Compie 105 anni l’ultimo reduce dell’eccidio di Cefalonia

Battista Vasumini è ospite di una casa di riposo a San Pietro in Vincoli: era nella divisione Acqui dell’esercito italiano che occupava l’isola greca durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio gli scontri con i tedeschi, il naufragio, la prigionia in Siberia

Vasumini SoldatoNella casa di riposo di San Pietro in Vincoli è ospitato l’ultimo reduce dell’eccidio di Cefalonia del 1943: il 5 ottobre Battista Vasumini, originario di Gambellara, festeggerà 105 anni con amici e istituzioni locali.

Come ricorda Celso Ceroni, Vasumini faceva parte della divisione Acqui che occupava l’isola greca durante la seconda guerra mondiale. L’8 settembre 1943 fu annunciato l’armistizio che sanciva la cessazione delle ostilità con gli anglo-americani. I tedeschi chiedevano agli italiani di consegnare tutte le armi e di arrendersi, promettendo loro di riportarli in Italia. Cominciarono le ostilità fra i due eserciti fino a poco primi alleati: i tedeschi disponevano di artiglieria e forze aeree, decisione inevitabile fu la resa. A questo punto iniziò il massacro. I tedeschi catturarono il generale Gardin e 193 ufficiali che furono immediatamente fucilati; poi circa cinquemila soldati perirono combattendo o furono trucidati.

Gran parte dei restanti prigionieri italiani furono caricati su navi, molte delle quali poi affondate a causa di mine o bombardate dagli alleati ignari del loro carico umano. Altri trasferiti in Germania nei vari lager dai quali pochi sono ritornati. Si calcola che altri duemila siano morti in questi frangenti.

Vasumini fu tra quelli che si opposero alla consegna delle armi e in seguito fu fatto prigioniero dai tedeschi e caricato su una nave che incappò in una mina, affondando. A nuoto raggiunse la riva assieme ad altri italiani. Furono poi ripresi dai tedeschi e imbarcati su di una altra nave che li portò ad Atene. Pochi giorni dopo furono caricati su un treno merci, chiusi in un vagone senza finestre, attraversando la Jugoslavia e raggiungendo dopo diversi giorni la Polonia fino a Varsavia. Da qui furono trasferiti nella Parte di Russia occupata dalla Germania e internati in un campo di concentramento, costretti ad eseguire lavori vari. In seguito alla avanzata dei russi, i tedeschi furono costretti a ritirarsi, abbandonando i prigionieri.

Battista e alcuni altri romagnoli si trovarono a vagare senza meta cercando di sopravvivere finché vennero catturati dai russi e portati in un altro campo di concentramento e da qui con un treno furono portati in Siberia dove trovarono temperature fino a quaranta gradi sottozero e tanta fame.

Furono anche qui impegnati in vari lavori fino all’estate del 1945 quando, finalmente, furono caricati su un treno diretto in Germania e da qui in Italia.

Con vari mezzi di fortuna il nostro Battista raggiunse finalmente la famiglia di cui non aveva notizie da anni.

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