domenica
15 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

La darsena di Ravenna e la colpa del Comune

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Fa sempre un certo effetto andare a sfogliare i giornali di qualche anno fa. Ancor di più quando si parla di darsena di città, a Ravenna, tema a cui abbiamo dedicato la copertina del nostro ultimo settimanale. Mi sono andato a risfogliare, per esempio, una nostra apertura simile fatta poco prima del voto del 2016, quello che portò alla poltrona di Palazzo merlato Michele De Pascale. Neanche dieci anni fa. Scrivevamo per esempio che il progetto per il recupero dell’area Cmc era in ritardo di anni. Oggi, nonostante varie presentazioni (e gli annunci proprio su queste pagine di un anno fa) il progetto non è ancora partito e tra gli addetti ai lavori c’è chi mette perfino in dubbio l’effettiva realizzazione di tutto quello che era previsto (in particolare le torri sul canale…). Nel nostro giornale del 2016, poi, c’era una fotonotizia con il titolo sui lavori al Sigarone che “potrebbero partire tra un anno”. Non c’è bisogno che vi dica in che stato è oggi il Sigarone. Scrivevamo anche dell’imminente apertura di bar e info point in piazzale Aldo Moro (mai successo, naturalmente), così come del mitologico bando per lo scavalco della stazione, con tutta la riqualificazione delle testata connessa. Lasciamo perdere.

Qualcosa in realtà è successo: in quel numero del maggio del 2016 raccontavamo l’avvio di un progetto davvero innovativo, quello dello sport (e non solo) tra i container del Darsena Pop Up, unica vera e propria riqualificazione e rigenerazione urbana che abbiamo vissuto, ma che nel frattempo ha già fatto in tempo a chiudere (era pur sempre e solo un riuso temporaneo, ci hanno detto). Per la rigenerazione del quartiere, invece, i sogni di decenni fa sono ancora in un cassetto, con l’unica eccezione che è rappresentata dalla bella passeggiata lungo canale realizzata con fondi pubblici (e qualche locale nato nel frattempo). E dire che il Comune – che dice sempre che non può fare nulla di fronte ai troppi proprietari privati – qualche carta in mano l’avrebbe. Una su tutti l’università: come si fa a non pensare a una cittadella da queste parti, in una città che il campus universitario ce l’ha in crescita ma tutto “spezzettato”? Ma se questo vi pare troppo utopistico, partiamo dalle basi: partiamo dalla solita ex dogana, che lo ricordiamo, è l’unico edificio pubblico di proprietà del Comune, che spesso sembra invece non volerselo ricordare. In una posizione strategica, sarebbe da sola in grado di trasformare il lungo canale, basterebbe scegliere la cosa giusta da farvi. Al momento, invece, è soltanto una sede “provvisoria” della polizia locale. Nonostante quello che ci dichiarò nel 2017 l’allora sindaco De Pascale: «Nei primi mesi del 2018 […] annunceremo il trasferimento dei vigili, che lì non devono restare, quell’area ha bisogno invece di ospitare attività commerciali innovative, magari insieme a spazi per il ricettivo; l’ex dogana deve diventare comunque un attrattore». Ebbene sì, siamo nel 2025. La domanda, a questo punto, la riferemo tra qualche mese al suo successore…

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