Anno 2018: allarme distonie in teatro

«Questo no, mi dispiace, questo è troppo». «Ma come, qui non c’è nulla in palese distonia con la sensibilità dei vostri elettori». «Distonia?». «L’avete scritto voi nella mozione, “distonia”». «Ah ok, sì, “distonia” va benissimo». «Però non c’è distonia, in questo caso». «Ah no? E come la chiamerebbe lei una bella ragazza tra l’altro poco vestita, sul palcoscenico, in bella mostra, che dice ad alta voce la parola “troia” durante uno spettacolo, se non distonia?». «Ma è uno spettacolo tratto da Omero, dio santissimo, non crede che lo potrebbero capire le “larghe fasce del pubblico potenziale di un teatro civico di tradizione”?». «Credo di no, ci hanno pur sempre votato». «In effetti… Ok, ha ragione: scartato. Facciamo allora una stagione di operetta e che non se ne parli più». «Però, ecco, mi restano dei dubbi sulla Vedova allegra». «Ripensandoci sì, troppe troie nelle operette. Trovato! Facciamo una stagione di dialettale anche al teatro Alighieri». «Interessante…». «Tanto lo capiscono solo i vecchi, il dialetto. E i vecchi in dialetto bestemmiano già». «Giusto. Firmiamo!».
Questo qui sopra è un verbale (inventato, lo dico subito per evitare che qualcun altro mi prenda troppo sul serio) di una riunione preparatoria della prossima stagione di prosa del teatro Alighieri in una ipotetica Ravenna che ha approvato la mozione (in questo caso, invece, verissima) presentata (veramente) dall’opposizione (Lista per Ravenna, Lega Nord, Forza Italia e La Pigna, per complessivi 22.445 elettori rappresentati, fanno notare, stando alle Amministrative del 2016) che chiede di (cito testualmente): «mettere a punto, d’intesa con Ravenna Teatro, alcune linee di indirizzo gestionale volte a far sì che, nella programmazione del teatro Alighieri, non figurino spettacoli palesemente in distonia con la sensibilità e i sentimenti di larghe fasce del pubblico potenziale di un Teatro civico di Tradizione, in particolare se prodotto e messo in scena in massima parte con denaro pubblico».
Il tutto per evitare «scurrilità, oscenità e turpitudini» come quelle di cui secondo la mozione era infarcito un Delitto e castigo andato in scena all’Alighieri (non in piazza, si badi bene eh), visto quindi solo da persone (tra l’altro anche poche) adulte e vaccinate, che sapevano bene quello che sarebbero andate a vedere (visto che sono persone che vanno a teatro e che quindi è presumibile pensare che si informino su quello che vanno a vedere).
In estrema sintesi: siamo nel 2018 e c’è ancora qualcuno che chiede che la politica metta becco nella programmazione teatrale; non ho altro da aggiungere, vostro onore.

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