Dall’incidenza settimanale alla media mobile dei casi: l’aritmetica della pandemia

Le differenze tra Rt e R0, tra tamponi e tamponati, il ruolo delle tecniche di test: come orientarsi tra i numeri del Sars-Cov-2. La professoressa Fantini (Unibo): «Abbiamo strumenti per usare i big data e osservare le nostre tendenze negli acquisti online ma non abbiamo ancora supporti informatici centralizzati per i dati dell’epidemia»

Allargare la finestra temporale di osservazione dalla dimensione quotidiana a quella settimanale, utilizzare uno stesso denominatore per confrontare scenari diversi, essere consapevoli che le strategie di indagine influiscono sui risultati e ricordare che in fin dei conti è qualcosa di nuovo per cui anche la comunità scientifica sta ancora calibrando gli strumenti per valutarne la diffusione. Questo può essere il vademecum da tenere a mente se si vuole guardare alla pandemia di Sars-Cov-2 e viene dalla sintesi di una conversazione con quella che potremmo definire una persona informata sui fatti: la professoressa Maria Pia Fantini dell’Università di Bologna, contattata tramite la Fondazione Flaminia di Ravenna con cui ha scambi culturali. «L’aritmetica di una epidemia funziona – dice la direttrice della Scuola di specialità di Igiene e Medicina Preventiva –, ma talvolta è anche controintuitiva. Cercare di leggere correttamente i numeri resta però la via obbligata per gestire l’emergenza, sanitaria e non solo, con cui stiamo convivendo da più di un anno».

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Nell’epoca in cui l’esistenza di mezzi capaci di diffondere informazioni in tutto il pianeta in tempo reale ha alimentato la convinzione di poter comunicare tutto con facilità, è emerso che non esiste un sistema centralizzato per uniformare i dati con cui studiare la diffusione di un virus globale. «È un problema generale su cui si sta interrogando l’intera comunità scientifica anche a livello internazionale», dice Fantini che coordina anche l’unità metodologico-statistica e di ricerca sui servizi sanitari del dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Unibo. La pandemia ha messo in mostra la frammentarietà delle informazioni che vengono raccolte: «Ci siamo resi conto che abbiamo strumenti per usare i big data e osservare le nostre tendenze negli acquisti online ma non abbiamo supporti informatici centralizzati per i dati della pandemia. È sicuramente una lezione da imparare per il futuro».

Erre con ti, erre con zero 
Un indice che è stato molto valorizzato è Rt (si legge erre con ti). Rappresenta il numero di casi secondari a partire da un caso primario in presenza di soggetti non suscettibili all’infezione (immuni da malattia o vaccinati) o di misure di contenimento quali distanziamento sociale, uso di mascherine fino ad arrivare alla misura estrema di lockdown. Se Rt è inferiore a 1, significa che le misure di contenimento funzionano e non c’è trasmissione del virus a casi secondari. Se è superiore a 1 significa che l’epidemia si sta diffondendo con ritmi che diventano poi esponenziali. Se ad esempio Rt è uguale a 1, significa che una persona ne contagia mediamente un’altra. R0 (erre con zero) è il tasso di riproduzione di base di una epidemia in condizioni in cui tutti i soggetti sono suscettibili all’infezione: «È un numero teorico che si può calcolare con metodi statistici o equazioni matematiche e che esprime il numero di casi secondari che ogni caso di infezione detto primario può generare e in ultima analisi la contagiosità dell’agente patogeno. Per Sars-Cov-2 oscilla fra 2 e 3. Ci sono malattie molto contagiose, come per esempio il morbillo che ha un R0 fra 15 e 17».

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Uno dei numeri su cui più spesso si finisce a dibattere, e spesso anche l’unico riportato dalla maggior parte dei media, è il dato quotidiano delle nuove positività. «Se si guarda ai singoli dati giornalieri si notano delle oscillazioni anche molto ampie. Questo accade perché a influenzare il dato possono concorrere molte variabili». Ad esempio, la tempistica della refertazione: nell’Ausl Romagna per circa il 6 percento dei tamponi eseguiti si ottiene l’esito dopo 48-72 ore. «Una misura che può essere considerata per minimizzare le variazioni casuali è la cosiddetta media mobile su sette giorni, ovvero il valore medio di 7 giorni influenzato dai valori immediatamente precedenti e successivi». Ad esempio nel Ravennate il 14 marzo sono stati registrati 330 nuovi casi, mentre computando la media mobile il valore non ha mai oltrepassato i 253 casi (16 marzo).

Incidenza nella popolazione
L’aumento proporzionale dei nuovi positivi rispetto ai giorni precedenti e l’incidenza di nuovi casi su uno stesso denominatore di popolazione sono parametri di fondamentale importanza: «Ci indicano qual è la velocità a cui sta viaggiando l’infezione e permetteno di confrontare contesti diversi e trend temporali». Secondo le disposizioni attualmente in vigore, se l’incidenza settimanale supera i 250 casi su 100mila abitanti scatta il passaggio in zona rossa. «Se l’indicatore viene computato per contesti con popolazioni ridotte, può dare stime poco stabili che subiscono variazioni casuali per l’aumento di pochi casi in termini assoluti». La Regione però ha utilizzato questo parametro il 25 febbraio quando ha messo in zona arancione scuro quattro comuni ravennati (Massa Lombarda, Conselice, Riolo Terme e Bagnara) che in totale sommano appena 28mila residenti. Nella provincia di Ravenna (389.980 abitanti al 31 dicembre 2019), l’incidenza settimanale per 100mila abitanti ha toccato il picco il 16 marzo con 454, poi si è ridotta nel periodo successivo. Nella prima ondata arrivò a 71 (27 marzo 2020), nella seconda 365 (27 novembre 2020).

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«La strategia di esecuzione dei test influisce sul risultato che si ottiene». Ad esempio da metà gennaio il ministero della Salute ha autorizzato l’inserimento dei test antigenici rapidi nel conteggio del totale dei tamponi eseguiti. Questo ha aumentato il denominatore dei test eseguiti che può avere riflessi sul tasso di positività, cioè la percentuale di tamponi positivi sui tamponi eseguiti. La media provinciale è stabile attorno al 10 recentemente. A gennaio è stata più spesso sotto al 7. «Abbiamo appreso nei mesi che un 40 percento circa dei soggetti infetti, soprattutto fra i giovani, può essere asintomatico. Se le strategie di testing riguardano non solo i casi sintomatici o con contatti a rischio, ma anche screening su più ampia scala, possiamo trovare un numero maggiore di soggetti positivi. Questo è un bene se poi i soggetti positivi vengono isolati e vengono tracciati i loro contatti per far scattare modalità di sorveglianza. Ma se il numero dei nuovi casi positivi supera determinate soglie il tracciamento manuale attraverso indagine telefonica può non essere adeguato. In questo momento, in attesa di poter vaccinare su larga scala la popolazione, la strategia delle 3T (Testing, Tracing, Tracking) a cui si può aggiungere la quarta T del Timing – tempestività – è quella che ci può aiutare a mitigare le misure di lockdown».

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNATamponi o tamponati?
Il tasso di positività si porta dietro un tema molto discusso: vanno conteggiati solo i tamponi diagnostici o anche quelli di controllo? Cioè: bisogna tenere conto solo del primo tampone a cui un soggetto si sottopone per sapere se è infetto o anche di quelli successivi per capire se è uscito dalla malattia? Oggi la prassi prevede di tenere conto del cosiddetto “evento tampone”: ogni test si conteggia. «È una questione dibattuta – dice la professoressa Fantini – che ancora una volta ha a che fare con i dati che utilizziamo». A livello provinciale le autorità località forniscono il dato dei tamponi eseguiti. Per avere un’idea della differenza: il 28 marzo sono stati eseguiti 272mila tamponi a livello nazionale con il 7,2 percento di positività, ma le persone testate sono state 90mila con una positività del 21,7.

Decessi
L’altro grande tema dibattuto riguarda la contabilità dei morti. Con qualche posizione che vorrebbe distinguere tra casi in cui il Covid è stato unica causa di decesso o casi in cui è stato fatale per fisici già debilitati da altri disturbi. «Tenere traccia dei decessi è importante, è giusto avere presente il pedaggio pagato in termini di vite. È altrettanto importante leggere bene questo andamento: i decessi di oggi sono conseguenze della situazione in cui ci trovavamo circa due settimane fa».

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