venerdì
13 Giugno 2025
In aula

«Innocente o colpevole? Non lo chiedo mai se difendo un accusato di omicidio»

Nel 1982 il primo caso di omicidio seguito dall'avvocato Benini Regola uno: «Mai rispondere a domande prima di leggere gli atti»

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«Innocente o colpevole? Non lo voglio sapere e non lo chiedo, anche perché in genere nemmeno all’avvocato dicono la verità». Ecco la prima regola per difendere un presunto assassino di fronte alla giustizia, parola di avvocato. Carlo Benini ne ha visti parecchi di processi per omicidio in quarant’anni di carriera. Il primo è quello che non si scorda mai: «Inizio degli anni Ottanta, ero giovane. Un caso particolare, con molti colpi di scena». Il legale prese la difesa di Elio Baruzzi, nel 1982 accusato di uxoricidio dal figlio Mauro: la moglie Antonia Brunetti era scomparsa dal 1980. Assoluzione in primo grado, 18 anni in Appello, annullamento in Cassazione poi nel 1992 nell’Appello bis la conclusione: 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.

«In quel caso avevo la sensazione che fosse innocente ma i processi si fanno sulle carte, quelle sono l’unica cosa che conta per difendere qualunque indagato, per questo non voglio farmi influenzare chiedendo all’indagato se è innocente o colpevole». Da cui anche il primo consiglio che Benini dà sempre agli assistiti: «Mai rispondere a nessuna domanda prima di aver visto i documenti dell’accusa. Da quelli si può capire come muoversi». La strada da imboccare è un bivio fondamentale: «La scelta di quale rito seguire è una discriminante importante, può incidere molto sull’esito del processo. In questo l’avvocato ha una grande responsabilità che con i vecchi codici non aveva perché non c’erano alternative».

Il peso maggiore delle responsabilità dell’avvocato non è l’unico cambiamento sostanziale per chi affronta un processo per omicidio: le nuove tecniche di indagine «che avrebbero fatto chiarezza in molti casi del passato anche se penso si possano ridurre a due o tre quelli su cui mi rimane qualche dubbio rispetto all’esito processuale». Aumentano gli strumenti a favore dell’accusa ma anche a disposizione della difesa. Con una condizione necessaria: «La disponibilità economica per sostenere indagini difensive. Ma devo dire che ho sempre trovato pubblici ministeri disposti a fare approfondimenti». Anche senza indagini aggiuntive, la difesa ha comunque un costo importante: «Affrontare un procedimento che arrivi fino alla Cassazione può costare molto, è vero, ma anche poco: sono un libero professionista e per prima cosa sono libero di non accettare un caso, poi sono libero di decidere di fare una difesa gratuita se vedo che siamo di fronte a una palese ingiustizia e l’ho già fatto».

Ma quando si esce dallo studio o dall’aula di tribunale, cosa ci si porta a casa? «Bisogna ricordare che in carcere c’è gente che soffre anche se magari ha fatto soffrire altre persone. Nel momento in cui non mi darà più fastidio il rumore delle manette cambierò mestiere e andrò a fare i decreti ingiuntivi».

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