Tra inquietanti scenari cyberpunk e mosaici “rassicuranti” della modernità

Ultimi giorni per vedere le mostre “Posthistorica” e “Tessere” allestite a Ravenna per la Biennale del Mosaico Contemporanea 2022

Scarpellini Installazione Posthistorica

Lorenzo Scarpellini, installazione “Posthistorica”

Sul filo della chiusura di questa edizione della Bennale del mosaico (domenica 27 novembre), fra le varie mostre ancora visitabili è da vedere “Posthistorica”, un’installazione site-specific realizzata da Lorenzo Scarpellini nella galleria MonoGAO21 di via Alberoni. Le due vetrine sulla strada e il piccolo spazio espositivo hanno abituato il pubblico a mostre e installazioni interessanti, eseguite sempre con un respiro metropolitano.

Scarpellini Installazione Posthistorica, Part

Scarpellini, Installazione “Posthistorica”, particolare

Scarpellini è un artista giovane che ha al suo attivo numerosi interventi in città: questo ultimo lavoro rimanda ad alcuni suoi precedenti per un utilizzo come sempre innovativo di tecniche e materiali. L’installazione attuale trasforma lo spazio della galleria in uno spaccato sabbioso, arido, entro al quale si trovano elementi zoomorfi verosimilmente ibridi e sculture acefale di animali disposti lungo un sentiero tortuoso, intralciato da tondini e grate di ferro arrugginito. L’associazione che viene spontanea è con una delle scene più memorabili di Siccità, l’ultimo film di Virzì, dove il letto del Tevere appare in secca, fra terra spaccata e una massa enor- me di rifiuti essiccati nel fango. Come una discarica a cielo aperto sotto le ceneri di una rinnovata Pompei, l’immagine rimanda a un museo di oggetti di scarto che descrivono senza giri di parole la sconfitta del moderno. Quello che avvicina la sua installazione al film è solo la percezione di un clima, la sensazione di trovarsi di fronte a una congiuntura impossibile fra pre-istoria e post-istoria.

Ci si trova quindi davanti – purtroppo l’immersività è impossibile – ad uno spaccato apocalittico, privo di presenze umane a eccezione della propria, dello spettatore-testimone. Lo spazio è invaso da insetti ossidati dalle dimensioni giganti, bloccati in una sorta di still life fatto di sculture in legno, mosaici di frammenti e forme che potenzialmente potrebbero muoversi. Nello spazio dell’installazione avanzano alcuni animali decapitati – ricoperti di placche terrose o di una finta lanugine – come figure manomesse, bloccate da una tempesta nucleare. Il repertorio di immagini che rimandano alla fine definitiva ricorre nelle fantasie di queste ultime ultime generazioni, idealmente e inconsapevolmente vicine a quel mondo e tempi inquieti, del tutto privi di albe, che negli anni ’80 univano Fuga da New York, il cyberpunk, Blade Runner e i testi di William Gibson o Philip K. Dick. La proposta rimanda a quelle che vorremmo dichiarare semplici fantasie ma che con timore ipotizziamo essere piuttosto un preludio di giorni a venire. Di fatto, l’arte ha sempre formulato non solo domande ma condensato anche le paure più profonde.

Sfere Mosaico Nittolo

Felice Nittolo, installazione, sfere mosaico

Una seconda mostra, più rassicurante e tradizionale, corrisponde invece pienamente al tema della Biennale e alla centralità della tecnica musiva: allestita nei chiostri francescani in via Alighieri, con la curatela di Giovanni Gardini, l’esposizione prende il titolo di “Tessere. Il filo del mosaico”. In esposizione sono opere per la maggior parte realizzate negli ultimi 10 anni da vari e noti mosaicisti ravennati – Giuliano Babini, Sergio Belacchi, Marco Bravura, Marco De Luca, Francesca Fabbri, Giovanna Galli, Verdiano Marzi, Stefano Mazzotti, Felice Nitto- lo, Luciana Notturni, Paolo Racagni, Daniele Strada e Enzo Tinarelli – che rendono con i loro lavori le varie anime e la versatilità del mosaico contemporaneo.

Questa mostra, così come anche l’esposizione alla Manica Lunga della Classense e Palazzo Rasponi, dedicata a mosaicisti appartenenti a generazioni più recenti, possono chiarire come una tecnica antica e colta, profondamente radicata nel nostro territorio, possa dialogare con la contemporaneità manifestando a volte accezioni più decorative, altre volte più pop, classiche oppure astratte.
Riconducono a questa multiforme diversità l’allestimento colorato delle sfere di Nittolo al centro del primo chiostro, un linguaggio pop riconoscibile come firma certa della produzione dell’artista.
L’allestimento di Babini che accoglie all’entrata è costituito da Tre volpi (2018) realizzate a mosaico lapideo, vitreo e conchiglie, personificazioni di attitudini morali la cui ambiguità viene amplificata dalla presenza di particolari incongruenti come i lunghi corni. La stessa incertezza caratterizza il Teschio eseguito nel 2021 con una tecnica simile: questa sorta di memento mori innalza la funzione della memoria grazie all’alloro ma decade a un livello ironico nelle sue caratterizzazioni istrioniche, fra maschera e fumetto.
Le linee dinamiche e la figurazione astratta, concertata su un equilibrio formale ricercato, sono alcune delle caratteristiche della produzione di Tinarelli di cui è esposto un mosaico a smalto e marmo dal titolo Nata (2008).

Notturni Mosaico Voltafaccia

Luciana Notturni, “Voltafaccia”

Luciana Notturni è autrice di un lavoro interessante del 2009 dal titolo Voltafaccia, un mosaico a parete tridimensionale con il doppio ritratto in bianco e nero di Giustiniano e Teodora rappresentati in distorsione anamorfica, quindi visti – o uno, o l’altro – solo da una particolare posizione dello spettatore.

“Posthistorica – personale di Lorenzo Scarpellini” – fino al 27 novembre, Ravenna, galleria MonoGAO21 (via Alberoni 5). Ven-Dom dalle 18 alle 22 – ingresso gratuito.

“Tessere. Il filo del mosaico” – fino al 27 novembre, Ravenna, Antichi Chiostri Francescani. Tutti i giorni dalle 10 alle 17.30 – ingresso gratuito.

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