«Il nostro “piccolo” omaggio, a Gaber e Jannacci»

Parla Alessandro Besentini di Ale e Franz, attesi a Ravenna a fine marzo con uno spettacolo-concerto dedicato ai due grandi artisti e alla loro Milano

Ale&Franz Piccolo

Ale (a destra) e Franz

Ale e Franz – una delle coppie comiche più popolari d’Italia – saranno al teatro Alighieri di Ravenna da martedì 27 a venerdì 30 marzo con lo spettacolo musicale Nel nostro piccolo, un viaggio «alla ricerca del nostro punto di partenza». Che poi in realtà sono due «che ci hanno, grazie al cielo, condizionato»: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci.
Ne abbiamo parlato con Ale, al secolo Alessandro Besentini, 47 anni a maggio.

«Si tratta di un progetto realizzato negli anni scorsi per “Milano per Gaber” (la rassegna nata con lo scopo di mantenere viva, soprattutto tra i giovani, la conoscenza dell’autore che ha inventato in italia la forma del teatro-canzone, ndr) che poi però si è espanso con il tempo fino a diventare secondo me il nostro spettacolo più bello, di certo il più maturo. A Gaber abbiamo aggiunto Jannacci e più in generale la città che ci accomuna a loro, Milano, l’aria che qui si respira…».
Canterete le loro canzoni?
«In generale lo spettacolo è scritto da noi, abbiamo recuperato le prime cose che abbiamo scritto, abbastanza surreali, in linea con i testi di Gaber e Jannacci, con tutto il rispetto. E in pratica così facendo abbiamo costruito prologhi o epiloghi di alcuni loro racconti in musica. I nostri pezzi, nello spettacolo, concludono o sfociano nelle loro canzoni, che cerchiamo pure di cantare…».
In fondo siete anche musicisti, no?
«Musicisti è una parola grossa, siamo autodidatti con chitarra e tastiere (hanno anche accompagnato in tour Enrico Ruggeri, la cui band li accompagna sul palco in questo spettacolo, ndr). Personalmente sono sempre stato appassionato di musica, dal rock fino naturalmente ai cantautori».
Quando avete scoperto Gaber e Jannacci? Li avete mai incontrati?
«Gaber e Jannacci li metabolizzi quando sei un po’ più maturo. Gaber l’ho incontrato una volta a Napoli molti anni fa, nel ‘98 (il duo si è formato nel 1992, ndr), e ci siamo solo salutati. Con Jannacci invece abbiamo avuto la fortuna di lavorarci, anche recentemente con il figlio Paolo».
Cosa ci hanno lasciato Gaber e Jannacci?
«Gaber era molto impegnato sull’aspetto sociale e politico, ci ha lasciato una grande testimonianza della sua generazione che ha perso, per citare il titolo del suo album. Jannacci invece ha raccontato pezzi di vita, ha dato voce agli ultimi, a modo suo, con grande ironia e soprattutto poesia. Secondo me deve essere considerato come uno dei più grandi poeti del secolo scorso».
Oggi come scriverebbe Gaber la canzone “Destra-Sinistra”? Voi come artisti credete di dover intervenire nel dibattito politico?
«Beh, la canzone di Gaber è sempre più attuale perché non si sa più dove sia finita l’una e dov’è finita l’altra, a parte magari qualche fatto eclatante di queste ultime settimane. Credo che sia sempre più difficile prendere posizione, come artisti, non c’è più nulla di netto, non c’è più senso di appartenenza, c’è molta confusione e noi comunque abbiamo sempre preferito la satira di costume a quella politica. Personalmente mi limito a constatare che purtroppo nella società in cui stiamo vivendo è sempre più facile prendersela con le persone e non con il sistema che ha causato o non sa gestire un fenomeno, penso per esempio al tema dell’immigrazione».
Voi siete diventati famosi grazie a una trasmissione televisiva come Zelig: oggi sembra non esserci un ricambio generazionale tra i comici, forse anche perché la tv non ha più lo stesso appeal tra i giovani?
«Ho due figli e so benissimo come la tecnologia e internet in particolare abbiano preso il posto della tv. Ma il teatro, la musica dal vivo e il cinema resteranno sempre, anzi, saranno sempre più necessari. Anche per i comici, credo sia tutta una questione fisiologica, che sia un momento di stanca in una fase ciclica, ma che poi tutto riprenderà come sempre…».

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