“Passaggio in India”: canti, armonie, spiritualità di una cultura millenaria

Percorso mistico nella musica classica indiana – fra raga e hata yoga – con i protagonisti del Darbar Festival di Londra

Arriverà tutta la potenza spirituale dell’India all’edizione 2017 del Ravenna Festival che ospiterà la tre giorni del Darbar Festival, il più importante per la musica classica indiana. La sezione che è stata significativamente battezzata “Passaggio in India”, ricordando l’omonimo romanzo di E. M. Forster, è iniziata sabato 20 giugno alle 21, nella cornice del Teatro Alighieri, con Material Men, l’ultima intensa creazione della Shobana Jeyasingh Dance, in prima italiana.

Quasi un festival nel festival, ossia una full immersion nella tradizione – apparentemente lontana dall’estetica occidentale eppure di ammaliante bellezza – dal 22 al 24 giugno, la scena sarà tutta del Darbar Festival. Fondato nel 2006 da colui che ne è il direttore artistico, Sandeep Singh Virdee, si tratta del più importante festival di musica classica indiana, da quella carnatica del Sud a quella indostana del Nord, al di fuori dell’India. Dedicato al leggendario suonatore di tabla Bhai Gurmit Singh Virdee, il festival vuol favorire la continuità tra i maestri della musica classica indiana nati nelle colonie dell’impero britannico e quelli giovani nati sul suolo inglese, che non parlano più la lingua dei padri e rischiano di approdare troppo tardi allo straordinario patrimonio culturale indiano. Nella nuova società multietnica, multireligiosa e postcoloniale, la sfida è mettere sullo stesso piano il canto dhrupad e Mahler, il poeta e drammaturgo Kalidasa e Shakespeare… Per questo i maestri siedono in mezzo al pubblico, non più suonatori di corte ma semplici artisti, e le principali tradizioni (industana, carnatica, dhrupad) della musica classica indiana perdono il loro carattere elitario per divenire accessibili a tutti. Per la prima volta il Darbar si sposterà da Londra, dove si tiene annualmente al Southbank Center, per arrivare a Ravenna, per  una eccezionale tre giorni di concerti, dimostrazioni di stili, strumenti e sessioni di hatha yoga accompagnate da musica live. L’evento che sembra voler rinnovare quella “dolce ansietà d’oriente” che per Eugenio Montale caratterizza Ravenna, si prefigura dunque come il “focus“ più ampio e rigoroso mai proposto in Italia sulla più antica e longeva tradizione musicale esistente.

Esordio il 22 giugno, con un paio di appuntamenti. A partire dalle dimostrazioni di musica carnatica con le sorelle Ranjani e Gyatrie, alla Sala Corelli del Teatro Alighieri alle 15.30, che rappresentano l’espressività della tradizione carnatica e che portano il khayal Hindustani dell’India del Nord in una nuova dimensione. Per proseguire alle 21.30, nella basilica di San Vitale, con il concerto Escape into Night Ragas della giovane musicista di Calcutta, Debasmita Bhattacharya, considerata astro emergente di sarod, strumento che deriva dal rabaab afghano, e Gurdain Rayatt che suona le tabla. Da non perdere Yogabliss, ossia le lezioni di hatha yoga di Kanwal Ahluwaliai, accompagnate dalle note del chitarrista Giuliano Modarelli, il 23 e 24 giugno alla Sala Corelli dell’Alighieri alle 17.30. Nello stesso spazio, il 23 alle 11, si svolgono anche le lezioni dimostrative di rudra veena – il re degli strumenti indiani – con Ustad Bhauddin Dagar, maestro che vanta una tradizione familiare di musicisti da venti generazioni. Per l’occasione, presenta la tradizione dhrupad  che è la forma di musica tradizionale più antica dell’India. Il 24, sempre alle 11, spazio invece al bansuri con Shashank Subramanium, ex bambino prodigio che si esibisce regolarmente in occasione dei maggiori concerti del Festival Chennai December Season. La basilica di San Francesco fa da cornice, il 24 marzo alle 10, al Glorious Morning Ragas, con il duo formato dal famoso maestro di livello internazionale Praveen Godkjindi che suona il tipico flauto indiano bansuri e da Subhankar Banerjee alle tabla.

Due i concerti serali in programma al Teatro Alighieri: Epic Ragas il 23 alle 21 e Raga Time Travel, il 24 sempre alle 21, che coinvolgono un nutrito gruppo di artisti. Nel primo da segnalare, in particolare, la presenza di Manjusha Patil, celebre cantante khayal, riconosciuta come una delle maggiori voci emergenti dell’India, e di Pandit Kushal Das, uno dei maggiori maestri indiani di sitar che eseguirà brani resi celebri dal musicista e compositore indiano Pandit Ravi Shankar. Nel secondo, invece, il pubblico potrà ammirare ancora una volta Ustad Bhauddin Dagar.

Il “Passaggio in India” si completa domenica 9 luglio alle 21, con la trasferta a Forlì, nella chiesa di San Giacomo, con il concerto di Anoushka Shankar, figlia del leggendario virtuoso del sitar Ravi, che presenta per la prima volta in Italia la sua ultima composizione Land of Gold. E a proposito di sitar, val la pena ricordare che molti ne hanno conosciuto il suono grazie al rivoluzionario e ormai leggendario disco Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles pubblicato nel 1967, in cui Harrison lo suonava, dando così il là alla scoperta della musica indiana nel mondo occidentale.

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