Max Penombra e Visioni di Cody, tra rap e rock: «Tutto è nato al Cisim…»

Il rapper ravennate e la band di San Piero in Bagno presentano il loro primo disco insieme a Lido Adriano

VisioniSabato 19 ottobre primo appuntamento della stagione 2019/20 del centro culturale Cisim di Lido Adriano con la presentazione ufficiale del disco “Quando esco voglio stare tranquillo” del rapper ravennate Max Penombra, realizzato in collaborazione con il gruppo rock di San Piero in Bagno Visioni di Cody, edito per l’etichetta romagnola Brutture Moderne.

Otto canzoni che uniscono il rock indipendente con un rap “scazzato”.

Ne abbiamo parlato con Max Penombra.

Come vi siete conosciuti e come è nata la collaborazione?
«Ci siamo conosciuti proprio al Cisim, infatti è significativo presentare il disco proprio in questo luogo. Ci conosciamo da 6 o 7 anni ma abbiamo deciso di collaborare solo 2 anni fa. Sono salito sul palco a fare una strofa durante un loro concerto ed è stato molto divertente. Pochi mesi dopo li ho contattati per lavorare su alcuni brani e poi abbiamo deciso di fare un album».

Come è stato comporre con un gruppo rock, chi si è adattato più all’altro?
«È stato diverso da come sono abituato, ma anche molto stimolante. Di solito scrivo il testo basandomi sulla strumentale. In questo caso invece ho preso degli appunti sul testo e loro hanno creato il tappeto sonoro di conseguenza, io ho riadattato un po’ la metrica dove serviva e sono nati così la maggior parte dei brani del disco. Devo dire che a livello di influenze musicali c’è stato uno scambio piuttosto equo, abbiamo cercato di non snaturare troppo il sound l’uno degli altri. Dai primi feedback sull’album ho notato che c’è chi ci sente più un disco rap chi più un disco rock. Difficile dire chi ha ragione».

Il tuo stile in questo album è lontano dalle convenzioni del mondo hip hop storico, mi pare più orientato verso questa nuova ondata di pop-rap. Cosa ne pensi di quello che sta succedendo nella scena italiana?
«Mi sono un po’ distanziato dal rap italiano, non tanto dal genere in sé, quanto dalla sua scena musicale con cui ho avuto sempre un rapporto conflittuale. Tra l’altro ho cercato di descriverlo in uno dei brani di questo disco, la traccia si chiama “La Faccenda del Rap”. In ogni modo seguo le nuove uscite e le nuove influenze del rap nostrano. Una cosa che ho notato è questa voglia di cercare percorsi musicali nuovi, perché il rap classico ha già battuto molte strade dando vita a dei piccoli e dei grandi capolavori. C’è una naturale evoluzione secondo me».

Quanto c’è di Ravenna e della Romagna nel disco?
«C’è moltissimo. C’è Ravenna, c’è San Piero in Bagno e c’è la strada, l`E45, che ci congiunge. I testi e le musiche sono stati composti pensando proprio a dei luoghi specifici che abbiamo vissuto nel periodo di realizzazione dell’album. Penso che qualcosa, in maniera più o meno diretta, ci sia finita dentro e un romagnolo o qualcuno che conosce bene il territorio magari lo percepisca più intensamente. Mi piace pensare però che ogni ascoltatore si possa legare a proprio modo ai brani».

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