Tra Halloween e “Culla per la vita”: per non parlare più di Medio Evo…

Mentre nel mondo a noi vicino è in un atto una feroce guerra che rimanda per certi versi a epoche antiche, dove c’è chi vuole tirare in ballo scontri di civiltà e religioni, e l’ascensore sociale interno al Paese fa quasi rimpiangere il sistema feudale, anche dalle nostre parti non mancano assaggi di un tempo che pensavamo ormai tramontato e superato.

Ora gli storici ci insegnano che non si può usare il termine “medioevo” per indicare genericamente secoli bui e quindi non lo useremo, anche perché il rinnovarsi ogni anno della “caccia alle streghe” di Halloween ha in realtà un vago sentore di controriforma. A Cervia, dove il sito del Comune e del Turismo pubblicizza i programmi di divertimento per il ponte festivo mentre la vicina Mirabilandia continua a mietere successi con l’apertura autunnale ispirata proprio a mostri e vampiri, i parroci chiedono di sospendere tutte le manifestazioni, dato l’ovvio contenuto violento di una festa arrivata qui solo una ventina di anni fa, a loro dire. E di farlo, si legge sempre sulla stampa locale, per il bene delle future generazione e proprio in segno di rispetto alle vittime dello scontro in atto in Israele e Gaza. Si vede che non hanno letto l’ormai celebre saggio di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi Halloween (Il ponte vecchio) dove vengono spiegate le origini di questa celebrazione che affonda in realtà le radici in una cultura contadina europea ben più antica.

Culla Per La Vita

La “Culla per la vita” alla parrocchia del Torrione

Solito materiale per il solito dibattito di stagione, si dirà. Meno scontato e assai più inquietante è quello che riguarda invece la decisione di installare una “culla per la vita” alla parrocchia del Torrione di Ravenna da parte di un’associazione di medici che ha raccolto i fondi e volontariamente si occuperà di garantire la massima sicurezza ai neonati che vi dovessero venire deposti nel totale anonimato. La premessa d’obbligo è che si tratta senza dubbio di un’opera di bene, mossa dalle migliori intenzioni. Ma allo stesso tempo l’auspicio non può che essere che questa novella “ruota degli innocenti” non venga utilizzata mai, perché sarebbe in tutto e per tutto auspicabile che le donne che si trovassero nella drammatica condizione di dover abbandonare il proprio figlio neonato sapessero di potersi rivolgere all’ospedale pubblico anche per partorire, assistite adeguatamente. E lì lasciare, nel totale anonimato, il bambino o la bambina alle cure dei professionisti. Sarebbe bello, insomma, se attraverso la rete dei servizi sociali, degli operatori di strada, delle forze dell’ordine e di tutte quelle figure che operano a contatto con le fasce di popolazione più fragili, si riuscisse a far capire a tutti e soprattutto a tutte che questa possibilità esiste. Che in fondo è una di quella cose che ci fa sentire davvero comunità e che ci dà il senso di aver fatto almeno qualche progresso.

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