Nella tarda mattinata di ieri, 20 ottobre, l’allevamento di ovini dell’azienda agricola Cà ad Là di Brisighella ha perso una ventina di capi, tra capre e pecore, sbranati da un branco di lupi. La segnalazione è di Coldiretti e arriva pochi giorni dopo un caso analogo.
Rabbia e sgomento nelle parole del titolare dell’azienda, l’allevatore Gionata Venzi: «Gli animali erano al pascolo in un recinto elettrificato proprio per proteggerli dai lupi, purtroppo le piogge copiose di sabato e anche di ieri mattina hanno fatto saltate l’impianto con i selvatici che ne hanno subito approfittato saltando dentro il recinto e facendo una vera e propria strage. Investimenti e lavoro persi in un istante mentre ancora stiamo aspettando i ristori per i danni provocati da alluvione e frane. Ora dovrò spendere altri soldi per fare denuncia, smaltire i capi divorati dal lupo e come sempre vedremo indennizzi irrisori, sempre se li vedremo. Poi mi sento dire che anche il lupo deve mangiare poverino, ok ma anche noi dobbiamo mantenere le nostre imprese e le nostre famiglie».
Interviene anche il direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini: «La proliferazione del lupo è in netto aumento e gli attacchi sempre più frequenti, questo sta minando il lavoro di pastori e allevatori, un lavoro eroico perché fatto in zone difficili e che ora sta divenendo ancora più complesso e oneroso per via delle calamità legate al clima. Inoltre, continua Zampini, oltre a dover fare la conta dei danni diretti, quelli relativi agli animali uccisi, gli allevatori –subiscono anche pesanti perdite economiche indirette, per i quali non è prevista alcuna forma di indennizzo».
In seguito agli attacchi da lupi, infatti, oltre agli animali che si disperdono (e se le carcasse non vengono trovate l’allevatore non ha nemmeno diritto al risarcimento), c’è da mettere in conto lo stress subito dagli animali che provoca aborti e drastiche riduzioni della produzione di latte, tutti fattori che comportano enormi danni economici. «I risarcimenti – afferma Zampini – dovrebbero quindi essere congrui, tenendo conto dei danni diretti e indiretti subiti perché i soldi pubblici non sono certo un arricchimento o un aiuto indebito, ma solo un dovuto sostegno a chi deve ricostituire un’azienda compromessa».