domenica
21 Dicembre 2025
Democrazia

Si è costituito il comitato di Ravenna per il No al referendum sulla riforma della giustizia

Hanno già aderito pubblicamente associazioni e partiti del territorio tra cui Anpi, Arci, Cgil, Avs, Pd, M5s e Libera

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A Ravenna si è costituito un comitato a sostegno del “No” al referendum sulla riforma della giustizia previsto nella primavera 2026. Al comitato ravennate hanno aderito pubblicamente associazioni e partiti del territorio, tra cui Anpi, Arci, Cgil, Avs, Pd, M5s e Libera.

La presentazione del comitato si è tenuta ieri, 20 dicembre, nella sala D’Attorre di via Ponte Marino, con interventi in videochiamata di Armando Spataro (ex magistrato), Gaetano Azzariti (costituzionalista e presidente di Salviamo la Costituzione), Alfiero Grandi (membro della presidenza del Coordinamento per la democrazia costituzionale) e Daniela Padoan (presidente di Libertà e Giustizia).

L’intervento di apertura è stato di Maria Paola Patuelli, da anni impegnata nelle battaglie in difesa della Costituzione repubblicana: «Il referendum sulla Giustizia è una battaglia difficile ma dall’esito aperto, con il No possiamo impedire che venga sovvertita la nostra Costituzione».

Nel corso dell’incontro i promotori hanno indicato quelli che considerano i punti critici del quesito. «Per noi non è una vera riforma. Riformare significa migliorare, in questo caso invece sarebbe una ferita profonda inferta al nostro ordinamento costituzionale», è la posizione espressa dal comitato.

Sulla separazione delle carriere si è soffermato Spataro: «Ovunque c’è la separazione delle carriere c’è la dipendenza del pubblico ministero nei confronti del Governo. Non è il primo Governo che vuole andare in questa direzione, è un attacco contro la magistratura». Più netto l’ex magistrato Carlo Sorgi, secondo cui «la separazione delle carriere non c’entra niente»: «Solo lo 0,5% dei magistrati passa da una carriera all’altra. Si poteva fare una legge ordinaria per impedirlo, ma al Governo non interessa questo, è uno specchio per allodole. Fanno la riforma per attaccare l’ordinamento giudiziario».

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