Di Marco, ultimo mese da presidente Ap «Se resto ancora il porto va in Paradiso»

L’ingegnere confida in una prima proroga: «Mi stupirei del contrario»
Completati i dragaggi in avamporto: fondale di nuovo a 11,5 metri

A trenta giorni dalla scadenza del suo primo mandato quadriennale come presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco annuncia il completamento dei dragaggi che hanno riportato il fondale all’imboccatura del Candiano alla profondità disponibile prima della mareggiata di dodici mesi fa (11,5 metri) ed è pronto per il bis: «Fatemi fare il secondo mandato e questo porto lo porto in Paradiso». Una promessa fatta appoggiandosi ai numeri da poco forniti dalle governance degli scali: il 2015 è stato il quarto anno consecutivo di crescita (1,14 percento) per le merci movimentate a Ravenna e con 20,5 milioni di tonnellate (al netto delle rinfuse liquide), Ravenna risulta il primo porto del nord Adriatico mettendo in riga Koper (17,4), Venezia (16,1), Trieste (15,8) e Ancona (3,8). Non solo: dalle elaborazioni degli uffici di via Antico Squero risulta che tra i cinque porti a confronto nessuno ha avuto una crescita migliore di quella avuta da Ravenna rispetto al 2012.

Sarà anche per questo che Di Marco non fa mistero di aspettarsi la proroga di 45 giorni consentita dalla legge e di fatto quasi sempre applicata in altri contesti: «In passato è stata concessa a presidenti di Autorità portuali che hanno avuto tre perquisizioni di polizia tra uffici e abitazioni. Io avrò pure un avviso di garanzia ma per cose che sono state fatte prima del mio arrivo e di cui nessuno mi aveva messo al corrente. Se il ministro Delrio non mi concedesse la proroga diciamo che comincerei a farmi qualche domanda anche sul reale spirito all’origine della sua riforma dei porti…».

La proroga potrebbe servire anche per arrivare al completamento di un nuovo bando innovativo per affrontare le prossime necessità di dragaggio, con l’obiettivo di intervenire con tempismo migliore. I lavori conclusi il 20 gennaio scorso dalla ditta Dragaggi (costati 2,5 milioni) erano cominciati a fine ottobre «ma l’avvio delle procedure risale a undici mesi fa – lamenta Di Marco –. Quei nove mesi purtroppo non potevano essere ridotti, sono tempi tecnici necessari». Per fare sì che alla prossima occasione in cui sarà necessario dragare per fronteggiare le imprevedibili conseguenze di maltempo non si debbano sprecare nove mesi di tempo, la soluzione passa da un bando allo studio negli uffici di Ap in concerto con il ministero: «Il porto di Ravenna deve essere in grado di affrontare il dragaggio come se fosse manutenzione ordinaria e per farlo stiamo pensando a un bando triennale che vada a individuare una società di dragaggio sempre a disposizione: ci sarà un costo fisso e un costo a chiamata per l’intervento specifico. Crediamo che Ravenna possa sperimentare questa formula: appena il fondale si insabbia deve intervenire la draga». Per il momento è affidato ai piloti del porto un compito di monitoraggio costante con un report mensile a Ap.

Con l’intervento appena completato sono stati rimossi 216mila metri cubi di sabbia dal fondale per trasportarla al largo in due aree a disposizione di Ap che possono accogliere solo materiale dragato fuori dal Candiano per questioni ambientali. La capitaneria di porto ha così revocato le ordinanze che riducevano il pescaggio consentito alle navi in ingresso tornando a 10,5 metri netti. Inutile scavare più giù: «Il porto è stato progettato negli anni Sessanta per 9 metri ed è inevitabile che mantenere una profondità maggiore richieda lavori continui».

Accanto a Di Marco, in conferenza stampa, il contrammiraglio Giuseppe Meli: la presenza del comandante della capitaneria di porto offre l’occasione per tornare a parlare dell’ipotesi casse a mare per il desposito dei fanghi della cosiddetta rimodulazione del Progettone, il piano da 200 e passa milioni di euro per il dragaggio dei fondali all’interno del Candiano: «Come ho già avuto modo di dire le casse a mare costruite all’interno delle dighe foranee non andrebbero a intaccare in nessun modo le condizioni di sicurezza per l’ingresso. Questo è quello che posso dire dal punto di vista tecnico sulla base dei nostri rilievi». Negli ultimi tempi dal Comune, sia attraverso il sindaco Fabrizio Matteucci che il vicesindaco Giannantonio Mingozzi, è arrivato un secco no all’ipotesi ventilando anche ipotesi di minore sicurezza.

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