Secondo la procura della Repubblica di Ravenna tra gli addetti dell’Ausl negli obitori di Faenza e Lugo e i titolari di imprese funebri si era formata un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per accaparrarsi i funerali. Ieri mattina, 21 febbraio, in tribunale a Ravenna si è aperta l’udienza preliminare dell’indagine sul cosiddetto racket dei funerali. Secondo quanto si legge sui quotidiani locali che riportano la notizia, Resto del Carlino e Corriere Romagna, sono 51 i soggetti finiti nei guai: 35 persone fisiche e 16 persone giuridiche, ovvero le agenzie di pompe funebri. Tra le persone fisiche finite davanti al giudice ci sono titolari delle imprese funebri, ma anche cinque dipendenti dell’Ausl.
Ieri mattina il giudice Schiaretti ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Ausl Romagna (per il coinvolgimento di dipendenti infedeli) e dell’agenzia funebre faentina Zama che non partecipò al business e che con una denuncia diede avvio alle indagini svolte tra gennaio e maggio 2020. I legali degli accusati hanno espresso per la maggior parte l’intenzione di fare richiesta di patteggiamento, altri vogliono optare invece per riti abbreviati. A metà aprile la prossima udienza.
Secondo l’accusa alcuni addetti alle camere mortuarie, in cambio di denaro da parte delle imprese funebri, avevano fornito servizi che esulavano dai loro compiti: preparazione e vestizione delle salme usando mezzi del servizio sanitario nazionale. Inoltre, gli stessi addetti segnalavano alle pompe funebri amiche le salme per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni. Con questo sistema le imprese avrebbero risparmiato sui costi un buon 50-70 percento.