Ai Musei San Domenico la mostra che è un viaggio appassionante tra arte e moda

Guida all’esposizione-kolossal dei Musei San Domenico a Forlì, un itinerario inedito e curioso da gustare per assaggi. Visibile fino al 2 luglio

Arte E Moda Matisse

Non ci avevano detto all’ingresso della mostra ai Musei di San Domenico di Forlì di prepararci a un lungo percorso che avrebbe preteso la distribuzione di acqua e viveri e la possibilità di sedersi, ogni tanto. Forse è uno dei pochi difetti, già segnalato in passato per altre esposizioni nella stessa sede di questo inedito, appassionante itinerario sul rapporto fra arte e moda dal 1789 al 1968, coinvolgente sia per gli appassionati di moda che di arte, che di entrambe le aree.

Cosa potrete ammirare nella mostra

Sono 300 infatti i pezzi in mostra fra abiti, accessori, dipinti, disegni e sculture provenienti da diversi archivi e musei pubblici italiani ed europei, che attraversano il tempo dall’epoca della rivoluzione francese fino a quella più recente del ‘68. Il kolossal – come giustamente avverte il comunicato stampa della mostra – risulterà l’ennesimo scoop che ha portato Forlì e le sue 18 esposizioni dal 2005 ad oggi a raggiungere quasi i 2 milioni di spettatori. La formula del successo è sempre la stessa: un comitato scientifico eccellente, curatori di livello, proposte inedite ma gradevoli ai visitatori, ottime sovvenzioni da pubblico e privato, sponsor multipli, ventaglio di servizi ineccepibili.

Arte Moda Mostra Forlì - Alla mostra ai Musei San Domenico un viaggio tra arte e modaL’attuale percorso espositivo è estremamente chiaro, realizzato per tappe temporali che danno modo allo sguardo di temporeggiare fra i dettagli di abiti e le opere accanto. Non sono molte le tabelle illustrative che si incentrano più sullo sviluppo della moda mentre le audioguide, distribuite gratuitamente all’ingresso, sono principalmente dedicate alle opere in mostra, con qualche accenno alla moda. Occorre quindi seguire un percorso integrato fra lettura e ascolto in modo da comprendere le relazioni, non del tutto intuibili a meno che non si sia degli esperti.
La mostra va gustata per assaggi: come dicevo, il tempo è assolutamente tiranno. Per cui, anche questa analisi non andrà che per suggestioni e particolari del tutto soggettivi.

Apre la mostra un bel dipinto del ‘500 – Atena e Aracne di Tintoretto – simbolo della sfida lanciata dagli umani alla divina protettrice delle opere a telaio. La maestra del logos e della sapienza è protettrice di tutti coloro che nel tempo si sono dedicati a tessuti e tagli, abiti e moda, cioè ad una categoria di profondi lettori del tempo. La moda infatti è un aspetto estetico e sociale che interpreta, rinnova e modifica la percezione degli altri umani e i messaggi intrinsechi all’abbigliamento. L’abito non fa il monaco ma in molti casi lo fa, l’ha fatto: ha creato miti e distrutto esseri umani, ha elevato di rango persone ma ne ha individuato la caducità o, al contrario, l’assoluto e indipendente spirito creativo.

Un bellissimo ritratto di Fra’ Galgario poco prima della metà del ‘700 illustra la situazione: l’abito definisce il ruolo sociale e la parrucca, legata con un nastrino al collo, è il vincolo pagato all’appartenenza alla nobiltà. Una fila di abiti maschili e femminili contemporanei – non ben illustrati nelle didascalie che sono solo a capo delle vetrine – collocano l’andrienne, versione italiana della veste femminile alla francese: damasco, broccato in oro filato e pettorina con decorazioni d’oro assolvono al compito di specificare la ricchezza e la necessità di vestirsi con solo l’aiuto di servi. Non meno difficoltoso l’abito maschile che prevede sottovesti e vesti, giacche a lunghe code, sempre eseguiti con materiali pregiatissimi. Nel giro di 40 anni sono gli inglesi a decidere di snellire tempi e azioni imponendo una moda più dinamica e semplice, soprattutto per quanto riguarda l’ambito maschile: gli abiti aderiscono al corpo, le giacche e i gilet si linearizzano e si accorciano senza mancare all’onere di materiali pregiati come cotone e seta, introdotti dalle nuove rotte commerciali. Il rosso – dagli abiti e dai ritratti di Sir Joshua Reynolds – sembra catalizzare gli sguardi, forse in onore alla divisa della corona inglese, ma è chiaro che la svolta ha a che fare col pragmatismo degli isolani, alla loro precisa simmetria con la rivoluzione industriale di cui sono gli antesignani in Europa.

Arte Moda Mostra Forlì 3La Francia questa volta è incline a seguire, anche ai gradi alti: la regina Maria Antonietta – ritratta più volte dal pennello dell’amica pittrice Vigée Le Brun, da sola o con i familiari – diminuisce la portata delle sue parrucche, semplifica le forme degli abiti. Senza calare i costi dei materiali e con la complicità della modista Rose Bertin, toglie il corsetto e si fa ritrarre scandalosamente con una semplice e morbida camicia di mussola. Si tratta di scelte concordi col gusto semplificativo inglese e forse con la moda da qui a poco imperante dettata dal revival classico. Nonostante la rinnovata semplicità, rimarrà una regina sgradita a cui togliere la testa. Con uno sguardo al futuro, Maria Antonietta forse avrebbe apprezzato le mises settecentesche che imponeva ai suoi ospiti la marchesa Casati nel 1913 nel corso delle sue feste veneziane e, ancora oltre, il modello in mostra a queste ispirato nella splendida versione di John Galliano per Christian Dior del 2005, in organza, ricami in argento e pvc.

I tempi si irrigidiscono durante la rivoluzione: le parrucche che spopolavano diventano oggetti pericolosi, incarnano l’orrore delle teste mozzate. La libertà di vestire in modo individuale e soggettivo viene proclamata dalla Convenzione nel 1793 anche se dobbiamo credere che l’appartenenza politica dovesse comunque essere sempre chiara, una seconda pelle per tutti. La scoperta di Pompei ed Ercolano e il Grand Tour delle mete classiche in Italia lanciano una nuova moda che tende ad unire nobile semplicità e quieta grandezza: i vestiti alla greca stretti sotto il seno, diritti, semplici, corredati da ampi mantelli – celebrati dai pennelli di Angelika Kauffmann – celebrano il mito di donne-dee ma poi cedono al desiderio di Napoleone che vuole autorevole il nuovo impero. Testimoniano le nuove necessità di protocollo l’abito in mostra appartenuto a Carolina Bonaparte in lino e ricami d’oro e il ritratto dell’imperatrice Joséphine de Beauharnais, realizzato da Gros nel 1808.

Arte Moda Mostra Forlì - Alla mostra ai Musei San Domenico un viaggio tra arte e modaDopo la restaurazione e l’avvio dell’Ancien régime, lo spirito romantico che aveva attecchito già alla fine del ‘700 ispira una solenne divisione dei generi: la sobrietà di colori e ornamenti si addice alle vesti maschili – si vedano i ritratti dei grandi romantici Chateaubriand e Foscolo – mentre per le donne si ricomincia a soffrire con corpetti da stringere fino allo svenimento. Guardando gli abiti esposti non si ha la percezione esatta delle trappole mortali inserite negli abiti femminili ma il ritratto della contessina Sommariva del 1833 rende chiara l’importanza delle cinture, l’ampiezza delle gonne e delle maniche rigonfie, e l’assoluta impossibilità del respiro. Il secolo sfila poi fra gli interni borghesi dei Macchiaioli, le divise femminili per le attività in giardino e l’ascesa politica di una nuova classe borghese che si imparenta in Italia col vecchio potere, illustrati perfettamente nei dipinti dei Macchiaioli e nel Gattopardo di Tomasi da Lampedusa. Un tocco magico è la proiezione del film di Visconti tratto da questo romanzo che fa da sfondo ad un abito femminile da cerimonia di epoca preunitaria, proveniente dal museo di Donnafugata.

La Belle Époque decreta la supremazia francese nella moda che acquisisce i metodi dell’arte e dell’industria: il sarto imperiale Charles Frederick Worth inizia ad inserire le etichette che firmano le sue produzioni. I dettagli sono importanti e la nuova classe dirigente mantiene la smania del lusso e per quanto riguarda le donne la necessità di un’ottima silohuette. Clairin, Lavery e Boldini e lo stilista Paul Poiret celebrano le fragili muse dell’inizio del nuovo secolo e le dive del teatro come Lina Cavalieri. L’accessorio acquista un’importanza capitale e utilizza le materie prime appena entrate in produzione come la bachelite, anima di uno splendido ventaglio di struzzo di inizio ‘900 in esposizione.
Nel tempo dell’Art Nouveau gli abiti dialogano con le linee floreali mentre a Vienna le linee geometriche della Secessione dilagano nei dipinti e negli abiti di Klimt, Hoffmann ed Emilie Flöge, ripresi poi da alcune splendide reinterpretazioni di Valentino degli inizi degli anni ‘90.

Come vedere la mostra “L’arte della moda” a Forlì

La mostra “L’arte della moda” ai Musei di San Domenico di Forlì è aperta fino al 2 luglio. Gli orari di visita sono da lunedì a venerdì, 9.30-19; sabato, domenica e festivi: 9.30-20.00. Per acquistare il biglietto e ulteriori informazioni potete cliccare qui e andare direttamente sul sito dei Musei San Domenico.

Come arrivare ai Musei San Domenico

Sul sito ufficiale dei Musei San Domenico di Forlì potete trovare tutte le informazioni necessarie su come arrivare e dove parcheggiare per visitare in tutta comodità la mostra “L’arte della moda”: clicca qui.

 

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