«Telefonini e schermi distraggono, ma è difficile accertare le violazioni su strada»

Il comandante della polizia locale ritiene che le novità delle sospensioni brevi delle patenti e il blocco del motore se l’automobilista ha bevuto potranno avere un effetto deterrente sugli automobilisti

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«Aumentare le cifre delle sanzioni per le infrazioni al Codice della strada non credo farà aumentare l’effetto deterrente sugli automobilisti, invece credo che daranno più risultati le sospensioni brevi delle patenti o gli strumenti che impediscono l’accensione del motore se non si ha un tasso alcolemico a zero».

È l’opinione del comandante della polizia locale del Comune di Ravenna, Andrea Giacomini, a proposito delle ultime modifiche alla legge che regola la circolazione dei veicoli.

Comandante, punizioni più severe per chi sgarra, ma le autorità hanno le forze per eseguire concretamente i controlli e far rispettare le regole?

«È un tema concreto da sempre. Maggiori livelli di sicurezza stradale si ottengono anche con maggiori controlli, a regole invariate. Per quanto riguarda Ravenna abbiamo un organico quasi al completo e cerchiamo di fare il massimo per il presidio. Però c’è anche un tema che riguarda la difficoltà di strumenti per accertare alcune infrazioni».

Un esempio?

«L’uso del telefonino. Con le nuove disposizioni aumenta la gravità delle sanzioni e la logica è giusta perché è una distrazione molto pericolosa. Al tempo stesso, però, è difficile accertare chi infrange le regole: l’agente in servizio deve vedere l’automobilista nell’atto di usare il cellulare, deve fermarlo e deve contestare la violazione. L’automobilista è bravissimo a sbarazzarsi dell’apparecchio o a trovare scuse fantasiose per spiegare che lo stava solo spostando e non utilizzando».

Come si potrebbe avere un accertamento indiscutibile?

«L’agente può chiedere di esaminare l’apparecchio, ma il cittadino può rifiutarsi. Si può procedere con un sequestro nel caso la condotta rientri in un caso che configura un’ipotesi di reato, ma anche questo è un percorso difficile. Sarebbe più facile utilizzare videocamere ad alta definizione per riprendere il comportamento di chi guida, ma mi rendo conto che prevale la tutela della privacy e non si possa trasformare il controllo delle strade in un’attività oppressiva».

Il telefonino è la distrazione più grande per chi guida?

«Non solo. Le auto moderne hanno monitor sempre più grandi e la dimensione e l’attrazione dei monitor sui cruscotti diventano fattori con cui le case produttrici si contendono il mercato. Più funzioni si hanno a disposizione con il touch screen e maggiori sono le possibilità che qualcuno si distragga. E la scomparsa dei tasti fisici, sostituiti dagli schermi tattili fa sì che sempre più funzioni richiedano di distogliere lo sguardo dalla strada. Purtroppo è una questione culturale di approccio: siamo convinti che la guida sia un’attività che si può fare facendo tanto altro».

Il rinnovo della patente richiede una visita medica ma non ci sono corsi di aggiornamento richiesti. Sarebbero una misura utile?

«Le regole circolatorie non hanno subito particolari novità nel tempo e il potere legislativo non prevede un aggiornamento del cittadino al cambio di leggi. Però è vero che la guida è consentita con il possesso di una licenza e forse un accertamento periodico del mantenimento dei requisiti avrebbe un’utilità».

Tra le novità più significative dell’ultima riforma al codice della strada c’è un cambiamento nei controlli sulla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

«Su strada si fa un accertamento che può essere positivo o negativo, cioè mostra o meno la presenza di droghe nel sangue. Finora serviva il parere di un medico che visita e parla con l’automobilista e deve esprimere una valutazione sulla stato di alterazione. Questo faceva sì che spesso i medici si trovassero nella posizione di essere quelli che decidevano per le sorti dell’automobilista ed era una posizione da qualcuno considerata scomoda, visto che i controlli sono eseguiti da polizie e carabinieri. La nuova norma dice che non serve più il parere medico ma basta il test in strada».

Per i monopattini da ora ci vorranno targa, assicurazione e casco. Servirà a ridurre i pericoli di questi mezzi?

«Sicuramente aumenteranno le segnalazioni di infrazioni dai cittadini, che già ora sono tante. Dovremo attrezzarci perché prevedo un’ulteriore impennata. Al tempo stesso dovrebbero esserci più tutele per gli utilizzatori e i pedoni che erano la categoria più in pericolo da un uso sconsiderato».

Andrà a finire che il monopattino sarà meno attrattivo?

«Sì. Erano un’opportunità nuova per un tipo di mobilità efficace, ma come collettività non è stata usata bene. Rispettare le regole che già c’erano sarebbe bastato per renderli un mezzo funzionale. Non è andata così e ora interviene la legge».

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