L’ente costretto ad aumentare le imposte ai massimi per sopravvivere. Il consigliere Spadoni: «Situazione critica, nessuno ha il coraggio di sopprimerle»
Il quadro non è roseo perché le Province «non hanno dallo Stato la benché minima attenzione”» Un ente che «non si ha il coraggio di sopprimere” ma a cui “si limita gradualmente l’ossigeno della sopravvivenza. I costanti tagli dei trasferimenti ormai divenuti inesistenti, inoltre, non forniscono certamente garanzie e serenità per il personale della Provincia, oltre a produrre il deterioramento del patrimonio pubblico (strade, scuole, ponti, etc.) con il pericolo, oltretutto, di pregiudicare la sicurezza stessa dei cittadini».
Così la Provincia è costretta ad aumentare le imposte di sua competenza ai massimi livelli: «Valga come esempio, l’imposta provinciale di trascrizione Ipt nella misura massima del 30% che rappresenta il 50,51% delle entrate tributarie della Provincia o, ancora, la Rc auto con un’aliquota del 16% che equivale al 38,73% delle citate entrate dell’ente di piazza dei Caduti. E continuando a stare sui numeri, fra le entrate extatributarie vi sono gli utili da società partecipate ormai conferite a Ravenna Holding con dividendi distribuiti nell’anno 2018 riferiti all’anno precedente pari ad euro 574.500,00 ma in diminuzione rispetto agli utili percepiti direttamente dalla Provincia nell’anno 2015 (822.399,009) e nel 2016 (694.673,0)». La situazione complessiva, dunque,«prolunga l’agonia della Provincia con investimenti ridotti al lumicino e sforzi elevati per la manutenzione di scuole».