Coronavirus, il medico: «Letalità non alta ma contagi veloci, rischio blocco sanità»

Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine in provincia di Ravenna fa chiarezza sul Sars-Cov-2: «Pochi necessitano di cure ospedaliere ma non ci sono anticorpi e possono ammalarsi molte persone». In provincia due casi su 335 in regione e quasi 1.700 in Italia

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A sinistra Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine dei Medici a Ravenna. A destra il prefetto Enrico Caterino

La diffusione del coronavirus (Sars-Cov-2) va contrastata non tanto per la particolare gravità della malattia (Covid-19) che porta ma perché la velocità dei contagi potrebbe mettere a letto una massa tale di persone in un tempo ristretto da mandare in tilt il sistema sanitario e altri servizi di pubblica utilità. Ecco la sintesi delle ragioni – sintetizzando il parere del presidente provinciale dell’Ordine dei Medici – per le misure straordinarie (qui le ultime disposizioni) imposte dalle autorità per ridurre la proliferazione dei casi. Facciamo il punto della situazione sul nostro territorio con il dottor Stefano Falcinelli.

L’aggiornamento dei casi di positività alla fine del 2 marzo riporta 335 ammalati in Emilia-Romagna: 212 a Piacenza, 61 a Parma, 8 a Reggio Emilia, 29 a Modena, 3 a Bologna, 1 a Forlì-Cesena, 2 a Ravenna e 19 a Rimini. Da registrare 3 nuovi decessi, che portano a 11 il numero complessivo di quelli avvenuti in regione, persone perlopiù anziane decedute con il coronavirus che ha aggravato un quadro clinico già segnato da pregresse patologie. La maggior parte delle persone risultate ad oggi positive si trovano in condizioni non gravi. Molti i casi asintomatici o con sintomi modesti. Sono 160 le persone in cura a casa, dove si trovano in isolamento. I ricoveri in terapia intensiva sono 16

Dottor Falcinelli, partiamo dai medici di base che si trovano un ruolo in prima linea. Quali sono le “regole di ingaggio”?
«La segnalazione che riceviamo più spesso è proprio che le regole di ingaggio purtroppo mancano. Tardano ad arrivare indicazioni operative dall’Ausl e l’Ordine sopperisce in parte a questa mancanza. Ho mandato agli iscritti alcune indicazioni che secondo me dovrebbero rispecchiare quelle che arriveranno dall’azienda sanitaria. In sintesi: aumentare il recepimento delle chiamate telefoniche, gestire i casi per quanto possibile al telefono, sconsigliare ai pazienti di andare in ambulatorio se non per motivi indifferibili e creare dove possibile spazi separati nella sale d’attesa per chi si presenta con sintomatologia febbrica».

Si riesce a visitare alla cornetta?
«Non pensiamo di fare diagnosi al telefono, ci mancherebbe. Ma il medico di famiglia, che conosce i pregressi del paziente, dai sintomi può avere un quadro per decidere come intervenire: che può voler dire vedere il paziente a domicilio, allertare il 118 o contattare il dipartimento di Igiene pubblica».

Quindi l’indicazione per i cittadini resta quella di ricorrere a una telefonata in caso di sintomi sospetti. Ma quando allarmarsi?
«Ognuno sa qual è il suo quadro: un trentenne sano è diverso da un settantenne diabetico.

DSC 3373 A un certo punto per stabilire se si tratta di coronavirus va fatto un tampone che è il prelievo di muco dalla gola con un cotton-fioc. Chi decide se e a chi farlo?
«Non c’è una indicazione univoca. Dopo l’attivazione dell’Igiene pubblica si tratta di un coordinamento con il medico di famiglia».

Ma quanto è grave la malattia da coronavirus?
«Dalle statistiche provvisorie disponibili a livello mondiale non sembra particolarmente letale, attorno al 2 percento dei malati. Ma il contagio è veloce perché è un virus nuovo e non abbiamo difese immunitarie. Quindi anche se la percentuale di chi ha bisogno di cure ospedaliere è bassa, la diffusione va contrastata perché con un alto numero di infetti avremmo comunque una massa di persone da ricoverare tale da mandare in tilt il sistema sanitario».

In questi giorni si fa spesso il confronto con l’influenza stagionale. Qual è il rapporto?
«Ogni anno in Italia muoiono circa 400 persone per cause dirette da influenza stagionale. E si stima tra 4mila e 10mila ulteriori decessi per cause indirette. Ma contro l’influenza stagionale ci sono i vaccini e siccome passa tutti gli anni c’è una immunità di fondo che conserviamo da un anno all’altro. Siamo nel sottile confine tra non creare allarmismo che non è giustificato, come le scene di scaffali svuotati ai supermercati, e non sottovalutare il problema».

Che segnali ricevete dai medici di base?
«Mancano i dispositivi di protezione specifici come le mascherine per proteggere i medici ed evitare il contagio».

Ecco, facciamo chiarezza sulle mascherine che sono andate a ruba nelle farmacie. Servono? A chi servono? Quali?
«La mascherina chirurgica di carta serve al malato per non infettare altri ma non serve al sano. Per l’operatore sanitario ci vuole quella cosiddetta di tipo Ffp2 con filtro e queste mi risultano che siano introvabili (la Regione si sta muovendo, ndr). Nella quotidianità delle persone normali non serve la mascherina, è molto più utile attenersi al decalogo di buone pratiche da applicare che sta circolando (vedi in fondo alla pagina, ndr)».

Al punto 1 lavarsi spesso le mani per ridurre la trasmissione del virus anche tramite oggetti toccati da più persone. Ma per quanto tempo un oggetto resta “infetto”?
«Ho sentito alcuni virologi e ancora non è un dato che è stato stabilito. Ma di solito in ambiente esterno il viruso è un microorganismo fragile».

I dieci consigli utili dell’Istituto superiore di sanità (Iss)

1 – Lavati spesso le mani
2 – Evita il contatto ravvicinato (meno di due metri) con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
3 – Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
4 – Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
5 – Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
6 – Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro e alcol
7 – Usa la mascherina so se sospetti di essere malato o se assisti persone malate
8 – I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
9 – Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus
10 – In caso di dubbi non recarti al pronto soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112

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