Il vicesindaco e la demolizione delle torri Hamon: «Provo davvero tanta tristezza»

Fusignani: «Ma il Comune non ha competenza per intervenire su beni privati»

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Foto di Adriano Zanni

Il vicesindaco del Comune di Ravenna, Eugenio Fusignani, entra nel dibattito sulle torri Hamon, in procinto di essere demolite da Eni, ammettendo di provare «un senso di tristezza nell’assistere impotenti alla demolizione delle torri che presentano purtroppo segni di deterioramento tali da comprometterne la stabilità».

«Non solo perché consegnate alla storia dalle suggestive immagini di un maestro del cinema come Michelangelo Antonioni, ma perché per Ravenna sono un marchio identitario – continua Fusignani – che va ben oltre il pur importante richiamo alla storia della cinematografia italiana. Infatti Ravenna, antica capitale ricca di monumenti unici, nei tempi moderni è diventata anche una delle capitali industriali del Paese e, in questo senso, il panorama cittadino col suo orizzonte verso il mare ha uno skyline unico determinato proprio dall’imponente sagoma troncoconica delle torri».

«Anche se l’Amministrazione comunale non ha competenze né possibilità di intervenire su beni privati – sottolinea Fusignani -, ha fatto bene il sindaco a darne notizia direttamente, anche per testimoniare, pur nella vicinanza ad sentire diffuso, come il rispetto delle norme di sicurezza debba sempre prevalere su ogni altra considerazione. Tuttavia, da cittadino innamorato della mia città, provo davvero molta tristezza nell’immaginare il “deserto rosso” che vedremo dopo il loro oramai certo abbattimento, visti gli improponibili costi di recupero. Chissà che nel recupero dell’intera area ex Sarom qualche architetto non pensi a soluzioni che ripropongano una lettura in altra chiave della visione di quelle che erano uno dei segni più tangibili del processo di industrializzazione di Ravenna, e che restarono nella memoria collettiva come il simbolo di un’era che ha segnato il riscatto, non solo economico ma anche civile, dell’Italia che risorgeva dalle macerie del secondo conflitto mondiale».

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