Il Ravenna Festival stava preparando un evento alle torri Hamon: musica e proiezioni

Gli organizzatori della kermesse erano al lavoro per uno spettacolo da inserire nell’edizione 2025 nell’area ex Sarom dove Eni sta demolendo i manufatti. Il direttore artistico Franco Masotti: «Sono un bene collettivo, appartengono alla collettività e la città doveva essere coinvolta nella decisione»

I lavori di abbattimento delle torri Hamon nell'ex Sarom (foto Andrea Garavini)La demolizione delle torri Hamon è arrivata come un fulmine a ciel sereno anche nell’ambiente culturale ravennate. In particolare, c’è (o forse, a questo punto, c’era…) un progetto del Ravenna Festival che nel 2025 avrebbe dovuto coinvolgere le ex torri di raffreddamento della Sarom. «Avevamo pensato a una sorta di “requiem” – ci conferma Franco Masotti, della direzione artistica del Festival – con grandi proieizioni sulle torri e una colonna sonora appositamente realizzata. Ora dobbiamo capire se sarà ancora possibile, ma visto come stanno procedendo le demolizioni…».

Masotti, da sempre attento osservatore anche del paesaggio ravennate, sui social non aveva usato mezzi termini: «Il disprezzo che questa città dimostra per la “modernità”, la sua stessa storia – operaia, industriale e che fa sì che si perda ogni memoria di ciò che l’ha contraddistinta come unica nella contrapposizione tra antico e moderno (e che tanto colpí e comprese tra gli altri- Michelangelo Antonioni) – è davvero irredimibile, irrimediabile, irridente di una sensibilità estetica altrimenti ben diffusa nell’Europa nostra contemporanea».

«Quello che dispiace – aggiunge Masotti, contattato al telefono – è la modalità con cui si è arrivati alla demolizione, il fatto che sia avvenuto tutto così all’improvviso, senza informazioni esaurienti, senza il coinvolgimento della città. Sono consapevole che non si tratta di San Vitale, ma le torri sono un simbolo del grande passato industriale di Ravenna e dal punto di vista estetico sono architettonicamente di grande interesse, come confermano architetti e urbanisti. Stiamo parlando di skyline, di paesaggio, quindi qualcosa che ci appartiene, un bene simbolico che diventa anche collettivo. Non può essere definita solo una questione tra privati – conclude -, le istituzioni devono avere qualche interlocuzione con Eni o Autorità Portuale. E non è accettabile che la Soprintendenza ancora non sia intervenuta».

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