lunedì
30 Giugno 2025
La storia

Al 13enne disabile serve l’ascensore ma i condomini non vogliono pagare

Vive al quarto piano, le opere costano 30mila euro: in assemblea contrari 8 su 10 e chiesta una penale in caso di ritardi nei lavori

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Non può parlare e non può muoversi, a causa di un incidente accaduto appena dopo la nascita, ma sta crescendo e un paio di settimane fa ha avuto una nuova sedia a rotelle adatta ai suoi tredici anni: troppo larga per entrare in ascensore ma l’assemblea dei condomini ha deliberato che i circa 30mila euro per i lavori di adeguamento debbano essere a carico dei suoi genitori e non ripartiti tra le famiglie del palazzo. È la storia di una famiglia che da tre anni vive al quarto piano di uno stabile costruito nel 1967 nel quartiere Darsena a Ravenna, in un appartamento ereditato dagli zii della madre.

«L’ascensore è di quelli vecchi con le doppie porte – raccontano i genitori –. È molto piccolo e costruito con gli standard di cinquant’anni fa. La vecchia carrozzina riusciva a entrare ma la nuova non passa in nessun modo e così siamo costretti a prendere in braccio nostro figlio lasciando la sedia al piano terra». Un’operazione che riesce a fare il padre ma non la madre: «Nostro figlio è quasi 40 kg. Un uomo può farcela ma una donna da sola no. E poi lasciando la sedia a terra una volta entrati in casa siamo costretti a farlo stare solo a letto».

Nel condominio la famiglia vive dal 2000, con buoni rapporti di vicinato, ma fino a tre anni fa era rimasta al primo piano in affitto: per superare i pochi gradini che conducono all’ascensore installarono un montascale a loro spese (8mila euro) «perché serviva solo a noi». Poi a gennaio del 2012 presentarono in assemblea condominiale la proposta di sostituire l’ascensore spartendo le spese e contando su un contributo pubblico di circa 6mila euro. «Su dodici condomini erano presenti in dieci, alla votazione uno si è astenuto e otto hanno votato contro l’ipotesi della partecipazione alle spese – ricorda oggi l’amministratore condominiale –. Ovviamente l’assemblea non si è opposta ai lavori ma a farsene carico dovrebbe essere solo la famiglia che li ha proposti». Il ricordo che la madre ha di quella riunione non è certo di quelli che le mettono il buon umore: «Era evidente che ne facevano una questione di soldi ma la fecero passare per altro. Ho visto gente arrivare appoggiandosi a un bastone che di solito non usa solo per far vedere che avrebbe difficoltà a restare senza ascensore per il mese di tempo necessario ai lavori». E proprio temendo un ritardo nella consegna delle opere finite è arrivata una richiesta esplicita: una penale a carico della famiglia se i lavori non si chiudono nei tempi previsti.

Il voto di un’assemblea condominiale è effettivamente la parola definitva sulla spartizione spese di interventi a favore delle disabilità? Un parere esterno l’abbiamo chiesto a Daniela Zeba, referente ravennate per Anap (Associazione nazionale amministratori professionisti): «Siamo consapevoli di come il novellato 1120 c.c. abbia di fatto aumentato il quorum per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Purtroppo la legge 220/2012 di riforma del condominio ha deluso le aspettative in materia di eliminazione delle barriere architettoniche, aumentando, di fatto, la maggioranza richiesta per poterle rimuovere. Mentre grazie alla legge 13/1989 la deliberazione era valida (in seconda convocazione) se approvata dalla maggioranza degli intervenuti con un numero di voti pari a 333 millesimi, oggi occorre la maggioranza degli intervenuti con almeno 500 millesimi, sia in prima che in seconda convocazione».

Non ci sono leggi che obbligano i condomini a partecipare alla spesa, è il voto dell’assemblea a valere. Ma la donna è convinta che una miglioria dello stabile nata da una necessità particolare poi possa andare a beneficio anche di altri. Dando un maggiore valore all’immobile. Non della stessa opinione gli inquilini: «Per via della struttura del palazzo – spiega l’amministratore – non c’è lo spazio sufficiente per adeguare l’ascensore alle dimensioni richieste dalla legge 13/89 che definisce le norme sulla materia, quindi non ci sarebbe l’investimento. Molti sono anziani e restare senza ascensore a lungo sarebbe un disagio. Purtroppo i condomini poco tempo fa hanno speso 3-4mila euro a testa per una ristrutturazione. Certo che l’ascensore è talmente vecchio che fra pochi anni sarà da sostituire per forza, ma mi rendo conto che è un tempo troppo lungo per questa famiglia».

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