Confesercenti dice sì al green pass per i locali: «Ma non fateci fare i poliziotti»

Il direttore provinciale Gozi condivide la regola di un documento che dimostri la vaccinazione ma vorrebbe che i controlli fossero fatti dalle autorità competenti. E intanto arrivano disdette per le vacanze in albergo

DinnerVada per il green pass come regola per entrare in bar e ristoranti, ma non sia assegnato ai gestori il dovere di controllare il certificato sulla porta di ingresso. È la posizione della Fiepet, la sigla di Confesercenti che tutela i pubblici esercizi.

Dal 6 agosto, stando alle disposizioni contenute nel decreto legge del 23 luglio, dovranno essere proprio i titolari dei locali a farsi carico di verificare la validità del green pass per ogni cliente, con il rischio di sanzioni fino a mille euro e chiusure fino a dieci giorni.

Per il presidente provinciale della Fiepet, Danilo Marchiani, non è possibile ancora una volta che sia questa categoria di imprese a pagare dazio: «Ci è stata chiesta la massima attenzione e responsabilità e abbiamo gestito i nostri locali nel rispetto di tutte le prescrizioni e precauzioni, ci è costato troppo sia in termini di calo di fatturato, sia in termini di costi e sia in termini organizzativi. Il controllo e verifica su tutti i clienti dotati di green pass è ingestibile e avrebbe l’effetto di una chiusura”.

La coordinatrice provinciale Fiepet, Chiara Venturi, prosegue sottolineando l’importanza della campagna vaccinale e del certificato verde «perché prima di tutto viene la sicurezza sanitaria, ma riteniamo che i pubblici esercizi siano luoghi sicuri dove già si rispettano il distanziamento e si utilizzano dispositivi di protezione individuale. Il Green Pass potrebbe avere senso per situazioni più esposte a rischio di assembramento, non in attività dove da un anno e mezzo si gestisce con responsabilità la fruizione del servizio bar e ristorante».

L’aspetto più delicato per l’associazione di categoria riguarda proprio il momento del controllo, con il timore di ritrovarsi in situazioni delicate al limite della gestione dell’ordine pubblico: «Un ristoratore che titolo ha per chiedere i documenti a una persona qualunque che si presenta per un pasto? – si chiede Graziano Gozi, direttore provinciale di Confesercenti – Fare un piatto di tagliatelle e fare i poliziotti sono cose diverse».

Il decreto al momento prevede che oltre al controllo sul Qr code del green pass, venga chiesto il documento di identità per verificare la corrispondenza fra i dati.
L’unico paragone è con il servizio di alcolici a minori: «In base alle norme del testo unico sulla sicurezza il barista può chiedere un documento, ma ormai è solo teoria perché i minori mandano gli amici più grandi al bancone».

Gozi sa che dalla diffusione del vaccino passa la salvezza delle attività imprenditoriali: «Più è alta la soglia degli immunizzati e più c’è sicurezza per chi si siede, la salvezza delle imprese passa dalla sensazione di sicurezza dei clienti».

L’annuncio dell’obbligatorietà del green pass ha avuto due effetti tra la popolazione: un’impennata delle prenotazioni di vaccinazioni e un’ondata di disdette negli alberghi. «Da molti associati ci arrivano questi segnali – conclude Gozi – Molti stanno cancellando le prenotazioni riservandosi di rifarle all’ultimo minuto in base alle regole del momento che non sono chiare con anticipo».

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