A pochi giorni dall’inizio della Superlega, Francesco Recine è pronto a ripartire dalla Powervolley Milano. Dopo una stagione in Giappone, lo schiacciatore ravennate classe 1999 è tornato in Italia con rinnovata maturità e tanta voglia di lasciare il segno. Protagonista in A1 con la maglia della Cmc dal 2019 al 2021, Recine è stato parte della Nazionale che ha conquistato l’Europeo 2021 e il Mondiale 2022, successi che hanno rilanciato il volley italiano ai vertici mondiali, come confermato anche dalla recente vittoria iridata.
Francesco, quali sono le tue impressioni dopo il tuo ritorno in Italia?
«Per via degli impegni con la Nazionale è la mia seconda preparazione dopo molti anni, quindi posso dire che è una cosa nuova anche per me. Torno in Italia dopo un anno all’estero dove ho conosciuto una pallavolo diversa. È stato bello tornare ai ritmi italiani e in questo campionato dove fin da piccolo ho sempre sognato di essere protagonista».
Torni in Italia appunto dopo una stagione in Giappone con Toray Arrows Shizuoka. Che esperienza è stata e come mai hai deciso di intraprendere una scelta di quel tipo?
«Sinceramente è stata una scelta difficile, che molti mi sconsigliavano. Ho seguito più la pancia che la testa ma la rifarei cento volte. È stata un’esperienza incredibile che mi rimarrà sempre dentro sia a livello umano che pallavolistico. Il mio desiderio era quello di concentrarmi su aspetti tecnici che in Giappone vengono esaltati come la la cura della seconda linea».
Speri di tornare in Nazionale in futuro?
«Diciamo che non mi sento di averla mai lasciata, ormai sono sei estati che partecipo a una competizione. I primi due coronati da europeo e mondiale poi gli altri in VNL (Volleyball Nations League) venivo lasciato a casa poco prima della partenza. Non ho rimpianti: ho sempre combattuto per il posto ma in fin dei conti non sono io a decidere. Solo quest’anno, nell’ultimo periodo di pre-mondiale ho dovuto rifiutare di far parte del gruppo per via di un infortunio all’anca».
I ricordi delle due estati vincenti in maglia azzurra?
«Ho solo ricordi incredibili, nitidi, pieni di gioia e pianti di felicità con amici e “fratelli”. Abbiamo sognato e abbiamo ottenuto, è stata una cosa stupenda».
Quale pensi sia il segreto della squadra di De Giorgi, che è riuscita nuovamente a salire sul tetto del mondo?
«Non c’è nessun segreto secondo me, ormai l’Italia non è più la squadra giovane o la scoperta. Da anni siamo quelli da battere e soprattutto giocano una pallavolo di alto livello ogni partita».
Che peso specifico hanno queste vittorie maschili e femminili sul movimento volley italiano?
«Un peso enorme per quanto riguarda il nostro mondo anche se, a parer mio, a questi successi non viene mai data l’importanza che meriterebbero».

La foto nel letto con Michieletto e la coppa dell’europeo e del mondiale diventò virale. Che rapporto hai con lui?
«L’idea di fare quella foto venne a me. Fu una bella trovata, ma copiata dai calciatori (Bonucci e Chiellini dopo la vittoria dell’Europeo di calcio, ndr). Con Alessandro siamo stati in camera insieme per tre anni in Nazionale quindi abbiamo stretto un rapporto stupendo. Appena è caduto l’ultimo pallone della finale contro la Bulgaria ci siamo chiamati. Lo chiamo fratellino perché comunque sono più grande di lui, ma potrebbe essere la mia “cover” visto quanto è alto e grosso».
Sei nato a Ravenna e ci hai anche giocato in A1 tra il 2019 e il 2021 prima di spiccare il volo. Che rapporto hai con la città? Torni spesso? Segui tuttora la squadra?
«Ravenna è casa mia, ci torno appena posso e ci vivo d’estate. Amo la città e amo i romagnoli. Seguo da sempre la squadra e spero di rivederla in Superlega, e chissà magari di tornarci più avanti».
Fin da bambino hai passato le estati giocando sui campi dell’Obelix con Davide Gardini, altro figlio d’arte, che effetto vi fa ritrovarvi entrambi in Superlega?
«Io e Gardini ci conosciamo letteralmente da quando siamo nati. È nato 4 giorni dopo di me e in quel momento i nostri genitori erano insieme a Palermo. Anche lui lo considero come un fratello, abbiamo condiviso molte cose. Posso dire che è sempre bello giocare (e vincere) contro amici».
Tuo padre Stefano è stato uno tra i migliori pallavolisti italiani tra gli anni 70 e 80, mentre tua madre Beatrice ha vinto la Coppa dei Campioni con Ravenna. Hai mai percepito la pressione di “dover arrivare” a tutti i costi? In che modo hanno accompagnato la tua crescita sportiva?
«Avendo avuto due genitori che hanno giocato per la nazionale e hanno vinto tanto è sempre stata radicata in me la “pressione” di dover arrivare. Da piccolo ho sofferto molto la cosa di avere genitori ex giocatori, ma crescendo ho capito che invece era un punto di forza per me. Parliamo sempre di pallavolo perché è il nostro pane quotidiano. Ogni tanto è stancante portare “il lavoro” anche in casa ma è la nostra vita: siamo nati con la palla in mano e continueremo per sempre a parlare di questo».