Nella notte gli ultimi ritocchi: il museo Classis apre dopo 16 anni di cantiere

Un investimento pubblico di 22 milioni di euro ha trasformato l’ex zuccherificio di Classe nel polo principale del parco archeologico a ridosso della basilica di Sant’Apollinare. L’1 dicembre il taglio del nastro con ingresso gratuito. Il direttore della fondazione Ravennantica: «Fra tre mesi partiremo con una ventina di assunzioni»

Certo, da fuori il colpo d’occhio è notevole. L’ex-zuccherificio di Classe si staglia pulito e rinnovato contro il cielo lattiginoso. Salendo verso l’ingresso si percorre a ritroso l’onda di mosaico creatabdal mosaicista Paolo Racagni, una lunga lingua blu tutta avvallamenti e gonfiori, fino ad arrivare alla facciata in semplice laterizio.

Il panorama circostante tradisce però questo parto pretermine. Tutto attorno al nuovo museo Classis si estendono tappeti di fango e pozzanghere, in attesa della loro metamorfosi erbosa. L’interno vibra di ronzii meccanici, s’illumina delle scintille dei flessibili. Il cantiere – senz’altro affascinante – è una festa di trapani e compensato, di reperti ancora da scartare, di cavi e allacciature elettriche scoperte. I giornalisti invitati all’anteprima di oggi 30 novembre, intabarrati nei loro cappotti eleganti, scattano foto, cercano di dribblare gli operai impegnati in questa corsa contro il tempo: l’inaugurazione è fissata per l’1 dicembre, e di lavoro da fare sembra essercene ancora tanto. È senz’altro difficile farsi un’idea concreta del futuro di questo luogo, sulla base di quanto visto. In tono semiserio il direttore di Ravennantica Sergio Fioravanti ha promesso un colpo di bacchetta magica questa notte. Più pragmaticamente significa che per essere pronti alle 10.30 di domani, si lavorerà tutta la notte.

Ma se ancora gli occhi non possono posarsi sul prodotto finito, ci si può basare però sulle intenzioni di chi Classis l’ha concepito e realizzato. Durante la presentazione l’assessora comunale Elsa Signorino, il presidente di Ravennantica Giuseppe Sassatelli e il professore Andrea Augenti del comitato scientifico hanno delineato i caratteri essenziali di questo museo. Si è parlato di “portale d’ingresso” alla città, di “contenitore di storie”: quello che è ovvio è che la vocazione di questo luogo non sarà univoca.

Classis sarà certo uno snodo fondamentale all’interno del parco archeologico di Classe (quello che per intenderci va dall’Antico Porto fino alla Basilica, attraversando i resti di San Severo), ma dovrà lavorare in sinergia con gli altri musei cittadini. Sarà un museo della storia cittadina “e del territorio”, come vuole la dicitura ufficiale, una coda di pavone a pochi passi da Sant’Apollinare sfoggiata per ingolosire turisti a digiuno della storia locale; ma sarà anche un hub che raccoglierà attività didattiche, laboratoriali e comunitarie, capace di tenere assieme i ricercatori e i restauratori dell’Alma Mater con il comitato cittadino. Ma soprattutto Classis sarà un esempio di recupero virtuoso di uno spazio destinato all’abbandono e al degrado come l’ex zuccherificio: una sorta di medaglia al valore dell’archeologia industriale, come ha precisato il sindaco Michele de Pascale.

L’investimento è costato ben 22 milioni di euro (cifra notevole se pensiamo che per il nuovo palazzetto dello sport ravennate sono stati stimati 15,5 milioni) ed iniziato nell’ormai lontano 2002. Aver salvato un luogo simbolo della storia operaia cittadina è un merito indiscutibile – così come non si può che gioire, in questi tempi, dell’apertura di un nuovo polo culturale, complesso e innovativo.

Oggi è troppo presto – e insieme troppo tardi – per tirare un bilancio verosimile di questo investimento: starà al tempo e alla gestione di Ravennantica dimostrare le sue potenzialità. Per ora ci si può limitare a illuminare qualche neo. Ad esempio, ci si può chiedere se l’approccio piano e narrativo degli allestimenti, ideati dall’architetto Andrea Madara, possa davvero attirare il pubblico colto, che già conosce la storia antica e medievale. D’altra parte, l’effettiva carenza di reperti di richiamo potrebbe disincentivare la fruizione da parte del grande pubblico, bisognoso di stimoli e di attrazioni.

Ancora, si spera che dopo 16 anni di lavori e di restauri (spesso svolti gratuitamente da studenti dell’Università di Bologna), Classis possa diventare un’occasione per la creazione di nuovi posti di lavoro in ambito conservativo e culturale.

Sollecitato su questo punto il direttore Fioravanti ha assicurato che, a fronte di un periodo di circa tre mesi durante il quale Classis verrà gestito dall’organico già impiegato, Ravennantica dovrebbe procedere all’assunzione di una ventina di persone, per svolgere quelle attività di restauro e laboratoriali su cui poggerà larga parte dell’attività del nuovo museo. Sarebbe bello, insomma, che dopo tanti anni questo ex-zuccherificio tornasse un punto di riferimento per gli affamati di lavoro.

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