Lo studente della Lega e il suo prof di sinistra in consiglio comunale

Curioso confronto fra l’ex liceale Giacomo Ercolani e al suo ex insegnante, Luca Cortesi di Coraggiosa: «Era un bravo ragazzo, poi non so cosa sia successo…». «Con lui alla cattedra ero felice di fare lezione, ma in latino non ho mai preso più di 7»

Giacomo Ercolani E Luca Cortesi In Consiglio Comunale

Giacomo Ercolani e Luca Cortesi in Consiglio Comunale

Si sono ritrovati a Palazzo Merlato sui banchi contrapposti di opposizione e maggioranza, eletti entrambi in consiglio comunale alle elezioni amministrative di Ravenna dell’anno scorso. Un ex studente, il 21enne Giacomo Ercolani della Lega, e il suo “vecchio” professore di liceo scientifico, Luca Cortesi, 41enne oggi consigliere di Coraggiosa, la lista più a sinistra della coalizione che appoggia il sindaco Michele de Pascale.
Ecco un’intervista doppia per conoscerli meglio.

Com’era a scuola il tuo ex professore / allievo?
Ercolani: «Il professore Cortesi era uno di quei prof con i quali eri felice di fare lezione: riusciva a rendere interessanti materie come italiano e latino che onestamente non ho mai amato; era sempre disponibile per chiarimenti e non mancavano le battute che alleggerivano la lezione. Ricordo poi gli approfondimenti di carattere storico legati alle sue materie. Unica pecca, alle versioni di latino non ricordo di aver mai preso più di 7…».
Cortesi: «Per rispetto della privacy non dirò niente sul profitto, magari provate a fargli due domande di latino e vediamo se qualcosa si ricorda. Nella classe era sempre disponibile, con noi docenti e con i compagni (di classe, ovviamente). Insomma, era un bravo ragazzo, poi non so cosa sia successo…».

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Il tuo ex professore / allievo ha mai fatto politica a scuola?
E.: «Politica mai, è un uomo rispettoso del suo ruolo di insegnante. Ha stimolato spesso la classe alla riflessione; se non ricordo male, fu affidato a lui l’onere di svolgere le poche ore di educazione civica previste dalla legge. Ha invitato inoltre la classe a qualche conferenza organizzata da Amnesty Inter- national, nelle quali era relatore».
C.: «Direi di no, non so se partecipasse ad attività di partiti o movimenti al di fuori della scuola. mi ricordo però che era particolarmente informato sull’attualità di quegli anni, cosa non scontata in quella fascia di età».

Da cosa si capiva che era di destra, o di sinistra?
E.: «Partendo dal fatto che le definizioni destra e sinistra oggi sono difficili da applicare ai partiti politici, figurarsi alle persone, i dati a mia disposizione parlavano chiaro: professore di lettere, laureato all’università di Bologna, attivista per i diritti umani… Insomma le probabilità che fosse iscritto alla Lega erano quasi zero. Anche se non ha mai apertamente parlato di politica, era chiaro il suo orientamento su determinati temi etici che emergevano ad esempio nello studio delle sue materie o anche chiacchierando insieme durante la ricreazione».
C.: «Ricordo che in alcune discussioni qualche elemento indiziario era ben visibile, sopratutto su temi di carattere economico e su questioni riguardo ai migranti».

Credi che a scuola si dovrebbe parlare di politica? Ci dovrebbe essere una materia dedicata?
E.: «Credo che non si dovrebbe parlare di politica, ma in un certo senso è impossibile non parlarne. Discutendo di attualità ci si imbatte in visioni del mondo diverse, e la scuola dovrebbe concentrarsi nel dare gli strumenti ai giovani per costruirsi un’opinione in autonomia. Penso che l’educazione civica intesa come disciplina che spieghi il funzionamento dello Stato e dei suoi organi, approfondendo il ruolo della politica nelle scelte pubbliche, possa aiutare a combattere il fenomeno dell’astensionismo e a spingere i giovani ad occuparsi di politica. Un elemento che ora manca nelle scuole superiori è lo studio della storia politica italiana dal dopoguerra ad oggi, un periodo che spesso per ragioni di tempistiche viene affrontato frettolosamente».
C.: «Se ne parla già, in particolare con gli studenti più grandi, ed è inevitabile se le lezioni sono anche un momento di riflessione e confronto su quello che accade nel mondo. Se parliamo di migrazioni, guerra, diritti civili, povertà stiamo affrontando temi politici che cerchiamo di approfondire e su cui ognuno esprime la propria opinione. Parlare di politica a scuola non significa fare propaganda. Come materia a sé stante non saprei, secondo me sarebbe utile ridefinire educazione civica assegnandone parte delle ore a docenti di diritto che, specialmente in quarta e quinta, affrontino la Costituzione, il sistema elettorale, il funzionamento di parlamento, governo, enti locali. In molte scuole superiori diritto è solamente al bien- nio mentre riscontrerebbe sicuramente più interesse verso 18/19enni».

Cosa ti fa particolarmente arrabbiare delle idee politiche del tuo ex professore / studente?
E.: «Arrabbiare è una parola forte, raramente mi arrabbio per questioni politiche. Ho imparato che nessuno ha mai del tutto torto né ragione; in politica ci sono parti diverse che tutelano interessi differenti… Tutto qui, ci si scontra per questo».
C.: «La cosa che mi fa più arrabbiare è quando segue la parte più “polemista” dell’opposizione, che si scaglia spesso in modo acceso e strumentale contro giunta e maggioranza. Credo che sia una persona ragionevole e spesso ha dimostrato uno spirito collaborativo per cui fatico a comprendere certe posizioni».

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Apprezzi qualcuno dell’area politica opposta alla tua?
E.: «Apprezzo chi crede davvero nelle battaglie che porta avanti. Ad esempio, a livello locale, apprezzo molto l’impegno di una delle dirigenti dei Giovani Democratici, Greta Cavallaro, con la quale ho avuto il piacere di confrontarmi in campagna elettorale. A livello nazionale una figura del centrosinistra che apprezzo è Calenda, che ho incontrato casualmente in treno lo scorso anno e con il quale ho avuto modo di confrontarmi su alcuni temi».
C.: «Un personaggio che dieci anni fa mai avrei pensato di poter apprezzare (non in tutto e per tutto, eh!) è Elio Vito: sia per il suo impegno a favore dei diritti civili, sia per i suoi tweet ironici e spesso taglienti».

Com’è stato l’impatto con il consiglio comunale? La cosa più difficile per un consigliere?
E.:
«Entrare a 21 anni nel centro della politica cittadina è un’emozione che non dimenticherò mai, un’esperienza impegnativa e formativa sotto molti aspetti. La cosa più difficile a oggi nella mia esperienza da consigliere è stata dover imparare a confrontarmi nel dibattito politico con persone molto più esperte di me per motivi anagrafici. Questo richiede una approfondita preparazione sui documenti e una capacità dialettica notevole».
C.: «Il primo impatto all’insediamento del consiglio è stato particolarmente emozionante, entrare da eletto all’interno di una istituzione (pur nel nostro piccolo) fa indubbiamente effetto e grava anche di una certa responsabilità. La cosa più difficile è sicuramente riuscire a seguire in modo approfondito tutti gli atti che passano dal Consiglio e dalle commissioni. Il tempo da dedicare anche alla sola lettura degli atti è parecchio, considerando il lavoro e la vita privata non sempre è facile».

Come se la sta cavando il tuo ex professore / allievo?
E.: «Cortesi sta lavorando bene, non ha problemi a confrontarsi nel dibattito politico, interviene spesso, con argomenti ben costruiti e di impatto, credo si sia guadagnato un certo spazio nella maggioranza».
C.: «Ricordo che Giacomo nei primi interventi in Consiglio era visibilmente emozionato (come tutti quelli che sono alle prime esperienza, credo) e si avvertiva parecchio, con il passare dei mesi ha acquisito indub- biamente più confidenza».

L’errore più grave commesso dalla maggioranza o dal sindaco finora.
E.: «Potrei entrare nel merito di tante delibere che abbiamo affrontato, ma non è tanto la singola azione che non si condivide, quanto il metodo generale e gli obbiettivi differenti che abbiamo. Se proprio devo indicarne uno, che in realtà riguarda più la vecchia consigliatura ma che ci coinvolge ancora oggi, dico che la gestione degli appalti ha qualcosa che non va: trovarsi con le grandi opere ferme o in ritardo, con costi che lievitano vertiginosamente, è un elemento su cui l’Amministrazione deve ragionare».
C.: «In tutta onestà dall’inizio del mandato non credo ci siano stati provvedimenti sbagliati che la maggioranza ha portato avanti. Un aspetto su cui si potrebbe e dovrebbe avere più determinazione (consapevoli che non sono decisioni che spettano al Comune) riguarda l’investimento e lo snellimento burocratico per le rinnovabili, solare ed eolico».

La decisione più saggia invece presa dalla maggioranza o dal sindaco finora?
E.:
«Una delle decisioni più sagge prese dalla Giunta riguarda l’impegno assunto sui bandi del Pnrr; se portato a termine con successo, potrebbe davvero garantire importanti risorse per la nostra città».
C.: «Non è ancora stato approvato dal consiglio Comunale, ma penso che il nuovo Piano Urbanistico Generale che ha come cardine lo stop al consumo di suolo sia una svolta decisiva. Purtroppo non sarà visibile nell’immediato perché andranno avanti alcuni progetti già approvati secondo i piani previgenti».

Quale risultato vorresti portarti a casa al termine di questa legislatura?
E.: «Dall’opposizione portare a casa delle vittorie è difficile, il nostro ruolo è più quello di garanti, cioè è quello di vigilare sulle decisioni della maggioranza e di garantire una giusta rappresentanza ad ogni concittadino. Mi se mi si chiede qualcosa di concreto, io rispondo con un serio progetto per i giovani: creare spazi per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e potenziare le opportunità di studio universitario in città. È una proposta su cui ho iniziato a lavorare e a cui mi dedicherò nei prossimi mesi».
C.: «Innanzitutto arrivare al termine sano e salvo sarebbe già un successo. Guardando a cose concrete e che riguardano il Comune come competenza, mi piacerebbe che fra 5 anni ci fosse una maggiore pedonalizzazione del centro città e maggiori centri di aggregazione per giovani, in particolare nel cosid- detto forese».

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