Il bello, il brutto e l’infattibile in Darsena

Fausto PiazzaEra da tempo che non si vedeva a Ravenna un progetto così imponente e complesso come quello, presentato recentemente dal Comune, per il cosìddetto hub intermodale della stazione e della testata della darsena.
In altri termi una soluzione progettuale, in parte urbanistica e in parte architettonica, utile a superare la storica barriera fra il centro storico e la parte terminale del Candiano e per riqualificare alcune importanti aree ed edifici sia della stazione ferroviaria sia della darsena di città.

Il progetto nasce da un concorso di idee – a cui hanno partecipato 18 concorrenti a livello nazionale e internazionale – che ha visto vincitore un architetto padovano, Davide Lorenzato, premiato per il lavoro con 137mila euro.

Vista l’importanza e per certi versi l’attesa (se ne parla ormai da decenni) tutti i giornali di carta e online ne hanno scritto diffusamente del progetto e, come accade in questi casi, suscitando un certo dibattito di opinioni. A partire dalla consueta divisione dell’opinione pubblica ravennate (ma anche degli esperti del ramo) in tre categorie di pensiero, nel giudizio su un piano del genere che potrebbe cambiare il volto della città.

Ci sono i sostenitori (e sono in tanti a quanto pare orientati positivamente), i detrattori (anche se fra i pronipoti dei bizantini però si evitano le critiche a viso aperto) e gli scettici, che di solito sono in maggioranza. In parole povere quel progetto è bello o è brutto o, comunque non si farà mai… Ma si tratta spesso di giudizi passionali o sommari che restano sulla superficie dei disegni (rendering) senza entrare nella complessità ideativa, funzionale e anche estetica, del tema svolto.

Penso che la discussione sia appena cominciata e dovrà essere approfondita, magari assieme a quella sul nuovo progetto, ancora inedito nei particolari, del vasto comparto della Cmc, proposto da Cia-Conad. Magari proprio per determinare, come cittadini, che qualcosa di nuovo e di utile va fatto, e quanto prima, per collegare in modo più agevole e fluido la città alla darsena, anche per favorirne una rinascita più ampia e spedita e una rigenerazione più profonda e, come si dice oggi, sostenibile.

Certo, la forma del concorso di idee ha i suoi limiti e a Ravenna, anche recentemente, non ha portato proprio fortuna al rinnovamento della città – si pensi solo alla tormentata sistemazione di piazza Kennedy, o al piano, ancora in pausa, degli stradelli costieri dei lidi – ma ha il merito di mettere in competizione virtuosa molti professionisti di varia estrazione tecnica e prefigurare magari una realizzazione del progetto vincitore per stralci o con lo strumento del project financing, vista la massa di risorse finanziarie pubbliche (Comune, Autorità Portuale, FS- RFI, Regione…) che saranno necessarie per portarlo a compimento.
Peraltro, va dato atto al sindaco De Pascale che questo progetto rafforza in termini di idee, iniziative e investimenti, l’attenzione della sua amministrazione per la rivitalizzazione del quartiere sull’acqua, oltre il passato immobilismo.

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