Con le plusvalenze delle azioni Hera dividendi record. Allo studio il caso Sapir

Ravenna Holding incassa oltre 12 milioni di euro. La Provincia ora
detiene il 7% della società, ma vedrà utili solo dal prossimo anno

Carlo PezziUn preconsuntivo con numeri straordinari, cioé non ripetibili, al termine di un anno particolarmente importante per Ravenna Holding. Il risultato d’esercizio per l’anno 2015 è infatti stimato in 12.660.366 euro e migliora il budget assestato, approvato a luglio contestualmente alla operazione di riduzione del capitale, di 1.844.168 euro.
Come noto infatti durante l’anno, per restituire 20milioni di euro ai soci (all’epoca Comune di Ravenne per oltre l’80 percento, Comune di Faenza e di Cervia) ha operato una riduzione di capitale attraverso un mix di operazioni che ha incluso anche l’alienazione di 4,5 milioni di azioni Hera (altri 3,5 milioni saranno venduti nel corso del 2016) ottenendo una notevole plusvalenza.

«Questo è importante – commenta il presidente della “cassaforte” comunale, Carlo Pezzi – perché significa che abbiamo venduto al prezzo giusto e al momento giusto. Il titolo Hera peraltro ha mantenuto una grande stabilità anche a fronte della vendita contestuale di venti milioni di azioni da parte di enti pubblici, segno che l’operazione è stata condotta nel migliore dei modi possibili». Ecco allora un risultato di esercizio che si prevede non potrà essere replicato nei prossimi anni: per il 2016 si prevedono circa 8,5 milioni e in generale per il triennio tra i 6,5 e i 7 milioni l’anno da dividere tra i soci che nel frattempo sono saliti di numero. L’altra importante operazione compiuta da Ravenna Holding alla vigilia di Natale è stata infatti l’incorporazione delle azioni detenute dalla Provincia in Sapir, Romagna Acque e Start Romagna.

A seguito di questa operazione che, come noto, ha visto anche l’acquisto diretto di circa due milioni di euro di azioni da parte della Holding, la Provincia è diventata socia al 7 percento (ma incasserà i dividendi solo a partire dal 2017) ma soprattutto sono stati messi in  “cassaforte” azioni di società pubbliche e pubblico-private che danno peraltro utili (come Romagna Acque e Sapir) e che hanno rafforzato la Holding nel ruolo di azionista di maggioranza relativa sia per quanto riguarda Romagna Acque, sia per quanto riguarda Start Romagna, la quale non porta certamente utili ma pare certo chiuderà anche quest’anno comunque a pareggio.

Un’operazione che ha portato il capitale sociale della Holding a 431.852.338, dopo che era scesa (in seguito all’operazione vendita di azioni Hera) a 398.750.060. In questo modo, assicura Pezzi, presidente e amministratore delegato della società, secondo tutte le simulazioni, tutti i soci potranno godere di dividendi almeno pari a quelli che avrebbero avuto se non si fossero vendute le azioni Hera e non si fosse integrata la Provincia.

Certo è vero che parte dei proventi, anche di quelli portati in dote dalla Provincia, oggi vengono da Sapir nel cui futuro sembra ormai certa almeno una parziale privatizzazione. Come noto, infatti, gli enti locali attualmente al governo (ma in questo senso si era già espresso in passato anche l’attuale candidato sindaco del Pd Michele De Pascale) stanno valutando l’ipotesi di scorporare l’attività terminalistica dalla consistente proprietà di terreni e aeree portuali per mantenere a controllo pubblico solo quest’ultima. Un’operazione complessa, rivela Pezzi, a cui si sta inziando a lavorare ma che richiederà mesi e dunque, sembra di capire, non vedrà comunque la luce prima delle elezioni. Tra le cose di cui tener conto, dice naturalmente l’ad della Holding, l’alto valore della società oltre al ruolo che ha giocato anche nel garantire un lavoro di qualità nel porto.

Tornando allo stato di salute della Holding, Pezzi cita due dati: la redditività calcolata sulla base del principale indicatore preso a base per valutarla in rapporto al capitale proprio – tolte le reti idriche – si attesta attorno al 4%. Dalla sua nascita al 2014 la società ha distribuito oltre 57milioni di dividendi a riprova che si tratta, secondo Pezzi «di una risorsa per i conti pubblici e non di un problema».

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