosta, tra ristoranti e stabilimenti balneari ravennati e cervesi

Fuori Dal Coro Lavoratori StagionaliContratti part-time che nascondono invece un lavoro massacrante, a tempo pieno e oltre, spesso senza giorni di riposo. Con una retribuzione in parte in busta e per il resto in nero (spesso circa la metà dello stipendio), in contanti.

È la desolante panoramica della riviera ravennate che emerge da un servizio andato in onda l’altra sera su Fuori dal coro, il programma Mediaset in prima serata condotto dal giornalista Mario Giordano.

L’inviata della trasmissione, con telecamera nascosta, si è finta aspirante cameriera, o comunque alla ricerca di un lavoro stagionale tra Ravenna, Cervia e Milano Marittima.

Ricevendo come offerte di lavoro, da ristoranti e stabilimenti della zona, proposte scandalose da 12 ore al giorno, senza giornata di riposo fino a settembre, a fronte di contratti part-time e in nero. Con una stima di retribuzione di 4-5 euro all’ora.

Tra le testimonianze anche quella di un dipendente di un hotel di lusso della zona, che ha dichiarato di aver lavorato per 2,5 euro all’ora, dieci ore al giorno.

A fine servizio, anche un imprenditore che ha offerto un contratto regolare a tempo pieno: «Lo sai che sei l’unico che me l’ha proposto?», gli dice l’inviata. «Sì, lo so, qui fanno tutto il nero», è la risposta del ristoratore…

A questo link il video integrale del servizio: https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/fuoridalcoro20222023/stipendi-troppo-bassi-ce-chi-fa-il-furbo-con-i-lavoratori-stagionali_F312336201015C10

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