«Gli eroi delle tragedie di oggi sono i lavoratori. La Resistenza? Resiste…» Seguici su Telegram e resta aggiornato Eugenio Sideri presenta il suo nuovo libro «Kraugé viene dal greco antico, significa grido di lamento e rabbia, è un regalo che mi ha fatto un giovane attore con cui lavoro da tempo, Carlo Garavini». Eugenio Sideri (regista e drammaturgo ravennate che si occupa da anni di teatro di impegno civile e sociale) spiega così il titolo del suo nuovo libro, pubblicato come il precedente da Pendragon. In libreria dal 3 marzo, Kraugé. Tre tragedie moderne è una raccolta di tre testi teatrali, due già andati in scena e uno inedito. Sideri presenterà il libro in città il 29 marzo, all’Oriani. «Per me si è trattato di chiudere un cerchio» dice Sideri, «il libro precedente, Ernesto che faceva le case, era un romanzo che andava dal 1870 alla Seconda guerra mondiale, lo spettacolo Calere parlava del passaggio tra lo scorso secolo e quello attuale e qui invece c’è l’oggi». Ma l’oggi di chi, Sideri, chi sono gli eroi di queste tragedie moderne? E qual è il loro urlo? «Mi sono sempre interessati i lavoratori, le persone che nella vita quotidiana cercano di resistere e a volte soccombono di fronte all’ingiustizia di un mondo che non li riconosce più. In particolare il testo inedito racconta la storia di un uomo, un muratore, che perde il lavoro a più di cinquant’anni e non riesce a trovarne un altro e non riesce nemmeno a capire le spietate dinamiche che portano aziende a chiudere per ragioni finanziarie, nonostante i conti in attivo… I due testi già rappresentati sono invece Tantum Ergo, dedicato alla strage di Bologna e raccontato dal punto di vista delle due giovani vittime ravennati, e Lo squalo, che ripercorre la storia della Mecnavi». Parlare di lavoro non è particolarmente frequente, oggi. Si considera un nostalgico del Novecento? «Sicuramente il mio sguardo è spesso rivolto all’indietro, agli ideali che furono quelli dei padri fondatori della nostra Repubblica, espressi a partire dall’art. 1 e 3, e cerco di raccogliere i pezzi di quel passato per cercare di costruire qualcosa di nuovo e migliore. È vero, non si parla spesso di lavoro, eppure il lavoro ancora uccide e i lavoratori esistono ancora nelle fabbriche, al porto, negli uffici. Io stesso amo definirmi un “lavoratore dello spettacolo”, perché è esattamente quello che sono e mi sento, ho solo avuto la fortuna di poter vivere di ciò che amavo fare». Lei ha scelto la forma libro, la carta, per testi nati per il teatro. Cosa deve aspettarsi il lettore? «Il primo, Tantum Ergo, è in versi, quasi un poema, senza note né didascalie. Invece negli altri ho cercato, con qualche nota, di restituire il ritmo della scena. Credo possa essere un libro letto anche da chi non frequenta il teatro». Siamo nel 2025, ci avviciniamo agli Ottanta anni della Liberazione che è sempre stata al centro del suo lavoro. Ha ancora senso parlare di Resistenza oggi? E cosa resta di quella battaglia? «Io credo che la Resistenza resista, magari anche in forme nuove. Credo che gli eredi degli antifascisti siano quei giovani che oggi si battono per i diritti delle minoranze, per le donne, per l’antirazzismo, in un mondo che invece vede ovunque rigurgiti neofascisti spaventosi. Quindi sì, credo che parlare di Resistenza e raccontare quegli anni abbia ancora un valore». I suoi progetti in occasione di questo anniversario? «Sto lavorando ad Alfonsine a una brigata di voci resistenti che si esibiranno in piazza il 10 aprile (giorno della liberazione della cittadina, ndr) e sono stato chiamato per uno spettacolo a Reggio Emilia, per commemorare gli ottant’anni, a ottobre, del funerale dei Fratelli Cervi. Un onore per me lavorare in quelle terre e portarci un po’ della mia Romagna». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Muore in collina schiacciato dal trattore Deruba la ex compagna, arrestato Vendeva coltelli al mercato: denunciato Seguici su Telegram e resta aggiornato