mercoledì
02 Luglio 2025
la recensione

La magica esperienza del teatro e della non-scuola nel libro di Martinelli

In "Aristofane a Scampia" l'autore delle Albe racconta il percorso parallelo a quello della compagnia e della sua vita con Ermanna Montanari  

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È un’esperienza che ancora oggi riguarda centinaia di ragazzi di tutte le scuole superiori di Ravenna e anche di alcune scuole medie. Ma soprattutto è un’esperienza con cui sono cresciuti ormai una generazione di ravennati e che spiega anche una storica attenzione e confidenza di tanti ravennati con ciò che si chiama genericamente “teatro di ricerca”.

Tra gli effetti collaterali della non-scuola del Teatro delle Albe c’è infatti sicuramente questo: aver cresciuto (anche) in città un pubblico di spettatori teatrali consapevoli e curiosi. E lo hanno fatto inventandosi una formula che è riuscita a far dialogare il teatro con gli adolescenti, anzi, come dice Marco Martinelli in questo suo Aristofane a Scampia, a sfregare i due legnetti rappresentati dagli adolescenti da un lato e dal teatro dall’altro per far scaturire il fuoco. È da qui che inizia il racconto dello storico autore e regista del teatro delle Albe pubblicato da Il ponte delle grazie in cui Martinelli racconta la straordinaria esperienza di questa non-scuola, laboratorio unico nel suo genere che dalla piccola Ravenna ha conquistato il mondo. È stato riproposto a Napoli, a Scampia, appunto, ma anche a Chicago e fino in Senegal.

Un percorso che è stato parallelo a quello artistico della compagnia e a quello della vita dello stesso Martinelli che ha condiviso l’intero progetto teatrale delle Albe fin dalle origini con la compagna Ermanna Montanari, autrice e attrice (curiosamente anche lei in uscita con un libro). Di lei e del loro incontro racconta con delicatezza e passione, senza indulgere in alcuna tentazione nostalgica, come se ciò che racconta fosse successo ieri. Una storia romantica che si legge come fosse un romanzo, laddove è invece la storia vera di un amore destinato a cambiare le sorti culturali di un’intera città nei decenni a venire.

Una lettura gradevole, una scrittura che non teme l’enfasi nel comunicare l’entusiasmo, quando non l’incredulità, per una magia che continua a ripetersi da anni. Martinelli non si nasconde, racconta anche gli errori di valutazione, gli aggiustamenti in corso, le necessità emerse, i momenti di difficoltà, fa nomi e cognomi di chi lo ha accompagnato in questa avventura (a cominciare da Maurizio Lupinelli) racconta l’incredibile esperienza e avventura dell’Ubu Re.

Un libro per chi ama il teatro, la pedagogia, l’incontro, la storia culturale di questa città. E che rivela, si fa per dire, il talento di divulgatore puro di Marco Martinelli: bellissime in particolare le pagine in cui inquadra gli autori di teatro, le commedie e le tragedie, spiega come e perché queste possano e anzi debbano essere oggi rilette e reinterpretate. Tanto che se ne vorrebbe ancora. Chissà mai che un giorno Martinelli decida di scrivere una storia del teatro alla moda della “non-scuola”, per farci tornare adolescenti che scoprono il fuoco del teatro.

Martinelli sarà ospite della rassegna “Il tempo ritrovato” curata da Matteo Cavezzali l’11 gennaio alle 18.30 a Palazzo Rasponi, in centro a Ravenna.

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