La segretaria provinciale: «Non è con iniziative così che si può imporre uno stile di vita a stranieri che hanno altre abitudini»
Gardin critica la linea di Valentina Morigi, assessore comunale all’Immigrazione: «Sostenere che lo sport è uno strumento di inclusione, di superamento di disuguaglianze e di costruzione di nuovi modelli di integrazione significa travisare la realtà, trincerarsi dietro enunciazioni teoriche, valide solo a determinate condizioni. Al contrario, bisognerebbe valutare con pragmatismo che questi stranieri provengono da contesti culturali, sociali e di abitudini diversi o addirittura antitetici al nostro. E che, di conseguenza, non è con una partita di calcio o iniziative similari che si può imporre uno stile di vita a stranieri che hanno tutt’altre abitudini consolidate».
L’episodio induce la leghista a una riflessione più ampia sulla gestione dei richiedenti asilo e dei rifugiati inseriti in un progetto di tipo nazionale coordinato dal ministero dell’Interno e affidato sul territorio alle amministrazione locali: «Se non si è in grado di gestire gli undici aspiranti richiedenti asilo di una squadra di calcio, come possiamo sperare che il Comune sia capace di gestirne delle centinaia sul territorio senza che accadano fatti gravi quando non illegali? Si rimane infatti senza parole di fronte ad alcune dichiarazioni, apparse sulla stampa, rilasciate dall’assessore a margine dell’episodio in questione».