Tre anni fa i Dem rifiutarono, oggi però «non possiamo ignorare il mutamento dello scenario politico e sociale che stiamo attraversando, nel quale episodi di xenofobia, razzismo e apologia del fascismo si manifestano con sempre maggiore e preoccupante frequenza e sfrontatezza»
«La cittadinanza fu concessa dalla città di Ravenna nel 1923 da un consiglio comunale e da una giunta interamente fascisti – si legge in una nota firmata dal capogruppo in consiglio comunale Fabio Sbaraglia e dal segretario comunale Marco Frati –, espressioni di elezioni amministrative alle quali il partito fascista fu l’unica forza politica a presentarsi. Al termine del ventennio fascista, all’indomani della liberazione della città, la cittadinanza onoraria a Mussolini non fu revocata e da allora è rimasta come monito e memoria storica di ciò che il fascismo è significato e di come anche una città come Ravenna sia stata condizionata da esso. Siamo fortemente convinti che compito della politica non sia quello di pareggiare i conti con la storia, anche quella più oscura come il ventennio fascista, ma di costruire un presente e un futuro migliori per la comunità. Per questo oggi non possiamo ignorare il mutamento dello scenario politico e sociale che stiamo attraversando, nel quale episodi di xenofobia, razzismo e apologia del fascismo si manifestano con sempre maggiore e preoccupante frequenza e sfrontatezza nei confronti dei valori repubblicani e democratici. Questo contesto ci impone una presa di posizione forte per riaffermare i principi di inclusione, uguaglianza, solidarietà e democrazia».
«Essere favorevoli oggi alla revoca della cittadinanza onoraria di Benito Mussolini – continua la nota – significa compiere un atto politico, che non si rivolge a un passato che resta incancellabile, ma che tenta di essere da stimolo per il presente e il futuro riaffermando che a Ravenna i valori antidemocratici di cui il fascismo è stato espressione non hanno e non possono avere cittadinanza. Chiaramente questo atto da solo, al di là del forte impatto simbolico, non può essere sufficiente ma necessita di essere accompagnato da una forte azione di eduzione civica che coinvolga scuole, associazione e istituzioni per riaffermare i principi fondanti la nostra Costituzione e il nostro vivere in comunità. Sappiamo che su questa posizione il nostro partito non è da solo in consiglio comunale, per questo auspichiamo un confronto che non sia condizionato da strumentalizzazioni e che possa stimolare la più larga convergenza».