«Pronto soccorso in difficoltà, servono subito soluzioni per evitare il collasso»

I consiglieri: «La questione deriva da questioni ormai croniche: è stata fino ad ora attuata una politica sanitaria di accentramento e non di decentramento»

10 05 2012 Operativitˆ Nuovo Pronto Soccorso RavennaSuper lavoro al pronto soccorso con turni insostenibile. Questa volta a fare presente il problema sono stati i sindacati infermieristi di Nursind e Uil Fpl, riprese poi da Alberto Ancarani (FI) e Samantha Tardi (CambieRà).  «In questo periodo dell’anno, come ogni anno – dicono –  il Pronto Soccorso affonda ed affoga in un numero di accessi giornalieri sconcertanti, con 670 dimissioni solo negli ultimi tre giorni. Numeri insostenibili ed inaffrontabili per gli operatori sanitari, medici, infermieri e operatori socio sanitari, che ora dopo ora si ritrovano a lavorare con stress, fretta e confusione costante, aumentando i rischi di errore in maniera esponenziale». Nonostante le «annuali richieste d’aiuto» il problema resta ciclico e, dicono i due consiglieri comunali, «ci troviamo di fronte a criticità che necessitano soluzioni molto più ampie ed impattanti, per evitare un collasso ormai imminente».

E’ pertanto «ormai evidente – scrivono Ancrani e Tardi – a tutti quanto il Santa Maria delle Croci sia entrato, per non si sa quali motivi, nella lista nera della Dirigenza ASL di Area Vasta Romagna, a dimostrazione del fatto che, come spesso accade, un territorio, senza un proprio peso specifico forte, come nel caso di Ravenna, quando entra nelle macro aree ottenga più problemi che vantaggi. Giochini politici e permali personali, questi, che non colpiscono solo gli “avversari di tavolo”, ma si ripercuotono sulla pelle dei cittadini, i quali, sono stati o potrebbero essere, prima o poi, pazienti, compresi anche coloro che oggi si stanno preoccupando solo dei propri interessi o mal di pancia».

Il problema del Pronto Soccorso, comunque, «deriva da criticità più lontane: è stata fino ad ora attuata una politica sanitaria di accentramento e non di decentramento, concentrando quindi gli ingressi ed i flussi sull’ospedale, anziché lavorare su una migliore e più capillare medicina territoriale».

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