Ravenna piange Don Ugo, apprezzato pastore cattolico e beneffatore dei più umili

È morto a 78 anni lo storico parroco di San Rocco. Il cordoglio del sindaco e della comunità locale

L'omelia di don Ugo Salvatori ai funerali di Idina Ferruzzi

Don Ugo, a sinistra, durante una funzione religiosa (foto Zani)

Lutto nel mondo cattolico ma che lascia un sentimento di rammarico in gran parte della società ravennate. Oggi è morto, per un improvviso malore, il sacerdote Ugo Salvatori, per tutti Don Ugo: classe 1941, originario della frazione di Roncalceci, dopo gli studi in seminario diventa prete nel 1967. Diverse e molteplici le sue esperienze “pastorali”. Prima come direttore del ricreatorio di via Guidarello poi come rettore del seminario arcivescovile di Ravenna; nel frattempo è anche professore di religione in alcuni istituti superiori della città.
Dal 1980, per decenni è parroco alla guida della parrocchia di San Rocco, e uno dei punti di riferimento del quartiere ravennate, dove avvia e consolida una serie di iniziative e strutture di sostegno materiale e morale per i più poveri e bisognosi, dalle mense agli alloggi, all’integrazione sociale. Una vasta attività di aiuto e accompagnamento rivolta agli ultimi e agli emarginati che ne ha accresciuto la stima e l’apprezzamneto in diversi ambienti sociali, culturali e politici della comunità ravennate.

Per questo si stanno moltiplicandi i ricordi e i messagi di cordoglio di molte personalità e associazioni del mondo locale.
A partire dal sindaco Michele de Pascale che in una nota scrive: «Carissimo don Ugo, oggi purtroppo la nostra comunità perde una guida fondamentale, che ha concretamente incarnato tutti i valori della solidarietà. Con la tua energia travolgente hai messo in campo tante di quelle iniziative che è impossibile ricordarle tutte, talvolta addirittura precorrendo i tempi e anticipando i bisogni: la mensa, che ha sfamato generazioni di persone in difficoltà, accompagnata dal servizio ambulatoriale, dalla casa di accoglienza notturna e da quella di accoglienza dei minori; il sostegno alla terza età. E ancora, la scuola per gli stranieri. Senza dimenticare l’impegno per i giovani, a partire dalla presidenza della Fondazione San Vincenzo de’ Paoli. Non ti dimenticheranno la tua Roncalceci, dove sei nato, le parrocchie che hai guidato, in primis quella di San Rocco. Non ti dimenticheranno tutta Ravenna e tutti coloro ai quali hai fatto del bene. Ciao Don, oggi ci sembra incolmabile il vuoto che lasci, ma in fondo al nostro cuore sentiamo che la nostra comunità, che tu amavi tanto, saprà portare avanti il tuo testimone».

«Le Acli di Ravenna – afferma in un comunicato il presidente dell’associazione cattolica, Antonio Nonni – ricordano con particolare amicizia e affetto che è salito improvvisamente nella Gerusalemme Celeste. La sua testimonianza fa riflettere tutti coloro che credono ma i non credenti o i diversamente credenti. Don ugo era amico delle Acli di Ravenna e in particolare del Patronato».

«Caro Don Ugo, – scrive l’avvocato ed ex parlamentare Andrea Maestri – Tu possa riposare in Pace ed essere accolto in Paradiso per tutto il bene che hai fatto in terra, a questa nostra comunità. Cosa sarebbe stata Ravenna senza di Te, senza le energie di donne e uomini che hai saputo mobilitare, motivare, incoraggiare ogni giorno per sfamare i poveri, accudire gli anziani, accogliere i migranti, dare una speranza ai carcerati? Saremo tutti più poveri e più soli, senza di Te. Continuerai a stare in mezzo a noi con le Tue opere che parlano con dolcezza agli ultimi, il Tuo ricordo affettuoso, il Tuo sorriso buono, la Tua ironia. Un’abbracciatona».

Anche l’ex senatore e personalità di spicco del mondo politico cattolico di Ravenna Aldo Preda ricorda Don Ugo: «Ero presente il 24 giugno 1967 all’inizio del cammino da prete di don Ugo e quando il Vescovo Baldassarri gli disse, nell’omelia, che il prete deve essere segno per tutti, Don Ugo assentì non solo con la parola, ma soprattutto con un grande sorriso e si chiese cosa fare per essere ascoltato dalla gente. Oggi non solo  il Borgo San Rocco, ma l’intera comunità ravennate, ricorda commossa  Don Ugo  che è stato in questi anni  vicino non solo ai suoi parrocchiani, ma a chi aveva fame, a chi non aveva un tetto, che ha raccolto i bimbi  in attesa di affido, i carcerati, gli stranieri, i dimenticati da questa società; ecco la sua  riflessione per essere ascoltato dalla gente, con la talare, con il breviario in mano, con la scommessa sulla provvidenza e sempre in sintonia con il suo Dio. Don Ugo è stato un segno per tutti, perché ha favorito l’incontro tra quei valori, che uniscono gli uomini di tutte le fedi, perché dal suo confessionale e dal suo pulpito ha raccontato la narrazione di un Dio invisibile che tutti accoglie. La sua pastorale è patrimonio non solo della Chiesa di Ravenna, ma dell’intera comunità, che lo ricorderà perché il suo messaggio supera la sua persona e si colloca là in quella scommessa per il bene per l’attuazione del Regno al servizio dei fratelli che è stata quella di Don Angelo Lolli e Don Morelli.
Questa era la Chiesa di Don Ugo: una Chiesa visibile a tutti, nella quale tutti, credenti e non credenti si potevano riconoscere».

«Alla sua età era pienamente in salute, nel corpo e nella mente – scrive il consigliere comunale e leader di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi –. Salvo un cuore debole in ogni senso, che in questi ultimi anni si è gonfiato e rigonfiato oltre misura di amaro e di lacrime (vere) per gli insulti subiti in virtù di una vita da imprenditore d’assalto della carità cristiana, condotta in prima linea sul rasoio degli incerti e delle batoste. Sempre in divisa da prete, mai in giacca e cravatta, tra i soldati più deboli e indifesi. Esposto ad ogni genere di attacchi. Pochi giorni di sole, tanti temporali e rovesci. Finché stanotte quel cuore gli ha detto che era ora di cambiar vita, basta coi tribunali degli uomini. Gli ultimi degli ultimi, i suoi “affari”, giunti prima di lui al tribunale della vita eterna, sono lì, schiera interminabile, ad applaudire Don Ugo (sì, Don Ugo, monsignore solo sulla carta) seduto non già tra gli imputati, ma alla destra del Giudice. Caro Don Ugo, mio burbero e rude, ma sincero amico del cuore, ora è il mio, in debito di riconoscenza ed affetto, che spreme amarezza e lacrime. Lo solleva la certezza che stai meglio lì, che da lì puoi dirigerci e guidarci in sicurezza, al di là del bene e del male. Con l’abbraccio che Alvaro non ti ha mai dato. E tu prega  perché succeda».

«Per l’affetto che mi lega alla sua figura, sia sul piano personale che familiare, non posso non ricordare oggi una figura che ha fatto tanto bene a Ravenna. Pastori come Don Ugo rimarranno per sempre nel segno della storia della nostra città – dichiara Mirko De Carli, dirigente nazionale del Popolo della Famiglia e capogruppo dello stesso movimento in consiglio comunale a Riolo Terme –. Don Ugo ha testimoniato come la fede può e deve essere cultura e impegno sociale e le sue opere sono lì a testimoniarlo. Ravenna lo vivrà sempre come presenza incancellabile grazie ai segni buoni lasciati a tante persone che ha accolto e abbracciato nella sofferenza. Ora in cielo potrà custodirci con ancora più cura».

«Non avrei mai immaginato che vedere Don Ugo Salvatori, parroco della parrocchia di San Rocco, lunedì scorso a presidiare nella chiesa della camera mortuaria di Ravenna la cerimonia dei funerali della mamma di un carissimo amico, fosse l’ultima volta – scrive Charles Tchameni Tchienga presidente dell’associazione onlus “Il Terzo Mondo”. Per il mondo del volontariato di cui faccio parte, Don Ugo Salvatori era un benefattore speciale oltre che spirituale. Perdiamo un mitico uomo, ci lascia una specie di “Caritas umana”. Poiché il suo spirito di buon Samaritano che distingueva ogni suo gesto di bontà nei confronti di tutti era particolare , delicato e da elogiare. Mi unisco al dolore dei miei associati per esprimere alla sua famiglia, ai suoi fedeli e alla Diocesi di Ravenna-Cervia le nostre preghiere affinché il Signore possa accogliere l’anima di Don Ugo Salvatori in Pace. Ciao Don Ugo, Ravenna non ti dimenticherà mai».

Anche il Presidente della Croce Rossa Italiana di Ravenna, Alberto Catagna, appresa la scomparsa di Don Ugo, ne ricorda la stretta collaborazione avvenuta negli anni, intensificatasi a inizio emergenza. «Questi ultimi mesi hanno visto una collaborazione senza pari di tutte le realtà pubbliche e private del territorio e con le strutture gestite da Don Ugo il sostegno è iniziato fin da subito. Condividere l’aiuto alla comunità, significa creare legame. Ciò ha significato guardare oltre alle singole appartenenze e muoversi con obiettivi comuni. A nome mio e del Consiglio Direttivo della Croce Rossa porgo un ultimo saluto affettuoso a Don Ugo, al suo impegno e alla sua progettualità che hanno caratterizzato da sempre la rete di sostegno del territorio Ravennate. Sono certo però che mai come nell’aiuto al prossimo quanto di buono fatto continui a vivere e a moltiplicarsi all’interno della comunità, e il ricordo di chi ci lascia oggi, saprà trovare memoria in tutti coloro che hanno ricevuto il bene».

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