153 – Raffaele Garrucci e Ravenna

Garucci Mosaici Battistero ArianiTra il 1873 e il 1881 Padre Raffaele Garrucci, gesuita di origini napoletane, dava alle stampe la Storia dell’arte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa, un’opera monumentale in sei volumi.
Se il primo volume, edito per ultimo, comprende un’ampia trattazione teorica, gli altri volumi sono suddivisi per temi specifici: il secondo volume tratta le «pitture cimiteriali», il terzo le «pitture non cimiteriali», il quarto i «musaici cimiteriali e non cimiteriali», il quinto i «sarcofagi ossia sculture cimiteriali», il sesto le «sculture non cimiteriali».
In quest’opera, straordinaria non solo per l’ampiezza della trattazione, ma soprattutto per il ricco apparato iconografico – cinquecento tavole distribuite in cinque volumi –, non potevano mancare i monumenti ravennati.
Per la realizzazione delle tavole dei mosaici di Ravenna fu essenziale il supporto del fotografo Luigi Ricci, padre di Corrado: «il Signore ha disposto che vi fosse in Ravenna – così scriveva Garrucci nella prefazione al quarto volume – un valente pittore fotografo, il signor Luigi Ricci, che con vero amore mi provvedesse delle fotografie di quanto v’è di stupendo e di raro in quella città monumentale, l’unica che può rivaleggiare con Roma in questo genere di monumenti e in certi particolari anche superarla».
Le tavole iconografiche non dovevano tenere conto dei restauri moderni e per individuare le modifiche nei mosaici ravennati Garrucci si servì, oltre che del Ricci, di Felice Kibel, restauratore romano.
Nella foto, rilievo della composizione dei mosaici del Battistero degli Ariani

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