Noi genitori che passiamo i pomeriggi ai giardinetti siamo osservatori privilegiati dell’umana natura e della sottile arte dell’interazione con i nostri simili. Raramente una mamma o un papà al parco si metteranno a discutere di politica, convinti come sono di avere faccende più pressanti di cui occuparsi, tipo una figlia che ha imboccato lo scivolo contro mano o un figlio che, senza alcun motivo apparente, si è messo a leccare il cestino della spazzatura.

In realtà il parchetto è un perfetto microcosmo in cui esercitare la cura dell’ambiente, la condivisione di spazi e beni comuni, il difficile equilibrio tra espressione di sé e rispetto delle regole. Convenite con me che non c’è nulla di più politico?

Ora, mi azzardo a dichiarare che, se il largamente frainteso Jean Jacques Rousseau avesse passato qualche giornata ai giardinetti, avrebbe trovato il modo di esporre la sua idea di educazione “naturale” in modo più efficace: normalmente, al termine di pomeriggi passati a dipanare liti feroci tra quattrenni, non ne vuoi proprio sapere di assecondare l’indole dei bambini. Ti domandi, semmai, come fare a instillare nella recalcitrante prole uno straccio di convenzione sociale, disponibile a prendere in esame qualsiasi sovrastruttura ti consenta di stare seduta per 10 minuti di fila.

Se Rousseau fosse vivo e dotato di smartphone (e soprattutto interessato a disquisire con me le sue teorie), replicherebbe immediatamente che il suo pensiero è un filino più complesso, ma insomma, ci siamo capiti.

Se al parco ci sono quattro altalene, ci saranno cinque bambini che vogliono salirci: lite.

Se ci sono due altalene e due bambini, vorranno entrambi quella di destra, perché “va più veloce”: lite.

Se cerchi di convincere tuo figlio a scendere dall’altalena in un commovente slancio di empatia verso la bimba che si sta sciogliendo in lacrime: lite.

Capite bene che poi non è facile evitare che tuo figlio diventi un adulto di sinistra che non sa mettersi d’accordo con se stesso o un adulto di destra che se la prende con i festival letterari.

Dell’istinto democristiano dei bambini quando vogliono ottenere qualcosa, magari, parleremo un’altra volta.