
Adolescenti sempre più ansiosi, che trovano spesso nell’alcol una risposta, lontano da una famiglia in cui è difficile riuscire ad aprirsi completamente. E così, capita che lo facciano davanti a totali sconosciuti, o quasi, come i professionisti dell’Unità di Strada di Ravenna, un progetto del Comune in collaborazione con il SerDP, il Servizio Dipendenze Patologiche dell’Ausl. Ne abbiamo parlato con la responsabile ravennate, la psicologa e psicoterapeuta Sara Sternini. «Di casi da raccontare ce ne sarebbero tanti: restiamo sorpresi da quanto gli adolescenti possano aprirsi con sconosciuti come noi, anche se il nostro logo è ormai sempre più riconosciuto tra i ragazzi. Si aprono in riflessioni profonde, ci parlano dei loro disagi. E si tratta di casi davvero trasversali, possono provenire da comunità per minori così come da famiglie all’apparenza perfette».
L’unità di strada nel 2023 ha svolto 51 uscite, praticamente una alla settimana, registrato 9mila contatti, che hanno portato a colloqui approfonditi con 100 adolescenti. «La nostra attività si divide in due fasi, una prettamente invernale con il nostro info point nelle scuole, dove sono i ragazzi a venirci incontro per avere informazioni, fermandosi spesso anche dopo la scuola. In estate, ci concentriamo più su Marina di Ravenna, fuori dai locali, dove siamo noi invece a cercare di intercettare ragazzini che spesso vediamo entrare in un modo e poi uscire in un altro, stravolti dall’alcol».

Quali sono i danni che l’alcol può avere sugli adolescenti?
«Il nostro corpo si sviluppa più o meno fino ai 20 anni. E uno degli ultimi a svilupparsi è proprio l’enzima deputato a metabolizzare l’alcol, che è una molecola tossica per l’essere umano. In particolare, il nostro cervello si forma e si plasma anche fino a 24 anni e l’alcol è come se lo stoppasse, rallentando gli aspetti cognitivi, la memoria, la soglia di attenzione. Troviamo ragazzi che hanno semplicemente meno potenzialità a causa di un consumo eccessivo. Senza considerare poi l’aspetto organico legato all’apparato digerente, con i casi di pancreatite acute che si possono verificare a causa dell’alcol».
Quali sono i dati sull’utilizzo da parte dei ragazzi?
«Da qualche anno in Italia il consumo di alcol è stabile, ma sta aumentando tra i più giovani, da 11 a 25 anni. Un trend in aumento che ritroviamo anche in Emilia-Romagna e nella nostra esperienza quotidiana in provincia di Ravenna».
Le discoteche hanno delle colpe, quando parliamo di minorenni?
«Devo dire che nel Ravennate abbiamo trovato gestori particolarmente sensibili e molto collaborativi. Quello che però chiediamo è di controllare, o di controllare meglio, i documenti all’ingresso, spesso falsificati. Ce lo raccontano gli stessi ragazzi. Così come ci raccontano della prassi del “tavolo”: solitamente è prenotato a nome di un amico maggiorenne, o presunto tale, e questo basta per servire superalcolici, anche se al tavolo ci sono minorenni».
Cos’altro vi raccontano gli adolescenti, quando si rivolgono a voi?
«C’è stato un cambiamento in questi anni. Ora l’alcol è solo la punta di un iceberg. Non vengono semplicemente a dirci che hanno bevuto, ma che hanno bevuto perché non stanno bene. Hanno maggiore consapevolezza ed esprimono malesseri più profondi, che in alcuni casi dobbiamo essere bravi noi a intercettare per poi far intervenire i servizi».
Perché bevono?
«L’alcol è uno dei più forti ansiolitici che esistano. E io credo che il motivo principale sia proprio l’ansia. Oggi i ragazzi sono sottoposti a una serie di richieste impressionanti, devono portare a casa performance sempre migliori, tra scuola e sport, che fa venire ansia, appunto, solo a parlarne. A questo poi va unito il fatto che manca una alfabetizzazione emotiva. Le famiglie non insegnano più ai ragazzi a gestire le emozioni, una volta bastava anche uno sguardo di traverso. Oggi invece siamo tutti di fretta, presi dal lavoro, dai nostri cellulari. Magari le emozioni le trasmettiamo con le emoticon sugli smartphone ma non è la stessa cosa. E quando i ragazzi vanno fuori, nel mondo vero, le emozioni arrivano, nei rapporti con gli amici, in quelli sentimentali, e non sanno gestirle, non le sanno riconoscere. E l’alcol è lì, pronto. Spesso sono i ragazzi a confessarcelo direttamente, che non riescono ad andare a ballare, a stare con gli altri, senza alcol. Anche gli amici sono diventati “richiestivi”».
Per quanto riguarda invece le droghe? Ci sono novità?
«I cannabinoidi sono sempre in voga, senza particolari cambiamenti rispetto al passato. Quello che sta aumentando invece è il consumo di stimolanti. L’Mdma, anche la cocaina. Poi dipende molto dai contesti: a Rimini, per esempio, si sta registrando una forte presenza di ketamina tra i giovanissimi».
Cosa sbaglia la famiglia?
«Se un genitore manda il proprio figlio in discoteca con un documento falso è evidente che finisce con il disorientarlo. Cosa sta insegnando al propio figlio? Sta violando un passaggio evolutivo. Così come quei genitori che ci dicono che “l’importante è saperlo”, se hanno bevuto o fumato, che non lo facciano di nascosto, come se andasse bene così. In quel caso invece bisogna dire ai nostri figli che siamo contenti che ce l’abbiano detto, ma perché così poi possiamo parlarne. Dobbiamo concentrarci sui loro compiti evolutivi, non solo sul “qui e ora”, ma su quello che stanno diventando».
Consigli ai genitori?
«Di fermarsi ad ascoltare questi ragazzi. Non solo chiedere come è andata a scuola, ma parlare con loro. Gli adolescenti sono sempre meno abituati e invece dobbiamo cercare un dialogo più puntuale. E cerchiamo di essere meno esigenti. Li stiamo martellando di richieste, tra famiglia e scuola. Non hanno un minuto libero, mentre la noia è fondamentale, non riusciamo neanche a dargli la possibilità di annoiarsi».
Non abbiamo ancora parlato di smartphone…
«Le dipendenze tecnologiche sono reali, dai videogiochi ai telefoni. Ma oggi la loro vita è lì dentro, non si può demonizzare lo smartphone. Piuttosto dobbiamo fare un passo indietro noi adulti: anche la vita di noi genitori è ormai dentro a un telefono. Un pochino dobbiamo adeguarci, quindi. Dobbiamo essere bravi a mettere delle regole e poi a rispettarle anche noi. Non possiamo vietare lo smartphone a tavola ai nostri figli, per esempio, e poi rispondere al telefono se ci chiamano «perché è lavoro». Discorso ancora diverso è per i social, che possono essere una fonte aggiuntiva di ansia, essendo ormai una vetrina, dove diamo in pasto agli altri quello che siamo. Spesso purtroppo attraverso filtri. Ecco, dobbiamo aiutarli a restare se stessi, a costruire una loro identità reale».
A chi può rivolgersi un adolescente o la propria famiglia?
«A Ravenna abbiamo una rete che rappresenta un esempio virtuoso, in grado di mettere insieme biblioteche, centri di aggregazione, servizi sanitari, istituzioni, volontari, professionisti sanitari. Il primo accesso è rappresentato dal MyLab, un centro (vedi nel dettaglio in fondo all’intervista, ndr) nato due anni fa e in cui lavorano tre servizi dell’Ausl in collaborazione, quello sulle dipendenze patologiche, il centro di salute mentale e neuropsichiatria, ognuno con una sua specificità. Ci sono due giorni di libero accesso, il martedì e il venerdì dalle 14 alle 18, senza prenotazione. Si può suonare, salire e raccontarsi. Si tratta di un centro di valutazione per capire poi dove eventualmente dirottare i ragazzi per le terapie».
Il centro adolescenza MyLaB. In via Maroncelli 4, a Ravenna, è operativo da un paio d’anni il nuovo centro adolescenza MyLaB, di cui parla anche la responsabile Sara Sternini nell’intervista qui sopra. Si tratta di un centro per ragazzi e ragazze dai 14 ai 25 anni che vi possono accedere in libero accesso il martedì e il venerdì dalle 14 alle 18. Offre consulenza e ascolto e vi opera un’equipe composta da psicologi, infermieri, medici, terapisti. Che si può contattare anche ai numeri di telefono 0544 287288 e 334 6472514.
Una sorta di inaugurazione formale del centro è in programma giovedì 10 ottobre in occasione della giornata mondiale della Salute Mentale, per un evento in collaborazione con Fondazione Onda. Si tratta di un “Aperitivo dei genitori”: dalle ore 18.30 si terrà una tavola rotonda sui temi legati all’adolescenza, periodo considerato critico per lo sviluppo psichico dell’individuo. L’obiettivo della serata è quello di aprire un dialogo con i genitori che interverranno sulle principali tematiche legate all’adolescenza attraverso un intervento psicoeducativo di gruppo su temi relativi alla lettura dei bisogni, le sintonizzazione emotiva, l’utilizzo dei dispositivi elettronici. Per partecipare è necessaria la prenotazione inviando una mail all’indirizzo: mylab.ra@auslromagna.it riportando l’oggetto “OPEN DAY SALUTE MENTALE RAVENNA” e un proprio recapito telefonico.