Processo Cagnoni, chi c’era in casa dei coniugi il giorno dopo la morte di Giulia?

Quinta udienza / Nel giorno in cui la vittima Giulia Ballestri avrebbe compiuto 41 anni, in aula mostrati un centinaio di video per ricostruire gli spostamenti della donna e del marito Matteo Cagnoni accusato di averla uccisa. Emerge che l’uomo usava un telefono intestato a Desio, parroco in cella per pedofilia. E il giorno dopo l’omicidio dalla residenza della coppia a Ravenna partono due telefonate verso l’abitazione dei genitori dell’imputato a Firenze ma nessuno risponde

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Ravenna 10/10/2017. FEMMINICIDIO GIULIA BALLESTRI. Iniziato Il Processo Che Vede Imputato Matteo Cagnoni Accusato Dell’ Omicidio Della Moflie Giuglia Ballestri.

A sinistra Matteo Cagnoni, al suo fianco il collegio difensivo

Quasi un centinaio di filmati, spezzoni senza audio della durata di qualche secondo estrapolati dalle riprese di varie telecamere di videosorveglianza, pubbliche e private: proiettati uno dopo l’altro sul maxi schermo nell’aula di corte d’assise di Ravenna definiscono luoghi e orari sulla mappa degli spostamenti dei protagonisti dei fatti in quel 16 settembre di un anno fa. Al mattino si hanno le ultime tracce di Giulia Ballestri viva: poco più di 60 ore dopo il suo corpo verrà ritrovato nudo e privo di vita nello scantinato di una villa disabitata in via Padre Genocchi di proprietà della famiglia del marito, il 53enne dermatologo Matteo Cagnoni ora alla sbarra con l’accusa di omicidio. La quinta udienza del processo va in scena oggi, 17 novembre, giorno in cui la donna avrebbe compiuto 41 anni, come ricorda l’avvocato Giovanni Scudellari che assiste i parenti. La visione dei filmati fa parte della deposizione di Stefano Bandini, sostituto commissario di polizia: la squadra mobile di cui fa parte ha condotto le indagini dal primo pomeriggio del 18 settembre quando il fratello Guido  e l’amante Stefano Bezzi si presentano in questura a denunciare la scomparsa di Giulia.

Finora le testimonianze del fratello, dell’amica Elisabetta Amicizia e dell’amante raccolte nelle ultime due settimane – a cui si è aggiunta quella di un amico d’infanzia nelle prime battute odierne – sono servite a ricostruire il clima tra i coniugi e l’evoluzione della loro relazione, da quel corteggiamento di un uomo maturo e colto che una dozzina di anni fa aveva affascinato una giovane Giulia fino alla crisi diventata per lei irreparabile nel 2014 passando dal matrimonio organizzato in fretta per una gravidanza (poi persa). Con il quinto teste chiamato dalla pubblica accusa (pm Cristina D’Aniello) ci si accosta ai primi dettagli dell’indagine attraverso le attività di polizia giudiziaria.

I LUOGHI
L’esame del testimone condotto dal pubblico ministero per oltre sei ore – il contro esame della difesa venerdì 24 – ha accompagnato la corte (presidente Corrado Schiaretti, a latere Andrea Galanti) attraverso cinque luoghi tra Ravenna e Firenze: la scuola in centro frequentata dai tre figli della coppia, la pasticceria in cui vanno a fare colazione, la villa a ridosso dei giardini pubblici in cui vanno a visionare dei quadri (almeno secondo la versione fornita dall’imputato e da quando a conoscenza di altri testimoni sulla base delle informazioni avute da Giulia), lo studio medico dell’imputato, la villa dei genitori di Cagnoni a Firenze dove il dermatologo arriva nel pomeriggio del 16 settembre con i figli e dove verrà fermato dalla polizia all’alba del 19 settembre al rientro dopo una fuga dalla finestra cinque ore prima all’arrivo della pattuglia.

Ravenna 10/10/2017. FEMMINICIDIO GIULIA BALLESTRI. Iniziato Il Processo Che Vede Imputato Matteo Cagnoni Accusato Dell’ Omicidio Della Moflie Giuglia Ballestri.

Il sostituto procuratore Cristina D’Aniello

GLI ORARI
Per sommi capi questi gli spostamenti. Alle 7.55 i coniugi accompagnano a scuola i figli ed escono alle 8.12, accadeva spesso andassero insieme. Alle 8.23 entrano al bar Le Plaisir di via Newton dove fanno colazione (Giulia prende un caffè e tracce di caffeina risultano nel suo stomaco dall’autopsia) ed escono alle 9.07. Alle 9.15 una telecamera in strada del Comune inquadra una vettura, ritenuta compatibile con la Mercedes Classe C station wagon dell’imputato, che parcheggia in via Genocchi: si vedono scendere due persone (del resto Cagnoni non ha mai negato di essere andato nella casa con la moglie per vedere i quadri). L’auto resta ferma lì un’ora e 49 minuti: alle 11.06 riparte e qui l’inquadratura è parzialmente coperta da un veicolo di passaggio ma pare si intraveda solo una sagoma che monta al volante (Cagnoni sostiene di essersene andato da solo lasciando Giulia nella casa). Alle 12.32 il medico entra nel suo studio in via Cattaneo dove resta per due minuti e 40 secondi, il tempo di afferrare qualcosa dal cassetto della scrivania nell’ambulatorio e andarsene. Alle 12.57 prende i figli a scuola da solo (a loro dirà che la mamma ha un appuntamento a pranzo con un’amica ma quest’ultima smentisce) e alle 16.06 parcheggia la Mercedes nel vialetto della casa sui colli fiorentini. Da quel momento in poi, per i due giorni che vengono, le otto telecamere che proteggono il parco della villa riprendono un via vai continuo dell’imputato tra le auto (la sua e quella dei genitori) e gli angoli del giardino, spostando oggetti scaricati dall’auto, infilandone altri dentro a sacchetti o doppi sacchetti, lasciando cose dietro una siepe, a volte calzando guanti e a volte senza. In particolare l’accusa ritiene che tra gli oggetti siano riconoscibili due cuscini verdi mancanti dalla villa dell’omicidio (sequestrati in effetti nella cantinetta di Firenze con macchie di sangue di Giulia, tracce del quale anche sul maniglione del pianale della ruota di scorta della Mercedes) e la borsa bianca che Giulia ha sulla spalla al bar, mai trovata. Così come mai sono stati trovati gli indumenti che Giulia e Matteo indossano fino a quando escono dal bar: l’imputato infatti quando entra nel suo studio è vestito in maniera completamente diversa.

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Una foto di gruppo scattata nel 2011: si vedono Matteo Cagnoni, don Giovanni Desio, Giulia Ballestri

IL TELEFONO DI DON DESIO
Come già aveva accennato nella scorsa udienza quando aveva iniziato la sua deposizione, Bandini ricorda che nella “casa degli spiriti”, il copyright della definizione è dello stesso Cagnoni che lì andava anche a fare sedute spiritiche per evocare i figli di Mussolini (almeno così sapeva Bezzi dal racconto della donna), la polizia riuscì a entrare nella serata del 18 settembre solo dopo che la Colas ebbe portato le chiavi e solo dopo che la guardia giurata ebbe digitato il codice a quattro cifre per disinserire l’antifurto che risultava regolarmente in funzione. Dal 1998 è in vigore il contratto di vigilanza per il controllo dell’abitazione. Dalla scheda cliente delle Colas emerge anche la procedura prevista in caso di attivazione dell’allarme. La centrale operativa ha una lista di recapiti telefonici da contattare per avvisarli: prima il telefono fisso di via Padre Genocchi, poi il cellulare in uso a Giulia Ballestri, poi un numero in uso a Matteo Cagnoni ma intestato a don Giovanni Desio, parroco di Casalborsetti arrestato nel 2014 e ora in carcere dove sta scontando la condanna per atti sessuali con minorenni (il numero però non risulta più attivo da luglio 2015), poi due utenze a nome di Mario Cagnoni (padre di Matteo) e infine la custode. A quanto risulta dallo storico delle Colas solo il 9 novembre del 2014 capitò un tentativo di effrazione: a tarda notte il vigilante di pattuglia trovò un albanese sul balconcino del primo piano a 5,5 metri da terra dove era giunto con una scala: la Colas tolse la scala e i carabinieri completarono l’arresto.

APPUNTAMENTI CANCELLATI
Con il poliziotto c’è tempo anche per affrontare le indagini fatte sui tabulati telefonici dei numeri in uso alla vittima, all’imputato, all’amante e ai familiari. “Ciao Giorgia, per favore annulla tutti gli appuntamenti di domani, è successa una tragedia”. È il messaggio mandato via Whatsapp da Matteo Cagnoni alla segretaria del suo studio medico a Ravenna 43 minuti dopo la mezzanotte tra il 18 e il 19 settembre del 2016: il medico si trova a Firenze a casa dei genitori, da meno di un quarto d’ora la polizia ha trovato il cadavere della moglie ma solo tre minuti prima dell’una la centrale operativa della vigilanza privata si mette in contatto telefonico con l’abitazione sui colli del capoluogo toscano. Dai tabulati – va ricordato che i due telefoni in uso a Cagnoni e quello della Ballestri non sono mai stati trovati – emerge anche una telefonata tra l’accusato e il suo attuale difensore di fiducia (avvocato Giovanni Trombini) alle 10.20 del sabato mattina.

CHI C’E’ NELLA CASA DEI CONIUGI IL 17 SETTEMBRE?
Il pomeriggio del 17 settembre i tabulati telefonici dicono che dal numero fisso della casa di via Giordano Bruno, la residenza della famiglia Cagnoni-Ballestri con i tre figli, partono due telefonate verso il numero fisso della villa dei genitori dell’imputato: una alle 13.43 e l’altra alle 15.59 ma entrambe non hanno risposta. In quel momento Giulia risulta già morta e i vigili del fuoco entreranno nella casa solo il giorno dopo sfondando la porta del terrazzo. Le telecamere della casa di Firenze dicono che Matteo Cagnoni se ne va in auto alle 10.42 e torna alle 18.52 indossando una maglietta di colore diverso rispetto a quella del mattino. Eventuali dettagli sui suoi spostamenti potrebbero arrivare quando la difesa interrogherà il poliziotto fra una settimana.

L’ARMA DEL DELITTO
In aula entra anche l’arma del delitto. Un ramo di pino domestico, lunghezza 55 cm e diametro 6 cm. Viene trovato nella villa di via Genocchi sporco di sangue con capelli della vittima sopra. Lo stesso tipo di legno, secondo i sopralluoghi dei carabinieri forestali, viene trovato nel garage dell’abitazione di via Giordano Bruno e nel giardino della casa al mare della coppia. In via Bruno anche una tanica di acqua demineralizzata della stessa marca e lotto di una tanica nella villa del delitto.

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