La nuova piscina a Ravenna è sport, ma è anche un jolly politico

Un lungo elenco di opere pubbliche volute dal Comune di Ravenna ha ingenti ritardi, il centrosinistra ha bisogno di un intervento da sfoggiare in campagna elettorale

Pexels Emily Rose 2062708Rifare la piscina comunale di Ravenna non è solo un’opera da 22 milioni di euro che darà alla città un impianto di spessore nazionale e oltre. L’intervento è anche una fiche pesante per il centrosinistra al tavolo delle prossime elezioni amministrative del capoluogo che arriveranno fra due anni e mezzo.

Il cantiere, come abbiamo raccontato qui, dovrebbe partire entro poche settimane. Verranno raddoppiati gli spazi acqua attuali e aggiunti una palestra e un ristorante. La previsione è di potercela fare, senza mai dover interrompere la fruibilità, entro marzo 2026, circa sei-dodici mesi prima di quando si andrà al voto. I costruttori stimano che sia fattibile. A nutrire l’ottimismo c’è la natura dell’intervento: project financing. Quindi i costi di realizzazione saranno a carico del costruttore (con un contributo di 7 milioni dal Pnrr) che poi ne rientrerà quando la struttura sarà messa in esercizio, grazie al canone del Comune e ai biglietti di ingresso del pubblico.

Mettendo da parte per un attimo il palasport che è ormai avvolto nell’ignoto tra ripetute interruzioni per interdittive antimafia (il cantiere partì nell’estate 2019 con la previsione di finire nella primavera 2021), le speranze di avere una grande opera pubblica da utilizzare in campagna elettorale si concentrano ora tutte sulle vasche di via Falconieri.

Secondo le norme in vigore a oggi, Michele de Pascale non potrà ripresentarsi alle urne perché ha già fatto due mandati. Il sindaco ha già detto che non si ripresenterà anche se dovesse cadere il limite. Allora quel cantiere sarà un’eredità pesante per chi prenderà il suo testimone per la coalizione di centrosinistra. E lo sarà in ogni caso.

Se sarà completato sarà il fiore all’occhiello da sfoggiare per fare ombra a quelli che hanno arrancato. Se non sarà ultimato invece andrà ad allungare l’elenco di inciampi nei lavori pubblici del decennio depascaliano. Del palasport (da altri 20 milioni di euro) si è già detto. Ma gli accumuli di ritardi ci sono stati con molti altri interventi, non sempre di ingegneria estrema. Il ponte di Grattacoppa, il parco dell’ex caserma Alighieri, la Casa della Salute al parco Cesarea, il Parco marittimo sui lidi. Solo per citare quelli che hanno avviato l’iter. Poi ci sono i nuovi cantieri, soprattutto palestre scolastiche, collegate al Pnrr, e queste ancora non si sa come andranno a finire.

In Comune a Ravenna c’è qualcosa che non va con i bandi dei lavori pubblici. Lo possiamo dire perché lo disse De Pascale stesso in una intervista. Ecco perché il centrosinistra ha tanto bisogno che ci sia una piscina pronta per tuffarsi nel 2026.

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